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Autore: La_Sakura    01/08/2018    3 recensioni
Diciassette anni e una città nuova: una sfida per crescere e maturare, ma soprattutto per fare chiarezza con i propri sentimenti. Queste le premesse all'arrivo di Sakura nella ville Lumière. Ma il detto "lontano dagli occhi, lontano dal cuore" si rivelerà corretto? D'altronde il suo cuore è già impegnato... oppure la confusione nella sua testa aumenterà, fino a farle dubitare persino dei suoi sentimenti?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luis Napoleon, Nuovo personaggio, Pierre Le Blanc
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sakura no sora - my personal universe'
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Jacques è davvero un vulcano di idee quando si tratta di organizzare feste. Io, al contrario, ho zero fantasia per quanto riguarda i costumi, così per questa festa di carnevale mi sono messa la maglia di Tsubasa ed eccomi in versione calciatore.
«Pessima, Chérise, pessima.» Yves scuote la testa e la sua parrucca grigia da Einstein traballa un po’.
«Perché? La maglia è originale!» gli rispondo facendogli l’occhiolino. Cerchiamo Jacques nella ressa, ma non sapendo che travestimento ha tirato fuori è difficile. Ha detto che ci avrebbe fatto una sorpresa, e adesso sono tremendamente curiosa di vedere che si è inventato.
Mi sento toccare su una spalla e mi volto immaginando di trovare il mio compagno di banco, ma lo spettacolo che mi si ripropone davanti mi lascia prima senza parole, e poi esplodo in una sonora risata.
«Ma che…»
Yves si volta e ha la mia stessa reazione, mentre Jacques si dimostra estremamente soddisfatto del suo operato.
«Notevole, non è vero?»
Indossa una maglietta bianca con le maniche azzurre e un paio di pantaloni sempre bianchi, i cui lati sono stati a loro volta colorati di azzurro. Nel bianco, ha disegnato una lunga striscia rossa verticale, e tante strisce orizzontali più piccole, e a vari intervalli ha inserito i gradi di temperatura. In testa, con la carta stagnola, ha realizzato un copricapo a punta. Questo asino si è vestito da termometro.
«Tu sei un fottuto genio!» esclama Yves quando riesce a riprendersi. Io annuisco, ancora incapace di formulare una frase di senso compiuto.
«L’idea è di Madi, e devo ammettere che è un costume perfettamente riuscito.»
«Finalmente la conosco?»
Madeleine è la sorella di Jacques, ha tre anni meno di noi e frequenta ancora il collège. Lui annuisce e mi indica una ragazza con indosso un pigiama blu e un orsetto di pezza al braccio.
«Visto che sono vestito da termometro, lei fa la bambina ammalata.»
In quell’istante si volta, ci vede e ci corre incontro.
«Sakura! – esclama abbracciandomi – Che bello conoscerti! Jacques mi ha raccontato così tanto di te!»
Ha il suo stesso sguardo, gli stessi occhi chiarissimi, su una carnagione nivea, gli stessi capelli neri, che però porta lunghi. È minuta, poco più bassa di me, ma ha energia da vendere. La vedo ridere felice quando Jacques le passa il braccio intorno al collo fingendo di strozzarla, per poi darle un’affettuosa carezza in testa.
«Va bene… – dice lei – Vi lascio in pace, ma devi promettermi che un giorno esci con me!» esclama guardandomi con piglio deciso. Annuisco sorridendole e accennando un inchino.
«Sarà un piacere.»
«Non ti lascerà vivere! È affascinata da tutto ciò che riguarda il tuo paese, colleziona un sacco di manga… ti subisserà di domande sul Giappone, cultura, te la ritroverai a casa a fare l’anno di scambio…»
Scoppio a ridere.
«E che male c’è? Ricambierò il favore che mi avete fatto accogliendomi qui…»
«Ma devi ricambiarlo a me, non a lei!» piagnucola.
«Ve l’ho detto, anzi, ve lo prometto: faremo un viaggio in Giappone insieme. Ci tengo.»
«Io voglio vedere il Fuji per capire se è davvero così magico come lo considerate voi.»
«Lo è. – rispondo, con un pizzico di nostalgia – È un simbolo. Casa.»
«Sarà l’equivalente della Tour Eiffel per noi.» constata.
«Bando alle ciance, adesso beviamo qualcosa. E non accetto scuse, Chérise, voglio toglierti tutti i freni inibitori.» mi stuzzica Jacques, ben sapendo quanto io non sia avvezza all’alcool.
«Potresti pentirtene…»
 
Sono, come si suol dire, ubriaca. Ebbra di felicità, di joie de vivre, e di alcool. Yves, sbronzo pure lui, decanta Baudelaire.
«De vin, de poésie, ou de vertu à votre guisemais enivrez-vous*
«Lo siamo già abbastanza… – sottolineo, facendogli cenno di sedersi accanto a me e posandogli la testa su una spalla – Mi gira tutto.»
«Devi vomitare?» mi domanda, preoccupato. Io nego, quasi inorridita all’idea di rimettere anche l’anima.
«Non credo di aver bevuto così tanto, però sono… su di giri.»
«Benvenuta nel club. – mi rifila una pacca sulla spalla – Jacques invece è proprio fuori…»
Lo osservo fare il cascamorto con Nat e non posso fare a meno di sorridere: non vuole ammettere che le piace perché ha paura in qualche modo di ferirmi, dato l’atteggiamento che lei tiene nei miei confronti, però non riesce (giustamente) a staccarsi da lei. Devo ammettere che sono così carini…
Fare l’associazione tra me e Misaki è quasi immediato, e il colpo mi arriva come una stilettata al cuore, facendomi sobbalzare. Yves se ne accorge e si sporge verso di me.
«Vuoi prendere un po’ d’aria?»
Annuisco e, dopo aver preso la giacca, esco nel giardino del condominio.
«Che è successo?»
«Vedere Jacques e Nat mi ha fatto tornare in mente dei ricordi…»
«L’alcool non aiuta da quel punto di vista… – annuisce lui – Ma tu devi cercare di non farti sopraffare.»
«Non è semplice, Misaki è… – cerco le parole adatte, e non è la barriera linguistica a mettermi in difficoltà – È stato il mio primo amore. È tuttora il mio primo amore. Nel senso che è lui, inchiodato nel mio cuore, e non se ne vuole andare. Io ci provo a dirmi che è finita ma…»
«Continui a dire che è finita, ma lui te l’ha proprio detto? Voglio dire… non è possibile che abbia voluto mettere in stand-by il rapporto per permetterti di vivere al meglio questa esperienza?»
«Beh, si è sbagliato! – esclamo adirata – Non sto vivendo al meglio. Ogni volta che qualcosa mi ricorda lui, sto male, sto malissimo, Yves. Come ha anche solo potuto pensare che mi sarei sentita più libera, più serena o più felice senza di lui?»
«Non so, ho fatto un’ipotesi su come mi comporterei io, se la ragazza che amo mi dicesse che se ne va un anno all’estero.»
«La lasceresti?»
«No. – mi risponde, sicuro – Ma almeno le chiederei perché ha deciso senza di me. Le tue motivazioni sono sicuramente valide ma… forse lui si è sentito escluso dalla tua vita, e pur amandoti ha pensato che tu avessi bisogno dei tuoi spazi.»
Abbasso lo sguardo.
«Non sono venuta qui perché volevo i miei spazi… non da lui, per lo meno… e l’unica cosa che ho ottenuto è stata proprio perderlo.»
«Chérise… mai dire mai… non è detto, smettila di fasciarti la testa prima di essertela rotta. E non lamentarti sempre.» aggiunge, sorridendomi come solo lui sa fare.
Di slancio, compio un gesto molto europeo. Dico così, perché prima di adesso, non mi sarei mai azzardata a farlo. E invece lo abbraccio. Lo abbraccio e quando lui ricambia la stretta mi sento... bene. Non sono in imbarazzo, ma sono felice. Felice perché ho trovato un amico.
«Coraggio, torniamo dentro. Voglio vedere come va a finire tra Jacques e la Durand!» e, passandomi un braccio intorno alle spalle, mi riconduce dentro la casa.
 
Ho mantenuto la promessa e sono uscita con Madi. A dir la verità, dalla sera della festa lei ha iniziato a uscire in pianta stabile con noi. Credo che le interessi Yves, e che questo interesse sia ricambiato, ma Jacques non sembra essersene accorto. Meglio così, vedendo il rapporto che ha con sua sorella, potrebbe anche impalare Yves lungo gli Champs Élysées!
Comunque, dato che siamo tutti single (più o meno), abbiamo deciso di festeggiare un San Valentino alternativo e per quel fine settimana andremo a Euro Disney. Sono così emozionata che non sto più nella pelle. La nostra gita coincide con l’inizio delle vacances d’hiver, due settimane di vacanze in cui dovrò cercare di tenermi in pari coi programmi scolastici.
«Vedrai, faremo talmente tante foto che ti stancherai!»
«Madi, è impossibile. – la interrompe Jacques – Chérise è giapponese, loro sono nati per fare foto!»
Scoppio a ridere e per poco non rovescio il tè sul tappeto della mia camera. Stiamo definendo i dettagli e ho chiesto a Flo il permesso di farlo lì, per poter offrire loro un po’ del tè verde che mi ha portato mamma a Natale.
«Voglio solo tanti ricordi. – mi giustifico – Anche con i miei fratelli sono uguali. Del primo anno di vita di Daichi avrò un centinaio di rullini.»
«È una bella cosa, anch’io adoro fare foto. Da grande mi piacerebbe specializzarmi e diventare tipo un’inviata del National Geographic
«Bello!» esclamo.
«Interessante.» annuisce Yves.
«Sì, e poi chi ti controlla mentre sei in giro per il mondo?»
«Suvvia, Jacques, non vorrai mica tenerla sotto una campana di vetro per il resto dei suoi giorni!»
«Ho 15 anni!»
«Ne hai ancora 14, nanerottola.»
Lei sbuffa, ma si vede che lo adora. Quel battibecco mi fa venire un po’ di nostalgia di Tsubasa, ma cerco di scacciarla.
Improvvisamente la porta della mia camera si apre e Louis spunta: ci osserva tutti con quel suo sguardo serio, poi lo punta su di me.
«Telefono.» dice solo, poi se ne va lasciando la porta aperta.
Io mi scuso coi miei ospiti e lo seguo lungo il corridoio.
«Chi è?» gli chiedo, quando lo raggiungo.
«Kumi.»
«Kumi!?» ripeto, rimanendo un po’ colpita.
«Sì. Parla francese.»
Non mi aspettavo una chiamata della mia amica, così rispondo al telefono un po’ stupita.
«Moshi moshi.»
«Sacchan! – la sento esclamare – Che bello sentirti! Abbiamo fatto una colletta e abbiamo comprato una scheda internazionale! Come stai?»
Sento dietro di lei le voci dei ragazzi della Nankatsu e mi commuovo, credo abbia messo il viva voce perché adesso riesco a distinguere Ishizaki e le sue battutine.
«Smettila, Ryo, ti sento.»
«Chi è il ragazzo che ha risposto, eh? – allude – Devi dirci niente?»
«È il nipote della famiglia che mi ospita, non farti strane idee…»
«Che stavi facendo? Avanti, raccontaci come vanno le cose!»
Kumi è così entusiasta e io improvvisamente mi rendo conto che non potrei raccontare nulla senza dover spiegare come stanno le cose. Perché per parlare della mia vita parigina, dovrei nominare per forza Louis. Così decido di far vertere il discorso sulla scuola.
«Sono qui con due miei compagni di classe e la sorella di uno di loro. Stiamo organizzando il weekend. Andiamo a Euro Disney.»
«Kyah! – l’esclamazione di Kumi mi perfora il timpano – Che teneri, passate il weekend di San Valentino lì!»
Cala il silenzio. Maledizione, Kumi. Anche lei si rende conto che ha parlato troppo. Sento distintamente il rumore di una porta che si chiude, e immagino che Misaki se ne sia andato.
«Scusate, Florence ha bisogno del telefono. Grazie per la chiamata, è stato bellissimo sentirvi. Vi abbraccio.»
Senza attendere oltre riattacco e rimango ferma lì, con la mano sulla cornetta. Gli occhi mi si riempiono di lacrime e stavolta non faccio niente per fermarle. Sento dietro di me la presenza dei ragazzi, è chiaro che non hanno capito nulla di ciò che è successo. Mi volto e leggo il dispiacere sui loro volti per le mie lacrime.
«Avrò un sacco di malintesi da chiarire, quando tornerò a casa.» dico, cercando di sorridere. Jacques si avvicina e mi abbraccia, e così fanno pure Yves e Madeleine. Mi fanno sentire il loro affetto, e io mi sento un po’ più a casa.

* citazione da Le Spleen de Paris di Charles Baudelaire, dal titolo Enivrez-vous, cioè... "Ubriacatevi" XD
trad. Di vino, poesia o di virtù : come vi pare. Ma ubriacatevi. 


Ecco, lo so... ora mi picchierete XD ma prima di farlo... non saltiamo subito alle conclusioni! Non è detto che quello che sembra, davvero sia... a volte ci facciamo trascinare dai nostri pensieri, e non è detto che siano corretti. Sakura è una maestra in questo (modestamente XD). A volte pure perché ha un pochino di coda di paglia che, si sa, ci fa saltare subito alle peggio conclusioni. 
Ma diamo tempo al tempo... tutti i nodi verranno al pettine... prima o poi XD

 
   
 
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