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Autore: Nao Yoshikawa    03/08/2018    2 recensioni
Esistono tanti tipi di famiglia.
E ognuno cerca la propria a modo suo.
Takumi e Soma, Kuga e Tsukasa, Megumi e Shinomiya, Ryou e Akira, sono coppie tra loro diverse, ma accomunati da un desiderio comune: quello di costruirsi una famiglia.
Ma tra problemi, malintesi e situazioni avverse, le cose non saranno per niente facili.
TRATTO DAL SECONDO CAPITOLO:
Tsukasa si portò una mano sul viso. Per quale assurdo motivo in natura aveva permesso a Kuga di prendere la situazione in mano?
“Kuga… abbassa la voce”.
Terunori però gli fece segno di tacere.
“Se ho detto che le pago vuol dire che le pagherò. Cosa pensate che siamo noi, dei barbari? E’ solo un piccolo ritardo, può capitare, amico. Ah, sì? E lo sai io cosa ti rispondo, vaffa...”
“No, no, no!”, Tsukasa gli strappò prontamente il telefono dalle mani. “Pronto? Sì, chiedo scusa, mio marito è un po’ nervoso. Certo, ma certo, assolutamente, non si preoccupi. Grazie, mille grazie. Buona giornata”.
Chiuse la chiamata. Poi sospirò e guardò Kuga, il quale se ne stava imbronciato.
“Terunori, ti prego, per favore… potresti evitare di litigare con ogni essere vivente e non?”
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai, Yaoi | Personaggi: Kuga Terunori, Souma Yukihira, Takumi Aldini, Tsukasa Eishi, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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5 - La decisione di Tsukasa&Kuga



Dopo quella sfuriata, Kuga si sentiva esausto. Non poteva sperare di sopravvivere in mezzo a quel putiferio, tra Rindou che occupava casa sua e Tsukasa già in panico.

No, di certo aveva bisogno di una mano. Disteso sul letto come si trovava, stava accarezzando il pelo di Simba, il quale, accucciato accanto a lui, lo guardava.
“Dici che dovrei parlarne con qualcuno? Forse con Soma. Lui è il mio migliore amico, e poi potrebbe capire bene cosa provo. Lo chiamo? Sicuramente saprà darmi qualche consiglio. Grazie, Simba. Tu sì che sai sempre cosa dire”.
Dopodiché allungò una mano e prese il suo cellulare dal comodino.
Non gli importava nulla del fatto che Soma fosse a lavoro o meno. Avrebbe parlato con lui per forza!
Dopo alcuni secondo di silenzio, il suo migliore amico rispose.
“Ehi, Kuga, che succede?”, domandò frettoloso, in sottofondo c’era un gran caos.
“Soma! Senti, non me ne frega niente se sei impegnato, io ti devo parlare! Riguarda me e Tsukasa. Io voglio un figlio!”
L’ho detto davvero. Perché mi sorprendo? Dopotutto è la verità!
“Ma davvero? È una cosa fantastica! Volevi che fossi il primo a saperlo? Grazie per il pensiero!”
“Non è per questo!”, lo zittì subito. “Io non sono sicuro che lui voglia. Insomma, lo sai com’è Tsukasa. È ansioso e si fa mille problemi. Takumi ha reagito allo stesso modo, non è vero?”
“Beh, non ai suoi livelli, però sì. Il suo non è stato un “no” categorico, ha solo dovuto pensarci un po’ su, giusto il tempo di metabolizzare la cosa. La paura è normale, soprattutto se si parla del tuo poco ansioso maritino”
“Soma, io spero che tu abbia ragione, perché altrimenti potrebbe essere...”



“UN VERO DISASTRO! Takumi, come hai fatto tu a non avere più paura, eh? Come?!”.
Takumi avrebbe desiderato strozzare Eishi. Si trovava nel bel mezzo del lavoro, e Tsukasa aveva ben pensato di telefonargli e di raccontargli delle sue ansie e delle sue paure. E poteva capirlo benissimo, ma diamine, non raggiungeva neanche per sbaglio i suoi livelli di panico!
“Eishi, rilassati, va bene?”, tentò di tranquillizzarlo. “Lo so che ti sembra la fine del mondo, ma vedrai che quando ti abitui al pensiero non è affatto male. Anzitutto, tu vuoi crearti una famiglia con Kuga?”
“S-se lo voglio?”, Tsukasa si aggirava per il bagno, sistemando nervosamente cose a caso. “Io… sì! Sarebbe bellissimo, però ho paura di tante cose, ho paura di non farcela. E poi… sai cosa vuol dire che un altro essere umano dipenderà da me? C’è anche Kuga, però… che coppia di genitori saremmo?”
“Una coppia molto divertente”, Takumi tentò di non ridere. “Su, non è il caso di pensarci. Prendi un respiro profondo e, se lo vuoi davvero, buttati. Io sono certo che non te ne pentirai”
“Sì, va bene. D’accordo”, strinse un pugno. “Hai ragione. Nella vita bisogna essere coraggiosi, ed io sono coraggioso, anche se sono comunque in panico. Va bene, io e Kuga faremo una conversazione cuore a cuore. Ti ringrazio, Takumi!”
“P-prego...”, sospirò dopo che l’altro ebbe chiuso la chiamata. Poi guardò Soma, che aveva a sua volta finito di parlare con Kuga. “Perché i casi umani a noi?”.

Tsukasa uscì dal bagno deciso al cento per cento a parlare. Doveva farlo prima che il suo coraggio decidesse di abbandonarlo per mete sconosciute. Poggiò una mano sulla maniglia della porta, ma quest’ultima fu aperta in quel momento da Kuga, il quale lo guardò. Nessuno dei due disse nulla, perché era bastato uno sguardo per capire che fosse doveroso parlare.

Dopo una nottata intensa di fuoco e passione, Megumi poteva dire di essere di buon umore. E di certo anche Shinomiya era meno nervoso del solito. Quest’ultimo infatti le si era avvicinato mentre stava lavando i piatti, cingendole i fianchi da dietro.
“Oh, Kojiro”, trasalì lei, con le mani ancora a mollo. “Siamo focosi, vedo”
“Ah, ma senti chi parla, non mi pare che qui qualcuno se ne sia stato buono buono stanotte”,
Lei fece spallucce.
“Alle volte è necessario lasciar perdere tutto e … lasciarsi anche andare...”
“Già, a proposito di questo, mi spiace per le nostre discussioni”, a quel punto la costrinse a voltarsi e a guardarlo negli occhi. “Tu sei sempre estremamente comprensiva nei miei confronti. Giuro che un giorno realizzeremo il tuo sogno”.
Megumi sorrise nervosamente.
Sì, un giorno che, teoricamente, potrebbe arrivare molto, molto presto.
“Lo so, lo so, Kojiro. Sta tranquillo, davvero”, poggiò le mani sul suo petto e poi gli posò un bacio sulle labbra. “Adesso dobbiamo andare a lavoro”
“Giusto, maledizione. Mi verrà un esaurimento nervoso, ma spero che almeno ne varrà la pena!”.
Shinomiya infatti stava tentando di aprire un altro ristorante, simile a quello che aveva a Parigi, lì in Giappone. Ma la cosa gli stava portando via la maggior parte del tempo e anche della sanità mentale.
Megumi sospirò, accasciandosi vicino al lavello. Dopodiché afferrò il telefono, aveva assolutamente bisogno di parlare con una persona.

“Megumi? Ciao, cosa posso fare per te?”.
Nene era tutta intenta ad osservare la sala ricevimenti del suo matrimonio. Si trovava lì per controllare gli ultimi dettagli, quali tovagliato, centrotavola e disposizione dei tavoli. Peccato che Isshiki avesse deciso di prendere la situazione in mano.
“Nene, scusa se ti disturbo”, rossa in viso, Megumi sospirò. “Io e Kojiro abbiamo fatto sesso”
“Beh, vorrei ben dire, siete sposati. Satoshi! Non pensarci neanche, non puoi fare uno spogliarello davanti a tutti, non sta bene!”
“Non è quello che intendevo. Ho saltato la pillola, lui non sa niente!”
“Davvero? Bene, congratulazioni, allora. Se sei fortunata, qualcosa ti sta già crescendo dentro”
“Ma io voglio saperlo adesso”
“Mi spiace, ma temo che dovrai aspettare. Se non ti senti sicura, tu continua a tentare, dopotutto, non credo che a te e Shinomiya dispiaccia”
“Ma… ma...”
“Scusa, Megumi. Adesso devo lasciarti, Satoshi sta combinando un disastro con la disposizione dei tavoli!”.
La ragazza sospirò ancora, avvilita. Forse sarebbe stato meglio avere più sicurezza e tentare ogni giorno?
Sicuramente non avrebbero mai avuto una vita sessuale tanto attiva come in quel periodo.

L’orologio picchiettava con irruenza. Ed era l’unica cosa ad interrompere quel silenzio infernale. Kuga e Tsukasa stavano seduti vicini senza però parlarsi. Chi avrebbe dovuto prendere il discorso per primo? E soprattutto, c’era un modo adatto per dire certe cose?
Terunori si stava facendo troppi problemi, e sicuramente questo non era da lui. Impaziente, decise di rompere il ghiaccio.
“Sai, ti facevo più sveglio, Tsukassan...”.
Eishi sospirò.
“Guarda che io avevo capito. Volevo solo una conferma”
“Già, peccato che non appena hai avuto una conferma, sei praticamente imploso”
“Mi dispiace, va bene? Lo sai come sono io, vado facilmente in panico”, si schiarì la voce, imbarazzato. “Allora… vuoi un figlio?”
“S-sembra strana come cosa?”
“No, affatto! Certo, ammetto che mi farebbe… non poco strano vederti in certe vesti, però ehi, un momento del genere arriva per tutti. Se questo momento è con te, poi, non posso assolutamente perderlo”.
Kuga si voltò a guardarlo, l’espressione adesso più addolcita e gli occhi quasi lucidi.
“Davvero, Tsukassan? Tu vuoi fare questo passo con me?”. Eishi sorrise, accarezzandogli il viso.
“Io non vorrei farlo con nessun altro che non sia tu”.
Quando mi parla così, io all’improvviso non capisco più niente, è incredibile l’effetto che ha su di me.
In preda alla felicità, lo abbraccio stretto stretto a sé. Adesso si sentiva davvero più leggero, stava bene. Non avrebbe mai pensato di poter provare tanta gioia per una cosa del genere.
“Allora è deciso, lo facciamo!”
“Già, lo facciamo. Dobbiamo solo capire come muoverci”, iniziò a dire Tsukasa, che assolutamente voleva avere tutto sotto controllo. “Le opzioni sono adozione o maternità surrogata?”
“Oh-oh, io so tutto su quest’ultima!”, disse Terunori, entusiasta come un bambino. “Si tratta di un’operazione un po’ costosa, ma io non intendo badare a spese. Si mescola il mio seme al tuo e poi si fa un’inseminazione. Solo che non ho la più pallida idea a chi potremmo chiedere una cosa del genere. Insomma, è una cosa importante, stiamo parlando della donna che porterà in grembo per nove mesi mio figlio, no?”.
Tsukasa alzò gli occhi al cielo. Con quel mio si era già prestabilito chi sarebbe stato il più possessivo, stavano iniziando proprio bene.
“Hai ragione, Kuga. Bisogna chiederlo a qualcuno che conosciamo bene. Qualcuno che a sua volta ci conosce e che non ci giudicherebbe. Qualcuno di cui possiamo fidarci”
“Qualcuno di vicino a noi magari”, disse pensieroso. “Qualcuno che possiamo anche tenere sotto controllo”.
Chi poteva essere la donna che corrispondeva a quella descrizione?
Come un segno del destino, la porta di casa si aprì, e un’allegra Rindou fece il suo ingresso.
“Ehi, coinquilini! So che in genere non mangiare robaccia, ma sicuri di non volere delle patatine del Burger King? Credo di aver esagerato”.
Tsukasa e Kuga allora si guardarono. Non ci sarebbe stato bisogno di parlare, entrambi avevano esattamente pensato alla stessa cosa.

Takumi era tornato a casa esausto. Mentalmente e fisicamente. Certo che Tsukasa lo faceva andare fuori di testa con i suoi discorsi.
Arrivato a casa si trascinò sul divano, sospirando.
“Io la devo smettere di fare consulenze gratis! La prossima volta mi faccio pagare”.
Soma si era fermato sulla porta, osservandolo a braccia conserte.
“Immagino che Tsukasa abbia chiesto aiuto a te, eh?”
“Già, puoi ben dirlo. Quei due come genitori? Voglio dire, ti immagini un bambino che cresce con due tipi così diversi fra loro? Io non oso pensarci”
“Ah, se la caveranno, sta tranquillo”, Soma rise nell’immaginarsi un ragazzino che veniva fuori ansioso come Tsukasa ma allo stesso tempo allegro e solare come Kuga, sarebbe stata un’unione interessante.
Dopo aver formulato tale pensiero, si fece spazio accanto a Takumi.
“Tu come te lo immagini?”
“Chi?”
“Ma nostro figlio ovviamente!”
“Ah”, arrossì, mettendosi seduto. “Sinceramente non lo so. Dal punto di vista fisico non posso esprimermi, ma tra l’altro non ha neanche importanza. Non so, caratterialmente me lo immagino vivace, curioso, solare...”
“Oh, come me quindi. Mi lusinghi”, sorrise Soma. “Io invece me lo immagino più riservato. Attento e posato. Come te”
“Beh, allora vedremo chi ha ragione”, disse alzando gli occhi al cielo, per poi sospirare. “Quanto tempo passerà?”
“Per queste cose ci vogliono mesi… o anni”
“Anni?!”
“Ma non è questo il nostro caso! Dai, andrà bene, tu non ci pensare, mi sto occupando io di tutta la parte burocratica”
“Per l’appunto”
“Suvvia, non essere cattivo. Non pensare a questo, pensa piuttosto a quello che verrà dopo, potremmo insegnargli tutto quello che sappiamo. Mi piacerebbe molto se mio figlio seguisse le mie orme”
“E se la cucina non gli piace? E se vuole fare… non so, la rockstar, o il dottore o la ballerina?”
“Non possiamo saperlo questo, ma magari saremo fortunati”, si stiracchiò. “Adesso sono stanco. Possiamo andare a dormire?”
“Va bene, andiamo”.

“Yukiooo! Dove corri? Torna qui!”.
Con il suo orsacchiotto in mano, il bambino stava scappando dalla madre, la quale stava cercando a sua volta di afferrarlo per fargli il bagno.
“Niente bagno per me!”, esclamò lui.
“Ah”, sospirò Jun. “Scusate il casino ragazzi, fa sempre così”
“No, non devi preoccuparti. E poi lo scalpitare dei bambini non mi disturba”, la tranquillizzò Hayama, lanciando poi un’occhiataccia a Ryou, il quale lo stava bellamente ignorando.
“Tsk, tu devi avere necessariamente un problema per dire una cosa del genere”, affermò lui nervoso, con un coltello in mano. Nonostante fosse abbastanza tardi, aveva avuto l’occasione di preparare la cena solo in quel momento. Quando c’era un bambino nei paraggi, anche le abitudini venivano smorzate per dare a quest’ultimo tutte le attenzioni possibili.
Yukio gli sgambettò attorno, guardandolo con curiosità.
“Che cosa vuoi, mostriciattolo?”, chiese Ryou con tono e sguardo assai poco rassicuranti. “Farai meglio a non farmi arrabbiare”.
Yukio sorrise.
“Tu sei buffo”
“Ah?! Io sarei buffo. Questo ragazzino mi prende in giro!”
“Andiamo, Ryou, sei piuttosto permaloso, eh?”, rise Hayama.
“Tu sta zitto o giuro che ti avveleno”.
A quel punto Jun prese a ridere.
“Siete davvero adorabili. Dovreste avere un figlio anche voi”, commentò Jun con gli occhi sognanti.
“Ma seriamente?!”, sbottò il corvino. “Cioè… io?! Non ho per niente istinto per certe cose”
“Su, su, l’istinto non c’entra nulla. Pensateci, d’accordo?”
“Per me andrebbe anche bene, ma purtroppo, dal momento in cui ho sposato questo qui, devo scendere a compromessi”, sospirò Hayama.
“QUESTO QUI?! ANDATE A FANCULO TUTTI E DUE!”.
Yukio rise nel vederlo uscire di testa.
“Evita di parlare così davanti ad un bambino...”, lo pregò Akira.
“E tu evita di parlare e basta”.
Jun scosse il capo, alzando poi gli occhi al cielo. Sì, era più che sicura che quei due sarebbero stati perfetti come genitori.


Rindou temeva di aver combinato qualche guaio.
Forse Tsukasa si era arreso al volere di Kuga e si era quindi deciso a cacciarla di casa? Forse se l’era presa troppo comoda, aveva sperato troppo.
“Beh? Cosa… cosa ho fatto?”.
Né Terunori né Eishi potevano credere di star chiedendo una cosa del genere proprio a lei. Ma in fondo, malgrado i suoi difetti, Rindou era la più adatta, nella loro testa nessuno avrebbe potuto avere quel ruolo importante, se non proprio lei.
“Sì, emh… c’è una cosa che vorremo chiederti”, cominciò a dire Tsukasa.
“Io e Tsukassan vogliamo un figlio”, subito Kuga parlò, era meglio non girarci troppo intorno.
Gli occhi della ragazza a quel punto si illuminarono.
“D-davvero? Ma è una cosa adorabile, vi siete decisi finalmente, fatevi abbracciare!”, esclamò allargando le braccia.
“Aspetta", Kuga la fermò con un freddo gesto della mano. “Questa cosa riguarda anche te. Io e Tsukassan…. Avevamo pensato alla gravidanza surrogata”
“… E avevamo pensato di chiederlo a te”.
Questa volta Rindou si era zittita. E toglierle la parole era difficile almeno quanto toglierla a Kuga stesso. In un primo momento credette che i due stessero scherzando, ma le era bastato davvero poco per capire che così non fosse.
“I-io? Cioè, io… cosa vuol dire? Cioè, cosa dovrei fare?”
“Portare avanti la gravidanza”, spiegò Kuga.
“Sì, ma è con un’inseminazione artificiale, quindi sta tranquilla, niente cose strane. Lo so, si tratta di una roba un po’ strana in effetti, e di certo non sei costretta ad accettare. Ma lo abbiamo chiesto a te perché… beh, perché...”.
Terunori sbuffò.
“Perché, nonostante tu sia irritante, scostante e invadente, ci fidiamo e sappiamo che sei solo tu la persona che può fare una cosa del genere. Ovviamente non devi risponderci subito, prenditi pure tutto il tempo che vuoi”.
Rindou annuì lentamente. Si era aspettata davvero di tutto. Meno che quello. Tsukasa e Kuga le avevano chiesto di portare in grembo un bambino per nove mesi e poi farlo nascere. E la cosa da un lato la entusiasmava e da un lato la impauriva, per una serie di motivi. Prima di tutto, non si sentiva affatto all’altezza per un compito del genere. Dopotutto, era una grande responsabilità. Seconda cosa, una gravidanza non era di certo uno scherzo, e la sua era una vita abbastanza sconclusionata. Allo stesso tempo, però, il pensiero di poter dare una famiglia a quelli che considerava i suoi migliori amici, le scaldava il cuore.
“V-va bene. Adesso è molto tardi, ma prometto che ci penserò”, respirò profondamente. “Non ci posso credere… non ci posso credere”.
Quando la ragazza si fu allontanata, Tsukasa recuperò dieci anni di vita.
“Dici che accetterà?”
“Vedendo la sua espressione non saprei dire. Ma bisogna anche capirla. E un qualcosa su cui dobbiamo essere d’accordo tutti e tre”.
Tsukasa annuì, poggiando poi la testa sulla sua spalla.



Soma era sprofondato in un sonno profondo. E allora aveva preso a sognare. Si trovava a casa sua, doveva essere una bella giornata a giudicare dai raggi che entravano dalle finestre. E con lui c’era un ragazzo, di circa quindici anni.
Era il suo ipotetico figlio.
“Ehi”, Soma richiamò la sua attenzione. “Devo mettermi ai fornelli. Ti va se ti insegno qualcosa?”.
Suo figlio, per tutta risposta, gli rivolse un sorriso.
“Lo sai che odio cucinare. Per questo mangio sempre ai fast-food. Ciao, adesso vado!”.
E immediatamente il sogno si era trasformato in un incubo.
Soma aveva allungato una mano verso la sua direzione, ma senza alcun successo, perché immediatamente era stato inghiottito dal buio.
“Ah!”.
Si svegliò in piena notte, gridando. Questo era molto strano, in genere nessun tipo di incubo era in grado di sconvolgerlo tanto. Takumi si era svegliato di soprassalto.
“Che c’è?! Che succede?!”.
Davanti a lui, suo marito se ne stava con gli occhi sgranati e la coperta intorno al corpo.
“Un incubo… ho avuto un incubo...”. Il biondo gli si avvicinò, accarezzandogli la schiena.
“Su, Soma. Sei un po’ cresciuto per certe cose. Di che incubo si trattava?”
“Io ho… sognato il nostro ipotetico figlio”, balbettò.
“Ma allora non era un incubo!”
“Già, all’inizio! Ma quando gli chiedevo se voleva che insegnassi a cucinare qualcosa, mi rispondeva che odiava cucinare. E che preferiva i fast-food!”, piagnucolò aggrappandosi a lui. “ È la rappresentazione dei miei incubi peggiori!”.
Takumi si stava seriamente sforzando di non ridere. Vedere Soma in quelle condizioni era esilarante, anche se doveva ammettere di provare anche una grande tenerezza.
“Dai, non fare così, magari avrà le nostre stesse passioni. Ma una cosa è certa, nessuno mangerà al fast-food”.
Il rosso allora decise di inventare una piccola bugia.
“Diceva anche che la cucina italiana gli faceva schifo”.
Takumi saltò in piedi.
“COL CAVOLO! GLI FARO’ IL LAVAGGIO DEL CERVELLO, LO MANDO IN ITALIA A STUDIARE! E voi vicini, rompiscatole, smettetela di battere sul pavimento, queste sono questioni familiari!”.
Adesso quello a ridere era Soma. Almeno aveva trovato il modo di scacciare via i suoi “malevoli” pensieri.

Il giorno dopo, Yuki, che si trovava lontana fisicamente ma non con il cuore, fece un giro di telefonate fra le sue amiche. Telefonò a Ryoko, Megumi e ovviamente Erina.
“So cosa possiamo fare per l’addio al nubilato di Nenenuccia!”, aveva annunciato.
Erina si massaggiò le tempie. Anche quando si trovava a lavoro non poteva avere un attimo di pace.
“E tu mi chiami dall’Italia solo per dirmi questo?”
“Solo? Guarda che è una cosa seria! Comunque ho già chiamato Soma, e mi ha assicurato che lui e gli altri faranno divertire Isshiki come si deve. Ma adesso, ascolta me…!”.



NDA
Cosa succederà all'addio al nubilato di Nene? All'addio al celibato di Isshiki, sicuramente c'è gente che si spoglia. Intanto Kuga e Tsukasa si sono finalmente decisi, adesso tocca solo a Rindou dare o meno una conferma.
La cosa del sogno di Soma non ho idea di come mi sia venuta, sapevo solo di doverla inserire perché mi faceva ridere.
Altra cosa che mi sono dimenticata a scrivere nel capitolo precedente: "Yukio" singnifica letteralmente eroe felice, e avrà un ruolo mooolto importante u.u
Alla prossima ^^
   
 
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