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Autore: dreamlikeview    03/08/2018    5 recensioni
Castiel vive nel suo mondo fatto di libri e romanzi, nel southside di Chicago, nella libreria di famiglia, insieme a suo fratello Gabriel, quando Dean Winchester, attore di fama internazionale entra per caso nella libreria e gli sconvolge la vita, tuttavia anche Dean ha i suoi piccoli problemi, e in qualche modo, l'incontro con Castiel, lo aiuterà a risolverli.
[Destiel, accenni Sabriel, AU, actor!Dean, bookseller!Cas, mini-long]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Desclaimer: I personaggi non mi appartengono (se mi appartenessero, Dean e Castiel sarebbero insieme già da anni luce) e non intendo offendere nessuno con questo scritto e da questo non guadagno assolutamente nulla! (ci perdo la faccia).

Avviso: Ho scritto una one shot! Che poi è diventata come al solito troppo lunga. Shame. Dean è un po' stronzo, ma solo all'inizio, in realtà è un bigné alla crema. Cas è un soffice muffin con cuore caldo al cioccolato. Enjoy!
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Da quella telefonata era passata più di una settimana, e Castiel non aveva più avuto notizie di Dean Winchester. Non gli importava poi molto, anche se era stato molto scortese da parte sua svanire in quel modo. Gabe aveva continuato ad uscire con Sam, perché a quanto pareva i due si piacevano davvero, suo fratello sembrava davvero preso dall’attore, e la cosa sembrava essere reciproca, anche se nessuno dei due si sbilanciava molto sulla loro relazione. Non poteva che essere felice per lui, anche se ultimamente erano più le cene che passava fuori, rispetto a quelle che passava con lui a casa, ma non gliene faceva una colpa, alla fine era giusto che si godesse le sue relazioni lontano da casa loro; ciò, inoltre, non implicava che l’altro Winchester potesse essere intenzionato a conoscere lui, o qualcosa di simile, anche se era stato lo stesso Dean a proporgli di uscire, aveva detto che si sarebbe fatto risentire, e poi era svanito nel nulla, ma al libraio non importava davvero, la sua vita era andata avanti anche senza la telefonata di Dean Winchester. Dopo il suo piccolo incidente, e dopo il suo ritorno alla libreria, molti erano stati i clienti che gli avevano chiesto come stava, se era pronto a tornare, alcuni gli avevano anche chiesto se avesse denunciato il pirata della strada che lo aveva investito – per sua fortuna, il fatto di essere stato investito da un attore non aveva fatto il giro del quartiere – tutto ciò lo faceva sorridere, lo faceva sentire accettato dal suo quartiere, ed era come se, in qualche modo, gli stessero esprimendo l’affetto che provavano verso di lui, verso suo fratello e tutta la sua famiglia, che da anni portava avanti quella libreria, la quale ormai era un punto di riferimento per chiunque volesse leggere o acquistare libri. Charlie, appena lo aveva rivisto in libreria, gli era saltata al collo e lo aveva abbracciato calorosamente, e sì era rimasto sorpreso dal gesto, ma piacevolmente. Aveva ripreso a lavorare, iniziando a sistemare tutte le faccende che erano rimaste arretrate fin dal giorno dell’incidente; qualche giorno dopo la riapertura era tornato lì anche Kevin, che gli aveva sorriso e lo aveva ringraziato per aver riaperto la libreria, perché stava impazzendo, senza nuovi libri da leggere, Castiel gli aveva sorriso di rimando e gli aveva suggerito di fare un giro nella sezione fantasy dove c’erano dei nuovi arrivi e molti avevano dei background mitologici; altri clienti si era susseguiti da quel giorno, e davvero, era stato così impegnato che il pensiero che Dean Winchester non lo avesse più chiamato era passato in secondo piano, non era poi importante, si ripeteva continuamente, per qualcun altro forse lo sarebbe stato, ma non per lui. Anche se spesso aveva guardato il display del cellulare, sperando di leggere il suo nome, in una telefonata persa o in un messaggio, ma aveva finto di ignorare la cosa, l’aveva scacciata dalla sua mente, perché lui non era il tipo da fare cose così patetiche.
Era anche riuscito ad andare da suo padre alla fine, all’uomo aveva fatto piacere vedere il figlio, e si era anche un po’ meravigliato della decisione di Gabriel di chiudere durante la convalescenza forzata di Castiel, tuttavia ne aveva compreso i motivi e non sarebbe potuto essere più orgoglioso dei suoi figli, che stavano portando avanti l’attività di famiglia nel miglior modo possibile.
Quella giornata era iniziata nel modo sbagliato per Castiel, Gabriel non c’era – aveva un appuntamento con Sam e sarebbe arrivato solo nel pomeriggio – e i clienti erano tanti, forse troppi per una sola persona; ma Castiel sapeva gestire le folle, e, anche se era stato difficile – molto difficile – tutti erano usciti da lì con il sorriso sulle labbra e uno o più libri sotto il braccio. Era intento a consigliare un libro ad un giovane studente del college, che doveva acquistare un libro a piacere per un esame di letteratura moderna, ed aveva appena preso tra le mani Ulysses di Joyce, e lo stava mostrando al giovane che pareva interessato, quando la campanella della porta annunciò l’ingresso di un nuovo cliente, sebbene stanco, il libraio si voltò verso la porta per accoglierlo, e si stupì di vedere camminare nella sua libreria con fierezza, senza alcuna copertura sul volto, Dean Winchester. La giornata che era iniziata male, stava avendo dei risvolti positivi, a quanto pareva.
«Ciao Cas» lo salutò avvicinandosi. Lo studente che aveva accettato il consiglio di Castiel, e aveva appena preso il libro per acquistarlo, sgranò gli occhi stupito e lasciò cadere il libro per terra, guadagnandosi un’occhiataccia dal libraio, il giovane allora lo raccolse immediatamente e lo appoggiò sul bancone, mortificato.
«Ciao Dean» rispose con un sorriso tirato, spariva per giorni e poi piombava in libreria? Cosa? «Cosa ci fai qui?» chiese.
«Non ti sei fatto più sentire, quindi ho pensato di fare un salto io».
«Sbaglio o dovevi chiamarmi tu?» domandò piccato «Comunque sono stato impegnato con la libreria e tutto, sai, c’erano parecchie cose arretrate e troppe cose da fare» spiegò rapidamente guardando l’altro.
«Non avevi molto tempo» dedusse annuendo «Beh, nemmeno io. Sono stato impegnato con le riprese e tutto il resto, sai, è stato un periodo molto stressante» disse a mo’ di giustifica «Quando vai in pausa?» chiese «Magari prendiamo qualcosa insieme» propose.
«Non vado in pausa» disse mortificato «Mangio qualcosa qui al volo, di solito Gabe va alla tavola calda qui vicino, ma oggi mi toccherà prendere un tramezzino al distributore qui fuori».
«No! Perché dovresti? Vado io alla tavola calda, e prendo qualcosa per entrambi, così pranziamo insieme» propose Dean, sorridendo «Ti farebbe piacere?» chiese.
«Perché no? Andata!» esclamò in risposta.
«Fantastico. Tu cosa prendi di solito?»
«Insalata di pollo o tacchino e acqua naturale».
«Che tristezza» commentò divertito, scuotendo la testa «Beh, okay! Vado a prendere il pranzo e torno. Così magari passiamo un po’ di tempo insieme e parliamo un po’».
«D’accordo…» l’attore gli sorrise ed uscì velocemente dalla libreria, Castiel fissò la porta da cui era uscito per qualche momento. Non riusciva a spiegarsi razionalmente cosa fosse appena accaduto; Dean prima spariva senza dare notizie di sé per giorni, poi piombava improvvisamente lì nella libreria e andava a prendere il pranzo, così che avessero potuto pranzare insieme e trascorrere del tempo insieme? Cosa era appena successo, esattamente?
«Quello era Dean Winchester?» domandò lo studente «Quel Dean Winchester? L’attore? Quello di Supernatural
«A quanto pare…» borbottò il libraio, davvero perché tutti parlavano di lui come chi sapeva quale divinità scesa in terra, mentre per lui era solo un semplice conoscente che per mestiere recitava? Era assurdo.
«Forte! Sei suo amico?»
«Più o meno» borbottò «Prendi solo questo?» chiese alludendo al libro.
«Sì, grazie». Castiel sorrise cordialmente, ripose il libro in un sacchetto di carta, e lo porse al ragazzo dopo aver incassato i soldi del libro. Le cose strane accadevano davvero allora, e lui non sapeva come spiegarsi come mai una cosa del genere fosse accaduta proprio a lui. Davvero non erano molti i ragazzi che decidevano di passare del tempo con lui, molti lo ritenevano strano e, come adorava ricordargli Gabe, un topo da biblioteca, non era molto richiesto o altro. Servì altri due clienti prima di veder tornare l’attore, con due buste di carta e un meraviglioso sorriso sul volto. Aveva appena definito il sorriso di Dean meraviglioso? Qualcosa non quadrava, davvero.
«Cas! Ho preso il cibo da conigli per te, un cheeseburger per me e due fette di torta per entrambi» annunciò entrando nella libreria e appoggiando le buste con gli acquisti sul bancone.
«Ti ringrazio, Dean» gli sorrise «Quanto ti devo?»
«Scherzi, vero?» chiese scioccato «Non mi devi niente. Offro io» affermò ammiccando nella sua direzione. Senza rendersene conto, Castiel avvampò, non si aspettava un gesto così, gli sembrò carino.
«Ti ringrazio allora» disse di nuovo, sentendosi leggermente in imbarazzo «Ehm, allora sembra che non ci siano clienti, pranziamo? Ti va?» domandò.
«Certo, muoio di fame» rispose l’altro sorridendo. Castiel gli sorrise di rimando e aggirò il bancone, prendendo uno sgabello anche per Dean e lo sistemò accanto al suo, invitandolo a raggiungerlo lì. L’attore non se lo fece ripetere due volte, e prese posto accanto al libraio, senza riuscire a smettere di sorridergli.
«Tuo fratello è uscito con mio fratello oggi, vero?» domandò, prendendo il suo pranzo dalla busta.
«Già, sembra che si piacciano davvero» rispose il libraio, con un sospiro «Spero che le cose funzionino tra di loro»
«Perché Sam è famoso?»
«No, perché mio fratello ha già sofferto abbastanza per persone che non lo meritavano» disse scuotendo la testa «Santo cielo, questa cosa dell’essere famosi sta diventando antipatica» affermò serio «Davvero, Dean, riesci a pensare per un momento, che una persona possa davvero essere interessata a voi per quello che siete e non perché siete famosi?»
«Mi risulta difficile pensarlo» ammise con un sospiro «Ma sono contento che abbiamo incontrato delle persone come te e tuo fratello, voi sembrate… diversi».
Castiel strinse le spalle «Beh, siamo persone civili, e almeno per me, siete semplicemente due ragazzi che di mestiere fanno gli attori, io e Gabe vendiamo libri, tu e Sam recitate. Due lavori diversi, ma pur sempre lavori» disse strappando una risatina all’altro «A tuo fratello piace leggere e tu sei…»
«Uno stronzo maleducato?» concluse interrogativo, guardandolo dritto negli occhi.
«Stavo per dire che sei diverso da come vuoi apparire» disse con un sorriso «Ho capito che ti atteggi a macho menefreghista per professione. Non permetti che le persone possano conoscere il vero te stesso, perché ne hai paura, dico bene?» domandò.
«Di cosa parli?»
«Che non sei uno stronzo come vuoi fare credere, anzi sei l’esatto opposto» disse, l’altro lo guardò accigliato.
«Non ti seguo».
«Tanto per cominciare, mi hai portato in ospedale quando mi hai accidentalmente investito» disse il libraio «Avresti potuto chiamare un’ambulanza e andare via quella volta» spiegò «E non l’hai fatto anzi, mi hai portato in ospedale e mi hai salvato da una crisi di nervi, e poi mi hai anche accompagnato a casa» continuò sorridendo «Quando siamo stati al locale e mi sono ubriacato, avresti potuto lasciarmi con mio fratello e andare via, lavartene le mani in qualche modo. Invece mi hai soccorso e mi hai riportato a casa» disse «E da quello che mi hai detto mi sei stato vicino anche quando ho vomitato in strada. Questo non fa di te uno stronzo maleducato. E mi scuso per averti giudicato ancor prima di averti conosciuto».
«No è okay, mi sono comportato davvero da stronzo quando ci siamo conosciuti» ammise l’altro «Ero un po’ nervoso quella mattina, e…»
«Non c’è bisogno che ti giustifichi, Dean» disse, guardandolo negli occhi, scoprendo una nuova sfumatura di quel verde che era come una sorta di calamita per i suoi occhi «A tutti capitano le giornate no, io ne ho di continuo».
«Non si direbbe, sei sempre tutto sorridente e disponibile con tutti».
«Deformazione professionale, non posso farmi vedere di cattivo umore dai miei clienti, no?»
«Mi sembra logico» disse Dean, specchiandosi negli occhi azzurri di Castiel; distolse subito lo sguardo portandolo sul suo pranzo, perché sentiva cose che non avrebbe dovuto provare, che si vietava di provare, e la verità era che non si era fatto sentire con Castiel, perché temeva questo strano sentimento che aveva iniziato a provare. Cercò di posare la sua attenzione su altro, il cheeseburger non lo distraeva abbastanza dal pensiero degli occhi di Castiel, e posò lo sguardo su una pila di segnalibri sistemati sul bancone. Ne prese uno tra le dita, e ne lesse la frase ad alta voce: «Con le ali dell’amore ho volato oltre le mura, perché non si possono mettere limiti all’amore e ciò che amor vuole amore osa».
«Mmh?»
«Niente, mi piacciono questi segnalibri» disse sorridendo «Sai, ho interpretato Romeo in una produzione teatrale di Romeo e Giulietta» raccontò «Non è tra i miei preferiti, ma ho pianto come un bambino quando ho letto il dramma» disse imbarazzato «Ti prego, non dirlo a nessuno».
«Con me il tuo segreto è al sicuro» assicurò, guardandolo «Hai letto Romeo e Giulietta?»
«Certo. E anche Sogno di una notte di mezza estate, Amleto e Macbeth, in realtà li ho letti quasi tutti» disse fiero di se stesso, sotto lo sguardo accigliato dell’altro «Ehi, non giudicarmi! Ho avuto molti ruoli legati a Shakespeare quando facevo teatro, e ho scoperto di adorare le sue opere» disse a mo’ di giustificazione, anche se non aveva assolutamente bisogno. A Castiel piacevano le persone che, per un motivo o un altro, si trovavano appassionati di letteratura.
«Non ti sto giudicando, ti sto ammirando» affermò il libraio, guardandolo adesso con occhi sognanti «Sotto sotto sei un tenerone a cui piace leggere».
«Se lo dici a qualcuno, dovrò ucciderti» scherzò Dean, facendo ridacchiare l’altro.
«Non lo dirò a nessuno» promise il libraio, poi guardò il segnalibro ancora tra le mani dell’attore «Tienilo».
«Cosa?»
«Il segnalibro. Tienilo, te lo regalo».
«Oh… ti ringrazio» disse sorridendo in maniera imbarazzata. Aveva sentito uno strano sfarfallio nello stomaco, mentre parlava con l’altro, e non sapeva cosa lo avesse colpito di quegli istanti, forse il solo sguardo di Castiel, o il modo facile in cui riusciva a parlare con lui? Non lo sapeva, ma quel libraio aveva qualcosa che lo intrigava, come nessun’altro aveva mai fatto prima. E la cosa assurda, era che non riusciva a stare lontano da lui. Ci aveva provato, sì, era stato impegnato in quel periodo in cui non si era fatto sentire, ma non così tanto da non trovare il tempo di fare una telefonata. Non aveva chiamato Castiel, perché aveva paura dell’attrazione che aveva provato per lui quella sera, quando si erano ritrovati a poca distanza l’uno dall’altro e stava per baciarlo. Era davvero quasi riuscito a dimenticarsi di lui, ma poi qualcosa dentro di lui, gli aveva detto che non era giusto che si privasse di una persona speciale come lui, pur essendo un enorme rischio. E adesso era lì, e non riusciva a smettere di guardarlo, di guardare il modo in cui i suoi occhi si illuminavano quando parlava di letteratura, di guardare quelle piccole fossette che si creavano sulle sue guance quando sorrideva, di guardare quel viso angelico che, forse, lo aveva rapito fin dal primo istante. E forse aveva fatto un errore o forse no, ma sapeva che non ci fosse un altro posto dove volesse trovarsi in quel momento, che non fosse quello.
Continuarono il loro pranzo, chiacchierando sui loro interessi e consumando la torta che Dean aveva preso per entrambi, erano così assorti e presi dal momento che Castiel sobbalzò quando sentì la campanella annunciare l’arrivo di un cliente. Credeva che Dean scappasse via, adesso che era entrato qualcuno, ma l’altro lo sorprese, sorridendo e salutando cordialmente il nuovo arrivato, era Charlie, che sorrise nel notare con chi si trovava il libraio, alzò il pollice e sparì tra i libri di informatica – probabilmente le serviva qualcosa per l’università – e lui si spicciò a finire il suo pranzo, anche se non aveva affatto voglia di separarsi da Dean, il quale, d’altro canto, nemmeno aveva voglia di allontanarsi dal libraio, si sentiva bene, lì con Castiel, e voleva disperatamente vederlo di nuovo.
«Ehi, che ne dici? Usciamo?» domandò.
«Scusa? Sto lavorando se non lo hai notato».
«No, no, scusa mi sono espresso male. Stasera, per esempio. Ti passo a prendere e andiamo da qualche parte, insieme».
«Oh…»  mormorò, senza capire «C-Certo, va bene… mi farebbe piacere, chiedo a Gabe se è libero».
«No, no, Cas. Gabriel e Sam non sono inclusi nell’invito» spiegò il biondo, sorridendo intenerito. Castiel non si aspettava che gli chiedesse di uscire? «Uhm, intendevo solo io e te, ma come amici, eh!» esclamò.
«Oh! Certo, come amici!» ripeté a disagio il moro, sorridendo incerto «Va bene…» mormorò mordendosi il labbro inferiore, abbassando appena lo sguardo «Stasera è okay. A che ora?»
«Ti mando io un messaggio?» domandò «Ho un paio di impegni nel pomeriggio. Ma mi libero per stasera».
«Certo, è perfetto. Fammi sapere tu» disse «Io, uhm, chiudo la libreria per le sei» si ritrovò a dire.
«D’accordo, è perfetto» sorride «Io conto di finire per le sette, non più tardi. Ci sentiamo?» chiese, la voce che leggermente tremava. Perché gli tremava la voce?
«Sparirai anche stavolta?» domandò in risposta il libraio.
«No» rispose l’attore sorridendo «Ci vediamo stasera, Cas».
«A stasera, Dean» mormorò. Dean gli sorrise calorosamente, afferrò il suo segnalibro, ammiccando nella sua direzione ed uscì dalla libreria, lasciando il libraio immerso in un mare di dubbi e con una strana sensazione all’altezza della bocca dello stomaco. Cos’era? Perché si era sentito così strano?
Senza riuscire a darsi una risposta, ritornò al suo lavoro: impacchettò il libro che Charlie aveva preso per la sua ragazza – no, non le era servito alcun libro per l’università quella volta – e aiutò alcuni clienti, che arrivarono poco dopo, a trovare il libro perfetto per loro, senza riuscire a smettere di pensare a cosa era capitato in quella libreria, in quel momento. Quando alle sei, abbassò la saracinesca della libreria, realizzò che quella sera sarebbe uscito con Dean, da solo. E per un momento si sentì in preda al panico.
Gabriel, ho bisogno di parlare con Gabriel.
 
Parlare con suo fratello si rivelò difficile. Quando, una volta tornato a casa, gli raccontò l’accaduto, il maggiore aveva esultato sostenendo che anche lui, finalmente stava provando l’ebbrezza di essere attratto da qualcuno. Ma Castiel non voleva essere attratto da Dean, non voleva essere attratto da nessuno. Ricordava bene le spiacevoli esperienze negative che avevano popolato la sua età adolescenziale. Non voleva cascarci di nuovo. Essere attratti da qualcuno, provare dei sentimenti per qualcuno, era la cosa peggiore che potesse accadergli. Non voleva finire di nuovo in lacrime perché non sei abbastanza per me, Castiel, sei strambo e vivi nel tuo mondo fatto di libri. Non voleva trovarsi di nuovo con il cuore spezzato tra le mani, ne era convinto. Eppure suo fratello gli diceva continuamente che non doveva farsi condizionare dal passato; certo, era facile per lui, non aveva mai avuto problemi a relazionarsi con gli altri, o a trovare delle persone con cui uscire, Gabriel era estroverso a differenza sua. Era stata la sua timidezza colpevole della sua poca attitudine con i suoi coetanei o con persone con cui avrebbe potuto avere relazioni.
«Cassie, cogli l’occasione! A quanto pare interessi a Dean, e quindi?» gli aveva detto, quando era rientrato a casa e lui gli aveva raccontato l’accaduto.
«Io non interesso a Dean» sottolineò «Il problema è che mi sono sentito strano in sua compagnia e non voglio che accada di nuovo» spiegò al fratello, non voleva sentirsi coinvolto in nessun modo, dato che era consapevole che l’altro non fosse interessato a lui, in quel senso. Dopotutto, Dean era etero, no? Non aveva mai fatto capire di essere il contrario, quindi non voleva provare nulla per uno che non poteva ricambiare i suoi sentimenti. Era tanto assurdo?
«Non puoi avere il controllo sulle tue emozioni, Cassie» gli disse il maggiore con tono dolce e l’altro sbuffò, certo, lo sapeva. Ma avrebbe voluto poterle controllare.
«Non sei d’aiuto Gabe» sbuffò, scuotendo la testa «Non so nemmeno se mi chiamerà. L’ultima volta che ha detto così, è sparito per giorni» sospirò, sedendosi sul suo letto «Mi confonde, e io odio essere confuso».
«Forse lo è anche lui. Forse gli hai fatto scoprire che gli uomini non sono tanto male, e non sa come reagire» disse il maggiore, sedendosi accanto a lui e appoggiandogli una mano sulla spalla «Rilassati, andrà tutto bene» promise.
«Per te è facile. Tu ora stai con Sam, no?»
«Non stiamo insieme» rispose subito arrossendo «Beh, non ne abbiamo parlato. Ci frequentiamo, e ogni tanto pomiciamo, sì. Ma non stiamo insieme. Stiamo vedendo se può funzionare».
Castiel si strinse nelle spalle: «Vedi? Per te è tutto più facile» disse indicandolo «Tu sei tu! E sai sempre cosa fare, e quando farla. Io sono solo imbarazzante e non so mai se sto facendo la cosa giusta o no».
«Non è facile nemmeno per me, fratellino» ammise «Ma forse io sono più estroverso e riesco ad affrontare meglio le situazioni».
«Forse è così» borbottò «Però lui ti rende felice, no? Ti fa sentire le farfalle nello stomaco e tutte quelle cose lì?»
«Oddio stai parlando come una ragazzina alla sua prima cotta, Cassie» sorrise scuotendo la testa imbarazzato «Ma sì. Penso che mi piaccia davvero, sul serio. Lui è… sai, fantastico» disse, un leggero sorriso affiorò sulle sue labbra «Ha quel modo di fare così adorabile, e poi è dolcissimo, davvero» il sorriso che aveva Gabe era così rilassato, felice… Castiel aveva visto solo una volta suo fratello in quello stato, e sperava che non finisse nello stesso modo, quella volta.
«Non ci credo che stiamo parlando di questo. L’ultima volta che mi hai parlato di qualcuno in questo modo, è stata…»
«Kalì, sì. Con lei non è finita bene, ma con Sam, non lo so. Voglio andarci piano, ma vorrei anche tutto e subito. Non lo so, Cassie, è strano. Ma stavolta spero davvero che funzioni».
«Perché è famoso?» domandò con tono scherzoso. Voleva solo provocare un po’ suo fratello, nient’altro. Lo conosceva bene da sapere che non usava le persone in quel modo, non come credeva Dean. Ma perché stava pensando di nuovo a lui? Non era accettabile come cosa, non doveva pensare a Dean.
«No! Ma che diavolo dici?» domandò esterrefatto «Okay, all’inizio ci parlavo perché ero curioso di sapere com’era conoscere una persona famosa. Ma adesso è diverso, lo conosco, ed è una persona meravigliosa» disse meravigliato e indignato allo stesso tempo «Mi sorprendo che tu mi abbia domandato una cosa del genere, ma per chi mi prendi?»
Castiel cercò, senza grande successo, di trattenere una risata «Dovresti vedere la tua faccia, Gabe» disse ridacchiando «Non ti scaldare tanto, scherzavo».
Il maggiore si lasciò andare in un sorriso «Beh, i tuoi scherzi fanno schifo» disse scuotendo la testa «Comunque, vorrei davvero che funzionasse, perché Sam è, uhm, come posso dirlo senza essere patetico? Il ragazzo perfetto».
«Oh, Gabe, sei così dolce quando ti innamori».
«Taci» borbottò scuotendo la testa «Adesso dobbiamo pensare a te. Cosa indosserai se Dean si farà sentire?» domandò cambiando argomento. Castiel sorrise intenerito perché aveva capito che il discorso fosse diventato troppo sentimentale per Gabe e per questo avesse cambiato argomento di discussione.
«Sono le sette e mezza e ancora non si è fatto sentire. Deduco che stasera resterò qui a leggere qualcosa» disse «Non ho ancora finito l’ultimo libro che ho comprato, mi sembra una buona occasione» disse con tono pessimistico.
«Mio dio, Cassie, sei troppo pessimista!» esclamò «Tu stasera uscirai con Dean Winchester. Anche Sam ancora non si è fatto sentire, avevano un’intervista per un giornale» spiegò Gabriel. Allora era vero che Dean aveva un impegno, non era una scusa quella che aveva usato per andare via dalla libreria. Un tenero sorriso increspò le labbra del moro, allora non gli aveva mentito perché la sua presenza non gli piaceva.
Comunque non voleva farsi illusioni e poi restarci male, ormai aveva capito che tipo era Dean, anche se la breve pausa pranzo che avevano passato insieme, lo aveva fatto sorridere tutte la giornata. Non sapeva spiegare nemmeno a se stesso come si sentiva, ed era avvilente come sensazione. Dieci minuti dopo, Gabriel si assentò per rispondere al telefono, e a giudicare dall’enorme sorriso che aveva sulle labbra, doveva essere Sam, e lui restò in camera sua, con mille pensieri che vorticavano nella sua mente; e in quel momento gli squillò il cellulare: un messaggio appena ricevuto; si affrettò ad aprirlo, senza nemmeno essersi reso conto di averlo atteso davvero in trepidazione.
Ehi Cas, mi sono liberato solo adesso. Passo a prenderti tra mezz’ora, per te va bene? Ti porto in un posto dove fanno una bistecca favolosa. Tranquillo, fanno anche l’insalata, ho chiesto! A tra poco – Dean.
Castiel si ritrovò a sorridere di fronte a quel messaggio, anche se si trattava solo di un’uscita tra amici, sapeva che lui, in un modo o nell’altro, era fottuto.
Ciao Dean. Certo va bene. Andiamo dove preferisci. A tra poco – Castiel.”
Sorrise in modo davvero imbarazzante mentre si cambiava, e si rendeva conto di essere davvero troppo emozionato, Dean sotto quella scorza da finto cattivo ragazzo, menefreghista, aveva un animo dolce e insomma, apprezzava la letteratura, lui aveva un debole per le persone che come lui amavano la letteratura. Anche se Dean era bravo a nasconderlo, dopotutto era un attore, nascondere cose della sua vita privata era suo diritto.
Nemmeno venti minuti dopo, Castiel era pronto, e dire che era nervoso, era dire poco. Tremava per l’emozione, forse anche per l’agitazione. Aveva indossato una delle sue camicie preferite, quella azzurra che secondo suo fratello metteva in risalto i suoi occhi, dei jeans neri, delle scarpe di tela in tinta con la camicia, e il suo inseparabile trench beige; tuttavia era ugualmente agitato, nella sua mente si ripetevano una serie di domande, una miriade di dubbi, da farlo andare in palla. Dean sarebbe arrivato in orario o avrebbe ritardato? Sarebbero andati in un locale che lui conosceva, okay, ma dove? Che tipo di locale era? Sarebbe andato in palla o avrebbe parlato tranquillamente con lui? Avrebbe fatto brutte figure, rendendosi ridicolo? Probabile. E Dean avrebbe flirtato con altre persone mentre erano insieme? Probabile anche questo; Castiel sapeva di non essere il meglio a cui aspirare per trascorrere la serata.
Mentre aspettava l’arrivo dell’attore con impazienza, era pervaso da mille dubbi. Era tutto così strano, così irreale. Castiel temeva che non si presentasse, ed era sempre più agitato. Aveva iniziato a camminare avanti a indietro, si era dato un pizzico sul braccio – giusto per accertarsi che non si fosse addormentato – e aveva continuato a camminare avanti, indietro e in circolo per il soggiorno, Gabe gli aveva detto un paio di volte di calmarsi – meno male che non provi niente per lui, Cassie, altrimenti chi sa cosa avresti fatto, gli aveva detto divertito – ma lui non ci riusciva. Aveva controllato il cellulare, e poi si era gettato sul divano sconfitto. Erano appena scattate le otto, quando Dean gli inviò un messaggio, scrivendogli di uscire dal suo appartamento. Senza sapere come, Castiel salutò suo fratello e si ritrovò con il suo trench beige tra le mani, fuori dal suo appartamento, giù per le scale, fuori dallo stabile in cui viveva, di fronte alla visione perfetta di Dean Winchester appoggiato alla sua auto, che lo guardava in un modo che non riusciva a capire. Forse non avrebbe dovuto avere quell’espressione sognante mentre lo guardava.
«Ehi Cas!» esclamò raggiante, sorridendo con tutto il volto, alzando una mano a mo’ di saluto, tenendosi a distanza «Sei pronto? Vogliamo andare?» chiese impaziente.
«Ciao Dean» lo salutò, la voce incrinata e mille domande nella testa «Sì, pronto. Wow». Salutò brevemente Sam, che gli passò accanto per raggiungere casa sua, probabilmente per passare la serata con Gabe, e sorrise appena, senza riuscire a staccare gli occhi da Dean appoggiato all'auto. Maledizione.
«Ti piace ciò che vedi, Cas?» lo prese in giro bonariamente, aprendogli la portiera «Forza, salta su».
«Beh, la tua auto non passa inosservata» riuscì a dire, evitando che Dean capisse che il suo wow, era riferito a lui. Lo raggiunse senza aggiungere altro e, con in sottofondo della musica rock, Dean mise in moto l'auto. Ma cosa gli prendeva? Lui non era un tipo tanto emotivo, o forse sì? Il respiro non era regolare, così come il suo battito cardiaco, ma sarebbe sceso a patti con loro, sperando che potessero lasciarlo in pace almeno per un po’. Stupide emozioni su cui non riesco ad avere il controllo.
Il ragazzo guidò per parecchio, fino a che non fermò l’auto fuori ad un locale. Erano molto lontani della città o dal suo quartiere, erano da qualche parte molto lontano dal caos. Era un luogo un po’ buio, un po’ tetro, e per un attimo Castiel temette che fosse uno dei peggiori quartieri della città, peggiore di quello in cui viveva lui, e che Dean volesse lasciarlo lì in pasto ai drogati, rapinatori e stupratori, ma no, era solo la sua fantasia che stava lavorando piuttosto bene. Entrambi scesero dall’auto, e Castiel guardò Dean in modo interrogativo, senza capire dove fossero o cosa dovesse fare. Dove lo stava portando? Certo, lo aveva detto che voleva portarlo dove facevano una bistecca favolosa, ma lì? Dov’erano?
«Vieni con me» disse sfiorandogli delicatamente la mano. Al contatto, Castiel sobbalzò e sentì andare il volto in fiamme, mentre l’attore gli sorrideva affabile incantandolo ancora, e ancora. Come poteva essere reale? Perché Dean gli stava sfiorando volutamente la mano in quel modo? Oh cielo, perché sono così agitato? – i pensieri che riusciva a formulare non erano molto maturi o seri, erano puramente confusi, disuniti. Era completamente assuefatto da Dean. E tutto, dentro di lui, era sommerso dal caos.
Lo seguì fino all’entrata del locale. E non appena furono dentro, un’espressione di puro stupore si dipinse sul volto di Castiel, perché quel posto era veramente molto bello. Era un piccolo pub non molto grande, c’era poca gente e i tavoli erano disposti in maniera ordinata, lungo il perimetro del locale. Castiel era in silenzio, apparentemente, ma la sua mente era rumorosa, pensieri su pensieri si accavallavano l’uno sull’altro, sfinendolo, lasciandolo senza scampo. Gli occhi di Dean erano fissi su di lui, in attesa, ma Castiel era totalmente paralizzato, aveva paura che qualcosa andasse male, che qualcosa di brutto potesse accadere, perché era tipico suo, niente succedeva mai nel modo in cui doveva succedere, tutto accadeva esattamente nella maniera inversa, e il libraio ne aveva il terrore in quel momento. L’attore lo guardava stranito, non capiva cosa stesse accadendo all’altro.
«Castiel, tutto okay?» chiese premuroso, cercando il suo sguardo. Nel momento in cui gli occhi verdi splendenti del biondo incontrarono quelli azzurro zaffiro del moro, tutto si bloccò. Il respiro di Castiel si fermò, mentre il cuore di Dean accelerò.
«Io, uhm, sì, il posto è molto… bello» balbettò appena, ma che diavolo succedeva? Dean sorrise intenerito, Castiel in imbarazzo era ancora più adorabile del solito, era confuso e, davvero, l’attore avrebbe voluto solo che si sentisse a suo agio lì con lui, senza pressioni di alcun tipo «Mi dispiace» si affrettò a dire «Non sono abituato ad uscire e… ecco, so di essere imbarazzante e uhm…» smozzicò, nella più completa agitazione «Ma tu mi confondi, Dean» mormorò «Un momento prima sei uno stronzo maleducato, quello dopo sei adorabile, poi sei simpatico, poi non ti fai sentire e poi ti presenti in libreria e sei, cazzo, sei fantastico, poi mi inviti ad uscire e io.. non so che fare, o come comportarmi e…»
«Castiel, mi fai un favore?» chiese ironico, interrompendolo, mentre il moro abbassava lo sguardo, conscio che il suo atteggiamento strano aveva già fatto cambiare idea all’altro, magari adesso stava cercando il modo migliore per cacciarlo via.
«Quale?»
«Rilassati. Siamo solo io e te, come oggi a pranzo, okay?»
«Okay…» mormorò, poi il suo volto si rilassò in un sorriso. Sì, era una semplice uscita tra amici, anche se il suo cuore non voleva piantarla di battere con forza nel suo petto, quella era un’uscita tra amici e loro avrebbero passato solamente una piacevole serata insieme, mangiato del buon cibo – sperando che fosse almeno in parte un po’ salutare – e poi sarebbe tornato a casa tranquillo. Senza drammi.
Raggiunsero un tavolo un po’ appartato, per non attirare occhiate indiscrete, e si sedettero l’uno di fronte all’altro, sorridendosi a vicenda. Castiel notò che il locale fosse parzialmente vuoto, e forse era per questo che lo aveva portato lì, perché così avrebbero potuto avere un po’ di privacy, cosa che la vita di Dean non permetteva sempre.
«Allora, sii sincero, ti piace qui?» domandò, mentre prendeva il menù e iniziava a sfogliarlo.
«Molto, è un posto davvero carino» rispose sorridendo, iniziando a sfogliare il menù anche lui «Ci eri già venuto?»
«No, l’ho trovato su internet» confessò divertito «Non conosco molti posti qui a Chicago».
«Sei abituato ai locali di Hollywood, vero?»
«Nah, in realtà non li frequento molto» disse con sincerità «Io preferisco posti semplici come questo. Come ne è pieno il Kansas» disse, la sua voce prese un’inclinazione nostalgica, come gli mancasse qualcosa.
«Il Kansas?» domandò «Sei originario del Kansas?» domandò.
«Nato e cresciuto a Lawrence» rispose «Poi quando ho iniziato a recitare sono andato via da casa».
«Hai studiato recitazione?»
Dean annuì: «Sì, per diversi anni, ho iniziato alle medie, e poi, sai, mi sono appassionato e ho continuato, ho frequentato tutti i gruppi di teatro, ho frequentato alcune scuole di recitazione e poi» scrollò le spalle «Ho iniziato a lavorare, ma tanto, in una compagnia teatrale. Ho persino lavorato dietro alle quinte di alcuni spettacoli, prima di essere scelto come attore, ho aiutato con le scenografie e tutto» spiegò «Poi uno dei protagonisti si fece male, e chiesero a me di sostituirlo, il resto è storia» disse sorridendo.
«E Sam?»
«Sam è sempre stato con me, abbiamo fatto tutto insieme. Così tanto che siamo diventati un duo anche sul set. Se non veniamo scritturati insieme per un film, non accettiamo».
Castiel sorrise dolcemente, Dean era davvero un ragazzo ammirabile, aveva faticato per arrivare fin dov’era arrivato e non riusciva ad evitarsi di guardarlo con lo sguardo adorante e sognante. Cosa gli stava prendendo?
Ordinarono una bistecca a testa, Dean prese come contorno delle patate arrosto, mentre Castiel scelse una sana insalata – facendo ridere di gusto l’attore – presero delle bibite analcoliche e dell’acqua e, infine, una fetta di torta al cioccolato per Castiel e una alle mele per Dean. Durante tutta la cena parlarono del più e del meno, delle loro vite, dei loro fratelli che erano davvero imbarazzanti, e Castiel si sentiva così a suo agio con lui che si chiese come mai non lo avesse conosciuto prima.
«Dovremmo farlo più spesso» disse l’attore, mentre beveva il caffè che entrambi avevano ordinato come conclusione della cena «Mi piace la tua compagnia, Cas».
«Anche a me piace la tua, Dean» disse «Non sei male come pensavo».
Castiel gli sorrise in un modo che gli fece girare la testa, e il suo cervello gli suggerì per tutto il tempo che non era così che doveva andare, non era così che le cose dovevano essere, lui non poteva farsi coinvolgere da Cas, non poteva iniziare a provare cose per lui, sarebbe stato sbagliato nei confronti di Sam e di tutta la produzione. Doveva cercare di coltivare un’amicizia senza pensare a quello che ci sarebbe potuto essere tra di loro.
«Non mi consideri più uno stronzo maleducato?» domandò curioso.
«No, anzi, l’esatto opposto». Dean gli sorrise, e in quel momento, seppe che per lui ormai fosse tardi per mantenere i suoi buoni propositi, perché quel sorriso lo aveva stregato «Hai una personalità affascinante».
«Personalità affascinante?» domandò curioso «Strano, di solito mi dicono che sono sexy, figo, bellissimo» disse, Castiel alzò gli occhi al cielo, perché sì, era anche un adorabile idiota.
«Oh, certo. Scusa se non ho gonfiato il tuo ego» disse scuotendo la testa, facendo scoppiare a ridere l’attore. E Castiel si disse che quello era il suono più bello dell’universo, una melodia più bella di quella risata non era stata ancora composta, ne era certo.
La serata, tutto sommato, fu piacevole, passarono il tempo a parlare tra di loro, a raccontarsi aneddoti su di loro e sui loro rispettivi fratelli, a guardarsi negli occhi, perdendosi l’uno nello sguardo dell’altro, e si divertirono senza troppe pretese. Alla fine, Dean riaccompagnò Castiel a casa, il quale lo salutò con un tenero bacio sulla guancia e un ringraziamento per la bella serata appena trascorsa, e Dean gli propose di uscire di nuovo, qualche volta, senza impegno, solo per passare il tempo insieme, perché mi piace parlare con te, Cas, sei un bravo ascoltatore. E Castiel aveva accettato, perché in qualche modo, non sapeva come, Dean Winchester aveva fatto breccia nel suo cuore.



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Hola people! 
Buon venerdì sera/notte. So che aspettavate con ansia questo capitolo pieno di Destiel e spero di avervi accontentato. Finalmente i due piccioncini iniziano ad uscire, e in qualche modo si piacciono a vicenda.
Ci tengo a specificare una cosa, che nello scorso capitolo non ho specificato: Dean è gay, ma non ha fatto coming out pubblico per motivi di immagine e combatte contro l'attrazione che prova per Cas per questo. 
Che posso dirvi? Io sono in ferie, finalmente e potrò dedicarmi un po' di più alla stesura di altre cose, mentre finisco di pubblicare questa. Are you happy? 
Anyway, ci tengo a ringraziarvi per il supporto, per le recensioni e per le seguite/preferite/ricordate. Wow, state aumentando in maniera esponenziale! Quando l'anno scorso ho postato Without you I'm just a sad song, non credevo, dopo un anno, di veder aumentare il mio, diciamo così, pubblico. E vi ringrazio, davvero tanto, grazie. Sono felice che le mie storie vi piacciano e che io come autrice vi piaccia. Per me significa tanto, davvero. (sto diventando sentimentale e non va bene). 
Ma davvero, grazie mille. A tutti, per tutto.
Ci becchiamo sicuramente in settimana con la quarta parte! (penso mercoledì/giovedì) (siamo già a 4? Mi sembra ieri che ho postato il primo capitolo, ew), sempre su questi canali!
Stay tuned!
   
 
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