Il più grande
sbaglio
Da tre anni ormai, sono affetta da una grave patologia che i
dottori chiamano “Anoressia nervosa”.
Com’ è iniziato tutto questo? Mi piacerebbe
raccontarvelo.
Ero una bambina carinissima e sono sempre cresciuta con
l’amore di mamma e papà. Ho 2 fratelli : Marco e
Asia.
Non sono mai andata particolarmente d’accordo con questi
ultimi, ma voglio un bene dell’anima a tutta la mia famiglia.
Come dicevo, ero una bambina carinissima, molto timida e
silenziosa con gli sconosciuti.
Osservavo, ascoltavo,
ma stavo zitta. Non parlavo quasi mai, sarà stato per
timidezza. Oppure perché
realmente non ho mai avuto nulla da dire. Spesso mi incantavo a
guardare gli
occhi delle persone, senza parlare. Perché tanto poi il
silenzio diventa voce
nell’istante in cui rendiamo libertà tutto quello
che ci teniamo dentro.
Mi piaceva molto rotolarmi nell’erba e stare al sole;
guardare i passanti ed osservarli. Mi ricordo di quella volta in cui ho
visto
due fidanzati litigare: “ Ti avevo detto di non venire!
Perché sei venuto lo
stesso?!” Gridava lei, “Ma..Era il tuo esame di
maturità, non potevo mancare!”.
Al tempo nemmeno sapevo cos’era la
maturità…
Amavo
i temporali, ma
solo se mentre pioveva io stavo dentro casa, magari davanti ad una
bella
cioccolata calda. Mi piaceva invece stare sotto la pioggia, ma solo
quella
leggera, con le cuffie nelle orecchie cullata da una melodia dolce.
Sono sempre
vissuta ascoltando musica, due auricolari nelle orecchie e un mp3 a
palla per
me erano il massimo!
Non mi sono mai lamentata della mia vita, mi è sempre
piaciuta nonostante i suoi alti e bassi. Sarebbe troppo facile se fosse
sempre
tutto rosa e fiori. Ho sempre apprezzato le piccole cose molto
più dei gesti
eclatanti.
Ma arriviamo al nocciolo della questione, al momento in cui
tutto il mio equilibrio ha preso una piega inaspettata quanto dolorosa.
Davanti ai miei occhi il mio corpo era grazioso da guardare.
Non perfetto, quello no, solo…Guardabile.
Il problema, se così lo vogliamo chiamare, si è
presentato
alle superiori.
Quando avevo circa 15 o 16 anni.
Mi sono accorta che giorno dopo giorno ingrassavo a vista
d’occhio. I pantaloni della stagione precedente non mi si
allacciavano più, le
magliette dell’anno prima mi stavano strette.
E piano piano ho cominciato anche io a sentirmi stretta nel
mio corpo.
Ho provato a saltare qualche pasto, ma al pasto successivo
la fame era tanta e mangiavo il doppio.
Mangiavo odiando il cibo, sentendolo sotto i denti e
scorrere fino allo stomaco. Detestandolo.
Ma poi ho capito…Ho capito come potevo fare…Come dovevo
fare per mangiare di meno…per dimagrire un po’.
Piccoli pasti ma frequenti.
Allora alla mattina facevo una discreta colazione. Caffè
latte con qualche biscotto.
In ricreazione a scuola mi sforzavo di non mangiare niente.
Arrivavo a fumare anche 2 o 3 sigarette per perdere tempo e non cadere
nella
tentazione.
Quando tornavo a casa fingevo un malore o facevo credere a
mia mamma di aver già mangiato qualcosa con le amiche. E
quindi mi preparavo un
misero piattino di pasta, preferibilmente scondita o sporcata di
pomodoro.
Alle
E la sera…Beh…La sera mangiavo solo
verdura…Dicendo “Mamma,
quello che mangio a cena poi non lo digerisco, mi tengo sul
leggero”…
Prima di andare a dormire un bel bicchiere di latte, oppure
un altro yogurt.
Tutto questo, questa schifosissima routine per mesi e mesi…
Finchè ho notato che seppur fossi dimagrita di circa 7
chili, non riuscivo a farlo ulteriormente.
Mi sono documentata, cercando magari qualche
“trucco” per
perdere peso.
Ho iniziato a bere tanta acqua, a sdraiarmi sulla pancia
dopo aver ingerito circa
Masticavo moltissime chewing-gum: abbassano lo stimolo della
fame.
E in poco tempo mi sono ritrovata ad essere
I
miei genitori,
sempre assenti e presi dal loro stupido lavoro, alla fine si sono
accorti di
tutto. Perché anche quel momento doveva arrivare,
inevitabilmente. Mi hanno portata da una dietista e da una psicologa.
In poco tempo mi sono ritrovata catapultata in una clinica
di riabilitazione a chilometri e chilometri da casa mia…
Era orribile, mi sono sentita abbandonata e per le prime 3
settimane passate in quell’inferno, non ho aperto bocca, non
parlavo con
nessuno se non con la “ragazza del
pranzo”…Greta…L’ho sempre
chiamata la
ragazza del pranzo.
Era l’incaricata a portarmi da mangiare, e a convincermi a
farlo. Ben presto è diventata la mia unica
amica…L’unica e vera confidente.
Se ora sono uscita da quella prigione, in parte è merito
suo.
Nella clinica ho conosciuto tantissime persone. Persone che
come me, avevano dei problemi. Alcuni diversi, altri simili.
Bulimici, anoressici, tossici, alcolisti, dipendenti da
farmaci e psicofarmaci…Ce n’erano di tutti i tipi.
Molti, veramente problematici…
Sono rimasta chiusa la dentro per 6 infiniti mesi.
Certo i miei genitori sono sempre venuti
a trovarmi, ogni sabato. Non hanno mai mancato una visita. Sono sempre
stati
presenti, facendomi sentire il loro calore… Ma questo non
bastava a
confortarmi, a farmi sentire a casa. Li
dentro ho passato il periodo più
triste della mia vita. Orribile. Ho rischiato di impazzire…
Sono uscita da quel posto da due lunghi anni.
L’anoressia è un qualcosa che ormai non mi
appartiene più, a
livello di fisico…Ma finchè non
morirò, sarà sempre nella mia testa.
Odio andare ancora dalla dietista, mi parla sempre di questa
stramaledettissima “dieta di mantenimento del
peso”…E’ un qualcosa che non
sopporto proprio. Ora non sono più dipendente dalla
bilancia, non conto più
mentalmente le calorie, non mi taglio più i jeans se metto
su un chilo.
Ora mangio il giusto. Non odio mangiare, mi piace. Mi sento
bene e mi è tornata la voglia di vivere.
Anche se ci sono quei giorni in cui l’unica cosa che voglio
è stare da sola in camera mia e non vedere nessuno. A volte
piango.
Pensando a quante cose mi sono persa per colpa di un mio
capriccio, di una rivincita su qualcosa che non esiste, ero bella
com’ ero…Non
avevo bisogno di dimagrire, e questo
l’ho capito troppo
tardi. Mi succede spesso di chiedermi
perché…Perché mi
merito tutto questo, ma subito penso “ E perché
dovrei meritarmi il contrario?”
D’altronde non ho mai fatto niente di così
magnifico nella mia vita. La verità
è che non sono ne più ne meno di tante altre
persone. Ma non importa, ora sono
felice come sono…Ho tanti amici, che mi hanno aspettata
finchè non sono uscita
dalla clinica. Ho la mia famiglia, che mi vuole bene. Il mio fidanzato,
che so
mi accetterà sempre per quella che sono io. Per quella che
è Zoe.
E infine ho Ana, che è sempre con me, a ricordarmi il più grande sbaglio della mia
vita.