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Autore: Utopy    08/07/2009    5 recensioni
Buongiorno a tutti, mi chiamo Zoe e ho 19 anni. E vorrei raccontarvi la mia storia. Da tre anni ormai, sono affetta da una grave patologia che i dottori chiamano “Anoressia nervosa”. Com’ è iniziato tutto questo? Mi piacerebbe raccontarvelo.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                    Il più grande sbaglio

 

 



Buongiorno a tutti, mi chiamo Zoe e ho 19 anni. E vorrei raccontarvi la mia storia.
Da tre anni ormai, sono affetta da una grave patologia che i dottori chiamano “Anoressia nervosa”.
Com’ è iniziato tutto questo? Mi piacerebbe raccontarvelo.

Sono nata il 25 aprile del 1992. Pioveva…
Ero una bambina carinissima e sono sempre cresciuta con l’amore di mamma e papà. Ho 2 fratelli : Marco e Asia.
Non sono mai andata particolarmente d’accordo con questi ultimi, ma voglio un bene dell’anima a tutta la mia famiglia.
Come dicevo, ero una bambina carinissima, molto timida e silenziosa con gli sconosciuti.
Osservavo,  ascoltavo, ma stavo zitta. Non parlavo quasi mai, sarà stato per timidezza. Oppure perché realmente non ho mai avuto nulla da dire. Spesso mi incantavo a guardare gli occhi delle persone, senza parlare. Perché tanto poi il silenzio diventa voce nell’istante in cui rendiamo libertà tutto quello che ci teniamo dentro.
Mi piaceva molto rotolarmi nell’erba e stare al sole; guardare i passanti ed osservarli. Mi ricordo di quella volta in cui ho visto due fidanzati litigare: “ Ti avevo detto di non venire! Perché sei venuto lo stesso?!” Gridava lei, “Ma..Era il tuo esame di maturità, non potevo mancare!”. Al tempo nemmeno sapevo cos’era la maturità…
Amavo i temporali, ma solo se mentre pioveva io stavo dentro casa, magari davanti ad una bella cioccolata calda. Mi piaceva invece stare sotto la pioggia, ma solo quella leggera, con le cuffie nelle orecchie cullata da una melodia dolce. Sono sempre vissuta ascoltando musica, due auricolari nelle orecchie e un mp3 a palla per me erano il massimo!
Non mi sono mai lamentata della mia vita, mi è sempre piaciuta nonostante i suoi alti e bassi. Sarebbe troppo facile se fosse sempre tutto rosa e fiori. Ho sempre apprezzato le piccole cose molto più dei gesti eclatanti.
Ma arriviamo al nocciolo della questione, al momento in cui tutto il mio equilibrio ha preso una piega inaspettata quanto dolorosa.
Davanti ai miei occhi il mio corpo era grazioso da guardare. Non perfetto, quello no, solo…Guardabile.
Il problema, se così lo vogliamo chiamare, si è presentato alle superiori.
Quando avevo circa 15 o 16 anni.
Mi sono accorta che giorno dopo giorno ingrassavo a vista d’occhio. I pantaloni della stagione precedente non mi si allacciavano più, le magliette dell’anno prima mi stavano strette.
E piano piano ho cominciato anche io a sentirmi stretta nel mio corpo.
Ho provato a saltare qualche pasto, ma al pasto successivo la fame era tanta e mangiavo il doppio.
Mangiavo odiando il cibo, sentendolo sotto i denti e scorrere fino allo stomaco. Detestandolo.
Ma poi ho capito…Ho capito come potevo fare…Come dovevo fare per mangiare di meno…per dimagrire un po’.
Piccoli pasti ma frequenti.
Allora alla mattina facevo una discreta colazione. Caffè latte con qualche biscotto.
In ricreazione a scuola mi sforzavo di non mangiare niente. Arrivavo a fumare anche 2 o 3 sigarette per perdere tempo e non cadere nella tentazione.
Quando tornavo a casa fingevo un malore o facevo credere a mia mamma di aver già mangiato qualcosa con le amiche. E quindi mi preparavo un misero piattino di pasta, preferibilmente scondita o sporcata di pomodoro.
Alle 4 mi concedevo uno yogurt magro, o una mela, o una carota.
E la sera…Beh…La sera mangiavo solo verdura…Dicendo “Mamma, quello che mangio a cena poi non lo digerisco, mi tengo sul leggero”…
Prima di andare a dormire un bel bicchiere di latte, oppure un altro yogurt.
Tutto questo, questa schifosissima routine per mesi e mesi…
Finchè ho notato che seppur fossi dimagrita di circa 7 chili, non riuscivo a farlo ulteriormente.
Mi sono documentata, cercando magari qualche “trucco” per perdere peso.
Ho iniziato a bere tanta acqua, a sdraiarmi sulla pancia dopo aver ingerito circa 1 litro di liquidi, per riuscire così ha provocarmi il vomito.
Masticavo moltissime chewing-gum: abbassano lo stimolo della fame.
E in poco tempo mi sono ritrovata ad essere 34 kg per 1 m 70.
I miei genitori, sempre assenti e presi dal loro stupido lavoro, alla fine si sono accorti di tutto. Perché anche quel momento doveva arrivare, inevitabilmente. Mi hanno portata da una dietista e da una psicologa.
In poco tempo mi sono ritrovata catapultata in una clinica di riabilitazione a chilometri e chilometri da casa mia…
Era orribile, mi sono sentita abbandonata e per le prime 3 settimane passate in quell’inferno, non ho aperto bocca, non parlavo con nessuno se non con la “ragazza del pranzo”…Greta…L’ho sempre chiamata la ragazza del pranzo.
Era l’incaricata a portarmi da mangiare, e a convincermi a farlo. Ben presto è diventata la mia unica amica…L’unica e vera confidente.
Se ora sono uscita da quella prigione, in parte è merito suo.
Nella clinica ho conosciuto tantissime persone. Persone che come me, avevano dei problemi. Alcuni diversi, altri simili.
Bulimici, anoressici, tossici, alcolisti, dipendenti da farmaci e psicofarmaci…Ce n’erano di tutti i tipi.
Molti, veramente problematici…
Sono rimasta chiusa la dentro per 6 infiniti  mesi. Certo i miei genitori sono sempre venuti a trovarmi, ogni sabato. Non hanno mai mancato una visita. Sono sempre stati presenti, facendomi sentire il loro calore… Ma questo non bastava a confortarmi, a farmi sentire a casa.  Li dentro ho passato il periodo più triste della mia vita. Orribile. Ho rischiato di impazzire…
Sono uscita da quel posto da due lunghi anni.
L’anoressia è un qualcosa che ormai non mi appartiene più, a livello di fisico…Ma finchè non morirò, sarà sempre nella mia testa.
Odio andare ancora dalla dietista, mi parla sempre di questa stramaledettissima “dieta di mantenimento del peso”…E’ un qualcosa che non sopporto proprio. Ora non sono più dipendente dalla bilancia, non conto più mentalmente le calorie, non mi taglio più i jeans se metto su un chilo.
Ora mangio il giusto. Non odio mangiare, mi piace. Mi sento bene e mi è tornata la voglia di vivere.
Anche se ci sono quei giorni in cui l’unica cosa che voglio è stare da sola in camera mia e non vedere nessuno. A volte piango.
Pensando a quante cose mi sono persa per colpa di un mio capriccio, di una rivincita su qualcosa che non esiste, ero bella com’ ero…Non avevo bisogno di dimagrire, e questo  l’ho capito troppo tardi. Mi succede spesso di chiedermi perché…Perché mi merito tutto questo, ma subito penso “ E perché dovrei meritarmi il contrario?” D’altronde non ho mai fatto niente di così magnifico nella mia vita. La verità è che non sono ne più ne meno di tante altre persone. Ma non importa, ora sono felice come sono…Ho tanti amici, che mi hanno aspettata finchè non sono uscita dalla clinica. Ho la mia famiglia, che mi vuole bene. Il mio fidanzato, che so mi accetterà sempre per quella che sono io. Per quella che è Zoe.
E infine ho Ana, che è sempre con me, a ricordarmi il più grande sbaglio della mia vita.

  
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