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Autore: Laly of the Moonlight    04/08/2018    1 recensioni
Il Portale dell'Eclissi è stato infine aperto, e una moltitudine di draghi è fuoriuscita da esso. I nostri eroi, provati dagli scontri dei giorni precedenti, sono allo stremo delle forze, ma cercano di contrastare al meglio delle loro possibilità quelle enormi bestie che solcano i cieli.
Come si dice, la Speranza è l'ultima a morire... ma in questo caso la Speranza avrà una veste alquanto particolare ed insolita. Che cosa accadrà dunque ai nostri eroi?
Tra missioni, feste, guerre, magia, amori e dolori, ecco come la sottoscritta ha immaginato il seguito della storia!
Ho mantenuto inalterati gli eventi fino alla conclusione del Palio della Magia, il resto è tutto di mia esclusiva invenzione; in caso venga menzionato materiale successivo dell'opera originale, verrà segnalato.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che decideranno di seguirmi in questa mia prima e strampalata avventura!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza scese lentamente lungo la passerella, stiracchiando le braccia.
Finalmente, dopo quasi quattro settimane di agonia, poteva assaporare nuovamente la sensazione di sentire il terreno sotto i piedi.
Avevano perduto un bel po’ di tempo durante il tragitto, prima a causa dell’attacco del gigantesco squalo, poi per colpa di un paio di scaramucce con alcune navi pirata ed infine un simpatico fortunale aveva quasi spezzato l’albero maestro, facendoli deviare pericolosamente dalla rotta.
Rya sospirò, sconsolata.
Non ricordava di aver mai compiuto un viaggio più assurdo, sconclusionato e pieno di imprevisti di quello che stava volgendo al termine, con pericoli di ogni genere affrontati a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Non ricordava nemmeno quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che aveva effettivamente dormito tranquilla per più di due ore di fila.
Scosse il capo, fermandosi a metà dell’asse di legno che stava percorrendo, gettando un’occhiata al ponte della nave che si intravedeva appena da quella angolazione.
I marinai erano già in piedi, nonostante l’ora molto mattutina, intenti a pulire, lavare, sistemare, annodare, spostare, andare, tornare. Uno stralcio di vita quotidiana che riuscì a incresparle le labbra in qualcosa che assomigliava ad un sorriso.
O a una smorfia di scherno, dipendeva dai punti di vista.
 
Durante il periodo che avevano trascorso a bordo, soprattutto dopo aver difeso la nave da quella bestia famelica durante la tempesta che si era scatenata su di loro pochi giorni dopo la partenza, si era andata creando un’atmosfera sempre più serena, quasi amichevole.
Talmente amichevole che in quel momento il Capitano e il suo Secondo Ufficiale stavano prendendo congedo da Gildarts con la stessa commozione di quando si da l’addio ad un componente della famiglia.
Patetici.
 
Rya distolse lo sguardo, puntandolo verso l’astro diurno che splendeva in tutto il suo fulgore, senza essere minimamente oscurato dalle nubi stracciate che ogni tanto lo ricoprivano parzialmente, viaggiando veloci attraverso il limpido cielo autunnale.
Inspirò l’aria fredda che spirava dal mare, portando il caratteristico odore di salsedine a cui ormai aveva fatto l’abitudine, appiccicato com’era ai vestiti e alle sue narici. Lasciò vagare gli occhi lungo la spiaggia che si stendeva pigramente ai suoi piedi, sconfinando in una piccola macchia mediterranea con arbusti appena accennati fino alla cittadina di Gallowstown visibile in lontananza. Montagne spruzzate di neve facevano da sfondo al paesaggio che si stagliava nell’alba di un nuovo giorno, il giorno che li avrebbe visti finalmente iniziare il vero viaggio verso il loro obiettivo…
Si voltò nuovamente, osservando i suoi ormai ex compagni di viaggio intenti nelle loro mansioni, ricordando gli eventi che avevano condiviso in quel breve periodo passato insieme.
 
I marinai, dopo essere stati strenuamente difesi dai due Maghi, non sembravano più così infastiditi dalla loro presenza, anzi: ogni qual volta si presentava un problema, invariabilmente tanto lei quanto Gildarts sapevano che si sarebbero rivolti a loro per essere aiutati.
Soprattutto lei si divertiva un mondo a vederli arrivare in gruppetti di tre o quattro individui, spaventati a morte e con i berretti sudici in mano, chiedendo timorosamente una mano a pescare o a rammendare una vela, strappandole sorrisi canzonatori, velati di compiacimento.
Da quando l’armonia era tornata a regnare su quella bagnarola, il pesce fresco non era mai mancato nelle cucine, migliorando notevolmente la qualità delle razioni di cibo e di conseguenza l’umore della ciurma.
Dopo una settimana dall’inizio della loro pacifica convivenza, lei era arrivata persino a prendere il sole sulla tolda della nave in costume da bagno, senza che nessuno osasse nemmeno considerarla, godendosi la quiete calma di quella piccola crociera improvvisata.
Era davvero incredibile come la condivisione di eventi spiacevoli rafforzasse il legame tra esseri  umani.
I Draghi non erano così.
Ognuno affrontava le proprie battaglie da solo, il chiedere aiuto era sintomo di debolezza e fonte di vergogna per chiunque appartenesse a quella gloriosa razza.
Anche Rya era cresciuta con la stessa mentalità, per questo le sue richieste di assistenza erano così rare, spesso fatte a denti stretti e con l’orgoglio malamente imbrigliato in parole quasi sputate fuori con odio e frustrazione. Finché era una cucciola aveva considerato appena tollerabile il fatto di non poter fare sempre tutto da sola, ma con lo scorrere del tempo era diventata refrattaria a qualsiasi tipo di collaborazione.
Come i Draghi, agiva da cacciatrice solitaria, seguendo le sue prede e catturandole con le sue sole forze, seguendo lo stesso procedimento anche nel compiere le proprie missioni.
Gli esseri umani, invece, si sentivano forti solo quando non erano soli, solo quando avevano qualcuno al loro fianco, qualcosa da proteggere.
Uomini.
 
Tornò a guardare impaziente verso Gildarts, che stava ancora salutando il Capitano e il Secondo Ufficiale, stringendo vigorosamente loro la mano, sperando che si decidesse a schiodarsi da quella nave puzzolente di pesce e legno marcio per riprendere il loro viaggio.
Decise di contare mentalmente fino a dieci, per poi andare a convincerlo molto poco amichevolmente a muoversi, pregustando già le sue grida di dolore per l’orecchio malamente pinzato tra le sue dita.
Arrivata al quattro, l’uomo si staccò finalmente dalle due sanguisughe, raggiungendola.
  • Sono simpatici, in fondo. – commentò l’uomo, una volta avvicinatosi abbastanza. Per tutta risposta, lei scrollò le spalle, facendolo ridere. L’avversione di Rya per il genere umano era qualcosa di veramente ilare, calcolando quante volte avevano salvato qualcuno di loro.
 
Lei voltò appena la testa, guardandolo di sottecchi.
Ancora non si capacitava di quanto fosse dura la pellaccia di quell’uomo.
Quando lo aveva ripescato dall’acqua, più morto che vivo, aveva davvero temuto il peggio…
 
Flashback
 
Battito cardiaco assente, respirazione nulla, pelle bianca e fredda come quella di un morto.
Dannazione.
Rya passò mentalmente in rassegna le condizioni di salute di Gildarts.
Non erano affatto buone.
Serrò la mascella, facendo cozzare malamente i denti fra di loro con uno schiocco poco rassicurante.
Le condizioni dell’uomo steso immobile davanti a lei erano davvero critiche, e le bordate d’acqua che continuavano a riversarsi sulla tolda non aiutavano minimamente.
Dannazione!
Era fine Ottobre e la temperatura delle acque oceaniche era naturalmente bassa. Probabilmente l’onda d’urto creata dalla sua magia lo aveva stordito al punto da fargli rischiare l’annegamento. Solo i suoi riflessi straordinari lo avevano salvato da una morte orrenda, facendogli disperatamente artigliare un pezzo di legno staccatosi da chissà dove e che avevano funzionato come un galleggiante, riportandolo in superficie dopo un viaggio vorticoso in mezzo alle correnti marine.
Oltre alle contusioni, alle ferite, all’immobilità del suo corpo, ora si aggiungeva anche il rischio di un principio di ipotermia.
Fantastico.
Dannazione!!
Alla terza imprecazione mentale, Rya decise di alzarsi in piedi e barcollare come meglio poteva accanto al corpo apparentemente privo di vita di Gildarts.
Ogni muscolo bruciava come un tizzone ardente, provocandole spasimi di dolore dovuti allo sforzo sovrumano che aveva sostenuto quando aveva lottato contro la furia dell’oceano per recuperare il suo compagno di Gilda.
Dopo aver constatato più minuziosamente la situazione, decise di intervenire con un massaggio cardiaco, nel tentativo di riattivare la circolazione sanguigna, cercando nel contempo di far espellere all’uomo tutta l’acqua che gli aveva inondato i polmoni e che sicuramente non gli avrebbe permesso di respirare.
Contò mentalmente il numero di pressioni applicate a livello dello sterno, arrivando a cinque e praticando la respirazione bocca a bocca, per poi ricominciare tutto da capo.
Ogni volta che premeva vigorosamente contro il petto dell’uomo, ringhiava quasi frasi di incoraggiamento, per poi abbassarsi, tappargli il naso con le dita e soffiare aria calda e umida nella cavità orale di lui, fino a svuotarsi completamente nel tentativo di gonfiargli abbastanza i polmoni da convincerli a rigettare il liquido.
Al terzo tentativo, ancora nulla.
  • Andiamo, Gildarts, andiamo! Sei o non sei un Mago di Fairy Tail?! – sbottò lei, all’ennesima compressione che esercitava sul petto di lui, sentendo le costole scricchiolare sotto la sua forza a stento trattenuta di Dragon Slayer.
Nessuna risposta.
Decise di giocarsi il tutto per tutto.
Fece ricorso alla sua magia, attivandola e facendo in modo che fluisse dalle sue mani, attraversando tutti gli strati di tessuto che componevano il corpo del Mago, irradiandoli di luce ed energia vitale. Per un attimo, Gildarts sembrò quasi trasfigurato da quella luce bianca e purissima che lo aveva avvolto in un abbraccio protettivo, per poi tornare al suo stato originale dopo pochi istanti.
Rya attese, trattenendo il respiro dalla tensione.
Se non funziona nemmeno questo, allora…
Non riuscì a finire di formulare il pensiero, perché notò un movimento appena percettibile nel petto dell’uomo.
Si strofinò vigorosamente gli occhi, pensando di aver avuto un’allucinazione causata dalla stanchezza e dal bruciore che le dilaniava le carni. Tornò ad osservare il punto in cui si trovava il cuore del Mago del Crush, sperando vivamente di vederlo muoversi.
Un'altra piccola scossa.
Poi un’altra.
E un’altra ancora.
Vide le convulsioni impadronirsi delle membra intirizzite del suo compagno, poi una cascatella d’acqua sgorgò dalla sua bocca, andando a bagnare i suoi abiti.
Gildarts tossicchiò, sputacchiando ancora per liberare le vie respiratorie ostruite dal liquido trasparente che lo aveva trascinato nell’incubo della morte, gonfiando i polmoni fino allo spasimo alla ricerca di aria.
Rya riuscì ad agguantarlo per il collo, trascinandogli la testa sulle sue gambe, per dargli modo di respirare meglio.
  • Piano, Gildarts. Piano. Respira piano. Poco per volta. Inspira. Espira. – lo guidò, respirando anche lei allo stesso ritmo che dettava a lui, tenendogli il viso fra le mani perché continuasse a guardarla, perché la seguisse, perché potesse capire di essere ancora vivo e vegeto.
Quando sentì il battito cardiaco farsi regolare, così come il respiro, lo lasciò andare, facendo attenzione che non scivolasse mentre cercava di mettersi seduto.
  • Dove… dove sono? –
  • Ancora nel Regno dei Vivi, Gildarts. Ma se non la pianti con queste bravate ci resterai ancora per poco. – rispose lei, sospirando di sollievo, ansimando appena. Nemmeno per lei era stata una passeggiata. Lui la guardò, boccheggiando, come se si fosse appena risvegliato dal sonno – Stai calmo. Va tutto bene. È tutto passato. –
 
Lo sguardo azzurro e limpido di Rya era stata la prima cosa che aveva visto, una volta riaperti gli occhi.
Rya.
Era lei ad averlo salvato.
La sua voce gli arrivava ovattata, ma comunque chiaramente udibile.
Era ancora vivo, dunque.
Non era ancora giunto il suo momento.
Seguì la voce della ragazza, cercando di accordare i movimenti spasmodici del suo corpo con quelli armoniosi del corpo di lei, lottando con tutte le sue forze per mantenere il ritmo e la concentrazione, ben sapendo che per lui era una questione vitale.
Pochi minuti dopo e parecchi respiri dopo, l’uomo finalmente poté respirare normalmente, iniziando ovviamente a fare domande su dove si trovasse e su cosa fosse successo, sentendosi tranquillizzare dalla ragazza che gli confermò di essere ancora vivo.
Sospirò di sollievo.
Gettò uno sguardo attorno, vedendo la tempesta infuriare ancora attorno a loro e i marinai che si avvicinavano lentamente e con circospezione.
Aggrottò le sopracciglia, chiedendosi il perché di quello strano comportamento, ma l’espressione serena di Rya lo convinse a non mettersi immediatamente in posizione di difesa.
Forse c’era un’altra spiegazione.
Qualche istante dopo, il Secondo Ufficiale fece capolino dietro di loro, schiarendosi la voce e allungando loro delle cerate.
  • Tenete, copritevi con queste e scendete sotto coperta. Avete fatto un bel bagno tutti e due, è il caso che vi cambiate… - Rya osservò attentamente gli indumenti che l’uomo porgeva loro, allungando infine una mano e regalandogli un sorriso stanco, ma sincero.
  • Grazie. – mormorò a mezza voce.
 
I due continuarono a camminare, raggiungendo la sabbia fine della spiaggia. Gildarts si fermò, voltandosi  e alzando la mano in segno di saluto, subito ricambiato da tutti gli occupanti della nave che si trovavano sul lato visibile, mentre la nave approfittava dell’onda di marea per scivolare nuovamente verso il mare aperto.
Rya avvertì il movimento dell’uomo, ma continuò a muoversi, rallentando appena l’andatura per non distanziarlo troppo. L’uomo aveva sofferto parecchio a causa dello scontro con lo squalo, non era nemmeno sicura che si fosse ripreso del tutto. Quando aveva chiesto aggiornamenti sul suo stato di salute, lui si era limitato a ridere scrollando le spalle, assicurandole che era in perfetta forma.
Quest’imbecille non sa raccontare le bugie.
Lei aveva evitato di indagare oltre, badando bene però a tenerlo d’occhio. Non aveva voglia di averlo sulla coscienza, con tutte le rotture di scatole che le sarebbero piovute addosso in quel malaugurato caso.
Dopotutto, lei ragionava come i Draghi.
Non affrontava mai qualcosa se non era assolutamente necessario o se non era convinta di poter almeno pareggiare lo scontro.
Sprecare energie inutilmente non era nel suo stile.
  • Quindi… ora dove si va? – chiese lei, spezzando il silenzio che era calato, interrotto solo dal rumore dei loro passi cadenzati.
  • Non ne ho idea. – rispose lui, serio.
  • … stai scherzando, vero?! – Rya si fermò di colpo, irrigidendosi. Perché qualcosa le diceva che c’erano guai in vista?
  • No. Come ti ho già detto, ho dovuto interrompere questa missione diversi anni fa a causa di… sì, beh, ci siamo capiti. Fino ad allora avevo girato tutto il Regno alla ricerca di quel talismano, senza trovare però nessuna informazione utile. L’unica parte che ancora non avevo esplorato è proprio questa, quindi…  -
  • Quindi mi stai dicendo che in realtà non hai idea di dove dobbiamo andare, giusto? – lo interruppe lei, spazientita.
  • Esatto. – annuì, contribuendo ad aumentare a dismisura il nervosismo di Rya. Lui riprese il cammino, lentamente, come se stesse andando a fare una gita fuori porta e non una missione centenaria.
  • E si può sapere come diavolo fai ad essere così tranquillo?! Potrebbero volerci settimane… mesi! – lei fece un paio di passi di corsa per raggiungerlo, affiancandosi a lui e continuando a guardarlo con lo sguardo in tempesta.
  • E che problemi ci sono? Hai impegni per caso? – replicò lui serafico, gettandole un’occhiata di sbieco. Lei, per tutta risposta, sbuffò sonoramente.
  • Odio andare così, alla cieca. –
  • Eppure la cosa non dovrebbe esserti così tanto estranea da turbarti. –
  • Non sto dicendo di non averlo mai fatto, ho detto solo che è una cosa che non mi piace. –
  • Beh, ormai siamo in ballo, quindi… ci conviene farci piacere la scampagnata, non trovi? –
 
Rya si trincerò dietro un pesante mutismo; un’aura di profondo malumore aleggiava attorno a lei, convincendo Gildarts a lasciarla stare, evitando inutili e sterili battibecchi.
L’uomo si lasciò sfuggire un sospiro, mentre continuavano ad avanzare in direzione di Gallowstown, non perché fosse la loro meta, ma perché era un luogo come un altro da cui poter iniziare la ricerca.
Lo sapeva.
Sapeva che la richiesta vergata su quel pezzo di carta era incompleta.
Durante i tre anni in cui aveva inseguito quel ciondolo misterioso, era incappato in ogni sorta di ciarlatani, zingari, veggenti e presunti tali, indovini e appassionati di occultismo ed oggetti esoterici.
Eppure, quando si parlava di quel particolare manufatto, tutto era confuso.
Era come cercare qualcosa sul fondo di uno stagno melmoso: ad ogni passo, una nuvola fangosa si alzava e si propagava nell’acquitrino per diversi metri, rendendo insondabile tutto ciò che si trovava sotto il pelo dell’acqua.
Si parlava di un ciondolo nella missione, ma nelle tante leggende che gli era capitato di ascoltare al riguardo era denominato semplicemente “manufatto mistico”, una volta era un ciondolo, un’altra un vaso, un’altra ancora un tipo di suppellettile non meglio identificato.
Tutto ciò che si sapeva è che risaliva ad un’Era molto antica ed era originario di un luogo da lungo tempo dimenticato, situato ad Est di Fiore.
Il Talismano di Acra, così era chiamato.
Ma nessuno lo aveva mai davvero visto.
Il Consiglio della Magia lo reputava un artefatto di grande valore e potenzialmente pericoloso, per questo motivo ne aveva disposto il recupero.
La situazione, però, si era ulteriormente aggravata negli ultimi anni. Col ritorno di Zeref, il timore dei Consiglieri era che anche lui volesse mettere le mani su quel gioiello e la cosa ovviamente non era ritenuta accettabile.
Era stato Makarov a spiegargli il motivo per cui quella missione da semplice Classe S aveva raggiunto una difficoltà di Doppia S, aumentandone a dismisura la pericolosità.
Per questo il Mago del Crush aveva capito che da solo non ce l’avrebbe mai fatta.
Per questo aveva deciso di non dire nulla a nessuno, per non rischiare di mettere in pericolo la vita dei suoi ragazzi.
E questo era il vero motivo per cui Gildarts aveva scelto Rya per accompagnarlo in quell’incarico ai limiti della follia.
Se Mavis aveva detto il vero, Rya si era già scontrata più volte con Zeref, uscendone se non illesa quantomeno viva. Per questo lei era l’unica che potesse aiutarlo davvero.
Questo però, a lei non lo aveva detto.
Sul foglio della richiesta c’era solo scritto che il Consiglio di Era richiedeva il recupero di un oggetto magico, con qualche informazione di contorno poco rilevante.
Gildarts aveva tenuto per sé tutte le informazioni che aveva racimolato nel corso di quei tre anni passati a zonzo in giro per il Regno di Fiore.
Nemmeno Makarov sapeva nulla di preciso su cosa fosse successo in quegli anni che lui aveva passato lontano dalla Gilda, lontano dalla sua famiglia, lontano da Cana.
Era stato molto discreto nei suoi confronti, non gli aveva fatto domande né chiesto resoconti, si era limitato a congratularsi con lui per essere tornato vivo, anche se non del tutto intero.
Il pungolo del rimorso si fece sentire piuttosto ferocemente, in quel momento.
Il Master lo aveva trattato con liberalità e lui ora lo ripagava così, partendo senza dirgli nulla e senza la sua autorizzazione per una missione potenzialmente suicida, tirandosi dietro una Dragon Slayer che aveva sicuramente dei forti legami con i Draghi, col rischio di una sanguinosa rappresaglia da parte di Acnologia se le fosse malauguratamente capitato qualcosa.
Si sentiva quasi alla stregua di un traditore per il gesto che aveva compiuto, ma quando aveva compreso la gravità della situazione, la sua decisione era già presa.
Non poteva permettere che il Talismano di Acra finisse nelle mani di quel bastardo dal mantello rosso che aveva deciso di disporre della vita degli esseri umani a suo piacimento.
Scrollò le spalle, cercando di liberarsi del senso di inadeguatezza che rischiava di prendere il sopravvento ogni volta che si distraeva.
Dopotutto, chi era lui per cercare di ostacolare i piani di Zeref? Solo un piccolo essere umano che cercava di contrastare forze che andavano oltre la sua capacità di comprensione.
Sperava con tutto il cuore che il Consiglio avesse sopravvalutato la forza magica di quell’antico artefatto e che il suo recupero non dovesse per forza comportare uno scontro con il Mago Nero.
Voleva tornare a casa e riabbracciare sua figlia.
E voleva portare Rya a casa con lui.



Angolo dell'autrice

Ma buongiorno!! Dopo aver lasciato in sospeso il fato di Gildarts e aver deciso per una breve disquisizione in merito alla situazione attuale di Lucy e Natsu, finalmente si riprende il filo della story-line principale.
Gildarts e Rya, Che dire? Manco io ce li vedo a fare una gitarella assieme dall'altra parte di Fiore, ma a volte sono i personaggi stessi a decidere del loro destino, e un autore non può fare altro che lasciar loro carta bianca e vedere dove andranno a finire.
Nel prossimo capitolo torneremo a trovare il Trio delle Meraviglie, che abbiamo lasciato alla Gilda dei Blue Pegasus in attesa di partire per la loro missione di salvataggio.
Ringrazio ancora calorosamente tutti quelli che stanno seguendo questa storia, e che mi stanno accompagnando in questo lungo e contorto viaggio (mentale)!
Un abbraccio.
Laly
  
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