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Autore: Recchan8    04/08/2018    2 recensioni
"Quando sei una studentessa universitaria sull'orlo di una crisi di nervi e rimasta quasi al verde, sei disposta a tutto pur di salvarti quello che viene volgarmente chiamato culo”.
Delia, studentessa universitaria, per motivi economici decide di prestare il suo appartamento all'home sharing. Un click su di un pulsante sbagliato segnerà l'inizio di una settimana che Delia e il suo ospite non potranno dimenticare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi erano bastati un paio di giorni per capire che per Yoongi il sonno era più prezioso di un sacchetto di diamanti. Lo agognava, lo desiderava con tutto se stesso. Io dipendevo dalla nicotina, lui da cuscini e materassi. L'unica differenza era che la mia dipendenza, a lungo andare, mi avrebbe uccisa, mentre la sua poteva solamente fargli del bene.
Perciò, conscia di quanto dormire gli servisse e gli piacesse, mercoledì mattina non lo svegliai subito. Uscii da camera mia in punta di piedi e, rapida come un ratto, mi infilai in cucina, socchiudendo con cura la porta. Feci una piroetta, afferrai al volo il posacenere di vetro verde e uscii sul terrazzo, sorridendo come un'ebete e spalancando le braccia, pronta a fare un meraviglioso comizio al pubblico composto da due gatti intenti nella loro toeletta mattutina.
Mi vergogno ad ammetterlo, ma ero su di giri perché sentivo di aver ricevuto il tacito consenso da parte di Yoongi per fumare in casa.
Per rispetto nei suoi confronti avevo deciso di designare il terrazzo “Area fumatori”, perciò, da un certo punto di vista, non stavo dando fastidio a nessuno. Certo, molto probabilmente la puzza di fumo sarebbe entrata in cucina, ma, in quel caso, sarebbe semplicemente bastato accendere per qualche minuto la ventola della cappa.
-”...E puff, problema risolto!”- sogghignai accendendomi la prima sigaretta della giornata.
Mi appoggiai coi gomiti alla ringhiera e, piegandomi un poco in avanti, feci penzolare gli avambracci nel vuoto. Il cielo azzurro chiaro presagiva un'altra splendida giornata di sole. Mi ficcai la sigaretta in bocca e corrugai la fronte, iniziando a pensare a dove avrei potuto portare Yoongi.
Sempre che non voglia dormire per tutto il giorno”.
Per quanto amassi la mia città e fossi sempre pronta a farle pubblicità, dovetti ammettere di aver giocato tutte le mie carte; era perciò giunto il momento di cambiare location. Dove avrei potuto portare Yoongi? Cosa avrei potuto fargli vedere?
Alzai nuovamente lo sguardo al cielo e, come ispirata da una luce divina, la risposta al mio interrogativo mi giunse alle orecchie, delicata e pacata come la voce di un angelo.
-”Nedo, ti voi move? Ci s'ha ir busse da prende, mi'a c'aspettano velli lì!”-.
-”T'ho detto n'attimo, maremma 'mpestata! Guarda che Marina un scappa!”-.
Spensi la sigaretta nel posacenere e presi una boccata d'aria fresca a pieni polmoni, continuando a udire le urla della coppia di vecchietti che, alle nove di mattina, aveva deciso di andare a Marina di Pisa e di farlo sapere a tutto il quartiere. Sicuramente a nessuno interessava quell'informazione, ma a me allettò parecchio, perché quella simpatica e pimpante coppietta mi aveva appena suggerito la prossima meta del viaggio turistico di Yoongi.
Contenta e soddisfatta, rientrai in cucina, posai il posacenere sul tavolo e mi sedetti su una sedia, mandando un messaggio alla mia compagna di corso Michela dicendole che sarei mancata alle lezioni; le chiesi inoltre se potesse, a fine giornata, mandarmi gli appunti della lezione di Letteratura Inglese, un corso per cui avevo deciso di dare l'esame nel primo appello di giugno.
Con mia grande sorpresa, Michela, invece di rispondere al messaggio, mi chiamò.
-”Miche?”- risposi preoccupata. Da quando ci eravamo conosciute, due anni prima, Michela non mi aveva mai telefonato. -”E' successo qualcosa?”-.
-”Questo me lo devi dire tu”- rispose lei con voce squillante. -”Non è da te saltare Letteratura Inglese”-.
Mi lasciai sfuggire un sospiro di sollievo.
-”Ho un ospite a cui sto facendo da guida turistica”- le spiegai.
-”Ah, soldi!”- esclamò Michela. -”Sei giustificata. Quanto si trattiene il fenomeno?”-.
-”Una settimana”- risposi riempiendo il bricco del tè di acqua. -”Lunedì torna a casa”-.
-”Dove?”- chiese curiosa.
-”Sud Corea”-.
Michela scoppiò a ridere e sentii che era in arrivo una delle sue solite squallidissime battute.
-”Attenta a non perderlo in Piazza dei Miracoli! Ti servirebbe un miracolo per ritrovare quello giusto!”-.
Scossi la testa rassegnata e accesi il fornello sotto al bricco. Liquidai Michela prima che potesse uscirsene con un'altra battuta e mi infilai il cellulare nella tasca dei pantaloncini. Tornai a sedermi sulla sedia pieghevole di legno e accavallai le gambe, riflettendo su Marina di Pisa e augurandomi che Yoongi si svegliasse presto.

 

 

11:47, ora italiana.
Di Min Yoongi ancora nessuna traccia.
Dopo aver fatto colazione e pulito la cucina, mi ero chiusa in camera mia, spinta dai sensi di colpa nei confronti dell'università, e avevo tentato di mettermi in pari col programma di Linguistica Generale.
Ho detto bene: avevo tentato.
Avevo notato, sfogliando le pagine del libro e prendendo appunti sul quaderno, di avvertire uno strano senso di fastidio; c'era qualcosa che mi stava urtando i nervi e che mi rendeva perciò difficile concentrarmi.
Chiusi il libro con un tonfo secco e gettai la penna sul tavolo, come se mi stesse ustionando le mani. Pacchetto di sigarette alla mano, uscii da camera mia e sentii gli occhi ridursi a due fessure incattivite quando vidi quel fagotto informe di Yoongi ancora steso sul divano-letto. Capii improvvisamente quale fosse la causa del mio fastidio e, istintivamente, feci schioccare la lingua.
Ero infastidita, parecchio infastidita, dall'accidia del mio ospite; sembrava che fosse nato per poltrire. D'accordo, lui era in vacanza, a quanto mi aveva detto il giorno prima ne aveva bisogno... Ma io no. Io, con un'impegnativa sessione estiva in agguato, non potevo permettermi di perdere tempo, di dormire dalla mattina alla sera e di fare da balia a un coreano con la voglia di vivere pari a quella di un sasso. Per anni avevo lottato contro la vita (e contro i miei genitori) per sopravvivere e restare a galla. Il primo anno universitario mi aveva dato una batosta micidiale; mi aveva presa a calci e a pugni e mi aveva guardata dall'alto, sputandomi addosso. Paradossalmente, un'attività distraente e dispersiva come l'home sharing mi aveva dato la forza di reagire e di tornare ad affrontare la vita con serenità e ottimismo.
Dopo la notte il sole sorge sempre”.
Vedere Yoongi lasciarsi dominare dal sonno e non curarsi minimamente della mia persona mi fece girare le scatole, e non poco.
Con rabbia mi ficcai la sigaretta in bocca e serrai la mascella.
-”Come se io non avessi un cazzo da fare”- sibilai a denti stretti.
Yoongi, a un tratto, si mosse. Ancora addormentato, si rigirò un po' nel letto finché non si mise su di un fianco, rivolto verso di me. Vidi le sue sopracciglia inarcarsi e aggrottarsi. Le sue labbra tremolarono, la punta del naso si arricciò per un attimo.
Sta sognando?”, pensai avvicinandomi a lui in punta di piedi.
La mia rabbia scemò e lasciò il posto al dispiacere e al senso di colpa quando vidi, dalle sue palpebre abbassate, fuoriuscire una lacrima.
-”Yoongi!”- lo chiamai togliendomi di bocca la sigaretta e mettendomela su un orecchio.
Yoongi aprì di scatto gli occhi. Mi guardò con sguardo vitreo, assente; dopo che mi ebbe messa a fuoco si tirò su a sedere, si passò il dorso della mano sugli occhi e volse il capo dall'altra parte, chiaramente per evitare di guardarmi.
-”Are you okay?”- gli domandai posandogli una mano sulla spalla.
-”Yes”- disse con voce dura. Si scrollò di dosso la mia mano, si alzò dal letto e, senza dire una parola, entrò in bagno, chiudendosi a chiave.
Fissai la porta del bagno per un minuto buono, ferma e immobile come un soldatino di piombo.
Nel giro di pochissimo tempo mi resi conto di non conoscere per niente Yoongi e di non avere il diritto di giudicare la motivazione che stava dietro al suo viaggio.
Il mio problema e la mia preoccupazione principale era l'università; quella di Yoongi, invece, quale era?



















ANGOLO AUTRICE
Come alcuni di voi già sanno, in questi ultimi giorni sto avendo dei seri problemi di connessione col modem di casa, per cui tutte le mie attività (lettura, recensioni, aggiornamenti e, soprattutto, studio universitario) stanno procedendo a rilento (troppo a rilento, oserei dire) >:(
Questo breve capitolo non reca il nome della prossima città che i due protagonisti visiteranno per il semplice fatto che, come si evince dal testo, la "coppia che scoppia" si trova ancora in casa :>
Nella speranza che i tecnici riescano a risolvere il problema asap (son tre giorni che sto senza una connessione stabile), mi auguro che la mia storia vi stia piacendo e vi esorto a non fare i timidi e a dirmi cosa ne pensate <3
Ciao a tutti e alla prossima! ^^

 

 

 

   
 
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