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Autore: Eevaa    05/08/2018    6 recensioni
...perché Kaarot, del resto, era l'unico che avrebbe potuto capirlo veramente, era l'unico il quale, per altri motivi, stava subendo il suo stesso identico destino. E, proprio come lui, aveva un'altra vita intera da vivere, da scrivere. Per un attimo, per qualche breve secondo, provò compassione per quell'uomo così come l'aveva per se stesso.
Erano entrambi sulla stessa barca e, volenti o nolenti, avrebbero dovuto cominciare a remare.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Disclaimer:
Questa storia non è scritta a scopo di lucro.
I personaggi usati e tutto ciò che fa parte dell'universo di Dragon Ball sono di proprietà di Akira Toriyama© e Toei Animation©. 

Non concedo, in nessuna circostanza, l'autorizzazione a ripubblicare questa storia altrove, anche se creditata e anche con link all'originale su EFP.
La fanart della copertina non mi appartiene.
Nessun copyright si intende violato.
 
 

-AFTER ALL -
CAPITOLO 40 - CATTIVA COMPAGNIA

 

She never really had a chance
On that fateful moonlit night
Sacrificed without a fight
A victim of a circumstance
Now that I've become aware
And I've exposed this tragedy
A sadness grows inside of me
It all seems so unfair
I had to suffer one last time
To grieve for her and say goodbye
Relieve the anguish of my past
To find out who I was at last


Through her eyes: http://https://www.youtube.com/watch?v=SjINXbJ3vdo


 
 

 

Se trentun giorni prima le avessero detto che ci sarebbe stata lei, di lì a poco, in una bara di cristallo, Pan probabilmente non ci avrebbe creduto. Se le avessero detto che, al posto di sua nonna, ci sarebbe stata lei sotto gli occhi inumiditi di tutti, probabilmente si sarebbe messa a ridere e avrebbe detto "ma figuriamoci, sono troppo giovane per morire".
E invece Pan era lì, chiusa in una bara trasparente, con un vestito rosso a pois e i capelli contornati in una coroncina di fiori bianchi.
Morire a trent'anni non era un concetto facile da accettare per nessuno. Tuttalpiù che quella stramba compagnia di combattenti era sempre stata abituata alla reversibilità della morte, qualora essa fosse avvenuta per mano di un nemico. E invece, in quel caso, il potere delle Sfere del Drago era venuto meno, non ci sarebbe stato desiderio che avrebbe riportato indietro la loro amica.
Così avevano deciso che il funerale si sarebbe dovuto svolgere il prima possibile, appena il giorno dopo, per chiudere in fretta quel triste capitolo delle loro vite e dare la possibilità al piccolo Goku Jr di tornare alla "normalità" il più presto possibile.
Bra, con gli occhi lucidi e la voce rotta, fece di tutto per non scoppiare in lacrime durante la lettura del memoriale, ma non ci sarebbe stata persona in quel patio a giudicarla per quel motivo. Tutti faticarono a tenere celate le lacrime. Persino Vegeta - che chi più di lui avrebbe potuto immedesimarsi nel figlio maggiore - dovette assentarsi per qualche minuto dalla cerimonia per nascondere gli occhi lucidi a tutta quella marmaglia di gente. Non era tipo da piangere in pubblico, lui, ma vedere sua nuora – così giovane e bella – rinchiusa in una stupida bara, faceva salire lui una tristezza e una rabbia al di fuori dell'immaginabile.
Trunks, invece, non si vergognò di piangere, ma dovette ricomporsi il più in fretta possibile. Doveva farlo per suo figlio il quale, fortunatamente, era fin troppo piccolo per comprendere davvero il concetto di irreversibilità della morte.
L'unica persona che non versò neanche una lacrima fu proprio Gohan. A detta di Videl, non aveva più proferito parola dalla sera precedente, quando aveva accusato e picchiato suo padre. Si era alienato e non era più tornato in lui. Estraneo a se stesso, con gli occhi vuoti e la pelle del viso tirata dal nervoso, stette immobile per tutta la durata della cerimonia. Non si alzò, non mosse un solo muscolo e Goku, seduto vicino al figlio minore, faticò a riconoscere il suo primogenito. Gli lanciò occhiate nervose, di tanto in tanto, occhiate che non ricevettero mai risposta.
Si sentì male, in colpa, ma promise a se stesso che avrebbe dato una lezione a chi aveva ucciso Pan e poi, quando tutto sarebbe finito, sarebbe andato di persona nell'Aldilà a riprenderla. Avrebbe tentato il tutto per tutto per la sua nipotina, non si sarebbe arreso a quella morte orribile. Lo avrebbe fatto per lei, per Trunks, per il piccolo Goku Jr e soprattutto per Gohan. L'aveva promesso a Vegeta, si sarebbe rialzato e avrebbe combattuto da vero Saiyan.
Ma, quel caldo pomeriggio di inizio estate, non riuscì a fare a meno di piangere. Si diede tempo quel giorno, solo quel giorno per soffrire. Cedette al senso di colpa e a tutte le emozioni negative e poi, solamente il giorno dopo, si sarebbe rimesso in piedi.

 

La cerimonia funebre si concluse silenziosa, lasciando spazio solo al triste chiacchiericcio al di fuori del patio. I combattenti si salutarono avviliti, amareggiati, quasi increduli per quanto fosse successo. Persino Bra rinunciò alla sua ostilità nei confronti di Goten per porgergli le più sentite condoglianze; una stretta di mano, non di più. Ma quando fu il turno di Goku per salutare Gohan, questi non solo rimase zitto come aveva fatto con tutti, ma si voltò dall'altra parte. Il suo viso perse l'espressione vuota, trasudando odio da tutti i pori. Dovette pensarci Videl a trascinarlo via da lì, ad accompagnarlo in casa senza più uscire.
Inutile dire che Goku non prese affatto bene la cosa ma, con estrema sorpresa, nessuno degli altri guerrieri sembrava avercela sul serio con lui. Nessuno gli diede la colpa per quanto fosse successo, nonostante in parte lo fosse.
Bra tornò a casa con il piccolo Goku Jr, dopo la richiesta del fratello di volersene stare un po' da solo per i fatti suoi, quella sera. Non volle accettare nemmeno la proposta del padre di scaricare la rabbia combattendo, e nemmeno la proposta di un suo collega di andare a bere qualcosa insieme e affogare i dispiaceri nell'alcol. Trunks aveva solo voglia di meditare, stare solo, lasciarsi cullare dalla luna e le stelle e piangere senza dover nascondere il proprio viso al firmamento.
Goten, Marron e la piccola Siya si recarono a casa di C18, quella sera, la quale non si era nemmeno degnata di presentarsi al funerale. Dalla morte di Crilin non era più riuscita a mantenere i contatti con gli altri membri della Squadra Z.
La radura si svuotò presto, lasciando solo spazio a Goku di riflettere e guardare il corpo esanime di sua nipote illuminato solo dal tramonto. Trentun giorni prima, esattamente nello stesso luogo, aveva detto addio a sua moglie Chichi. Non si sarebbe mai aspettato che ritornare sulla Terra avrebbe comportato tutta quella sofferenza. Tuttavia, quando Vegeta di soppiatto si avvicinò a lui senza parlare, si ricordò che forse, un pochino, era valsa la pena di tornare.
«Hai intenzione di rimanere qui a piangerle addosso tutta la notte?» gli domandò, glaciale. Si rese però conto che un pochino più di tatto, probabilmente, non avrebbe guastato.
Ma Goku oramai lo conosceva bene, già il fatto che gli stesse rivolgendo la parola allora voleva dire che fosse lì per aiutarlo, in qualche modo.
«Hai visto la faccia di Gohan?» domandò Goku. Forse la cosa che gli aveva fatto più male, di tutta quella vicenda, era proprio la reazione di suo figlio.
«Dagli tempo».
«E se non mi perdonasse mai?» chiese Goku, sull'orlo della disperazione. Suo figlio era sempre stato in grado di lasciar correre tante, troppe cose su di lui, tuttavia sentiva che quella volta sarebbe stato diverso.
«Stiamo parlando di Gohan, non di me. Lui è capace di perdonare, ma non puoi certo pretendere che lo faccia adesso» spiegò Vegeta, profondamente convinto di ciò che stesse dicendo anche se, in effetti, non aveva mai visto uno sguardo del genere negli occhi di Gohan, nemmeno durante lo scontro contro Perfect Cell. Quasi era riuscito a mettergli i brividi.
«Voglio sperarlo» sospirò Goku.
Tornò a volgere lo sguardo sulla bara di cristallo e strinse i pugni dalla rabbia.
Vegeta lo guardò a lungo e ripercorse con la mente ogni ricordo che aveva di lui. Era così cambiato, così mutato negli anni. Di quel ragazzino irresponsabile e sciocco era rimasta solamente la corazza e, forse, era proprio per questo che le cose tra loro due erano cambiate. Tutti e due erano cambiati e ciò li aveva resi più vicini.
Vegeta si avvicinò ancora di qualche passo, con le dita tremanti e un pensiero strano in testa. Sentì la sofferenza di Kaarot nelle ossa e avrebbe dovuto fare qualcosa, qualsiasi cosa per aiutarlo. Si sentì in dovere di farlo perché, anche se faticava ad ammetterlo, adesso era suo compito anche renderlo felice.
«Avanti, vieni con me» sussurrò piano il Principe, tirandogli una pacca sulla spalla.
"Una pacca sulla spalla, sul serio?" si disse Vegeta, pensando che non avrebbe potuto far nulla di più di idiota di così.
«Eh? Dove?» rispose lui.
«Niente domande, Kaarot. Seguimi e basta» rispose Vegeta, poi si librò in volo con noncuranza.
«Ehi! Aspetta!» urlò Goku prima di rincorrerlo.
Balzò in aria dopo pochi secondi e lo raggiunse tra le nuvole.

 


 

Il cielo rosso e rosa del tramonto accolse i due Saiyan i quali, volando uno a pochi metri dall'altro, oltrepassarono i boschi, le città illuminate e le lande desertiche del mondo ad Ovest. Senza fretta, senza aver il bisogno di correre per davvero. Oltrepassarono il Primo Oceano e anche il Secondo, si spostarono verso la notte in pochi minuti, deliziandosi della vista antica dei castelli delle Città Ferrose man mano che si dirigevano verso Nord. Goku non riuscì proprio a immaginare dove il Vegeta lo stesse conducendo ma, stanco e spossato, avanzò per inerzia mosso anche dalla curiosità.
In quindici minuti di volo a media andatura il tramonto aveva già lasciato spazio alla notte fonda, complice anche il fuso orario del meridiano nel quale si trovavano.
Ed eccola, pacifica e rigogliosa, un'isola verde e profumata apparve nel bel mezzo del Terzo Oceano, a Nord. Ne aveva sentito parlare, Goku, di quel posto. Era un'isola di agricoltori e allevatori, un luogo di musica e danze antiche. Guardò incuriosito sotto di lui: greggi di pecore e mandrie di cavalli si spostavano lentamente nel buio, quasi assonnati. Non vi era una grande illuminazione, tutto si discostava dalle grandi luci al neon delle città.
D'un tratto, in lontananza, un piccolo paesino comparve all'orizzonte e Vegeta iniziò a rallentare e abbassarsi di quota, poggiando infine entrambi i piedi pari in una piccola via acciottolata.
«Ma... dove siamo?» domandò Goku. Squadrò l'ambiente circostante, seguendo poi Vegeta a piedi lungo quel sentiero.
In fondo alla via con pochi lampioni e una manciata di casette bianche vi era un locale con i vetri ingialliti che lasciava udire la sua musica folcloristica. Da una delle finestre si poterono intravedere un chitarrista e un violinista suonare allegri, incitati da una piccolissima folla di persone sedute ai tavoli rotondi.
Vegeta fece per aprire la porta ma, ricordandosi dell'ultima volta che era stato lì, pensò a qualche scusa plausibile da inventarsi con il barista. Si era trasformato davanti a lui, aveva dato spettacolo solo quattro giorni prima. Non trovò nemmeno una giustificazione e quindi, poco interessato, decise di far finta di niente. Conoscendo solo un poco il temperamento di Brian, probabilmente non gli avrebbe fatto troppe storie. In fondo non aveva distrutto nulla, si era solo dimenticato di pagare.
Varcò la soglia con finta spavalderia e, dopo aver invitato con lo sguardo Kaarot a seguirlo, si accomodò al bancone come di consuetudine, spingendo con noncuranza uno sgabello tondo con il piede in direzione dell'altro.
Goku, con gli occhi spalancati, non poté fare a meno di rimanere sorpreso da tutto ciò che stava accadendo: veramente il Principe dei Saiyan l'aveva appena portato in un locale? Il suono del violino gli riempì le orecchie, così come il vociare della gente.
«Vuoi rimanere lì in piedi come un perfetto idiota o ti decidi a sederti?»
Goku sobbalzò e si sedette, incerto, poggiando poi i gomiti sul bancone del bar.
Finalmente, dopo pochi secondi, una figura alta e stempiata tornò dietro al bancone con un vassoio colmo di bicchieri vuoti. Quando li vide, si bloccò.
«B-buonasera» balbettò Brian, cercando di mantenere compostezza. «S-si sente meglio?» domandò poi rivolto a Vegeta, poggiando i vetri vuoti nel lavandino.
«Sì. Spero di non averle causato problemi, l'altra sera. Ovviamente le pago subito la bottiglia che non ho pagato» rispose il Principe, sforzandosi di essere il più cordiale possibile. Goku, naturalmente, rimase allibito.
«Non si preoccupi. Come se nulla fosse successo!» decretò Brian, con un sorriso gentile. Che quell'uomo dai capelli a punta fosse strano, questo l'aveva già capito dai quindici/venti bicchieri di whiskey che si trangugiava in una sola serata. Ma, in fin dei conti, non gli sembrava affatto un brutto ceffo. Solo un uomo molto strano, appunto, e triste. «Cosa le servo?» domandò.
«Il solito. Due, per favore. Lui è... con me» rispose Sua Maestà. Pronunciò le ultime parole con estrema fatica, indicando Kaarot con un cenno del mento.
Brian, dal canto suo, rimase non poco sorpreso di non vederlo da solo.
«Ah! Buonasera, molto lieto» azzardò il barista. Poggiò due bicchieri sul bancone, riempiendoli fino all'orlo.
«S-salve» balbettò Goku, mentre si sporgeva un poco in avanti per poter osservare il liquido ambrato uscire dalla bottiglia.
«Prego, alla salute» concluse Brian.
Porse più vicini i bicchieri, poi si spostò verso una donna e un uomo seduti qualche sgabello più in là.
Vegeta, senza dire una parola, trangugiò metà del suo whiskey senza alcuna fatica.
Goku corrugò la fronte e indicò il bicchiere. «Vegeta, ehm... cosa dovrei fare con questo?»
«Innaffiarci le piante qua fuori... ma dico, sei rimbambito? Devi berlo!» rispose il Principe, con ovvietà.
«Ma... ma io non ho mai bevuto il whiskey! E se mi ubriaco?»
«Non ti ho portato qua per farti sentire un concerto, Kaarot. Zitto e bevi».
Se proprio Kaarot era destinato a trascorrere la serata a piangersi addosso per la morte di Pan, allora l'avrebbe fatto dopo averla dimenticata per un po'. Il Principe sperò solo di non doverlo riportare a casa in braccio.
Con incertezza - e, con vero disappunto di Sua Maestà, con faccia nauseata - Goku sorseggiò il nettare ambrato, sputandolo poi davanti a sé a spruzzo con un verso bambinesco.
«Ma è amaro!» si lagnò.
Vegeta si portò una mano in fronte e sospirò, affranto.
«Cielo, cosa ho fatto di male?!» si domandò Vegeta. Poi si ricordò che di malefatte ne avesse ben compiute in passato. Con un ringhio simile a una minaccia si girò verso l'altro. «Prendi quel coso e bevilo tutto, dopo due o tre bicchieri ti ci abituerai».
Goku sbuffò e, dopo essersi tappato il naso con una mano, ingurgitò l'intero bicchiere cacciando poi fuori la lingua bruciante. Vegeta scosse la testa e trangugiò il suo, facendo poi cenno a Brian di versarne altri due.
«Le mamme e i papà ti definirebbero una cattiva compagnia» lo rimproverò Goku.
Di tutto si sarebbe aspettato, meno che il Principe dei Saiyan avesse deciso di portarlo a bere per affievolire i suoi dispiaceri. Eppure, sotto sotto, apprezzò quel tentativo. Quantomeno non l'aveva lasciato solo, quantomeno stava tentando in qualche modo di farlo sentire meglio.
«Hah! Tuo padre, quello vero, si scolava cose ben peggiori nelle bettole polverose di Vegeta-Sei» commentò Vegeta.
Brian, il quale aveva ben capito l'antifona, lasciò loro la bottiglia.
«Conoscevi mio padre?» domandò Goku, versandosi tutto il contenuto del bicchiere in gola con versi di disapprovazione.
«Di vista. Ne ho sentito perlopiù parlare da Radish e Nappa» rivelò Vegeta, ripercorrendo i tempi nei quali i suoi due compagni di viaggio erano quei due scansafatiche. Non li aveva mai considerati veramente suoi "amici". Il Principe non ne aveva mai avuti di amici, mai, fino a quando non era capitato sulla Terra. E chi l'avrebbe detto che il suo primo vero amico potesse essere il suo tanto odiato rivale?
Goku era sempre stato abbastanza curioso nei riguardi delle sue origini ma, un po' per vergogna, un po' perché non voleva disonorare il ricordo di Son Gohan - il suo nonno adottivo - non si era mai deciso a chiedere. Più e più volte si era domandato come potessero essere suo padre e sua madre. Aveva avuto modo solo di conoscere suo fratello, ma non era stato per nulla un piacevole incontro. Ci pensava, a volte, a come sarebbero potute andare le cose se Freezer non avesse fatto esplodere il pianeta Vegeta, se fosse stato richiamato dai Saiyan in tenera età. E suo padre... suo padre l'aveva sempre incuriosito.
«Come si chiamava?» domandò irrequieto Goku. Ingurgitò un altro bicchiere.
Vegeta, a sua volta, si sforzò di ricordare, di ricostruire nella sua mente l'immagine di quell'uomo facente parte dell'esercito reale, un guerriero di terza classe, un uomo di poca importanza ma, a detta di qualche leggenda metropolitana, un combattente molto forte e valoroso. Se lo ricordò, eccome se lo ricordò! Cicatrice sul volto, capelli neri a forma di palma e una bandana dal colore rosso intorno alla testa.
«Bardack. Si chiamava Bardack. E... ti somigliava molto. Era anche forte» ammise Vegeta, cupo al ricordo del popolo Saiyan.
Goku guardò nella sua direzione, con gli occhi luccicanti e il cuore veloce. Il pensiero che Vegeta avesse conosciuto suo padre, un pochino, lo rasserenava.
Si guardarono a lungo, al Principe venne quasi da sorridere. Cielo, come diavolo potevano essersi ridotti in quel modo? Due combattenti che in quel tempo avrebbero dovuto trovarsi a conquistare pianeti invece erano lì, seduti al bancone di un bar. Come poteva essersi ridotto a sorridere a Kaarot?
«Beh, sicuramente non gli assomigli nel bere, mi sembri una mammoletta» decretò infine il Principe, trangugiando il quinto di una copiosa serie di whiskey.
Goku rise, divertito. Rise per davvero e, d'istinto, imitò il gesto di Vegeta e diede il via a una lunga, lunghissima serata.

 


 

«Tu mi d-devi spiegare perché... p-perché non ci ho mai pensato?»
«Perché tu non pensi mai, Kaarot!»
Vegeta dovette trattenersi dallo scoppiare in una fragorosa risata, specialmente perché si trovavano in pubblico e no, lui avrebbe dovuto conservare in ogni caso la sua parvenza seria e tenebrosa. E soprattutto avrebbe dovuto mantenere in piedi almeno la sua dignità visto che, in quel momento, quella del suo rivale era andata ad annegarsi nel whiskey.
«Questa roba schifosha funziona dav-vero» confermò Goku. Brandì il dodicesimo bicchiere di nettare ambrato dell'isola verde e se lo rovesciò direttamente in gola; anche se così facendo barcollò all'indietro e perse l'equilibrio sullo sgabello.
Sarà stato che anche il Principe aveva alzato un tantino il gomito, sarà stato che quell'imbecille era davvero tanto buffo mentre sbandava e rideva sguaiato, ma Vegeta dovette impegnarsi a fondo per non ridere.
«Non so p-perché, ma mi sento fe-felice» esordì Goku, con le guance scarlatte e l'occhio pigro, urlando e sbilanciandosi ancora troppo dal suo sgabello, tanto che Vegeta dovette tenerlo per un braccio per non farlo rovinosamente cadere sul pavimento. E, per inciso, si pentì subito di non averlo lasciato fare. Brian osservò la scena da lontano, divertito.
«Smettila di renderti ridicolo, idiota. Ti stanno guardando tutti» lo ammonì Vegeta, roteando gli occhi al cielo, domandandosi poi se fosse il caso di farlo smettere di bere. Aveva resistito fin troppo, per uno che non l'aveva mai fatto. Evidentemente i geni Saiyan l'avevano aiutato a reggere tanto.
«Sarà perché sono b-bello e affascishiscinante». Goku si sporse ammiccante verso Vegeta, forse fin troppo, tanto che Sua Maestà dovette allontanarsi di qualche centimetro.
Beh, bello era bello. Era evidente, santo cielo, ma in quell'occasione non era proprio per quello che era sotto gli occhi di tutti.
«Dovreei farlo più spesso» constatò di nuovo Goku, prendendo la bottiglia per rovesciare altro whiskey più sul bancone che nel bicchiere.
«No, direi di no» lo corresse il Principe, strappandogli dalla mano il tredicesimo bicchiere che goffamente si era versato. «L'alcol non ti risolverà i problemi, solo te li terrà lontani per qualche ora. E inoltre non ti fa bene, non bisogna esagerare spesso».
Goku sorrise sghembo e pensò che fosse carino da parte di Vegeta preoccuparsi per lui.
«Ah, ma tanto tra venti g-giorni devo cre-crepare! Ah, no, forse n-»
«BEVI!» urlò d'improvviso Vegeta, ficcandogli il bicchiere in bocca per zittirlo. Dannazione, non aveva affatto pensato all'eventualità che, facendolo ubriacare, avrebbe potuto perdere tutti i suoi filtri.
In quel momento non avrebbe dovuto affatto lasciarlo parlare liberamente, oppure avrebbe potuto rivelare quale fosse il loro reale piano. I draghi, con tutta probabilità, avevano gli occhi puntati su di loro ventiquattrore su ventiquattro.
«Ma Vé! Mi hai appena detto di non bere p-più» si lagnò Goku.
«Ho cambiato id... Vé?!» commentò Vegeta, allibito. Cosa diamine era quell'appellativo? Goku rise e il Principe ebbe l'improvvisa tentazione di sbranargli la faccia. «Chiamami ancora così e giuro che ti uccido».
«Urcaaa! Bastava così poco per convincerti a farlo?!» ridacchiò Goku, balzando giù dal suo sgabello in modo scomposto, per poi avvicinarsi al suo orecchio e sussurrare. «P-peccato che non s-»
«ANDIAMOCENE DI QUA» gridò di nuovo Vegeta, paonazzo. No, no e no. Non avrebbero potuto mandare in fumo tutto il loro piano per colpa della sua brillante idea di farlo ubriacare per aiutarlo a dimenticare.
«Ma Vege-»
«Cammina!» gli intimò e lo spinse verso l'uscita, con dei colpi sulla schiena e sulla nuca. Si voltò indietro solo per lasciare a Brian una banconota piuttosto sostanziosa. Questi li guardò uscire con espressione mista tra incredulità, stupore e allegria.
«Uffa!» protestò ancora Goku.
Inciampò nel gradino della porta e si sbilanciò in avanti, tant'è che Vegeta dovette tenerlo per la maglietta per fargli mantenere l'equilibrio.
Una pioggia battente scrosciava al di fuori del piccolo locale sperduto in chissà quale angolo di quell'isola. Odore di umidità, di estate, di torba e ranuncoli. L'acqua irrigò le gote dei due Saiyan i quali, camminando lungo il vialetto, dovettero lottare per non compiere movimenti troppo goffi. O meglio, uno ci tentò e ci riuscì, mentre l'altro non perse tempo a mostrare la parte più imbranata di sé, scivolando e battendo le natiche a terra.
«Ouch!» si lamentò Goku.
Vegeta serrò la bocca come per trattenere tutto il fiato che aveva in corpo ma no, in quel momento non ci riuscì. Tanto erano bel bel mezzo di un villaggio deserto e nel pieno della notte, chi mai avrebbe potuto sentirlo?
«Phuahahahah!» rise di gusto il Principe nell'osservare Kaarot provare ad alzarsi e inciampare di nuovo come un imbecille. «AHAHAHA!»
La cosa lo fece ridere ancora di più, ma decise di tirarlo su per la collottola e rimetterlo in piedi, seppur in bilico.
«Vegeta!» sussurrò lui una volta stabilizzando, focalizzandosi sul viso disteso e divertito del suo rivale. Non sembrava nemmeno più lui. «N-non ti avevo mai sentito r-ridere per davvero e cos-sì tanto, fino ad ora».
«Ah, no?» domandò Vegeta. Si ricompose e provò a divenire più serio, ma tutto ciò che gli uscì fu un ghigno beffardo.
«Beh, sì, ma di s-solito ridi sempre in maniera sarcasca... sarcastiast... sadica e tutte queste cose da Principe dei Saiyan!» puntualizzò, canzonando la voce di Vegeta nel pronunciare le ultime parole.
«Tsk!»
«Sei... c-carino, quando ridi» ammise Goku, imbarazzato, con i capelli oramai zuppi che gli ricadevano sulla fronte.
Vegeta trasalì. Quello era proprio il colmo. Eppure l'acqua fresca avrebbe dovuto farlo riprendere un po'!
«CARINO!? Kaarot, ti sei bevuto anche il cervello? Sono un combattente, un guerriero! Carino lo dici a qualcun altro» sbraitò il Principe.
Ma, inaspettatamente, Goku non riuscì più a tenere a bada i propri freni inibitori. Lo abbracciò, ma lo fece - ancora una volta - troppo forte e troppo goffamente.
«MA CHE DIAVOLO!» urlò Vegeta. Tentò di divincolarsi, ma così facendo cadde all'indietro sull'erba verde a lato del sentiero, con Goku sopra di lui. Un'altra volta.
«Ti ammazzo con le mie stesse mani» soffiò il Principe, a meno di un centimetro dal volto di Kaarot. La sua schiena si inumidì di pioggia.
«Ma mica avevi de-»
Dannazione, stava di nuovo per parlare. Probabilmente avrebbe tirato fuori il discorso "ma avevi detto che non mi avresti ucciso" e tutto il resto della pappardella. Diamine, ma poteva essere tanto fesso?
E così, con la percezione alterata dai bicchieri e la vista offuscata dalla pioggia, il Principe dovette trovare una soluzione veloce, istantanea ed efficace per farlo tacere. E per farlo tacere per un po', per giunta.
Lo baciò con violenza, quasi facendogli sanguinare il labbro, e Goku si interruppe per davvero.
Tacque e, con l'ultimo barlume di lucidità, comprese perché Vegeta avesse appena compiuto quel gesto "sconsiderato". Si rese conto che stava per straparlare, per mandare all'aria tutti i loro piani. Riuscì a comprenderlo ma, in quel momento, forse gli sarebbe convenuto di più fare il finto tonto - quello che non capiva, quello completamente in balia dei fumi alcolici.
Quando le loro labbra si staccarono, un lampo in lontananza illuminò i loro visi contratti.
Vegeta, con il corpo del suo rivale adagiato sopra di lui, corrugò la fronte nel vederlo con un sorriso dipinto sul volto. Diamine, era un grandissimo idiota, uno sciocco, ma gli Dei solo sapevano quanto poteva essere bello. Non lo aveva mai capito, il Principe, cosa gli piacesse tanto di lui. Non si era mai dato tanto da fare per comprenderlo ma in quell'istante lo capì. Quel sorriso che tanto odiava, quel sorriso che riusciva a farlo dare di matto dalla rabbia... quello gli piaceva, di Kaarot. Un sorriso vero, semplice, genuino. Il suo naso all'insù arricciato, le guance alzate e gli occhi leggermente chiusi. Quella fila di denti bianchi e allineati. Diamije, aveva sempre creduto di odiarlo da impazzire, ma la verità era ben altra.
E, proprio nel vederlo sorridere, Vegeta capì che fosse giunto il momento di mettere da parte ogni logica, trasformare ciò che poco prima era solo una scusa per fargli chiudere il becco in qualcosa di voluto. Qualcosa di sentito, qualcosa del quale non riusciva più a fare a meno. Ma, proprio nel momento in cui decise di sporgersi in avanti e riprendere quelle labbra, il suo rivale lo anticipò e si tuffò su di lui, insieme alla pioggia battente.
Così, fradici fino alle ossa, i due Saiyan non diedero più ascolto a niente, a nessuno, alla confusione, agli eventi drammatici. Si lasciarono andare a ciò che volevano e ciò di cui non potevano fare a meno, complice il whiskey, complice la forza di gravità o chicchessia. Solo loro due, in un prato verde inzuppato dal temporale, i tuoni e fulmini in lontananza e le luci soffuse del locale in lontananza.
Stelle e pianeti offuscati da un manto di nuvole nere, dallo spazio nessun alieno li avrebbe visti, nessun satellite, nessuna navicella spaziale nell'oscuro universo dal quale entrambi erano provenuti. Due Saiyan sulla Terra, nel loro nuovo pianeta, con un mucchio di ricordi alle spalle e una nuova vita davanti.
Ed era proprio vero: erano entrambi sulla stessa barca, ma non si erano mai resi conto che avessero iniziato a remare insieme da un bel pezzo.



Continua...
 

ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tuttiiii :) sono ufficialmente in ferieeee! Sto utilizzando questi giorni di caldo e di voglia di far nulla per continuare a scrivere e, per tutte le stelle, sono già al capitolo 50! O_O
Ma torniamo a noi: capitolo un po' filler, lo so, ma dovevo farlo. Dovevo dare un po' di importanza al funerale della nostra povera Pan e soprattutto avevo una gran voglia di concedere a questi due piccioncini un momento bello e spensierato tra loro, prima che affrontino cose che... che non posso anticiparvi :D Spero che vi sia piaciuto, spero che abbiate gradito anche il piccolo paragrafetto dedicato al vero padre di Goku. Fatemi sapere se questo piccolo spezzone di quotidianità è stato apprezzato.
Devo annunciarvi che dopo il capitolo che pubblicherò domenica prossima, siccome appunto sono in ferie e presto andrò in vacanza, mi prenderò una piccola pausa estiva dalle pubblicazioni, anche perché andrò in viaggio in un paese con forti restrizioni ad internet per due settimane.
E nulla... vi auguro buona settimana a chi ancora sta lavorando e buona vacanza a chi è già in viaggio! A domenica :D
Eevaa
  
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