Videogiochi > Saints Row
Ricorda la storia  |      
Autore: Ciarax    05/08/2018    1 recensioni
Dopo la missione "Red asphalt" il Boss dei Third Street Saints è sull'orlo di compiere una follia dopo la morte di Carlos, tuttavia è nel momento del bisogno che si riconoscono i compagni di battaglia più leali.
Dal testo:
Era sempre stata definita dai media una psicopatica a sangue freddo, con un perverso piacere nell'uccidere ma in quel momento persino l'ebbrezza dell'omicidio le era stata preclusa...
La Saint si inginocchiò accanto a lui tenendogli tremante una mano tra le sue. Gli occhi erano velati di dolore, stava soffrendo. Voleva morire, era quello che stava tentando di dirle stringendogli convulsamente la mano nonostante il dolore.
In un primo momento aveva pensato di chiamare un'ambulanza ma sapeva che trattandosi di un membro di una gang, la polizia non avrebbe perso tempo a sbatterli entrambi dentro una cella...
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Red Asphalt
 
Aveva rincorso per quasi venti minuti quel camion, ma era arrivata tardi lo stesso.
 
Dannazione.
 
Tutti i Brotherhood nel suo raggio di tiro erano morti con una pallottola piantata nel petto, la canna della pistola ancora fumante ma era arrivata tardi lo stesso. Era scesa dalla moto con una lentezza snervante, timorosa di ciò che avrebbe visto, timorosa dello stato in cui poteva versare il suo luogotenente più giovane.
 
Non aveva più il cappello.
 
L'unico dettaglio che aveva notato subito, e l'unico su cui voleva soffermarsi. Il respiro era flebile, poco più di un sussurro.


Ma c'era.
 
Lo fece voltare rapidamente a pancia in su strattonandolo debolmente nel vano tentativo di liberarlo.
 
Carlos gemette appena di dolore. Per la rabbia, la ragazza colpì il paraurti posteriore del veicolo, ma la catena era ancora lì. Camminò avanti e indietro per qualche secondo completamente spaesata, per la prima volta non sapeva cosa fare. Un gemito di dolore le fece abbassare lo sguardo, Carlos era coperto di sangue e ferite, alcune abrasioni erano talmente profonde da lasciare intravedere l'osso. Non riusciva a parlare a causa della mascella completamente fuori posto.
 
La Saint si inginocchiò accanto a lui tenendogli tremante una mano tra le sue. Gli occhi erano velati di dolore, stava soffrendo. Voleva morire, era quello che stava tentando di dirle stringendogli convulsamente la mano nonostante il dolore.
In un primo momento aveva pensato di chiamare un'ambulanza ma sapeva che trattandosi di un membro di una gang, la polizia non avrebbe perso tempo a sbatterli entrambi dentro una cella.
 
Non sapeva neanche se sarebbe sopravvissuto.
 
Lui lo sapeva, proprio per questo gli chiedeva pietà. Gli chiedeva di ucciderlo. 
 
La ragazza lo guardò negli occhi sino alla fine, anche mentre gli puntava la pistola alla testa.
 
Iniziò a piovere.
 
L'asfalto era tinto di un rosso scuro e questa volta non solo del sangue di Carlos. Aveva perso la nozione del tempo nello stesso momento in cui la pallottola aveva trafitto il cranio del giovane luogotenente, aveva abbandonato il corpo lungo quella strada e aveva iniziato a camminare sotto la pioggia battente, incurante e insensibile a ciò che le accadeva attorno.  Era completamente indifferente alle urla spaventate delle persone, in mente aveva solo un pensiero fisso.
 
Uccidere i Brotherhood.
 
Lungo il tragitto ne uccise a dozzine anche con la vista annebbiata, se fosse dovuto alle lacrime o alla pioggia non lo sapeva più, non mancava un colpo. Una pallottola nel petto per ognuno di quei fottuti bastardi.
 
Era sempre stata definita psicopatica, con un perverso piacere nell'uccidere ma in quel momento persino l'ebbrezza dell'omicidio le era stata preclusa.
 
Aveva percorso qualche chilometro spargendo morte e sangue dietro di lei, quando un'intensa stretta allo stomaco le fece sputare sangue mentre crollava sfinita sulle gradinate di un'imponente chiesa di recente ristrutturazione.
 
Le nuvole nel frattempo si erano diradate e aveva smesso di piovere.
 
Un trillo insistente la svegliò dal suo torpore, era il suo cellulare, probabilmente era uno dei ragazzi.
Spossata afferrò il telefono dalla tasca degli shorts e pigiò il tasto di risposta.
 
«Ehi ma dove siete? Mancate solamente tu e Carlos» era Pierce.
 
I ragazzi avevano organizzato una festa giù al nascondiglio e la musica a tutto volume rendeva difficile capire cosa il ragazzo stesse dicendo.
 
Quella mattina aveva deciso di unire l'utile al dilettevole e di dare un passaggio a Carlos verso la festa mentre si faceva aggiornare sulla situazione dei Brotherhood.
 
«Capo...ci sei?» Pierce venne interrotto da un'altra voce che seppur minimamente riusciva a sovrastare il frastuono della musica.
 
«Hey novellino se non muovi in fretta quel culo i ragazzi finiscono tutta la birra» in quell'istante riconobbe la voce di Johnny.
 
«Cosa? Cazzo. Meglio che mi sbrighi e tu Capo muoviti a-» un tonfo interruppe il discorso del ragazzo.
 
«Ehi capo? Si può sapere dove cazzo siete tu e quel novellino? Non mi dire che siete finiti in qualche fottuta sparatoria» ridacchiò divertito il Saint mentre in lontananza si sentivano ancora gli insulti di Pierce.
 
La ragazza non rispose, a dire il vero non sapeva neanche perché avesse accettato quella chiamata. Aveva la mente completamente vuota tanto era assorbita dal sentire un dolore insistente al fianco sinistro. Da poco aveva anche iniziato a percepire una morsa che le attanagliava la bocca dello stomaco, un dolore sordo differente da quello fisico che prova a causa della ferita.
 
La musica dall'altro capo del telefono diminuì notevolmente.
 
«Capo? Dovete passare in ospedale?» chiese nuovamente Johnny con tono impaziente.
 
La Saint fece un respiro profondo cercando di articolare una frase coerente, le risultava difficile ma tentò comunque.
 
«Johnny...» sussurrò roca, a stento riconosceva la propria voce tanto era flebile. Non ricordava minimamente di aver urlato nelle ultime ore. Tossì nuovamente.
 
«Dove cazzo sei, ti vengo a prendere!» senti alcune imprecazioni dall'altro capo del telefono e poi il rumore di una portiera sbattuta violentemente.
 
«...Row...» Fu l'unica cosa che riuscì a pronunciare prima di lasciar cadere il telefono a terra, le era uscito spontaneo senza nemmeno soffermarsi a pensarci sopra. La testa le scoppiava terribilmente, era impregnata d'acqua, e non solo, dalla testa ai piedi. Un dolore lancinante le attanagliava il fianco sinistro sfiorato da una pallottola poche ore prima. Continuava a perdere sangue e trovava difficoltà a tenere la guardia alzata, le orecchie le fischiavano e la vista iniziava ad offuscarsi.
 
Gettò distrattamente uno sguardo alla sua pistola notando che aveva solo un proiettile, con il nome di Jessica inciso sopra.
 
La Zenith correva veloce sulla strada tagliando per marciapiedi e per qualunque scorciatoia da lui conosciuta. Johnny imprecò quando iniziò ad intravedere una lunga scia di cadaveri, erano tutti Brotherhood. Sotto la debole luci dei fanali si accorse dell'abbigliamento rosso tipico dei sottoposti di Maero, schiacciò violentemente sul pedale dell'acceleratore e proseguì a tutta velocità verso il vecchio ritrovo dei Saints.
 
Non era preoccupato ma aveva un brutto presentimento, non riusciva a togliersi dalla testa quella flebile voce che aveva avvertito al telefono pochi minuti prima. L'aveva a stento riconosciuta tanto era fioca e tremante, l'unica volta in cui ricordava di averla sentita così sommessa fu la prima volta in cui gli parlò, qualche settimana prima dell'incidente dello yachtht. Si convinse che doveva esserle accaduto qualcosa, forse avevano avuto un contrattempo e avevano bisogno di un passaggio. Non poteva minimamente accettare il fatto che qualcuno potesse sopravvivere ad un'esplosione per poi morire in una stupida sparatoria.
 
I cadaveri erano finiti da un pezzo e quando arrivò nei pressi dell'imponente chiesa notò alcune gocce di sangue fresco sulla gradinata, una piccola figura era rannicchiata in lontananza.
 
«Hey Boss» la voce salda e tranquilla di Johnny la riportò bruscamente alla realtà. Aveva la testa poggiata sulle ginocchia ma non le servì vedere per sapere a chi fosse la persona che si stava dirigendo nella sua direzione. I passi si interruppero e Johnny rimase in silenzio per qualche attimo. Nonostante i suoi quattrocento omicidi, la ragazza in quelle condizioni era imprevedibile -lo dimostravano i cadaveri sparsi lungo la strada- e decise saggiamente di non rischiare in modo inutile l'osso del collo.
 
La vide alzare lentamente la testa e assicuratosi di non vedergli alcuna follia omicida negli occhi le tese una mano impaziente.
 
«Avanti. Sono venuto a prenderti» lei non disse nulla, accettò semplicemente l'aiuto e insieme si diressero verso la vettura. Johnny sogghignò per un attimo notando che era completamente ricoperta di sangue, veramente tanto sangue. Si astenne dal chiedere cosa fosse accaduto intuendolo lui stesso, Carlos era probabilmente morto. Qualcosa doveva essere andato storto e il ragazzo c'era andato di mezzo, un po' ammise di esserselo aspettato sapendolo fin dall'inizio che il novellino non era tagliato per la vita da strada, era solo questione di tempo. Non che fosse felice di ciò che era appena accaduto, in fondo quel ragazzino non gli dispiaceva anche se non lo avrebbe ammesso ad anima viva.
 
Dopo che il Boss entrò dal lato passeggero, si chiuse velocemente al posto guida e accelerò senza esitazioni. 
 
«Quanto sangue hai perso?» domandò concentrato sulla guida. La ragazza distolse lo sguardo dal finestrino, si sistemò meglio sul sedile e tastò il fianco ferito.
 
«Non molto, sono stata solo sfiorata» biascicò con la gola secca.
 
«Perché hai preso la mia auto?» domandò poi immediatamente più vigile, Johnny ghignò sapendo di aver fatto centro.
 
«Perché detesti quando qualcuno prende la tua roba senza permesso e visto il tono che avevi al telefono, sapevo che avrei avuto l'ingrato compito di impedirti di farti saltare in aria malamente» distolse per poco l'attenzione dalla strada per notare il viso livido di rabbia della ragazza, mostrò un sorriso spavaldo e ricevette solo un dito medio in risposta.
 

«Porta il tuo culo qui»
 
«No. Sto bene»
 
«Non dire cazzate, si vede lontano un miglio che non stai bene» sbottò il Saint indicando scocciato il fianco menomato della ragazza.
 
«Beh, allora smetti di guardare!» non aveva la minima intenzione di spostarsi dal vecchio divano su cui era seduta, immobile persa nei suoi pensieri. Non erano ritornati al nascondiglio viste le condizioni in cui si trovava, Gat non escluse che con qualche munizione avrebbe compiuto un fratricidio di massa.
 
Erano arrivati da quasi un'ora nell'appartamento della ragazza da parecchio tempo in disuso, si era data talmente tanto da fare per rimettere in piedi la gang che non era riuscita a concedersi più di qualche fugace ora di sonno giù al Purgatorio. La carenza di sonno avevano acuito il suo livello di stress, rendendola spesso nervosa e ancor più cinica di quanto non fosse normalmente.
 
«Puoi anche tornare dai ragazzi, ho bisogno di una birra e non di una cazzo di balia»
 
«Già, hai solo bisogno di una dannata medicazione e poi di una birra. Quindi vedi di non farmi incazzare e finiamo questa storia» Sbuffò Gat.
 
La ragazza grugnì di risposta mostrando il dito medio, una volta che Johnny ebbe preso il kit medico si tolse riluttante la maglietta zuppa di sangue ancora fresco. Il moro iniziò a medicarle il fianco con una insolita delicatezza, notando come la ragazza continuava stoicamente a non lamentarsi. Le condizioni del suo fianco non erano dei migliori, i profondi tagli e le diverse escoriazioni avevano completamente nascosto la naturale carnagione abbronzata della castana. 
 
«Meno male che eri solo stata ferita- borbottò Johnny -mi vuoi dire che è successo?» domandò poi rivolgendo di tanto in tanto lo sguardo al volto della ragazza. Rendendosi conto poi che lei continuava a tenersi legata al suo mutismo, si irritò ulteriormente e così diede una botta al suo fianco menomato.
 
«E che cazzo Johnny! Fai più piano!» sussultò la ragazza improvvisamente vigile che rivolse un'occhiata furibonda al suo secondo in comando.
 
«Allora non sei tornata quella poppante di cinque anni fa. Diamine, pensavo ti si fosse fritto il cervello!» sbottò il moro alzandosi di scatto. Era irritato dal silenzio in cui si era chiusa l'amica e dovette serrare i pugni fino a far sbiancare le nocche per evitare di prendere a pugni quel viso in grado di irritarlo e affascinarlo allo stesso tempo. Notando la completa assenza di reazioni sul volto di lei, sospirò tentando invano di darsi una calmata. Conosceva la ragazza, non avrebbe cavato un ragno dal buco continuando ad arrabbiarsi e urlargli contro, la mora conosceva le sue reazioni e non ne era mai stata spaventata... ma diamine, vederla nello stesso stato in cui era finito lui stesso pochi mesi prima dopo la morte di 'Eesh lo faceva imbestialire.
 
«Mi hai fatto preoccupare» ammise sospirando dopo un paio di minuti di silenzio, tornando a sedersi di fianco a lei.
 
«Avevi un tono di voce fottutamente debole, non te l'avevo mai sentito prima. L'unica cosa che so è che hai fatto fuori tre dozzine di uomini di Maero, quindi adesso mi vuoi dire che cazzo hai combinato?» continuò riprendendo a curare il fianco menomato del Boss.
 
Lei solamente in quel momento ebbe recepito le parole del ragazzo, fino ad allora aveva ripercorso in modo meccanico gli eventi delle ultime ore tentando di razionalizzare il tutto. Arrivata davanti la chiesa poi temeva di impazzire, la preoccupazione di Johnny però la fece desistere dall'andare a stanare Jessica direttamente in casa sua.
 
«Carlos è morto» sospirò la ragazza aprendo una bottiglia di birra. «L'ho dovuto uccidere. Cazzo... Jessica l'aveva legato dietro una macchina, quella puttana l'ha trascinato per venti minuti prima che riuscissi a fermarla» sputò poi in preda alla rabbia, la mascella serrata e la mano destra che stringeva convulsamente la bottiglia di birra.
 
Johnny nel frattempo aveva finito di medicarla ma non si era mosso da lì, rimanendole accanto e ascoltandola anch'egli con una birra tra le mani.
 
«Metà del corpo era completamente andato, non sono riuscita a liberarlo in tempo...»
 
«Hai fatto la cosa giusta Boss» disse Johnny in un pallido tentativo di rassicurarla, ben conscio che il tremore che percorreva il corpo della ragazza non era dovuto alla tristezza ma alla follia omicida.
 
La castana si prese la testa tra le mani e sospirò.
 
«La cosa giusta? - mormorò -la cosa giusta sarebbe stata non far entrare quel ragazzino nei Saints. Era ovvio che sarebbe andata a finire male. Dannazione!» sbottò battendo violentemente le mani sul tavolino di fronte a lei.
 
«È lui che ti ha aiutato ad uscire da quella cazzo di prigione, senza di lui sarei finito sulla sedia elettrica da un pezzo» rispose pacato Johnny bevendo un sorso di birra.
 
Aveva ragione, cazzo se ne aveva. Quel moccioso l'aveva aiutata a fuggire da quell'isola e sempre grazie a lui era riuscita a salvare il suo secondo in comando, gli doveva molto più della vita. Grazie a lui i Third Street Saints erano tornati a vivere dalle ceneri dell'esplosione di cinque anni prima, avrebbero nuovamente riconquistato Stilwater. Andare avanti era il mimino e fare fuori quei pezzi di merda dei Brotherhood le sembrò un buon inizio.
 
La castana prese la birra dal tavolino malconcio e si avvicinò un poco di più a Johnny, ignorando il fatto di non avere la maglietta. I due rimasero in silenzio per un po', bevendo una birra dopo l'altra e ripensando a tutti i progressi che avevano fatto da quando Julius aveva unito quei pazzi ragazzi del Row.
 
Dopo due ore passate a guardare una stupida serie tv chiamata Bobby & Amber e a far fuori due confezioni da sei bottiglie di birra, finalmente la ragazza aprì di nuovo bocca.
 
«Grazie Gat» mormorò non più sobria da un pezzo. «Grazie davvero... se non fossi arrivato in tempo probabilmente avrei il cervello sparso sopra qualche muro» proseguì mettendosi più comoda sul cigolante e malandato divano, poggiando poi la testa sopra la spalla del ragazzo. Johnny non si mosse e non diede segno di fastidio o altro, semplicemente rimase lì fermo a godersi l'ultima sorsata di birra, rimanendo piacevolmente sorpreso dalle parole di lei. Nonostante sapesse che a parlare era la pesante sbronza fu contento dalla sincerità di quelle parole.
 
«L'ho sempre saputo, - iniziò spostando il braccio destro dietro il collo della ragazza -l'ho sempre saputo che avrei dovuto farti da baby-sitter. Sei solamente un'idiota, Grace» Sentì la risata divertita della compagna poco prima di cadere entrambi addormentati.



---Note---
Prendo giusto qualche altro mero secondo del vostro tempo per ringraziare chiunque abbia letto la storia, sono alquanto eccitata di aver pubblicato la mia prima storia qui su EFP. Mi dispiace davvero che questo fandom non è attivo come su altri siti inglesi, ma di certo non mi asterrò dal postare qualche altra storiella in questa sezione dimenticata da Dio.
E nulla, grazie mille e spero che vi sia piaciuta. Non esitate a farmi presente eventuali errori.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Saints Row / Vai alla pagina dell'autore: Ciarax