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Autore: Kodoma    05/08/2018    1 recensioni
Questo è un breve racconto basato una una recente campagna di Vampiri: la Masquerade ambinetata a Miami. La Contessa Bathory, principe di Miami, e sua figlia Valschenka incaricano un gruppo di vampiri molto eccentrici per svolgere due missioni a Tampa. Questo racconto narra delle loro avventure e disavventure. Le storia si svolgerà dal punti di vista dei personaggi, i quali saranno introdotti mano a mano nel corso della storia.
Genere: Azione, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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(10) Paracelso: L'Asta

Paracelso: L'Asta


Sono disteso, disteso su una coperta di lana posta su un prato, l'odore di terra mi rilassa, devo essermi appisolato. La musica allegra del carosello di Hyde Park e il vociare divertito mi ridestano, decido di crogiolarmi al sole ancora un poco. Sento Morag chiamarmi, apro gli occhi.

Buio.

Sono solo.

Sono in una bara.

Sono Paracelso ora.

E ora sono sveglio e triste. Mi trovo in una delle bare rifugio messe a disposizione dal Principe Mansur di Tampa.

Apro il chiavistello del nascondiglio blindato ed esco. Buona idea per dei rifugi temporanei ma potendo scegliere sarei decisamente più cauto di cosi, ci sono vari modi di aggirare questa contromisura. Non mi piace molto l'idea di essere alla possibile mercè del principe.

Il sole è appena tramontato, approfitto del tempo per fare alcuni schizzi della spada di Irwin e crearne una versione d'argento da regalargli, potrebbe servire. Inserisco nell'elsa una pietra simile a un ciottolo arrotondato in vetro, una bloodstone, un tracciante Tremere che sono in grado di individuare in ogni momento. Nel caso dovessimo separarci potrebbe essere necessario individuarlo anche senza poterlo chiamare al telefono, se le cose si facessero pericolose voglio avere al mio fianco un combattente formidabile. Approfitto del tempo rimasto prima che gli altri si sveglino per disegnare delle protezioni migliori per il combattimento per Irwin e scrivere un appunto sul fornire degli auricolari a tutti se dovessimo trovarci di nuovo a collaborare.

Sento bussare alla porta, metto la matita come segnalibro e apro la porta, trovando Cassiopea che in modo piuttosto gioviale mi chiede << Buonasera Paracelso, ti andrebbe di fare colazione assieme? Ho portato abbastanza sacche di nutrimento per entrambi >>. .

Sento la fame per il sangue utilizzato per creare la spada.

 << Volentieri >>  rispondo, facendola accomodare.

Sa il sangue che preferisco bere, posso stare tranquillo.

Ci sediamo al tavolino, e notando il quaderno mi chiede << A cosa stavi lavorando? Non vorrei averti interrotto >>.

 Lo apro e le mostro la pagina attuale  << No no, ci mancherebbe. Aspettando che vi svegliaste ho pensato di progettare dell'equipaggiamento in caso dovessimo lavorare di nuovo in gruppo, questa è un armatura per Irwin >>.

Continuiamo a parlare per un poco, poi congedo e mi reco a mettere la spada in macchina e prendere del sangue per ripristinare quello usato nel farla.

Rientrando trovo Irwin e Jessie mentre escono dalla loro camera, Cassiopea e Carlos invece sono seduti nella stanza comune del piano.

<< Buona sera a tutti >>  Saluto cortese, poi rivolgendomi all'inglese << Irwin, avrei una cosa da mostrarti, ti va di accompagnarmi di sotto? >>.

Con appena un sopracciglio alzato, mi risponde con fredda cortesia << Purché sia una cosa breve, devo procurarmi da mangiare prima dell'asta >>

Io rispondo con fare allegro  << Non preoccuparti, offro io >> e scendendo le scale aggiungo << Credo ti piacerà molto >> e sorrido.

Scendo nel parcheggio dell'hotel, apro il bagagliaio e la custodia per armi in cui l'avevo messa, rivelando una spada con l'elsa a forma di croce e una gemma trasparente incastonata nel pomello.

<< Argento, unito a del titanio per una maggior resistenza, se avessimo davvero le debolezze descritte nelle storie sarebbe l'arma di un cacciatore sovrannaturale >>  Commento, mentre lui incuriosito e lievemente sorpreso allunga la mano e solleva la spada per sentirne il bilanciamento.

<< Come sei riuscito a forgiarla? >> Mi chiede serio Irwin, mentre vibra un paio di colpi all'aria.

<< Sono un armaiolo capace e con molte risorse, non è stato affatto difficile >> Rispondo, osservando il frutto del mio lavoro che viene testato.<< E' solo una replica, ma mi auguro tu non senta differenze dalla tua spada, tranne il fatto che è più leggera ma allo stesso tempo resistente >> Notando poi che non ho davvero risposto alla sua domanda aggiungo << Quando ti ho chiesto di analizzarla ieri ho raccolto le misure che mi servivano per la copia, per fortuna sono riuscito ad averla in tempo >>.

Il suo sguardo mi dice che non è del tutto convinto ma non insiste.

Indico la pietra << Mi sono permesso di firmarla >>.

Irwin mi guarda << Ho capito, ti ringrazio, spero non serva >>.

<<  Anch'io >>  Replico.

 Gli porgo un tubo di vetro e metallo in cui conservo porzioni di sangue tenuto in circolo meccanicamente, indico una parte in materiale plastico in cui è possibile affondare una siringa o le zanne.

<< Basta mordere qui >> Gli dico.

Infine chiudo la valigetta con le altre porzioni di sangue e la porto con me, spero non ci faccia caso, ho usato abbastanza sangue.

Poco dopo partiamo in due gruppi: io, d'appoggio a Irwin e Cassiopea all'asta per le parti che non comprendono... circa tutte. Cornell e Jesse invece diretti a un club, dove avrebbero trovato Lucas per incontrare il contatto della Valsenka.

La casa d'aste è un edificio alto circa otto metri, dal fronte quadrato, composto da una cornice in pietra beige attorno a un apertura divisa in cinque vetrate verticali, divise a loro volta da paraste colossali di pietra bianca venata di grigio scuro. L'interno nella stessa pietra bianca è illuminato per la serata da una luce calda, quasi dorata.

Scendiamo dall'auto, vestiti da sera. Io con il completo blu e argento in tre pezzi che ho portato a Tampa, Cassiopea un abito da sera senza spalline, grigio con venature argentate stretto sulla vita sottile da una cintura argentata mentre Irwin indossa il suo completo nero con la sacca sportiva contenente la spada sulla spalla. Dico a Irwin che ho i miei dubbi la faranno passare.

Entrando infatti una delle guardie chiede di poter controllare il contenuto della borsa e rimane sorpreso nel vedere il contenuto, Irwin spiega di averla comprata da una collezione venendo all'asta. Viene portato nella guardiola della sicurezza per registrarla e darla in affido alle guardie. Intanto mi avvicino alla receptionist per registrarci all'asta e scoprire notizie interessanti flirtando con lei, una brunetta carina che sembra far molto uso del sole di Tampa per abbronzarsi. Non ho interesse in altre donne dopo Liz ma almeno rende la cosa piacevole.

Sembra che ci siano due icone di San Cristoforo Cinocefalo all'asta, bizzarro, non lo ricordo dal catalogo. Al momento devono ancora arrivare quasi tutti gli invitati, mancano quasi due ore dopo tutto. Ne approfitto per ridare un occhiata al catalogo, probabilmente ci sarà qualcosa che mi interesserà comprare.

Vedo Irwin tornare e andare a sedersi su un divanetto vicino a dove sono seduti Cassiopea e Carlos, per cui decido raggiungerli per metterli al corrente della mia scoperta.

<< A quanto pare non c'è solo un'icona del buon San Cristoforo Cinocefalo, ma bensì due. Questa faccenda non mi piace. >>

<< Beh posso riconoscere quale delle due è bizantina >> Mi risponde Irwin

 << Altrimenti potremmo comprare tutte e due e portarle alla Contessa, per stare sicuri >> Commenta Cassiopea con un sorriso.

Giungendo gli indici davanti alla bocca commento << Pensavo anche io di comprare entrambe le icone per sicurezza, ma non regalerei una seconda icona alla Contessa solo perché dello stesso santo. Nella peggiore ipotesi sarebbe infastidita dalla nostra ignoranza e nella migliore non le interessa nulla di quell' icona e tutta questa storia è una scusa per portarci a Tampa a portare avanti chissà quale piano >>

I soldi non ci mancano dopotutto, alla peggio avrò un icona di un santo da rivendere in futuro.

Non resta che aspettare.

Dopo alcuni minuti mi adagio più profondamente sul divanetto, trovandomi rivolto verso un lampadario vittoriano dorato appeso al soffitto. Ha il corpo costituito da una sfera ricca di fronzoli su cui si attaccano otto bracci decorati in modo leggero, che terminano con delle sfere di vetro bianco opaco a protezioni delle lampadine.

Mi sembra molto familiare e mi rendo conto essere identico a uno che vidi molto tempo fa, a più di un secolo da ora, quando ero agli inizi della mia non vita. Sarebbe incredibile scoprire essere lo stesso... In quel caso chissà se potrei comprarlo.

Mi immergo nei ricordi dell'asta che cambiò la mia vita e di giorni più avventurosi di quanto avrei mai pensato possibile fino ad allora. Giorni di azione, orrori, misteri, inattesi nemici e insospettabili alleati.

 

***

 

Tutto ebbe inizio entrando in una casa d'aste, alcuni direbbero “la casa d'aste”, Christie's. Un istituzione inglese e mondiale per ogni collezionista, commercianti di storia ma con una storia loro alle spalle, non come quella in cui mi trovo ora. Era il 1882, all'asta c'era la collezione di Alexander Hamilton, appassionato di arte e letteratura legate a civiltà e persone di potere: romani, imperatori russi, papi, Maria Antonietta, Napoleone e altri, nonché un grande appassionato di egittologia, tanto da convincere il suo amico medico e collega egittologo Pettigrew a mummificarne il corpo dopo la morte.

Non so se fosse a conoscenza del valore di alcuni dei suoi tesori, ma in quanto capo massone, forse si. Un occhio che sa dove cercare avrebbe potuto trovare, nella natura di molti dei reperti da lui accumulati e dai testi che possedeva, un filo conduttore, qualcosa di più del potere sugli uomini: il potere sulla morte e il potere oltre essa. Anche la volontà di esser conservato tramite mummificazione nel santuario di famiglia faceva porre delle domande.

Non sapevo se all'asta avrei trovato qualcosa, ma in quanto cainita neonato io avevo tutto da dimostrare, al mio maestro, ai miei Fratelli, ma sopratutto a me stesso.

Sin dalla mia rinascita ho avuto uno scopo da raggiungere e per raggiungerlo mi servirà tutto il potere che la magia, la non morte e una mente arguta possono concedere.

Chiusi il mio orologio dopo un ultimo sguardo alle foto che nasconde tutt'oggi, lo riposi in tasca e salii i gradini per l'ingresso.

L'asta in se fu incredibile, durò 17 giorni durante i quali i nuovi ricchi si spolparono una fetta di nobiltà. Fu venduto tutto ciò che non era saldamente inchiodato al suolo della residenza ancestrale degli Hamilton: mobili, oggetti d'arte e non, libri e reperti. Ovviamente ero li per gli ultimi due, anche se mi ritrovai a possedere un pouf appartenuto a Maria Antonietta, bianco e oro damascato. Lo uso ancora oggi. Fu un frutto inaspettato del tentativo di far spendere di più ad alcuni dei rivali che non ero riuscito a mettere abbastanza in difficoltà prima dell'inizio.

Ci furono anche avversari agguerriti, con un agenda simile alla mia. Quelli che più attirarono la mia attenzione furono dei tedeschi, interessati anche loro alla cultura più che allo sfarzo. Parvero pensare che fossi uno spendaccione grazie alle mie offerte a raffica. Tuttavia loro insospettirono me, non sembravano badare ai lotti più mondani ed erano almeno in cinque, anche se fingevano di non conoscersi.

Tattiche normali ma non riuscivo a togliermi dalla testa la sensazione che fossero sospetti.

Forse è solo la paranoia, pensai.

 Da quando sono una creatura della notte questo mio tratto si è incentivato, come del resto si può dire di molti miei Fratelli.

Per i primi giorni non dovetti comprare quasi nulla. Giocai, a far spendere gli altri cifre esagerate. Ad eccezion fatta per due idoli in legno appartenenti al folclore slavo, che rappresentavano la strega Baba Jaga e la sua oca non mi interessai al resto.

Con il passare dei giorni iniziai a comprare lotti che avrei potuto rivendere, misti ai primi pezzi interessanti, libri e oggetti esoterici antichi, come se mi stessi facendo prendere la mano.

Dal decimo giorno in poi fu il delirio, le contese per i libri si fecero molto accese, testi di medicina, illustrazioni archeologiche, trattati di filosofia, scienza e molto altro. La maggior parte dei pezzi fu vinta da me o dai tedeschi ma emersero anche dei giocatori minori fermamente intenzionati a comprare alcuni lotti.

L'ultimo fu il giorno dei lotti più ingombranti, dai semplici bauli da viaggio ai lamassu in pietra alti due metri. Comprai numerosi bauli e simili, le mie proprietà erano appena diventate decisamente più numerose e se fossi dovuto partire da Londra avrei avuto bisogno di qualcosa per trasportarle. Del contenuto attuale avrei potuto disporne in seguito. Per uno dei bauli più piccoli dovetti lottare di più, era grazioso, più simile a un forziere ma nulla più. Feci un offerta pensando sarebbe stato sostanzialmente ignorato, ma invece ci furono subito varie offerte. Non so se fu istinto da vampiro, da studioso o la semplice testardaggine che mi contraddistingue ma mi impuntai. Avevo fatto un offerta per quello stupido forziere e sarebbe stato mio, e se fosse stato una fregatura me l'avrebbero pagata. Raggiunse una cifra davvero eccessiva, specialmente nel cambio odierno, circa duecento sterline ed era partito da un paio.

La sera ci sarebbe stata una soirèe per festeggiare l'asta appena conclusa (e i suoi incassi record immagino). Mi misi sotto braccio la mia vincita più sofferta della giornata, diedi indicazioni ai miei assistenti per l'asta di gestire la consegna del resto dei lotti e mi avviai verso casa per prepararmi alla serata sociale che sarebbe seguita.

 Sarebbe inutile dire che le cose sarebbero andate molto diversamente se non avessi agito così.

Tanto quanto dire che persi quella soirèe.

Non abitavo lontano quindi lasciai la carrozza ai miei assistenti e mi avviai nella notte londinese. Se qualcuno avesse avuto da ridire avrebbe scoperto che la notte ha denti affilati.

Il qualcuno di quella notte però lo sapeva bene.

Svoltato un angolo sentii un suono crepitante, provai a saltare di lato per evitare l'imboscata ma non fui abbastanza rapido. Un arco di luce abbagliante mi colpì. Quella luce e un dolore incredibile mi avvolsero, appena mi resi conto di esser stato scaraventato al suolo. Il suono crepitante e l'odore di bruciato di un corpo sottoposto a elettrocuzione furono il mio ricordo successivo, prima di finire con il volto a terra.

 

***

 

Una voce mi chiama, mi sento scuotere.

<< Paracelso, tutto bene? Alzati, hanno aperto le porte della sala >> 

Apro gli occhi, il volto che metto a fuoco appartiene a Cassiopea. Intravedo un velo di preoccupazione, le faccio un sorriso un po' scosso. Mi schiarisco la gola per riprendermi

<< Scusa, mi ero assorto in visioni del passato, niente di speciale rispetto a ciò che puoi fare tu >> La ragazza mi lancia ancora uno sguardo perplesso ma mi alzo, e con fare galante le porgo il braccio come se nulla fosse. Lei lo prende ed entriamo, seguiti da Irwin e Carlos a poca distanza. Ci sediamo separati, Cassiopea a qualche posto di distanza da me, mentre Irwin più indietro nella sala, in modo da tenerci d'occhio. Notiamo Willhelm seduto tra la folla, probabilmente vuole comprare qualcosa per il secondo negozio o la seconda icona, in quel caso mi dispiace per lui.

Le luci si abbassano di poco e l'asta ha inizio, degli schermi ai lati del banditore mostrano foto dei lotti in esame, che vengono portati in sala uno dopo l'altro. Cassiopea fa un offerta per un antico astrolabio, rilancio. Lei mi lancia uno sguardo di finta indignazione, faccio una smorfia colpevole. Nonostante il mio rilancio lei riesce comunque ad aggiudicarselo senza problemi. Circa una mezz'ora dopo si aggiudica anche l'icona non bizantina di San Cristoforo contendendosela con un altro ospite dell'asta.

Non trovo molto che mi interessi, tranne un orologio da petto Jacques Bulcke, orologiaio londinese del 600, a forma di foglia in ottone dorato, il coperchio intarsiato in piccoli fiori di campo che spiccano da uno smalto verde scuro, che riesco a comprare senza troppi intoppi. Quando arriva finalmente l'oggetto del nostro interesse tocca a me aggiudicarmelo in quanto portatore della carta di credito della Contessa.

Finita l'asta mi metto in coda per reperire i nostri lotti. Un paio di posti più avanti c'è l'uomo che ha gareggiato con Cassiopea per l'icona non bizantina del santo. Lo trovo piuttosto sospetto. Con la scusa di essere di fretta convinco le persone tra noi a lasciarmi passare e mentre sta pagando mi chino a terra e fingo di raccogliere un biglietto che avevo scritto per lui.

 << Credo le sia caduto questo >> Gli dico, porgendoglielo.

Lui si gira e legge il biglietto.

  << Mi spiace, ma credo che si sbagli >> Risponde con fare seccato, prendendo i suoi acquisti e andandosene.

Recupero i lotti, ripongo l'involucro di sicurezza nella valigetta di sicurezza portata apposta e uscito la affido a Irwin, di nuovo in possesso della sua arma. Mi accorgo di aver qualcosa in tasca, lo estraggo trovando il biglietto da visita di un negozio di antiquariato a Miami, con un numero telefonico. Sorrido e lo rimetto al sicuro in tasca mentre scendo i gradini per raggiungere gli altri e salire in macchina.

Tutto secondo i piani, speriamo che sia andato altrettanto bene con l'incarico per la Valshenka.



 

 

 

 

 

  
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