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Autore: devil_may_cry_wrath_92m    06/08/2018    1 recensioni
La fine di un lavoro l'inizio di qualcosa di molto più pericoloso, un viaggio che segnerà profondamente Revy e Rock
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Revy, Rock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Rock avrebbe dato tutto quello che aveva per non essere lì e che tutto fosse solo un brutto sogno. Tre cadaveri, Haruka rapita e presto la polizia sarebbe arrivata richiamata da qualcuno che aveva sicuramente sentito la sparatoria; qui non era come a Roanapur, dove se cominciava una sparatoria la gente si spostava di qualche isolato e faceva finta di non sentire niente , presto sarebbero arrivati gli agenti per sapere e Yasuke avrebbe dovuto raccontare del rapimento di sua figlia e di come questo fosse collegato a Revy e a lui. Da un certo punto di vista era la soluzione migliore, Yasuke diceva la verità alla polizia e lui avrebbe riavuto sua figlia, ci avrebbero pensato loro a catturare Luak e a salvare Haruka ma c’era anche una grossa incognita, Rock aveva conosciuto Luak di sfuggita mentre era a bordo della Lagoon, la nave su cui lavorava insieme a Revy, Dutch e Benny, in quell’occasione quel criminale aveva cercato di ucciderli in un’ imboscata ordita da un boss locale di nome Chin per cui Dutch aveva rifiutato di lavorare; in quell’occasione Luak aveva portato con sé i suoi uomini per eliminare la Lagoon company e ci sarebbe riuscito se non fosse stato per l’abilità di Revy negli scontri a fuoco e per la sua agilità, sei motoscafi carichi di uomini spazzati via in un’ attimo da una sola donna armata di mitraglietta e lanciagranate, quel giorno Rock rimase a bocca aperta nel vedere il talento della sua socia nel seminare morte e distruzione ma aveva imparato anche qualcosa su Luak : era uno che non si muoveva da solo, sicuramente all’indirizzo che aveva dato ci sarebbe stato lui con chissà quanti uomini e la polizia entrando avrebbe sparato per difendersi dall’imboscata di quei criminali, Haruka sarebbe stata in mezzo a quel fuoco incrociato oppure Luak per proteggersi la fuga l’avrebbe usata come ostaggio, in entrambi i casi sarebbe finita male per la bambina. No, dovevano occuparsene lui e Revy anche perché era colpa loro se due persone innocenti era finite in mezzo a tutto questo, l’immagine di Yukio che si trapassava la gola con la spada di Ginji fu come un lampo nella mente di Rock, sentiva una voce che gli diceva: “Trascinerai tutti nel baratro ancora una volta” No, l’avrebbe salvata, basta con i morti; Bando, Ginji, Yukio erano morti perché lui non aveva fatto abbastanza ma adesso no, doveva, poteva fare qualcosa, ma il problema era capire come fare, Revy era messa male, se non fosse stato per Haruka, Luak l’avrebbe uccisa e adesso lei avrebbe dovuto affrontare chissà quanti uomini con una gamba azzoppata e forse anche con un paio di costole incrinate?! Era una follia. “No, non possiamo affrontare Luak di petto, devo pensare a qualcosa” mormorò Rock; servivano alleati, se solo ci fossero stati Dutch e Benny sarebbero stati un valido aiuto ma loro erano a Roanapur e prima che arrivassero ci sarebbe voluto del tempo e loro avevano solo un giorno, chiedere aiuto a quelli dell’Hotel Moscow non se ne parlava, anche se per puro miracolo li avesse convinti ad aiutarli avrebbero trasformato quel posto in zona di guerra e Haruka sarebbe stata comunque in pericolo e comunque l’aiuto di Balalaika o chiunque operasse per lei e per la sua organizzazione qui in Giappone adesso era una cosa che Rock non voleva, giurò che d’ora in poi che da quella donna non avrebbe accettato nemmeno un bicchiere d’acqua, gli sarebbe andata di traverso oppure gliela avrebbe data avvelenata. “Rock, sarà meglio andarcene” disse Revy al suo socio rialzandosi da terra, le sirene che si avvicinavano era la risposta alla domanda che stava per fare Rock “Nascondetevi” disse il monaco, prima che Rock potesse dire qualcosa, Revy lo stava portando verso il tempio, seppur a fatica a causa della ferita alla gamba. Furono momenti di tensione; quando arrivò la polizia Yasuke faticò non poco a convincere gli agenti che i colpevoli di quella sparatoria erano stati uccisi da uno sconosciuto e che lui non aveva visto niente perché quando era cominciato il conflitto a fuoco lui si era nascosto immediatamente, il che non era molto lontano dalla verità. Tuttavia gli agenti gli credettero e se ne andarono portando via, grazie al furgone del coroner, i due cadaveri. Revy e Rock uscirono dal ripostiglio dove si erano nascosti appena Yasuke gli disse che i poliziotti se ne erano andati. Il monaco si affrettò a controllare la ferita della ragazza e vedendo che il proiettile era entrato e uscito dalla gamba senza colpire l’osso o qualche arteria poté tirare un grosso sospiro di sollievo. “Devo solo richiudere la ferita e cambiarti la fasciatura. Ti è andata bene” “Il fatto che ha un’ occhio solo mi ha salvato, anche se…” Revy fece una smorfia di dolore “Mi ha conciato per le feste con quel dannato tirapugni” Yasuke la toccò all’altezza delle costole e un’esclamazione di dolore e un’imprecazione di Revy furono la conferma di ciò che pensava “Hai un paio di costole incrinate, dovrò farti una fasciatura anche lì” “Di questo passo sembrerò una mummia. Rock che vuoi fare per la marmocchietta?” “Ecco…i-io…” Rock non sapeva proprio cosa fare, Revy era ferita, Haruka era stata rapita e non riusciva a trovare un modo per poterla salvare, sembrava davvero che Luak avesse il coltello dalla parte del manico. Decine di immagini si accavallavano nella mente del giovane, la morte di Yukio, di Bando e poi quella di Luak che trascinava via Haruka dicendo “Vieni al numero 65 di Shibusawa” quella via e anche un’ altra cosa che aveva visto prima furono come una rivelazione per Rock, scattò in piedi come una molla e disse al monaco “Yasuke san, c’è un telefono?” “Sì nella stanza qui accanto ma perché?” “Perché forse ho un piano, ma sarà come fare una scommessa quindi non so se avrò successo” Né Revy né Yasuke dissero alcunché mentre il giapponese della Lagoon company correva nella stanza indicata da Yasuke. Rock prese il telefono fisso sul comodino accanto alla porta scorrevole dove era entrato e compose un numero, quando finì attese con impazienza che la persona che aveva chiamato rispondesse. “Andiamo, so che ci sei. Rispondi!” mormorò Rock, ci fu un rumore e poi una voce ben nota a Rock: “Pronto?” “Sono io” “Rock?! Accidenti, sarà dalla faccenda dei documenti che non ti sento. Ho saputo che hai fatto da interprete a faccia scuoiata in Giappone, come è stato?” “Voglio sapere cosa c’è al numero 65 di Shibusawa” ci fu un lungo silenzio e per un’ attimo Rock temette di aver scoperto troppo presto le sue carte “Rock, certe domande è meglio non farle” “E’ importante e mi creda se le dico che le risolverò un grosso casino” “Davvero?” “Sì, Luak si è nascosto laggiù e non credo che lei voglia che la polizia lo prenda vero, mister Chang?” Dall’altro capo del telefono a migliaia di chilometri di distanza, nella città di Roanapur, Mister Chang, leader della triade stava ascoltando con una espressione perplessa le parole del giapponese. Chang non era come ci sarebbe potuto immaginare un boss mafioso della triade, niente lunghe unghie, niente barba alla Fu manchu e nemmeno una lunga veste dorata in stile orientale, fra i trenta e i quaranta, con capelli neri ben curati, con indosso sempre un completo grigio elegante e un paio di occhiali da sole che indossava sempre sia di giorno che di notte il boss della triade sembrava più un divo di Hollywood che un criminale che trafficava in armi e droga. Ma se si guardava oltre al suo aspetto fisico ci si sarebbe accorti che Chang era un uomo molto intelligente, uno stratega nato, incapace di perdere la calma in qualunque situazione e anche dotato di un’abilità con le pistole quasi superiore a quella di Revy. “Minacciare qualcuno non è mai una buon modo per ottenere aiuto Rock” “Non è una minaccia, Chang è una scommessa” “Una scommessa?” “Sì, una scommessa che faremo noi due. Scommettiamo che riuscirò a salvare a una ragazzina e che lei mi darà una mano a farlo?” “non ne vedo la ragione” “La ragione è questa: io salvo la ragazzina, e lei evita di avere la polizia che indaga sui suoi affari in quella zona del Giappone” “Cosa ti fa pensare che quel che c’è al numero 65 di Shibusawa sia di mia competenza?” “Per le armi” “le armi?” “Le armi che ho visto addosso ai tizi che hanno provato ad uccidere Revy, non ne so molto di armi da fuoco ma Dutch mi ha insegnato a riconoscere le armi di fabbricazione cinese e quelle lo erano, e poi mi sono ricordato di aver sentito una volta uno dei suoi uomini parlare di certi depositi di determinata merce che si trovano qui in Giappone e così ho fatto un tentativo e direi che non ho sbagliato” Chang si alzò dal divano su cui era seduto e guardò dalla finestra del suo attico, la città di Roanapur si estendeva sotto di lui e ogni volta che la guardava si ricordava perché gli piacesse quella vista: da lì lui si sentiva come se avesse il controllo di ogni cosa e le parole di Rock sembravano confermare questa sua convinzione ma allo stesso tempo smentirla. Revy e Yasuke rimasero nel corridoio aspettando con impazienza il ritorno del giovane e nell’attesa il monaco andò a prendere il necessario per suturare la ferita alla gamba della mercenaria e per farle una fasciatura nuova sia alla gamba che alla vita; per quest’ultima medicazione Revy si tolse giacca e maglione dolce vita senza vergogna seppur con difficoltà causato dal male che gli provocava il colpo ricevuto da Luak. “Se vuoi possiamo andare in un posto dove c’è più privacy” disse Yasuke senza nessuna malizia nella voce “Un posto vale l’altro monaco. Mettimi quella fasciatura e falla finita” Il monaco obbedì e Revy poté rivestirsi “Tu sei stata in carcere non è vero?” “Lo hai capito dal fatto che mi sono spogliata senza tante cerimonie?” “Quello e anche da quel tuo tatuaggio” rispose Yasuke riferendosi al tatuaggio tribale che copriva la spalla e il braccio di Revy fino al gomito “E’ fatto con inchiostro che puoi trovare solo in un carcere” “Come lo sai?” “Ne ho qualcuno anch’io” a quelle parole Revy fece un sorriso e disse: “Ora è chiaro come conoscevi Jumbo, anche tu eri uno di loro. Uno yakuza, ecco perché il tuo odore è così strano. Anche tu odori come me di sangue e polvere da sparo” Yasuke fece un sorriso triste “Hai ragione, quando ero un ragazzino entrai nel clan Washimine ma ne uscì dopo che anche Ginji san lo lasciò, ho fatto tante cose sbagliate allora che mi sono costate molto ma adesso voglio solo fare una cosa salvare mia figlia, lei è tutto ciò che mi rimane” “Evita questi discorsi con me, per me sono solo stronzate. Ma se vuoi salvare la marmocchietta stai certo che Rock troverà un modo” “Hai fiducia in lui” “Lo conosco da un anno e ti posso assicurare che nonostante le sue battute siano pessime è uno che vuole vincere e ci riesce” “Ne sei certa? Perché e questo mi preoccupa. Chi vuole vincere ad ogni costo non gli importa chi ci va di mezzo” prima che Revy potesse rispondere Rock li raggiunse. Nel suo sguardo c’era qualcosa di strano una luce che Revy aveva visto solo in un’ occasione quando il giapponese aveva ideato il piano per eliminare quell’elicottero da guerra che li aveva bloccati in quella baia, il giorno che cambiò la vita sia del giapponese che da Rokuro Okajima ora si faceva chiamare Rock e quella della Lagoon company che acquisirono un valido collaboratore. “Ci sono riuscito. Ora so tutto quello che mi serve sapere per salvare Haruka. Chang ci darà una mano” “Come?” chiese Revy “Lo scoprirai” Revy si rimise in piedi e in quel momento il compagno le disse : “Ehh, Revy prima potresti fare una cosa per tutti noi?” “Cosa?” “Fatti un bagno!” “Cosa?!” Revy fissò Rock con uno sguardo all’inizio stupito e poi decisamente arrabbiato ma effettivamente Rock aveva ragione: erano ormai cinque giorni che non si lavava e il puzzo di sangue e sudore era troppo persino per lei. “Da questa parte” gli disse il monaco conducendola verso il bagno. Rimasto solo Rock si sorprese a sorridere non tanto per il comportamento della sua compagna ma il fatto che sentiva come una scossa provenire da dentro di lui e tutto questo gli piaceva.
   
 
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