Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    06/08/2018    3 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo faccio per te

 

L'umano osservava con interesse il mezzodemone, alle prese con la cucina. Keros non era abituato ad usare determinati tipi di tecnologia e quindi aveva qualche difficoltà con gli elettrodomestici. Quello che odiava di più era la lavatrice, ma in quel momento tentava invano di far partire il frullatore.

“Ti serve una mano?” si era offerto Ary.

“Faccio da solo!” aveva risposto, testardamente, il principe.

Dopo aver schiacciato tasti a casaccio, il sanguemisto si era messo ad insultare l'aggeggio elettronico, nello specifico offendendone la madre. Il mortale aveva trattenuto una risata ed era rimasto a guardarlo, incuriosito e desideroso di sapere la prossima mossa del tentatore.

“Non me lo rompere!” dovette intervenire, quando Keros iniziò a sbattere il frullatore sul tavolo.

“È rotto!” sibilò il mezzodemone.

“No. È solo staccato. Devi infilarlo nella presa della corrente, se vuoi che funzioni!”.

“Ah…”.

Keros, imbarazzato, borbottò qualcosa e poi riprese a cucinare. Stava preparando, come promesso, una ricetta del mondo dei demoni. E, mentre lo faceva, ripeteva ad alta voce gli ingredienti in demoniaco. Questo permetteva all’umano di imparare nuovi termini. Da quasi un mese i due convivevano sotto lo stesso tetto e Keros era entusiasta.

“Non avete i frullatori all'Inferno?” volle sapere il padrone di casa.

“Sì. Ma io non li uso”

“Hai altri che cucinano per te?”.

“Esattamente. Così come ho altri che lavano la mia roba. Maledetta lavatrice…”.

“Non te l'ho mai chiesto: all'Inferno ci sono molti titoli nobiliari, giusto?”.

“Sì. E dipendono dal grado angelico che possedeva il demone prima di cadere. Più elevato era di rango e più prestigioso è il titolo nobiliare all'Inferno”.

“Ma quindi hanno tutti un titolo".

“No. Solo quelli più importanti".

“E la tua famiglia a che ramo appartiene? Chi è il tuo antenato illustre? Deduco che, dato che hai dei servi che cucinano e lavano per te, tu debba avere un avo potente”.

“Quanti giri di parole…”.

“Insomma… mi vuoi dire il tuo grado nobiliare?”.

“Perché?!”.

“Perché no?”.

“Non voglio parlare di demoni e Inferno".

“Quando potrò conoscere tuo zio? Sarei onorato di conoscere colui che ti ha cresciuto”.

“Anche tu?! Ma cos'è questa fissazione?!”.

“Anche lui vorrebbe conoscermi?”.

“Sì. E non accadrà. Non molto presto, perlomeno".

“Perché?”.

Keros non rispose subito. Ricominciò ad impastare, imbrattando tutto di farina.

“Tuo zio non sa che io sono un umano, vero?” mormorò il mortale.

“Già…” ammise il sanguemisto “A lui non piacciono gli umani. Se lo scoprisse, farebbe tutto il possibile per intromettersi e tentare di dividerci. Non per farmi un dispetto, ma perché proprio non sopporta gli uomini. Capisci? Sarebbe a rischio perfino la tua vita!”.

“Oh. Capisco…”.

“Ti farò conoscere altri parenti, se vuoi. Ho tanti zii…”.

“Magari!”.

“Ora lasciami lavorare".

Con il matterello, Keros se la cavava abbastanza bene. Nonostante il suo odio nei confronti degli elettrodomestici, la cena non stava venendo affatto male

“Stai preparando anche il dolce per farti perdonare?” ipotizzò Ary.

“Perdonare? Perché? Che ho fatto?”.

“Guarda che lo so che stasera ti devi esibire al locale. Lo so che staranno tutti lì a sbavare per te e cose del genere…”.

“Tranquillo" sorrise Keros, montando la panna “Ho una sorpresa".

“Una sorpresa?”.

“Accompagnami al locale e vedrai!”.

 

Il Mephistophel era gremito di gente. Fuori dagli ingressi, lunghe file di aspiranti clienti attendevano per poter entrare. Keros ed Ary riuscirono a sfuggire a fan e code grazie all'ingresso riservato.

“Sono tutti qui per te?” si guardò attorno il mortale.

“Non esagerare. E adesso accomodati pure al tavolo ed aspettami. Spero di stupirti!”.

Mefistofele aveva intravisto l'ex allievo ed aveva raggiunto l'umano, invitandolo a sedersi. Ary continuò ad osservare quel luogo e notò una figura nell'ombra, che immediatamente gli fece provare un brivido lungo la schiena. E proprio quella figura allungò la mano, facendo cenno di sedersi al tavolo. Titubante, il mortale si avvicinò.

“Non mordo, sai" ghignò la figura, spegnendo la sigaretta nel posacenere “Siedi al mio tavolo. Da qui c'è un'ottima vista del palco”.

“Avete ragione. Da qui si vede proprio bene. Vi ringrazio…”.

“Di nulla. Vi ho visti entrare assieme, suppongo tu ci tenga a vederlo per bene, quando si esibisce".

Ary arrossì leggermente, prendendo posto ed ordinando da bere.

“Voi siete un demone?” domandò poi.

“Si nota?”.

“Non molto. È che so che qui ci sono molti demoni…”.

In realtà l’umano era terrorizzato da quello sguardo, non sapeva spiegarsi perché.

“Ti infastidisce se fumo?”.

“No, affatto. Fumo anch'io, a volte".

“Pessima abitudine, per un mortale".

“Lo so… me lo dice sempre anche Keros!”.

“Keros? Ti ha detto il suo nome?”.

“Sì… Lo so che è strano. Suppongo che voi non lo diciate mai".

“No, infatti. Io non ho bisogno di dirlo. Il mio nome in realtà lo sai già. Così come lo sanno tutti quelli che, come figli di Eva, incrociano il mio sguardo".

“Voi… voi siete Lucifero".

“È un piacere conoscerti”.

“Eh…?”.

“Non hai sentito?”.

“A voi non piacciono gli esseri umani. Lo sanno tutti. Perciò…”.

“Esatto. Non mi piacete. Non mi siete mai piaciuti. E suppongo tu sappia anche il perché”.

“Perché Dio preferisce gli esseri umani".

“No. Perché Dio pretende che io, generato dalla prima essenza delle stelle, mi inchini dinnanzi al fango".

“Io non mi sento fango".

“Siete forme di vita basate sul carbonio. Tecnicamente: terra”.

“Romanticamente: diamanti. È sempre carbonio...".

“Artisticamente: matite. È sempre carbonio!”.

Ary ridacchiò, non riuscendo a trattenersi.

“Mi fa piacere che tu sappia ridere della tua specie” alzò le spalle Lucifero.

“Sono consapevole che non sia perfetta. Poi l'idea di essere una matita mi diverte”.

“Contento tu…”.

Le luci si fecero soffuse. Anche Mefistofele era incuriosito, non avendo chiaro quel che Keros avesse in mente. Aveva chiesto di far comparire molte Succubus e così era stato. Ma perché?

Il principe camminò lentamente fino al centro del palco. Era sceso il silenzio, tutti lo fissavano. Lui sorrise, con gli occhi truccati che scintillavano con le poche luci che lo inquadravano. Con un profondo respiro, prese coraggio. Quel che stava per fare non era usuale per quelli della sua specie.

“Buonasera” salutò, con tono mellifluo “Lieto di vedervi così numerosi. Quest'oggi ho una dedica speciale per i miei fan”.

L'ultima frase la pronunciò volgendo lo sguardo verso Ary, che sorrise d'istinto. Poi Keros fece un altro profondo respiro e chiuse gli occhi. Quando tornò il silenzio, dopo l'entusiasmo espresso fra il pubblico per la dedica, il principe iniziò a cantare. Non lo aveva mai fatto davanti ad un pubblico, se non in mezzo al coro angelico in Paradiso. Non aveva voce demoniaca, non voleva che i demoni lo sentissero, ma capiva che quello era l'unico modo per accontentare gli umani, Ary compreso.

La voce di Keros era magnifica. I mortali presenti erano incantati, totalmente soggiogati dal potere che il tentatore sprigionava. Per quella ragione il principe aveva richiesto la presenza delle Succubus, e di qualche Incubus. La voce del sanguemisto era in grado di risvegliare molteplici sensazioni e desideri. In quel caso, i presenti erano spinti a perdere ogni controllo, commettendo peccati principalmente carnali. I demoni invece erano in silenzio, allibiti. Su alcuni di loro era comparso uno sguardo malinconico.

“Che… che succede?” mormorò Ary, fissando Lucifero.

Il demone, con la sigaretta di sbieco, era con la mente persa in pensieri lontani. Fra ricordi del passato e stupore per la strana scelta dell'erede, tentò di concentrarsi sull'umano al tavolo. Cosa aveva di speciale quell'anima? E perché Keros non si stava semplicemente spogliando, invece di far udire a tutti quella voce che così tanto richiamava i cieli del Paradiso? Un'idea gli balenò in mente, accompagnata da un brivido.

 

Una volta terminata l'esibizione, il tentatore tornò in camerino per cambiarsi, lanciando un ultimo sguardo verso l'umano. Sorridendosi a vicenda, Lucifero li fissò con lieve fastidio.

“Dovresti raggiungerlo" suggerì Mefistofele, rivolto ad Ary ed indicandogli la via “Per essere il primo a complimentarsi per l'ottimo spettacolo. Grazie a lui, moltissimi umani si sono del tutto rimbambiti e stanno impazzendo con le Succubus. Avrò le loro anime molto in fretta!”.

Una volta che il mortale si fu allontanato, Mefistofele notò lo sguardo lievemente torvo di Lucifero.

“Perché gli hai dato un simile suggerimento, Mefisto?” sibilò il re.

“Perché quel ragazzo ha un piano. Per ottenere l'anima finale, ha fatto innamorare l'umano. Dopo la canzone, di certo quell'essere inferiore sarà preda di una moltitudine di voglie. Che in camerino potrà sfogare. Ho dato una mano a Keros, tutto qui. Ho sbagliato?”.

“No…”.

Il sovrano sospirò, poco convinto. Con una mano fra i capelli, si concesse un altro drink.

 

“Sei stato bravissimo!” sorrise Ary, entrando nella stanza dove Keros si cambiava.

“Ti è piaciuto?” rispose al sorriso il principe, togliendo il trucco dagli occhi.

“Sì. Ma perché hai stravolto così tanto il tuo spettacolo?”.

“L'ho fatto per te".

“Per me?”.

“Mi avevi detto che eri geloso. Così ho pensato di sistemare tutto. Non mi piaceva l'idea di sedurre e scopare umani sconosciuti. Ho te adesso. E questo mi basta".

“Sei sicuro? Intendo dire… i demoni non hanno bisogno di più compagni per…”.

“Che domande strane che fai. Stiamo assieme, no? E fra gli umani della tua zona non mi pare sia di moda la poligamia. Quindi che problema c'è?”.

“Nessuno… suppongo".

“Bene. Ora andiamo a casa. Ho una certa voglia…”.

“Mi prometti che tutto questo è reale? Che non è solo un trucco per avere la mia anima?”.

“Ancora?! Chi ti ha rimesso in testa questa idea scema?”.

“Ho sentito Mefistofele che…”.

“E tu credi più a lui che a me?!”.

“No. Cioè…”.

“Ary… sono stufo di tentare di convincerti!”.

“Oh… perdonami se ho dei dubbi sulle reali intenzioni di un demone!”.

“Anch'io avevo dubbi sull’intelligenza umana, non farmi riemergere simili dubbi in testa!”.

Il mortale stava per rispondere ma Keros lo zittì con la mano.

“Devo farti una domanda" esclamò “Con chi parlavi al tavolo? Nella penombra non so se ho visto bene…”.

“Ero seduto al tavolo con Lucifero" ammise Ary “Ed è stato piuttosto strano. Ed inquietante".

“Ti ha spaventato?”.

“All'inizio. Ma poi mi sono quasi divertito”.

“Di che avete discusso?”.

“Di umani… Lo conosci bene? Intendo… so che è il re e che…”.

“Mi ha cresciuto lui".

“Che…?!”.

“È lui lo zio di cui ti ho parlato. Ma ora andiamo a casa. Voglio allontanarmi da questa musica orrenda! Aspettami in macchina. Parlo un secondo con Mefistofele e ti raggiungo”.

“Va bene. Però…”.

“Dopo parliamo. Ora vai, per favore. Sono stanco…”.

 

Nel buio, Keros stava raggiungendo il SUV nero. Aveva appena ricevuto i complimenti di Mefistofele per l'ottimo spettacolo e si era lasciato alle spalle l'orgia in corso nel locale.

“Lo so che sei lì” si voltò, con un tono di voce molto più neutro del dovuto “Che ti serve?”.

“Volevo solo salutarti" ghignò Lucifero “È da un po' che non passi da casa".

“E da quando questo è un problema?”.

“Andiamo… Lo sappiamo entrambi quel che devo dirti".

Keros tirò leggermente le orecchie all'indietro. Non aveva voglia di parlare in quel momento e nemmeno di perdere tempo in chiacchiere.

“Lo sai che io voglio solo che tu sua felice” riprese Lucifero “Ma in questo momento penso che tu ti sia bevuto il cervello. Ho visto come vi guardate, ho percepito quel che vi trasmettete. Sei innamorato di un umano. Ti rendi conto delle conseguenze? Per non parlare della stupidità che…”.

“Sono fatti miei!” si stizzì il mezzodemone.

“Non ti faccio la predica perché mi diverte! Lo faccio per te! Sei il principe ereditario. Pensa cosa accadrebbe se altri demoni scoprissero che…”.

“Che gli altri demoni non si impiccino! È la mia vita, non la loro!”.

“Hai ragione. Però… perché? Piccolo mio… Perché un umano?! Io vorrei solo il meglio per te!”.

“Se tu lo conoscessi, capiresti che lui è il meglio per me!”.

“Per quanto? Cinquant'anni? E poi?”.

“Poi ribadisco quel che ho già detto: sono affari miei!”.

“Ma non pensi a quel che potrebbe succedere? Gli hai perfino svelato il tuo nome! E se lo usasse contro di te? Sai che fine hanno fatto quelli come noi che si sono innamorati di un umano? Quelli rovinano tutto ciò che toccano… Pensa a quel che hanno fatto alla tua povera madre”.

“Mi fido di lui. E poi come vedi, a me non è successo proprio nulla. Evidentemente Dio mi ignora. Perciò fallo anche tu! Lo hai appena detto: sarà per poco. Passati quegli anni, sarà tutto come prima".

“E soffrirai. Lo sai che è così”.

“A te ha forse fatto differenza? Pur sapendo di poter soffrire e fare una stupidaggine, non hai rinunciato a Sophia!”.

“Ma che ha a che fare tutto questo con Sophia?!”.

“Fa lo stesso. Tutti di dicevano di non farlo, ma hai agito di testa tua!”.

“E ti sembra che mi sia andata bene?!”.

Il principe non rispose. Non sapeva come ribattere.

“Non ti obbligo. Non ho intenzione di farlo" sospirò Lucifero “Spero solo che non ci siano grosse conseguenze. Lo sai bene che lassù non amano molto che gli si tocchi gli umani".

“È ateo. Fuori dalla giurisdizione. E sono certo non sia successo solo a me di vivere una situazione simile”.

“Lo hai trascinato in un mondo pericoloso per un mortale".

“Lo difenderò. Io… Lo so che è una follia. Ma sono felice. Al futuro penserò quando sarà inevitabile".

“Non è molto intelligente…”.

“Buonanotte, papà”.

L'ultima frase era stata pronunciata con un sospiro da Keros. Non voleva discutere oltre, era stanco quel che bastava da non sopportare più certi discorsi. Già nella sua testa aveva domande a sufficienza!

 

“E così…” provò a rompere il silenzio Ary, una volta giunti a casa “…ti ha cresciuto Lucifero".

“Possiamo non parlarne? Non stasera?” sbottò Keros, aprendo il frigo e prendendosi una birra.

“Ok. Però… avete discusso? Non gli piaccio molto, suppongo…”.

“Sono fatti suoi. A me non serve di certo la sua approvazione”.

“Ed il tuo vero padre? Non so chi sia, ma pensi che Lucifero potrebbe…?”.

“Ary… Basta parlare adesso, ok?”.

“Ok… Volevo solo…”.

“Posso avere un po' di silenzio? Ho la testa che esplode per colpa della musica del locale".

L'umano annuì. Capì che non era il caso di insistere. Keros aveva quasi finito la birra, direttamente dalla bottiglia, e si voltò verso il lavandino. Notò, quasi con disappunto, che non vi erano piatti sporchi dimenticati.

“Ho fatto aggiustare la lavastoviglie" ammise Ary “Una sorpresa per te. Adesso siamo in due ed ho pensato che potrebbe andarci comoda".

“Un altro aggeggio che dovrò imparare ad usare?”.

“No. Faccio io. Guarda… È facile!”.

L'umano aprì lo sportello e mostrò che all'interno vi erano tutte le stoviglie della sera. Mentre il mezzodemone si preparava per uscire, aveva sparecchiato in fretta. Mancavano solo un paio di bicchieri, che si offrì di mostrare al tentatore dove andassero messi.

“Aspetta!” tentò invano di fermarlo Keros, mentre il padrone di casa allungava la mano su un bicchiere.

Per la rabbia dovuta ai pomeridiani tentativi falliti di usare il frullatore, il principe aveva scheggiato uno dei bicchieri che gli era capitato a tiro. Malauguratamente, il mortale toccò proprio quel punto e finì col tagliarsi.

“Ma non potevi lasciar perdere?!” sbottò il mezzodemone.

“E tu non potevi buttare il bicchiere, se era rotto?” ribatté l'umano, usando uno strofinaccio per coprire la ferita.

Scese il silenzio. Il tentatore percepiva chiaramente l'odore del sangue. Unito al nervosismo che gli scorreva in corpo, voleva assolutamente trovare al più presto il modo di sfogarsi. Senza parlare, si alzò da tavola e raggiunse Ary, baciandolo e costringendolo a gettare in terra lo strofinaccio. Poi ne osservò la mano e, dopo essersela portata alle labbra, baciò anch'ella, assaporando il sangue.

“Hai un buon sapore" mormorò.

“Davvero? Io… Non sei arrabbiato per…”.

“Ary… ti ho già detto di smetterla di parlare!”.

Ricominciando a baciare il mortale, il giovane principe si lasciò guidare dalla rabbia e dall'entusiasmo. Ary, stupito ma per nulla dispiaciuto da come il tentatore lo stesse obbligando al ruolo di passivo, lasciò che il demone facesse quel preferiva. Quella notte, fu Keros a prendere il controllo. Ed il mortale non riuscì a trattenere un “ti amo", mentre si stringevano in quell'amplesso.

 

Ciao!! Capitolo leggermente più lungo dello “standard" abituale ma spero non risulti meno scorrevole. Il prossimo sarà decisamente più stupido :p a presto!

   
 
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