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Autore: Subutai Khan    07/08/2018    0 recensioni
A Machi hanno appena sparato in mezzo agli occhi.
Koyemshi ha dichiarato cosa vuol fare di lei.
Jun Ushiro e Sasami si sono appena allontanati dal suo lettuccio.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Usciamo dalla stanza dell’ospedale.
C’è silenzio fra me e Ushiro. La cosa non mi stupisce, io ho parlato sin troppo a sproposito nelle ultime ore e lui è sempre stato un ragazzo di poche parole.
Anche se ho come la sensazione che… no, mi starò sbagliando. Sono solo un vecchio che si crede troppo furbo e capace di leggere le espressioni altrui. Anche perché leggere una lastra d’acciaio non è proprio facile.
Per un paio di minuti stazioniamo di fronte alla porta. Non ho idea di cosa possa pensare lui, ma la mia mente è concentrata verso quanto sta probabilmente succedendo là dentro. Cioè Koyemshi che, svolazzando in quella sua maniera irritante, sta escogitando un modo semplice e veloce per uccidere sua sorella. Anche se ho idea che finirà col teletrasportarla dentro un vulcano attivo, o qualcosa del genere.

Kami. Nessuno, ai tempi di Scienze Politiche, mi aveva detto che una carriera come funzionario governativo avrebbe implicato un semestre a stretto contatto con un gruppo di quindici ragazzini a cui dover far da balia e dai quali dipendeva il destino non solo del Giappone, ma dell’intero mondo. Anzi no, dell’intero universo.
Roba forte per un quasi sessantenne come me.
Vorrei che fosse un trip da qualche sostanza strana, tipo quelle che fumavo in quantità industriali ai tempi appunto di Scienze Politiche. Non so neanche come diavolo ho fatto a laurearmi, considerato che due o tre esami li ho dati completamente fatto di polvere d’angelo.
Ma no, non lo è. È vero, che mi piaccia crederlo o meno.
Seki e Tanaka darebbero un arto per far sì che non lo fosse. Sono morti in una maniera talmente… suona male perché finisco con l’equipararli a degli oggetti ed è molto brutto come atteggiamento, ma non trovo altra parola al di fuori di spreco.
E perché, questi poveretti? Caricati di un peso e di una responsabilità che neanche un adulto serio e assennato dovrebbe mai portare da solo, figurati loro che avevano disimparato da poco a succhiarsi il dito. E all’inizio volevano fare tutto da soli, le pesti. Non dire niente a nessuno, usare il loro giocattolone alto cinquecento metri per fare un po’ di danni giù in città e tenersi sul groppone le conseguenze. Meno male che Komoda non ha resistito alla tentazione di parlarne col padre.
Piccoli pazzi.
Non che la nostra presenza cambi le loro prospettive, perché siamo impotenti e contraddire Koyemshi è una pratica poco sana. Ma almeno così possiamo limitare i danni causati dalla loro inesperienza. E, si vuole sperare, accompagnarli in maniera degna verso la tomba.
Parlare in simili termini di bambini così piccoli. In che cosa ci siamo invischiati? Quale mente malvagia può escogitare una sconcezza del genere… e magari trovarla pure divertente, perché no?
Mi lascio sfuggire alcune di queste considerazioni ad alta voce.
Ushiro mi guarda stortissimo.
Che cosa vuoi, ragazzino? Non ho forse il diritto di essere triste di fronte al vostro fato? Siete un pochino più giovani di mia nipote, lo sai questo?
Lei crescerà, libera e spensierata. Voi siete una schiera di cadaveri che camminano. O, nel caso di Machi, sono sdraiati in una stanza d’ospedale con un tubo in gola e la faccia coperta di bende.
“Qualche problema, Ushiro?”
“Me lo dica lei. Non sono stato io a uscirmene dal nulla lamentandomi della nostra prematura fine.”
“Beh, scusa tanto se la cosa non mi riempie di gioia. Siete più giovani di mia nipote, per Dio! E non vedrete il vostro quattordicesimo compleanno!”
“Cosa vuole che le dica, signor Sasami? Ci è toccata così. E nessuno ne è stato felice, glielo assicuro. Ma è troppo tardi per anche solo pensare di tirarsi indietro, o per recriminare su qualcosa.”
“Ma… quella povera ragazza, stesa là dentro… le hanno sparato in fronte, per l’amor del cielo!”
“E con ciò?”
“Come e con ciò? Sono l’unico a trovarla una cosa…”
“No.”
“Meno male, mi rassicura sentirti parlare così. Temevo di…”
“Non si deve preoccupare per me. Io sto bene.”
Stai bene?
Senti, non sono nato ieri. Con che faccia puoi cercare di farmi credere questa baggianata?
Tua sorella è morta.
Tua madre è morta.
Entrambe per colpa di quel robot. Di quello Zearth.
E tu vorresti convincermi di star bene?
Maledizione. Odio questa mia impotenza.
Odio essere stato obbligato a vedere dei mocciosi prendersi sulle spalle la salvezza del mondo, impossibilitato ad aiutarli o ad alleviare il loro calvario.
Perché? Non è giusto, non è giusto, non è giusto!
Io sono anziano. Ho vissuto la mia vita. Ho discendenti.
Poi la sua voce interrompe il mio flusso di pensiero: “Se sta pensando a Machi… lei sapeva a cosa stava andando incontro. Meglio di Nakama, di Daichi e di tutti gli altri. Ha scelto di sua volontà. Era responsabile delle sue azioni e delle loro conseguenze.”
“Questo dovrebbe farmi stare meglio, per caso? Perché non lo fa.” ribatto, amareggiato.
“Mi dice come fa un uomo del governo a essere di cuore così tenero? Non me lo spiego proprio.”
“Vorresti dire che dobbiamo essere rigorosamente tutti vestiti di nero, con gli occhiali scuri e la faccia truce? Noi gente normale esistiamo anche in quest’ambito.”
“Ciò non toglie che non deve struggersi troppo per lei. Non nego che così sia molto più… spiacevole, ma anche avesse pilotato non sarebbe cambiato realmente nulla.”
“Lo so lo so lo so. Non è la prima di voi che vedo morire, e non sarà l’ultima.”
“Mpf.”
Assurdo. Mi sto facendo dare lezioni di vita da uno che ha un quarto della mia età.
Ma ha ragione, ‘sto sfrontato. Su tutto.
È spiacevole. Ma necessario.
Se anche avesse pilotato, il risultato sarebbe stato il medesimo.
Machi, più degli altri, ha scelto consapevolmente. Lo stesso Ushiro mi ha spiegato le circostanze.
Per quest’ultima, fosse possibile, chiederei alla diretta interessata. Semplice, stupida curiosità.
Ma si sa, le persone in coma tendono a non poter parlare. Men che meno quando il loro adorabile fratello sta facendo far loro un giretto sin troppo approfondito del monte Fuji.

   
 
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