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Autore: Clan della rosa    08/08/2018    1 recensioni
Ciao a tutti. Ho voluto fare un esperimento, vi spiego meglio: la storia sarà totalmente scritta in prima persona e i dialoghi saranno ridotti al minino proprio per lasciare spazio alla protagonista che per ora non avrà ne un nome ne un identità. La storia si articola nel passato, la protagonista rivive le proprie esperienze amorose con uomini diversi, fino ad arrivare ai suoi attuali 30'anni di età.
Spero vi piaccia, buona lettura!
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Tutte le volte in cui dissi “Ti Amo”
Novembre. Il mese che preferisco: gli alberi, quasi spogli, mostrano la loro apparente nudità. Le foglie, le ultime rimaste, sembrano condurre una battaglia ormai persa per rimanere attaccate ai ramoscelli. Quelle a terra, una volta verdi e rigogliose, hanno lasciato il posto ad un colore scuro e, come cadaveri, marciscono lentamente sotto ai passi delle gente. Quand’ero bambina, mi ricordo di divertirmi a pestarle: ogni foglia produceva uno scricchiolio sotto alle scarpe. Ora, invece, mi limito ad osservarle e a scansarle se qualcuna si trova nel mio cammino. Novembre è anche il mese che mi rappresenta: freddo, cupo, silenzioso. Quando raggiunsi i 30’anni d’età capì che per me non c’era posto nel mondo, ognuno s’era guadagnato uno, io no.
Non fu sempre così. 10 anni fa non avrei mai pensato di ridurmi in questo modo. Ero piena di vita ed ogni occasione era buona per fare baldoria. Si, mi divertivo.
La prima volta in cui mi innamorai fu a 23’anni: James era un “tipo apposto”. Il classico “figo” del quartiere. Alto, muscoloso, con uno sguardo da capogiro e folti capelli neri. Purtroppo o per fortuna fu un amore non ricambiato. Ogni pomeriggio, mentre uscivo dall’università, lo vedevo appoggiato alla muretta del cortile, ovviamente era sempre accerchiato da una decina di ragazze, almeno. Quelle erano le classiche “oche”: continuavano a starnazzare per attirare l’attenzione. Vestivano molto succinte per il medesimo motivo. Erano belle però ed io non potevo competere. All’epoca non ero definita esattamente “scopabile” dagli altri ragazzi: bassa e grassottella, con gli occhiali da vista dalle lenti spessissime, portavo sempre i capelli acconciati alla “ben e meglio” da un fermacapelli raccapricciante. No, decisamente non avevo speranze.
Però, ogni volta in cui tornavo a casa prendevo il piccolo diario nascosto sotto ai vestiti e cominciavo a scrivere: scrivevo di me e di James, scrivevo della nostra vita insieme.


Un giorno mi feci coraggio, mi avvicinai a James e mentre lo facevo le altre “ragazze – arpie” mi lanciavano sguardi di disgusto. Una volta che fui vicino a James lui mi guardò alzando un sopracciglio. Alla sola presenza dei suoi occhi sopra di me che ispezionavano ogni centimetro del mio corpo, diventai rossa, sentivo le guance in fiamme e la gola mi si seccò.
Dopo alcuni secondo interminabili, feci un respiro profondo e con l’ultimo briciolo di coraggio dissi:
-Ti amo-
Ci fu un attimo di silenzio poi le ragazze cominciarono a ridere ed io sentì gli occhi umidi per le lacrime. James non parlò, si limitò a far fuoriuscire la lingua in un finto conato di vomito. Corsi via, umiliata.
1° volta in cui dissi Ti Amo

L’università finì, mi laureai con il massimo dei voti, si oltre ad essere brutta era pure una “secchiona”. Una combo perfetta oserei dire.
Trovai quasi subito lavoro come cameriera in un Pub. Era passato un anno dalla brutta esperienza con James e da allora vidi bene di stare alla larga dai ragazzi. Una volta era abbastanza. Ci fu un lato positivo però: Cambiai il mio look, mi iscrissi in palestra e persi la bellezza di 15 kg, ora, il mio corpo era perfetto, certo avevo ancora dei cumoli di grasso lungo i fianchi ma per la prima volta, dopo tanto, ma tanto tempo, riuscivo a vedere i piedi.
Come ho detto prima, cambiai il mio look: via quegli enormi maglioni “della nonna”, via quei jeans a zampa di elefante, via quel fermacapelli vomitevole e soprattutto via gli occhiali da vista.
Con i miei nuovi vestiti ed il mio nuovo corpo mi sentivo più sicura: relazionarmi con le persone era diventato più semplice.
Mi ricordo di una sera, in cui, il Pub era deserto eccetto per qualche coppietta appartata nei divanetti bianchi, era quasi l’una di notte e tra poco avrei dovuto chiudere. Mentre ero intenta a pulire il grosso bancone in ebano senti la porta d’ingresso aprirsi, istintivamente alzai gli occhi.
Davanti a me c’era un ragazzo, bellissimo. Portava una giacca in pelle abbinata a dei jeans neri ed una maglietta bianca.
Si sedette al bancone e mi rivolse un sorriso
-Una birra bionda, per cortesia-
-Subito-
Spillai la bevanda e la servì, il ragazzo diede un lungo sorso, poi si pulì la schiuma dal labbro superiore con il palmo della mano.
Pagò ed uscì.
Colpo di fulmine? Forse, quello che è certo è che rimasi come un’ebete a fissarlo. Non è proprio il caso di dire “una bella impressione”
Lavorai ancora qualche mese in quel Pub, e il ragazzo misterioso faceva il suo ingresso ogni giorno alla stessa ora. Dopo cinque incontri trovai il coraggio di parlargli: il suo nome era Dave, scoprì che era un motociclista e che il locale era a metà strada tra casa sua e il negozio di moto dove ogni sera organizzavano alcuni giri in Harley.
Più i giorni passavano, più sentivo di provare qualcosa per quel ragazzo. Capitò una sera che non si presentò, quando fu il momento di chiudere sentì una morsa al cuore. Uscì da una porta secondaria e come un miraggio mi apparve davanti
-Ho pensato di farti una sorpresa, hai detto che ti piacciono le moto. Vieni ti porto a fare un giro-
Senza farmelo ripetere due volte salì e mi aggrappai alla sua schiena. Il giro fu corto ma comunque eccitante. Sentivo l’aria addosso alla mia pelle e i capelli fulvi che danzavano con lei.
Si fermò in un piccolo parco, vicino casa mia, ormai desolato. Scendemmo dalla moto. Ci fu un momento di silenzio poi lui, mi prese i fianchi e mi baciò. Era un bacio lento e caldo. Sentivo le sue mani scivolare verso il mio fondo schiena poi su, sopra le mie scapole. D’improvviso, ancora avvinghiati in quel bacio, sentì la sua mano passare sopra il seno, prima lentamente poi sempre più forte. Non ci mise molto a scivolare sotto la mia maglietta ed a sfiorare la debole corazza che il mio reggiseno offriva. Il bacio si fece più appassionate, ora le nostre lingue si avvinghiavano, si cercavano, danzavano. Sentivo il suo respiro sopra di me. Gemetti quando toccò, finalmente, il mio seno nudo. Cominciò a torturami il capezzolo. Mi staccai per riprendere fiato e gemetti ancora. Ogni centimetro del mio corpo voleva sempre di più ma sapevo di non star facendo la cosa giusta.
-Quanto lo vuoi?- la sua voce era tremante, anche lui era al limite
-Ti amo- sussurrai
Dave si staccò sgranando gli occhi ed io mi sentì come se qualcuno mi avesse immerso la faccia in una bacinella di acqua ghiacciata.
-Devo andare- salì sulla moto e se ne andò. Non lo vidi mai più.
2° volta in cui dissi Ti Amo.


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Ciaoo^^
Vi piace la storia? secondo voi può essere una bell'idea?
Sarei veramente felice se me lo faceste sapere. sono aperta ad ogni consiglio e critica anche non positiva. 
Alla prossima e grazie in anticipo a quanti leggeranno ^^
   
 
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