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Autore: Evola Who    08/08/2018    2 recensioni
Mentre me ne stavo immobile senza dire niente, il piccolo pubblico sotto di me iniziò a bisbigliare, confuso dal mio inaspettato silenzio, ma non mi importava.
“Leia” dissi a voce bassissima. Quasi un sussurro...
[Star Wars AU]
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Han Solo, Principessa Leia Organa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5
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“Che cosa studi di preciso al New York college?”

“Giurisprudenza” disse Leia.

“Oh, uno studio importante” commentò Sana con un tono acido, guardandola negli occhi.

Si calò una aria di tensione, Lando e Aphra si guardarono perplessi per il comportamento di Sana e io speravo di evitare il peggio.

“Sentite, è un po’ tardi per noi, quindi dobbiamo proprio andare e…”

“E dimmi un po’, vivi già sola? E lavori?” mi interruppe Sana con tono acido, guardando ancora verso di lei.

Al quel punto, Leia capì la sua ostilità dei suoi confronti, mise le braccia conserte, si avvicinò a lei e rispose: “Sì, io e mio fratello viviamo insieme in un appartamento del West Village. Entrambi lavoriamo per pagarci l’affitto e tutte le spese” il suo tono era fermo e deciso e la sua espressione inespressiva, ma lo sguardo era alto e gli occhi avevano un’aria di sfida, voleva tener testa a Sana.

“Merda! Era questo che volevo evitare!” pensai ormai rassegnato.

La tensione aumentava sempre più mano a mano che passava il tempo.

“E dimmi, che lavoro fate tu e tuo fratello?”

“Mio fratello lavora come guida al museo naturale. Io lavoro come segretaria part time in uno studio di un avvocato privato.”

“Certo. Ovvio” disse Sana facendo una risatina divertita.

Leia rimase offesa da quell’atteggiamento, lo si vedeva dai suoi occhi arrabbiatati, anche se cercava in tutti i modi di non dimostralo. E io ero seriamente preoccupato di come sarebbe andata a finire quella discussione.

“E dimmi un po’, Leia. Che cosa vorresti fare della tua vita?”

“Mi è sempre piaciuto occuparmi di politica” rispose secca.

“Certo. In fondo, sarà molto facile per te” disse Sana con uno sguardo cattivo negli occhi.

Leia rimase perplessa dalle sue parole e rispose: “Scusa?”

Lando e Aphra guardavano in basso con aria incerta, si sentivano a disagio da quella tensione e non volevano partecipare alla discussione.

Io cercai di alleggerire la tensione, ma sembrava che non mi prestassero affatto attenzione.

“In fondo, per una donna in polita, basta avere un diploma pagato dai genitori, un bel visino dolce e usare il proprio fisico per eccitare i vecchi bavosi in senato!”

Leia era sconvolta dalle sue parole. Lo sapevo perché mi aveva sempre raccontato che sua madre, quando era senatrice, faceva molta fatica a farsi prendere sul serio, sebbene avesse sempre combattuto. E Leia credeva fermamente di buttarsi in politica per fare del bene.

“In fondo, sarà più facile per te. Rubare i soldi ai poveri per darli ai ricchi.”

“Adesso ascoltami, Sana!” iniziò a dire Leia con tono deciso e aria arrabbiata.

“Oh, no. Ora finirà male…” pensai.

Conoscevo Leia quando era infuriata, avevo provato la sua rabbia in prima persona molte volte e non era mai finita bene per me. Ma con una persona rancorosa come Sana non sapevo proprio come potesse finire.

“Io non so perché mi parli così e non so perché tu sia così arrabbiata! Non penso di averti offeso, né di aver detto qualcosa di male nei tuoi confronti da farmi mancare di rispetto così! Se hai qualche problema con me, dimmelo in faccia invece di comportarti in questa maniera!”

Il suo sguardo era furente di rabbia. Leia era sempre stata una ragazza piccola e facile, ma quando si arrabbiava su serio, triava fuori una furia che la faceva sembrare molto più grande di quanto non fosse.

Volevo fermarle entrambe, ma Sana iniziò a parlare: “Vuoi sapere quale è il mio problema? Va bene, te lo dico!” si mise le mani sui fianchi per continuare: “Che sono stufa di vedere ragazze e ragazzine dai colletti bianchi che vengono qui a sputare in faccia la loro fortuna su quelli che non ce l’hanno!”

Non volevo credere a quella scena, speravo che fosse tutto un incubo e che finisse presto.

“Tanto, cosa vuoi saperne di questo mondo? Del nostro mondo! Fatto di sacrifici, duro lavoro e sogni infranti! Tanto, sei soltanto una ragazzina viziata che non conosce nemmeno la parola ‘sacrifico’ per vivere una vita povera ma dignitosa! Quindi, non fingere di essere nostra amica. Perché non abbiamo bisogno della pietà di un ‘colletto bianco’”

La guardava con odio e disprezzo e dopo si girò davanti al bancone come se nulla fosse. Calò un silenzio teso e soffocante, ma nessuno sembrava avere intenzione di interromperlo. Io non sapevo che cosa fare, non voleva mettermi in mezzo per non peggiore la situazione.
Leia si girò verso di me, con aria inespressiva ma gli occhi pieni di rabbia.

Probabilmente si aspettava che dicessi qualcosa in sua difesa, ma non sapevo che dire e guardai in basso.

Quando sentì i suoi passi camminare davanti a me, alzai lo sguardo e vidi che stava andando verso alla porta.
Cercai si seguirla, gridando il suo nome, e mi diressi fuori camminando verso il marciapiede.

E adesso? Che cosa potevo fare?


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"I coletti bianchi" è un termine dispregiativo
per i giovani ricchi
Note:

Vi spiego il perchè ti ho pubblicato questo capitolo.
Si come, presto devo andare in montanga, ho deciso
di pubblicare due capitoli alla settimana. Oggi e Venerdì,
domenica e lunedì.
Così, posso partire tranqulla.
Ma, spero che questa storia vi piaccia!
Evola

 
   
 
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