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Autore: daphtrvnks_    08/08/2018    2 recensioni
Periodo Edo/Tokugawa.
Il popolo cinese sotto il dominio della dinastia Ming inizia la sua conquista nella regione del Kantō, nel sud del giappone.
Vegeta, erede della signoria Satsuma chiederà aiuto ai Daimyō per creare un esercito in grado di fermare l'avanzata nemica.
Insieme a lui il suo miglior amico Kakaroth, generale e samurai di alto grado.
Due donne entreranno a far parte della storia dei valorosi guerrieri cambiando così il corso del loro destino.
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, Bulma, Chichi, Goku, Vegeta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Affaticati dal viaggio ed approdati su quelle terre di cui a malapena riusciva a pronunciare il nome il ragazzo dalla carnagione ambrata setacciava insieme alla sua squadra i boschi alla ricerca della principessa. Gli occhi furbi si stavano lentamente abituando all'oscurità che inesorabile avanzava davanti a loro dando posto alla luna. 

I capelli corvini poggiavano con i suoi ciuffi sul viso, mossi ad ogni passo sul terreno e le siepi. La veste tipica di quelle regioni a cui non apparteneva, lunga e con due spacchi laterali, intarsiata in simboli che ricordavano la reale casata dell'imperatore che serviva, quel maledetto e tanto disprezzato uomo che fin da bambino aveva odiato ed a cui si inchinava mostrando finta reverenza e dedizione. 

Nelle sue mani con le sue conquiste nella patria di Jing gli aveva fatto credere di essere un completo burattino ai suoi stupidi giochi, ma Turles sapeva degli inganni e delle malefatte che alle spalle della figlia aveva compiuto e si preparava a distruggerle una ad una. Per quanto forte e potente potesse mostrarsi con i suoi gioielli, vantando ricchezze davanti ai poveri cinesi era stretto nei pugni dei Manciù a cui aveva promesso il Giappone in cambio di pietà. 

Se non l'avesse trovata la dinastia Ming sarebbe caduta, al suolo come un mazzo di carte, niente più oppressione ed esuberanza. Era ciò che voleva e lui che ben conosceva Chichi sapeva che ella neanche con le maniere forti sarebbe tornata dal padre e sottostare ai suoi voleri, egoista ma libera. 

In lontananza intravide delle luci e con esse percepì il baccano dei soldati che finalmente potevano rilassarsi dopo la battaglia, scorse la figura del figlio della signoria Ashikaga con cui combatté durante l'invasione a Tohoku ed a cui aveva risparmiato la vita fermando la sua sciabola a pochi centimetri dal petto, un segno di rispetto per chi, unico com'era, aveva lottato lealmente e con cui avrebbe voluto combattere ancora. 

____________

La notte era calata ed il viso del generale poggiava sulla spalla della ragazza, gli occhi socchiusi ed il respiro affannato, rivoli di sudore scendevano dalla sua fronte imperlata, la saetta ancora nella sua carne. All’orizzonte un tempio scintoista faceva capolino tra la rigogliosa radura. Rallentò l'animale fermandolo dinanzi alla Jinga tinta di rosso. 

'Potremmo sostare qui per la notte.' 

Mormorò. Il peso dell'uomo si sporse sul lato destro, scosso dai fremiti, crollando a terra. 

'Generale!' 

Urlò la donna, in un secondo momento notò la spalla sanguinante e con essa la freccia ancora conficcata. 

Scese dalla sella rapidamente prendendolo tra le braccia e poggiandolo sulle ginocchia. Con uno scatto tolse il dardo e prese ad accarezzare il suo viso ormai pallido, le palpebre socchiuse e le iridi lucide. 

'Sto bene, non preoccupatevi per me.' 

Sussurrò, le belle labbra tinte di un brillante cremisi. 

'Finitela!' 

Con il pollice accarezzò il suo zigomo passando infine la piccola mano tra la sua chioma tastandone la morbidezza. 

Un monaco allertato dalle urla corse fuori dal monastero, l'abito bianco e il capo pelato, la fronte segnata da fori fatti con l'incenso. 

'Cosa succede qui?!' 

Si chinò a piedi scalzi davanti ai due notando la condizione in cui l'uomo riversava, sicuramente avvelenato. 

'Datemi una mano, portiamolo dentro.' 

Aiutata dalla ragazza il giovane monaco sollevo Kakaroth portandolo all'interno del tempio dedicato al dio della montagna Daichi Nyoroi. 

Disteso tra le coperte e tolto dall'armatura, la fronte bollente indicava la febbre, tremava per il freddo mentre stringeva con la poca forza rimasta il tessuto della giovane, parole senza un nesso logico sfuggivano a tratti dalla sua bocca. 

Il monaco era corso a cercare erbe nonostante la tarda ora e lei, ancora china al suo fianco imbeveva pezzi di tessuto da poggiare sul suo capo per abbassarne la temperatura. 

'Principessa.' 

'Non parlate.' 

Lo zittì, l'ansia faceva da padrona nel limpido cuore in pena per le sorti di chi aveva deciso di metterla in salvo .

'Statemi accanto… ve ne prego.' 

Disse sforzandosi di rivolgerle un sorriso, la presa sulla veste calò finendo sullo stomaco, prontamente venne raccolta da lei e la strinse rivelando una dolcezza che non aveva mostrato fino ad allora nei suoi confronti.

'Vi devo tutto, non temete.' 

Avvicinò il viso a quello dell'eroe, chiuse gli occhi imbarazzata, in quel momento lui non avrebbe potuto reagire e le sembrò giusto dargli conforto lasciando un bacio casto e delicato sulla sua fronte. 

'Donna, ho trovato l'erba, lasciate che lo curi.' 

Si spostò a disagio lasciando spazio al Sendotsu, egli volse l'uomo di spalle spogliandolo dell'inutile casacca ormai sporca e sgualcita, prese a frantumare le erbe in una ciotola vicina poi a spalmarle sulle ferite facendolo gridare dal bruciore, annaspava cercando il calore della ragazza per aver sollievo dal calvario che stava provando.

'Passatemi quelle garze.'

Disse indicando un angolo della piccola stanza illuminata da candele, lei annuì recuperandole e porgendogliele, medicò la ferita e rimettendolo in posizione supina lo ricoprì con le coperte. 

'Si riprenderà?' 

Lo sguardo del ragazzo si posò angosciato su di lei, inumidì le labbra prima di risponderle.

'Deve bere molto, per ora vi posso solo dire di farlo vomitare, deve eliminare le tossine che ha nel corpo e l'unica soluzione mi pare questa.' 

Si inchinò ringraziandolo e dopo essere uscito dalla stanza Kakaroth parlò nuovamente.

'Se morissi – ridacchiò per poi tossire – non sarebbe una gran perdita.' 

‘Farneticate. Un samurai come voi non teme la morte.' 

Un'occhiataccia gli fu rivolta e lui spostò il viso di lato, la stanchezza lo prese di sorpresa e le sue palpebre si chiusero portandolo in un sonno agitato. 

Gli rimase accanto tutta la notte, continuò a curarlo facendolo bere quando notava le labbra seccarsi, disconnesse frasi facevano a volte capolino nella stanza, nomi messi a caso e gemiti di sofferenza. 

_____________________

Lapis continuava a mordere con furia le unghie, il nervoso lo portava a camminare avanti e indietro dinanzi alla tenda di Vegeta.

Tutti i corpi dei caduti in battaglia erano stati controllati ma nulla, tra di essi il generale non risultava. Entro una settimana la sorella sarebbe dovuta convolare a nozze con Kakaroth ed ora che era sparito nel nulla la rabbia lo stava divorando vivo.

'Come diamine è possibile che sia scappato!?' 

All'appello mancava anche un cavallo, le possibilità che fosse andato via non sfioravano la mente del nobile, era stato ai suoi doveri per tutti quegli anni senza lamentarsi di quella scelta che gli era stata imposta. 

'Con una donna dai capelli neri… lo abbiamo visto andare ad ovest.' 

Parlò uno dei soldati mentre seduto su un masso accendeva il tabacco ben racchiuso in un pezzo di carta bianca. 

'Una donna… una donna!?' 

Con le mani tra i capelli il ragazzo cercava di calmarsi, prese una lungo respiro e socchiudendo gli occhi color del ghiaccio sbottò un 'Trovatelo.' riferito ai soldati accanto a lui.

Vegeta cercò di parlare ma subito venne zittito dalla maiko che appoggiandosi al suo petto distolse completamente la sua attenzione dalla frase che stava per dire.

'Non sarà andato lontano, lo troverete subito.' 

Mormorò ella mentre con delicatezza accarezzava la schiena dell'uomo a cui apparteneva. 

Vegeta riprese il controllo e prendendola per i polsi la allontanò rivolgendole uno sguardo che non ammetteva altro.

'Mi è arrivata voce che ci siano altre truppe cinesi nei paraggi, servi dell'imperatore alla ricerca della principessa Chichi, non è saggio cercarla in una situazione di questo genere.' 

Fece qualche passo in avanti passandosi una mano sul volto.

‘Tornerà, è inutile cercarlo. Torniamo a casa, questo posto inizia a puzzare di marcio.' 

Disgustato prese la ragazza riportandola nella tenda. 

Un piccolo lume ne illuminava con luce soffusa l'interno, cuscini e coperte dai colori sgargianti erano sparsi un po' ovunque. 

La turchina sedeva in un angolo accarezzandosi i polsi appena arrossati, teneva lo sguardo basso e insolitamente, loquace com'era, stava in silenzio continuando in quel gesto divenuto meccanico. 

Il nobile la guardò, decise di togliere l'armatura dopo quella lunga giornata; tagli e ferite non molto profonde si mostravano sulle sue braccia, orgoglioso di quei segni che ne mostravano la forza. Avvicinò a sè la bacinella d'acqua che mezz'ora prima aveva fatto riempire e con essa la spugna. 

Tolse la casacca gettandola distante e facendo un sospiro di sollievo iniziò a pulirsi dal sangue e dalla sporcizia. 

Il suo fisico statuario non sfuggì all'occhio attento della fanciulla che non perse attimo a solcare con il suo sguardo ogni centimetro del suo petto, gli addominali scolpiti e i bicipiti che ad ogni movimento risaltavano ingrossandosi. 

'Avete saltato un punto.' 

Sussurrò indicando un lembo di pelle ancora sporco sul fianco destro.

Vegeta la guardò, il suo perenne cipiglio sul viso, facendo finta di niente continuò nel suo lavoro.

'Lasciate che vi aiuti.'

La ragazza si avvicinò, furtiva e delicata come una gatta, nella sua eleganza il nobile ci si perdeva, tenera come un fiore in primavera, sembrava così fresca con quei colori che ricordavano il cielo e il mare. 

Prese dalle sue mani la spugna inzuppandola nuovamente nell'acqua tiepida, una volta bollente, la poggiò sulle sue spalle accarezzando e pulendo, senza mettere insistenza ma usando quel tocco femminile che nessuna donna gli aveva mai donato. 

Rimase a fissarla incatenato tra i suoi occhi, lo catturavano come ape al miele e lui, povero stolto, era cascato in pieno in quel turbolento fiume di sentimenti.

La spugna scese e con essa la sua mano, si fermò appena sul ventre piatto facendo mancare il respiro al guerriero, padre della sua gente ed il cuore rosso come quello di un re, figlia della povertà e l'anima cobalto come la regina del pianto. 

Si guardarono, uno scontro aperto a colpi d'arma, fuochi ardenti di passione nascosta che lentamente cresceva trasformandosi in un incendio che bruciava i loro corpi sciogliendoli in una sola forma, due gocce che in una tempesta sbattevano con prepotenza contro i vetri di una casa, il vento impetuoso che trascinava via le loro menti lontano dal trambusto e dai rumori. Uno sguardo era bastato per far fare l'amore alle loro anime e quando questo non bastò si presero carnalmente, tolsero ciò che era di intralcio e stesi in un abbraccio senza fine diedero vita a quell'amplesso che lui aveva desiderato fin dall'inizio, mordendo i suoi seni e lasciando baci in punti proibiti, avido di lussuria la strinse a sé, gemiti fuggirono incoronando quel folle amore che forse amore non era e lì tra le sue candide cosce decise che era mille volte meglio morire tra le braccia di una donna che tra quelle della guerra. 

In quella notte in cui due amanti si concedevano l'un l'altro il mese di settembre lasciava spazio all'autunno, con le sue foglie aranciate e la lieve pioggia che leggera cadeva sulla loro tenda.


//Yay!

Si sono stata velocissima, finalmente ha perso il suo mizuage e bulma può star tranquilla! (almeno per ora.)

Grazie per chi legge, recensisce o segue/mette tra i preferiti!

BlackInkVelvet aspetto la tua recensione, tze! 

 -Daph


  
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