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Autore: SherryVernet    08/08/2018    1 recensioni
"La Storia è come un valzer senza fine: in tre tempi, guerra, pace e rivoluzione si susseguono all'infinito."
– Gundam Wing: Endless Waltz (1998) –
 
Ovvero: Qualunque post-EW sarebbe un'alternativa preferibile a Frozen Teardrop. Qualunque. Ne seguono settantacinque, spesso incompossibili, da scegliere a caso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Shonen-ai | Personaggi: Duo Maxwell, Heero Yui, Relena Peacecraft, Un po' tutti
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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I.4

Tante cose, Heero le ha capite quasi immediatamente:

 

Wufei vede male da vicino, eppure gli occhiali da lettura gli fanno venire gli occhi rossi. Beve tè bianco, come se in un sorso potesse sciacquar via l'amarezza. Shenlong, per lui, è e non è Nataku; Nataku, per Wufei, è la treccia per Duo. La sete di giustizia, il disperato senso dell'onore, sono tutto ciò che gli rimanga della sua gente, di quello che sarebbe potuto diventare un grande amore.

Wufei spera ancora nella retribuzione.

 

Quatre vede più di quanto lasci intendere: le cose come sono, quelle possibili e quelle da evitare; per lui l'impossibile è solo un parametro da ridefinire. Beve troppo caffè, ma preferisce un tè verde, bollente, disgustosamente dolce. Il suo senso di colpa è non tanto per gli atti, quanto per le omissioni, per il suo sangue, per il privilegio e la tragedia della sua nascita; s'estende ad includere le circostanze, le scelte degli altri, e – nei giorni difficili – le leggi della fisica. Spesso dorme male, e mai abbastanza; non è accertato che sia capace di sognare. Quando suona il violino o ascolta la musica, prima della melodia, sente la matematica. I silenzi di Trowa sono oggetto di pura ed assoluta riverenza, come se gli rivelassero infine qualcosa che non si prevede e che non s'aspetta, l'ottava meraviglia. Quatre s'aggrappa all'immagine che vorrebbe avere di sé, alla sensibilità, al tatto, a un'indole gentile: se ne riveste, come d'una corazza, perché è terrorizzato da quel che cova in cuore – e da come pensa con la testa.

 

Trowa ha dieci decimi, vede con chiarezza. Non beve né tè né caffè, se Quatre o la parte non lo forza. Riesce a dormire in ogni circostanza – bene, qualche volta. È di poche parole, tutte pesate, tutte giuste; quasi tutte buone. Il suo silenzio è eloquente, e culla qualcosa di così gentile che diventa fragile; l'avvolge, ma non lo nasconde. Trowa ha la serietà e la leggerezza d'un trapezista; sotto ai riflettori, passa inosservato, come un'ombra. Sa essere chiunque, all'evenienza.

 

Duo è un mistero, la contraddizione e il doppio di sé stesso – quasi un segreto che si rivela come una domanda.

Duo beve tutto, purché lo tenga sveglio, senza preferenza; Heero non è ancora convinto che Duo dorma.

Di tutti loro, indubbiamente è Duo il miglior pilota; l'infiltrato più scaltro; la minaccia inattesa che entra dalla finestra – come brezza –, fa una carneficina come fosse una festa, ed esce senza chiudere la porta. Ne fa un punto d'orgoglio, però non se ne vanta. Duo è competitivo e sa che il vero virtuosismo è nel controcanto: è più a suo agio sullo sfondo, per fare quel che deve – quel che vuole – e potersi defilare indisturbato; detesta dover prendere commiato, perché sa per esperienza che voglia dire essere il solo che rimane – e lo terrorizza. 

Duo non mente mai, ma offre spesso mezze verità, in apparenza senza alcuna importanza – Heero, tuttora, sovente non capisce quale sia una perla di saggezza e quale una sciocchezza.

Duo – che corteggia la Morte e si definisce Gramo Mietitore – ama la vita e gli esplosivi, quasi con tenerezza.

Duo, con Deathscythe, ancora si confessa – o meglio, coll'unico bullone che gli resta.

Duo è una tempesta che cova in un mattino di sereno. Duo è la pace nell'occhio del ciclone. Duo è sorprendente e spiazzante come un giorno di pioggia per chi, dalle colonie, non l'ha mai vista.

Duo fa lo scemo, però alla guerra, poi, ci va lo stesso.

 

Ma c'è una cosa che Heero, come un profeta, ha saputo sempre dall'inizio: tutti loro sono armi, un poco difettate, di distruzione di massa – e, senza disarmo, non c'è armistizio.

   
 
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