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Autore: La_Sakura    10/08/2018    3 recensioni
Diciassette anni e una città nuova: una sfida per crescere e maturare, ma soprattutto per fare chiarezza con i propri sentimenti. Queste le premesse all'arrivo di Sakura nella ville Lumière. Ma il detto "lontano dagli occhi, lontano dal cuore" si rivelerà corretto? D'altronde il suo cuore è già impegnato... oppure la confusione nella sua testa aumenterà, fino a farle dubitare persino dei suoi sentimenti?
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Luis Napoleon, Nuovo personaggio, Pierre Le Blanc
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Sakura no sora - my personal universe'
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«Allora sei decisa a farti invitare Napoléon?»
«Florence non ci ha dato molta scelta, sai?»
Il tono di Jacques è molto tagliente, ma lo capisco: ha ancora dubbi su cosa possa essere successo quella famosa notte in cui io e Louis abbiamo diviso il letto (perché di questo si è trattato), e se prima lo guardava con diffidenza, ora proprio lo scruta in cagnesco.
«Tu invece?»
«Non me ne parlare. – si siede accanto a me poggia un gomito sul tavolo di legno, per poi affossare il mento sul palmo della mano – Ho Madi che mi stressa perché vuol venire anche lei, mentre io...»
«Mentre tu pensavi di invitare la Durand.»
Yves, seduto di fronte a noi sullo schienale della panchina, termina la frase al posto suo.
«Se Madi ci tiene tanto, può invitarla lui. – e con un cenno del capo indico il nostro amico appollaiato – Sempre che tu non abbia altre idee.» gli chiedo poi, scrutandolo.
«Ehi, in effetti voi due siete sempre a farvi gli affari miei, ma tu non ci dici nulla. Avanti, Yves, chi avevi intenzione di invitare!»
Lui scoppia a ridere e si mette a sedere in una posizione più consona.
«Se tua sorella ci tiene, può venire con noi: non ho intenzione di correre dietro a qualche fanciulla della scuola per farmi sparare in faccia un due di picche.»
«Andiamo Yves, ci sarà pur qualcuna che ti ha fatto battere il cuore!» lo canzono. A quel punto lui si fa improvvisamente serio, mi prende le mani e mi fissa.
«Sì, sei tu, mia dolce e piccola Tenpura. Sei tu che mi hai rubato il cuore. Portami con te in Giappone, fuggiamo insieme nel paese del sol crescente, e…»
«Levante, imbecille. – Jacques gli molla un ceffone in testa – È il paese del Sol Levante, perché il sole nasce da là.»
«Crescente, levante, sempre del Giappone parliamo.»
Non posso fare a meno di ridere, mentre assisto a questa scenetta, un classico delle nostre ricreazioni. Mentre cerco di contenere le risate, mi accorgo che Louis, da lontano, ci sta fissando, nello specifico fissa le mani di Yves sulle mie. Istintivamente le tolgo, come se mi sentissi in colpa per qualcosa: sorrido ai miei amici per mascherare il disagio, ma quando torno a cercare Napo con lo sguardo, non lo trovo più.
«Che c’è?» Jacques si è accorto di qualcosa, ma cerco di dissimulare.
«Nulla... – ma lui mi fissa con disapprovazione e non riesco a mentire – Ho visto Napo e pensavo… potevo…»
«Vai a cercarlo. Davvero. – mi sprona Yves – Questa situazione non ti fa bene, quindi tanto vale cercare di risolverla, no?»
Annuisco, e mi alzo per cercare il calciatore.
Lo trovo alle macchinette, intento a scegliere non so quale schifezza da ingurgitare.
«La dieta dello sportivo.» lo apostrofo, osservando il Kinder Bueno che sta scartando.
«Ho un fisico perfetto.» mi risponde, asciutto.
«Louis… possiamo parlare?»
«Di cosa?» e finalmente mi osserva in faccia.
«Del fatto che mi stai bellamente ignorando.»
«Hai già i tuoi amichetti, non vedo perché tediare anche me.»
«Pensavo fossimo amici…» rispondo onestamente. Le sue labbra si aprono in un ghigno sardonico, come se non stesse aspettando altro.
«Ingenua, te l’ho sempre detto che ti sto accanto solo per fare un piacere a Florence. Non mi interessa dei tuoi sentimenti, o di quant’altro. Tra pochi mesi te ne tornerai a casa tua e sarò di nuovo libero.»
«Non mi sembra di crearti un gran problema, ad ogni modo hai fatto bene a dirmelo: posso dire a Florence che non andremo al ballo insieme, ci andrò con Yves.»
«Al ballo ci verrai con me, o zia Flo mi ucciderà. Comunque ho notato che te la intendi bene col biondino.»
«Siamo amici, Napo, concetto che a te sfugge molto. E comunque non ho intenzione di venire al ballo con te, voglio divertirmi, io.» e, calcando su quell’ultima parola, giro sui tacchi e torno all’esterno dell’edificio. Come immaginavo, non faccio in tempo a raggiungere la panchina che sento dei passi alle mie spalle: caspita, devo aver colpito nel segno se mi raggiunge addirittura di corsa. Louis mi prende per un polso e mi fa girare: sto per dirgli quanto me ne frega del fatto che Florence possa arrabbiarsi con lui, quando noto di nuovo quello sguardo, gli occhi blu sembrano più profondi del mare aperto.
«Al ballo ci verrai con me. Fine della discussione.»
«Non voglio essere un peso per te, quindi…»
Mi attira più vicino a sé, senza mollare la presa.
«Fine. Della. Discussione.»
«Io davvero non ti capisco! – esclamò, ruotando il polso e liberandomi da lui – Dici che non mi sopporti, che lo fai solo per fare contenta tua zia, che sono un peso, e quando voglio finalmente liberarti di questo peso, me lo impedisci! Cosa cazzo ti passa per la testa, Louis?»
Ci guardiamo entrambi straniti: credo che questa sia la prima gros mot che dico, da quando sono qui. Non che non le conosca, semplicemente non fanno parte di me. Eppure… eppure, anche in questa occasione, questo ragazzo tira fuori lati di me che mi spaventano. Sento qualcuno dietro di me che mi appoggia le mani sulle spalle.
«Andiamo, Chérise, la campanella è suonata.»
Mi volto verso Jacques, che mi osserva con aria cupa: annuisco e mi dirigo velocemente verso la classe, lasciando i ragazzi indietro.
 
Né Yves, né Jacques hanno parlato di quello che è successo in quella famosa ricreazione, e io mi sono ben guardata dal tirare fuori l’argomento. Da quel giorno, Louis e io ci ignoriamo, anche quando viene a casa da Florence, ci limitiamo a poche frasi di circostanza, tipo “Mi passi il sale?” oppure “L’acqua la preferisci naturale o gassata?”. Lo so che se ne sono accorti tutti, che non abbiamo più quel rapporto che ci contraddistingueva, fatto di frecciatine e punzecchiamenti, ma io sinceramente mi aspetto almeno una spiegazione da lui, visto che di scuse non se ne parla.
Florence ha provato più di una volta a indagare sull’argomento, ma ho sempre scelto la via del silenzio: so di ferirla, ma Louis è suo nipote, non posso sfogarmi con lei. Né tantomeno posso farlo con Jacques, dato che lo odia a morte. Mi rimane Yves, ma è il migliore di Jacques, non voglio metterlo in difficoltà. Di chiamare Tsubasa non se ne parla: lo vedo già il sorrisetto soddisfatto, quel “te l’avevo detto” che non vede l’ora di dire. D’improvviso, l’illuminazione: c’è qualcuno a cui potrei chiedere aiuto, senza creare casi diplomatici: corro verso il telefono e cerco il numero nell’agenda.
«Pronto, casa Pierre.»
«Elle Sid, sei tu?»
«Piccola giapponesina! Senti che accento parigino!»
«Faccio progressi, eh?» sorrido divertita.
«Qual buon vento?»
«Vento di… avrei bisogno di una consulenza.»
«Calcistica?»
«Nah, per quelle ho mio fratello, che è molto più bravo.» rispondo, ironica. Lo sento sorridere divertito.
«Noto che, oltre all’accento, hai messo su anche il carattere da parigina. Molto bene. Sentiamo, che tipo di consulenza ti serve?»
«Devo gestire un calciatore scorbutico e antipatico.»
«Oh, mia cara: per quello ti serve un miracolo.»
«Lo so, ma… Pierre, dev’essere successo qualcosa di cui non mi sono resa conto, perché all’improvviso è cambiato tutto. – decido di essere onesta, almeno con lui – È diventato… diverso. Cioè, è sempre stato particolarmente spinoso, e lo sai, però ultimamente sta dando il peggio di sé.»
«Me ne hanno parlato, anche nello spogliatoio non è più lo stesso. Avevo in mente di parlare con lui, durante le vacanze di Primavera. Possiamo organizzare un’uscita, se ti va.»
«Non credo che lui sia d’accordo.»
«Se c’è da bere e divertirsi, lui è sempre in prima fila, credimi. Dai retta a me, basterà una serata come si deve per far tornare tutto come prima.»
«D’accordo, ci sto. Servirà anche a me.»
Ci diamo appuntamento per uno dei primi giorni delle vacanze, quando prima di attaccare attira di nuovo la mia attenzione.
«E comunque… forse non te ne sei resa conto, ma da quando sei arrivata, gli hai davvero scombussolato la vita.»
Chiude la comunicazione senza aspettare la mia risposta, e io rimango lì come un pesce lesso, a fissare il cordless che suona a vuoto.
 
Ovviamente non ho parlato ai miei amici del piano di Pierre, so che non approverebbero, anzi, entrambi sembrano più tranquilli da quando hanno notato come ci comportiamo io e Louis. A me questo distacco dispiace, anzi, fa proprio soffrire, quindi quando finalmente arrivano le vacanze di primavera, inizio a contare le ore che mi separano dalla serata.
«Chérise, mi raccomando... se hai bisogno, chiamaci. Non passare queste vacanze chiusa in casa!» mi riprende Jacques, che ormai mi conosce.
«Ma no, non ti preoccupare... e poi ci vedremo, lo sai. Ho promesso a Madi di uscire anche con lei.»
«Vuoi più bene a mia sorella che a me... potrei sentirmi offeso!»
Scoppio a ridere mentre lo prendo sotto braccio e mi avvio all'uscita di scuola. Yves ci raggiunge di corsa, col fiatone.
«Ehi, aspettatemi voi due! Che modi sono...»
«Scusa. – si giustifica Jacques – È che ho un appuntamento stasera, e...»
Io e Yves lo guardiamo con malizia e iniziamo a darci delle piccole gomitate,
«E dimmi, Sakura, secondo te con chi uscirà mai il nostro amico?»
«Non ne ho proprio idea, Yves. Non è che per caso uscirà con quella ragazza in classe con noi, com'è che si chiama?»
«Ah, ma tu intendi Natalie Durand!»
«Proprio lei!»
«Smettetela! – esclama Jacques, in preda all'imbarazzo – Sì, esco con lei! Non è così male come vuole descriversi...» aggiunge poi, rivolto a me.
«Non ti devi preoccupare per me, spero solo che ti tratti bene, altrimenti...» e col pollice mimo il gesto di tagliare il collo.
«In realtà esce con lei per rabbonirla, così la smetteranno di trattarti male.» sogghigna Yves.
«Spero di no! – esclamo – Non deve farlo per me. Davvero, Jacques, se lei ti fa stare bene, io ne sono felice. Siamo amici, n’est-ce pas?»
Lui mi sorride e mi dà un buffetto in testa.
Continuiamo a chiacchierare del più e del meno fino alla fermata della metro: lì ci separiamo, Jacques infatti abita da tutt’altra parte, mentre io e Yves abbiamo qualche fermata in comune.
«Notizie dal Giappone?» butta lì, mentre ci sediamo nel vagone di mezzo.
«Solite cose… sono tutti in fibrillazione per gli esami. Te l’avevo detto, no, che non abbiamo un esame finale come voi, ma che ci sono vari esami durante l’anno?»
«Sì, me lo avevi spiegato.» annuisce.
«Ecco, quindi puoi immaginare come si sentano. In più ci metti che in autunno ci sarà il World Youth…»
«Hai già pensato a cosa farai, quando tornerai a casa? A come ti comporterai con Taro?»
Scuoto la testa negativamente.
«È tutto molto nebuloso… io tornerò a casa che lui avrà già finito le superiori, chi lo sa come funzioneranno le cose.»
«Lo chiamerai?»
Faccio spallucce.
«Posso non pensarci adesso? Manca ancora abbastanza tempo, e io vorrei godermi questo ultimo periodo qui… non voglio rovinarmi l’umore pensando a cosa potrebbe essere o sarà…»
«Brava! – esclama Yves, dandomi una pacca sulla spalla – Così mi piaci!»
«Guarda che siamo arrivati… dobbiamo scendere!»
Saliamo le scale per uscire e ci abbracciamo per salutarci.
«Mi raccomando, Chérise. – Yves si fa serio – Chiamami, per qualunque cosa. Niente colpi di testa. E cerca di risolvere con Napoléon, se puoi. Ti vedo, che ci stai male. E mi dispiace, perché al di là di quello che posso pensare di lui…»
«Posso chiederti perché tutti avete questa pessima opinione di lui?»
«Tutti chi?»
«Tu, Jacques, mio fratello…»
«Anche Tsubasa?»
«Sì… – mormoro, affranta – Non lo apprezza molto. Sembra che solo io riesca a vedere qualcosa di positivo in lui.»
«Io ho una mia teoria. – afferma – Secondo me sei vittima del cosiddetto “spirito da crocerossina”.»
«Spirito da che?»
«Ma sì: tu hai visto il bad boy “bello” – e mima il gesto delle virgolette per farmi capire che il gusto è discutibile – e dannato, e ti sei messa in testa di salvarlo.»
«Io non voglio salvare proprio nessuno, io credo davvero che sia una brava persona. Voi non sapete quello che ha fatto per me, quando sono arrivata.»
«Lo dice lui stesso, che l’ha fatto solo costrizione.»
«Balle! – esclamo, visibilmente alterata – Voi non sapete nulla, non lo conoscete come lo conosco io.» ribadisco.
«Vedi? Questa tua reazione è tipica del…»
«Fottiti, Yves.»
Volto i tacchi e me ne vado: sono arrabbiatissima e lo lascio lì da solo. Ma come si permette? Crocerossina di che. Solo dopo aver percorso qualche metro mi rendo conto di cos’ho fatto, o meglio, detto. Mi volto immediatamente con le lacrime agli occhi ma mi rendo conto che il mio amico se n’è già andato, non è più lì ad aspettarmi. Che ho fatto? Chi sono diventata? Quasi non mi riconosco più… Quando si parla di Louis non capisco più nulla, quel ragazzo mi manda in bambola. Eppure non provo sentimenti strani per lui, sono affezionata, gli voglio bene, ma niente di più… o sì?
Torno a fissare la strada davanti a me e riprendo i passi per andare a casa, ma mi sento strana, diversa. Qualcosa si è spezzato, in me. Una rottura col passato, direi.
«Sai cosa c’è di diverso? – mi dico, nella mia lingua madre, che mi suona così strana in questo momento – Che sono una nuova persona, perché finalmente dico quello che penso, e lo esprimo. E la gente che non c’è abituata, mi guarda male. Ecco che c’è.»
Mi autoconvinco della cosa e attraverso la strada per entrare in casa, fiera e determinata di questo cambiamento.


Ed ecco sbucare la Sakura che forse alcuni di voi riconosceranno: non più l'ombra di suo fratello, ma quella battagliera e anche un po' testarda che ritroviamo in alcuni punti di Cherry Blossom. Ovvio, qui la sua reazione è elevata all'ennesima potenza, inizia a sentire il fardello del rientro, con le incognite di Misaki e soprattutto con questo Napoléon che le lancia segnali contrastanti (che lei, evidentemente, non coglie per nulla). 
Vi auguro un buon fine settimana e vi comunico già che settimana prossima avremo due aggiornamenti, dopodiché dovrete aspettare il mio rientro dalle ferie per il gran finale, che sarà a fine agosto, in quanto dove andrò, non disporrò di internet. 
Grazie a tutti per l'affetto con cui mi seguite, vi voglio bene.

Sakura chan 
   
 
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