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Autore: _Blanca_    10/08/2018    2 recensioni
| Contesto → Pacifist Route | ● | Deviant!Connor + Human!OC ♡ | ● | Reporter/Detective relationship tropes |
Nova Barton è una reporter freelance nella Detroit del 2038. La metropoli sa essere un’arena ostile e Nova si arrangia come può per sbarcare il lunario. Non era certo nei suoi piani finire invischiata nelle indagini di un tenente di polizia perennemente di cattivo umore e del suo improbabile collega: un avanzatissimo modello di androide, programmato per dare la caccia ai cosiddetti devianti. Che Nova lo voglia o meno, anche lei dovrà fare i conti con le conseguenze delle proprie scelte.
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{ 06.20 capitoli revisionati » 1 – 21 }
Genere: Science-fiction, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor/RK800, Hank Anderson, Kara/AX400, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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 002. ZENOSYNE







DATA: 5 NOVEMBRE 2038
ORA: 09:43

DOWNTOWN, STATE STREET


Lisa Kane, caporedattore dello Zenosyne, ha il serbatoio della pazienza in riserva. Toglie gli occhiali, la cui montatura verde tiffany fa pendant con la poltroncina sulla quale è seduta, e li infila tra i riccioli della capigliatura afro mentre scruta in cagnesco la presenza molesta che infesta il suo ufficio da cinque minuti.
La suddetta presenza se ne sta in piedi, impettita, dall’altro lato della costosa scrivania in vetro curvato: borsa a tracolla, mani sui fianchi, maniche della giacca in denim nero tirate a metà degli avambracci.
«Barton, per l'ultima volta» sospira Lisa. «Se Malone non vuole pubblicare il tuo pezzo, io non posso farci niente. È lui il direttore.»
«Esattamente cosa c’è che non va nell’articolo?» insiste Nova.
«Non è il genere di articolo che si aspettano i nostri lettori.»
Nova allarga le braccia. «Ai lettori non verrà un infarto se, una volta tanto, leggono qualcosa di diverso dal resoconto dell'ultima faida tra starlettine.»
Lo sguardo di Lisa è un pozzo di disinteresse.
«Magari» rincara Nova, piantando i palmi sulla scrivania, gli anelli tintinnano contro il ventro, «offrire dei contenuti nuovi potrebbe far bene all'immagine dello Zenosyne.»
«Alleluia per la nostra salvatrice. Togli le mani dalla scrivania. Ci lasci le impronte.»
Nova raddrizza la schiena e arretra di un passetto.
Cala un istante di tregua.
Oltre il vetro satinato della doppia porta è una bagarre di voci, squilli di telefono e ronzii di stampanti; si lavora senza sosta nella redazione dello Zenosyne: un corridoio e cinque stanze, bagni e sgabuzzino esclusi, all’ottavo piano di un moderno palazzo sulla State Street.
«In ogni caso» brontola Lisa, «se proprio vuoi protestare, parla con Malone.»
«A che ora arriva?»
«Non prima delle undici. Aveva un incontro con il suo avvocato, questa mattina.»
«Il divorzista?»
«Sì.»
Nova sbuffa come un cavallo.
Lisa la guarda storto.
Poi entrambe si girano verso la porta: annunciata da un leggiadro colpetto di nocche, una ST400 entra nell’ufficio. Regge un vassoio tra le manine bianche e affusolate da androide; sopra il vassoio ci sono un grosso bicchiere di plastica biodegradabile e una scatolina di carta. Entrambi rosa cipria. Entrambi decorati con il lezioso monogramma di una pasticceria.
«Era ora!» sbotta Lisa. «Ma quanto ci è voluto?»
«Mi dispiace, signora Kane» comunica l’androide, sistemando il vassoio sulla scrivania. Riesce a essere, allo stesso tempo, impeccabilmente gentile e assolutamente priva di espressività. «Il traffico intenso di questa mattina ha rallentato il fattorino del Bizier Cafè.»
L’hanno battezzata Hildy – Nova sospetta che in redazione ci sia qualche fanatico delle commedie della Hollywood degli anni d’oro – ed è la segretaria perfetta: efficiente nel lavoro e bella da guardare. Le è stato dato l'aspetto di una giovane donna accessoriata di grandi occhi nocciola, capelli corvini dall’aspetto setoso sempre legati in una bassa coda e una pioggerellina di efelidi sul nasino all'insù. La divisa ricorda il taglio di un tubino nero senza maniche. Una flebile fosforescenza azzurra anima la fascia al braccio e il triangolo cucito sul petto.
Hildy porta le mani dietro la schiena e Nova comprende di essere entrata nel raggio dell'interfaccia visiva quando le sorride nel modo, a parer suo vagamente disturbante, in cui sorridono tutti gli androidi: gli angoli della bocca salgono verso l’alto, la pelle sintetica fa le dovute pieghe d’espressione, ma lo sguardo resta distante e imperturbato.
«Buongiorno, signorina Barton. È un piacere rivederla in redazione.»
«‘Giorno, Hildy» butta lì Nova.
Un tremolio del LED e l'androide torna a rivolgersi a Lisa. 
«Posso essere utile in qualcos’altro, signora Kane?»
Lisa sta sorseggiando il latte al matcha.
«No, va’ via. Devo lavorare.»
Hildy obbedisce.
Nova, invece, riceve l’ennesima occhiataccia.
«Vale anche per te.»

/\ \/

La sala riunioni è vuota. Nova si è piazzata in una delle poltroncine di pelle, con la caviglie accavallate sopra il lucido tavolo ovale. Dal soffitto un sottile lampadario a cerchio incombe come un'astronave aliena e sulla parete alle spalle di Nova è agganciato un display da settanta pollici. Il resto delle pareti, lisce come paratie di uno shuttle, sono tappezzate di  foto di copertina, titoloni e stralci di articoli tirati fuori da numeri passati dello Zenosyne.  
«Uh-uh, le leggende erano vere. Nova Barton è tornata.»
Nova mette giù i piedi.
La testa di Zachary Walton, che dal terzo anno di liceo Nova chiama Walty e non ha intenzione di smettere oggi, si è affacciata tra i battenti della porta.
«Avevo avvertito un disturbo nella forza.»
Walty entra, chiude la porta e parcheggia le chiappe sul tavolo, di fianco a Nova. Sotto la camicia di flanella, indossa una t-shirt nera con la locandina di Star Wars Episodio Dodici, l'ultimo della quarta trilogia. «Allora... contro chi hai scatenato la tua ira?» chiede, cavando dalla tasca dei larghi jeans un Butterfinger imbustato in carta gialla e crepitante.
«Contro nessuno» assicura Nova. «Sto aspettando di parlare con Malone. Ha rifiutato il mio ultimo articolo. Voglio solo sapere perché.»
Walty scarta la barretta al cioccolato. «Finirà male. Molto male» preannuncia.
«Uomini. Sempre a buttarla sul tragico.»
Walty la fissa socchiudendo le palpebre sopra le pupille verde acqua. Ha ventisette anni ma sembra ancora un liceale: alto, tutto gomiti e ginocchia, e una testa che gronda riccioli rosso rame.
«Senti» sospira lui, «lo vuoi un consiglio?»
«Mostrami la via, sensei.»
«Non farlo incazzare. Malone, dico.» Improvvisamente, Walty sembra serio. E Walty in modalità seria è come un’eclissi solare: un evento raro e c’è chi lo considera preannuncio di sventura. «Ultimamente è... come dire, a corto di pazienza.»
«Che problemi ha?»
«I problemi che abbiamo tutti. Non è mica facile tenere in piedi un giornale di questi tempi. Ringrazia che sia ancora disposto a pagarci. Hai idea di quanto risparmierebbe se sostituisse la metà di noi con gli androidi?»
Come evocato da quelle parole, il WG100 modellato sulle fattezze di un ragazzotto di colore fa la sua comparsa sulla porta, spingendo il carrello delle pulizie. L’androide si immobilizza sulla soglia. La luce azzurra del suo LED sfarfalla.
«Chiedo scusa. Tornerò quando la sala sarà libera.»
«Pulisci pure, Jimmy, amico» lo ferma Walty, con un sorriso allegro. «Stiamo solo cazzeggiando.»
Jimmy spinge il carrello fino al lato opposto della sala e, in silenzio, inizia a trafficare tra strofinacci e flaconi.
«Non vi licenzierà» riprende Nova. «Non è così bastardo. Siete in dodici qui dentro e solo due sono androidi. È buon segno.»
Walty le rifila un'occhiata strana e per un attimo Nova ha la mezza impressione che lui sappia qualcosa che non le sta dicendo. Ma alla fine Walty distoglie lo sguardo e dà un morso alla barretta. «Beh...» mastica. E fissa lo snack decapitato. «Se mai dovesse sostituirci con gli androidi, mi sa che il programmatore qui presente sarà il primo a essere buttato fuori. E se perdo il posto... sono già in ritardo di tre mesi, con l'affitto.»
Nova si acciglia.
«Ma quanto ti paga Malone?»
«Non è lo stipendio il problema. È che le medicine per papà... quelle costano.»
«Quanto ti serve? Per l’affitto, intendo.»
«Non ci pensare nemmeno.»
«Eddai, Walty.»
«Hai vinto la lotteria e non me lo hai detto?»
«Non navigo nell’oro, ma posso ancora salvare un idiota dallo sfratto.» Nova sottolinea le buone intenzioni rifilando un calcetto allo stinco di Walty. Alla Huron High, Nova e Walty erano nella stessa classe di algebra. Lui era un genio, lei una schiappa, ma erano entrambi membri di spicco del club degli sfigati. Aver ritrovato Walty, quasi dieci anni dopo, nel caos di Detroit è stata una sorpresa e una fortuna. «Non ti fidi di me? Mica faccio la strozzina per arrotondare.»
«Non dire cazzate... probabilmente in tutta Detroit sei una delle poche persone di cui mi fido. E da quando lavoro in questa redazione, sei anche l’unica giornalista di cui mi fid–»
Per la terza volta la porta della sala viene aperta. Con violenza.
«Walton, sei qui!»
Per quanto ne sa Nova, ci sono due costanti nell’esistenza di Marie Montgomery: il liscio al limite del reale dell’algido caschetto biondo e il cattivo umore. «Ti cercano al telefono quelli della Liner. Ma tu guarda se devo dirtelo io! Dov'è quella stupida di Hildy?» Veloce come è arrivata, Marie si allontana in corridoio, continuando a pulpare come un condor della California.
Walty scivola giù dal tavolo.
«Il discorso non è chiuso» avverte Nova.
Walty la saluta con una cameratesca pacca sulla spalla. Poi, lui e la sua barretta al cioccolato, lasciano la sala e Nova resta con Jimmy. Il che equivale a restare da sola. L’androide sta lavando il pavimento e lei abbandona la poltroncina per ciondolare fino al finestrone.
È una giornata fredda e luminosa e l’asfalto e i marciapiedi sono bagnati dalla pioggia della notte passata. La State Street formicola di automobili, taxi e autobus. Un drone di sorveglianza sorvola la strada, ondeggiando in una traiettoria a zig zag.
Nova getta un’occhiata alle proprie spalle. Non sente più l’umido strofinio dello spazzolone contro il pavimento. Jimmy, in effetti, ha interrotto il lavoro: fermo e immobile, le mani strette attorno al manico dello spazzolone, sembra fissare una delle riproduzioni alle pareti.
Nova aggrotta la fronte. Si avvicina.
E Jimmy non si muove.
La donna osserva il profilo regolare dell'androide: il LED installato nella tempia destra è giallo, segno che Jimmy sta processando dei dati; poi guarda anche lei la fotografia: uno scatto notturno dell'Ambassador Bridge. Sullo sfondo del ponte, lo skyline di Detroit è un caleidoscopio di luci simile a un immenso e infernale luna park.
«Jimmy...» azzarda Nova, «ti piace questa fotografia?»
Il LED torna azzurro nell’istante in cui Jimmy, inespressivo, si volta verso di lei.
«Signorina Barton.»
Hildy è entrata nella sala.
«La informo che il signor Malone è in redazione.»

/\ \/

L’ufficio del direttore può essere raggiunto solo passando prima per quello di Lisa e il caporedattore alza gli occhi dal documento digitale, che Hildy le sta facendo firmare, per godere del cammino di Nova verso il patibolo. Quando sei un giornalista freelance e la rivista di turno non accetta un tuo articolo, la mossa migliore è battere dignitosamente in ritirata, in cerca di lidi più accoglienti. Ma Nova non è mai stata un asso in materia di scelte migliori.
Però riconosce che parlare faccia a faccia con Nico Malone sia un privilegio non da poco.
È altrettanto vero tuttavia che Malone le sta sulle palle. E quindi non ha intenzione di mostrare chissà quale gratitudine adesso che è al suo cospetto. Rimane in piedi, in mezzo all’ufficio, i pollici agganciati alle tasche sul davanti dei jeans. È la prima volta che entra lì dentro e ne deduce che Malone deve avere la fobia degli angoli. Il piano di cristallo della scrivania è ovale, il pavimento in resina ha un motivo a cerchi, le sedie somigliano vagamente a enormi bicchieri da champagne e gli scaffali, traboccanti targhe, awards e soprammobili in stile neo-simbolista, hanno gli angoli smussati. Forse anche le forbici, infilate nel portapenne rigorosamente cilindrico, hanno la punta arrotondata.
«Negli ultimi tre mesi ho accettato tutti i tuoi articoli. Sei brava. Mi piaci» snocciola Malone, da dietro la scrivania. Il viso largo è tirato in un sorriso di maschile accondiscendenza.
Nova ha sempre pensato che Malone abbia il physique du rôle dell'uomo d'affari che, presto o tardi, finirà sulle prime pagine dei giornali. E non per buoni motivi. È un cinquantacinquenne brizzolato, alto e grosso, ma non grasso, infilato in una camicia di alta sartoria color carta da zucchero. E non sembra minimamente consapevole della macchia di rossetto rimasta sul colletto.
«Ma il tuo ultimo pezzo...» L'uomo sospira. Scuote la testa. Ha tra le mani il suo fidatissimo datapad ultimo modello. Apre il file di testo e legge: «Che cosa dicono di noi questi diffusi comportamenti? È veramente soltanto un ʻmodo per scaricare lo stressʼ, come hanno risposto la maggior parte degli intervistati? O rivela una vena latente di sadismo? Il buon cittadino americano prova forse piacere nell’esercitare una forma di abuso, rassicurato e assolto dalla certezza di non aver infranto nessuna legge e nessuna morale? – Cristo, Barton, che hai mandato giù prima di sederti al pc e scrivere questa roba?»
«Quella roba» spiega Nova, con calma, «l'ho scritta dopo aver osservato come il cittadino medio si relaziona con gli androidi che acquista. Ho fatto ricerche. Tra le mie fonti ci sono anche i sondaggi condotti e diffusi dalla Cyberlife. Li cito, nell'articolo.»
«Barton, bimba» la interrompe Malone.
E Nova non è sicura di essere riuscita a frenare in tempo il tic all'occhio destro.
«Non metto in dubbio la tua... professionalità. Ma i miei lettori non vogliono farsi angosciare.»
«Ha già pubblicato articoli su temi sociali in passato.»
«Certo.» Malone mette giù il datapad. «Ma il punto è che lo Zenosyne non fa la morale ai suoi lettori. Quando gli mostriamo il peggio della società è per lasciargli credere che loro, al contrario, sono brava gente.»
Nova sta per ribattere, ma Malone è uno che adora il suono delle propria voce.
«Vuoi scrivere di androidi?» Parla come se stesse cercando di far contento un bambino capriccioso. «Ho io l’articolo per te. Lo so che dovrebbe funzionare al contrario, ma per questa volta facciamo un'eccezione. Che resti tra noi.» Ammicca. «Il Gossips Weekly ha pubblicato il risultato di un sondaggio. Pare che il sessantotto per cento degli uomini preferisce fare sesso con gli androidi che con le donne. Ecco la mia idea... noi rilanciamo con un articolo rivolto alle donne, quelle vere, in carne e ossa. Dimmi Barton, come fa la donna americana del duemilatrentotto a competere con quei capelli perfetti, la pelle senza rughe e i culetti sodi?»
Malone fa una pausa. Si china leggermente in avanti.
«C'è una certa azienda cosmetica, di cui ora non ti faccio il nome, che avrebbe veramente bisogno di pubblicità per i suoi ultimi prodotti anticellulite.»
Nova prende fiato.
«Malone» sillaba, «non mi metterò a scrivere di culi
Tanto basta perché Nico Malone perda la calma, come un uovo che si spiaccica sul pavimento. Alla faccia dell’essere a corto di pazienza, pensa Nova. Il cambiamento è così rapido che sarebbe più esatto dire che Malone è sulla via del disturbo dissociativo d’identità.
L’uomo contrae la mascella glabra, chiude un pugno grosso come un melone sulla scrivania e punta l'indice verso Nova. «Senti, stronzetta, ho tra le mani dozzine di morti di fame come te pronti a buttarsi in ginocchio davanti alla mia scrivania. Ringrazia e accetta l'articolo. O sparisci e non mettere mai più piede nella mia redazione. A te la scelta.»

   
 
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