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Autore: Laly of the Moonlight    10/08/2018    1 recensioni
Il Portale dell'Eclissi è stato infine aperto, e una moltitudine di draghi è fuoriuscita da esso. I nostri eroi, provati dagli scontri dei giorni precedenti, sono allo stremo delle forze, ma cercano di contrastare al meglio delle loro possibilità quelle enormi bestie che solcano i cieli.
Come si dice, la Speranza è l'ultima a morire... ma in questo caso la Speranza avrà una veste alquanto particolare ed insolita. Che cosa accadrà dunque ai nostri eroi?
Tra missioni, feste, guerre, magia, amori e dolori, ecco come la sottoscritta ha immaginato il seguito della storia!
Ho mantenuto inalterati gli eventi fino alla conclusione del Palio della Magia, il resto è tutto di mia esclusiva invenzione; in caso venga menzionato materiale successivo dell'opera originale, verrà segnalato.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che decideranno di seguirmi in questa mia prima e strampalata avventura!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un raggio di sole filtrò al di sotto delle palpebre pesantemente chiuse della ragazza, infastidendola al punto da farle abbassare la testa di scatto, cercando di incassarla ulteriormente nelle spalle, alla ricerca di un angolo più buio in cui rifugiarsi.
Una brezza leggera le solleticò delicatamente il naso e le guance, spostando lievemente le ciocche di capelli castani sparse sul cuscino.
Lei per tutta risposta mugugnò indispettita, cercando di sottrarsi nuovamente a tutti quei ben poco gradevoli tentativi di far sparire la nebbia lattiginosa che regnava nella sua mente.
Non rammentava bene che cosa fosse successo, i ricordi sembravano così distanti…
Volevo solo un po’ più di tempo…
 
In un istante le sovvenne alla memoria tutto quanto: Gildarts partito per la missione, la furia di Makarov, le loro infruttuose ricerche, quella flebile speranza derivata dalla Gilda Blue Pegasus.
Si alzò di colpo a sedere, sbarrando gli occhi e guardandosi attorno.
Dove sono?
Le pareti chiare della piccola stanza da letto erano illuminate da una tenue luce gialla proveniente dall’esterno. Le tende scure erano tirate, ma dai vetri semi-aperti spirava un po’ dell’aria del mattino che le spostava placidamente, facendo sì che si aprissero e chiudessero a intervalli irregolari.
Un armadio a due ante, una cassapanca e un comodino in legno chiaro erano gli unici mobili presente nella camera, oltre al letto singolo rivestito con lenzuola in flanella azzurra e un piumone color crema profumato di bucato fresco.
Come diamine ci sono finita io qui?
Come se le avessero letto nella mente, un bussare ritmico alla porta di legno la fece voltare spaventata.
Se qualcuno bussa e non sfonda la porta è un buon segno, no?
Deglutì sonoramente.
  • A-Avanti. – sperò che il tremito della sua voce non fosse effettivamente udibile dal di fuori. In ogni caso lo stipite si aprì lentamente, facendo posto ad un energumeno girato di schiena, la zazzera bionda e spettinata illuminata malamente dalla luce solare.
  • Va meglio oggi, Cana? – chiese una voce palesemente maschile, facendo attenzione a voltarsi lentamente.
  • Luxus… - la ragazza lo riconobbe, ma rimase senza parole per quello che teneva tra le mani: un vassoio colmo di leccornie e una tazza di caffè fumante. Lo guardò a bocca semi aperta, quasi non si capacitasse del gesto compiuto dal ragazzo.
  • Hai dormito come un ghiro per un giorno intero, ho pensato che avresti gradito la colazione. – tagliò corto lui, voltandole le spalle e appoggiando il tutto sul comodino accanto al letto. Non era solito compiere gesti del genere, non sapeva bene nemmeno lui come comportarsi. Cana si accorse dell’imbarazzo di lui e sorrise.
  • Grazie. In effetti ho un po’ di fame… - allungò lentamente una mano verso le vivande, portandosi alle labbra una brioche alla marmellata ancora tiepida, assaporandone la morbidezza e la fragranza. Dovevano essere state sfornate da poco per essere ancora così buone. Luxus la guardò di sottecchi, era strano vederla con qualcosa di diverso da un boccale di birra alla bocca.
  • Beh, come stai? – chiese di nuovo lui, sedendo sul bordo del letto, attento ad evitare il corpo della ragazza placidamente nascosto sotto le coperte. Lei continuò a sbocconcellare la sua pasta, ignorandolo e sbriciolando dappertutto, sotto lo sguardo allibito del Dragon Slayer – Mi stai ascoltando? –
  • Eh? Cosa? – rispose lei di rimando, alzando gli occhi e guardandolo come una bambina, l’angolo sinistro della bocca macchiato di arancione.
  • Potresti mangiare in maniera civile, Cana? – la riprese lui, alzando un sopracciglio.
  • È che… è così buona… - finì con un boccone l’ultimo pezzetto di quella prelibatezza, passando immediatamente a quella successiva. La spezzò a metà e trillò di felicità vedendo che era ripiena di miele. Luxus si portò una mano alla tempia, scuotendo sconsolato la testa. Quella ragazza era senza speranze.
  • Ti ho chiesto se ti senti meglio. –
  • Uh? Fi, pecchè? – rispose lei, a bocca piena.
  • Perché ti era venuto un febbrone da cavallo, ecco perché! Sei stata male un giorno e mezzo, eravamo preoccupati per te! –
  • Un giorn… il Master è tornato?! – Cana saltò quasi alla gola di Luxus. Sembrava che anche la memoria le fosse tornata, ottimo segno.
  • Cana, mi soffochi! – brontolò lui, preso alla sprovvista dalla reazione esagerata di lei.
  • Ah, scusa… - si allontanò immediatamente da lui, rimettendosi composta, recuperando la brioche che era rotolata sulla coperta. Luxus si ricompose, schiarendosi la voce.
  • È arrivato un paio d’ore fa, sta parlando con Gray in questo momento. Se ci danno il via libera all’utilizzo di Christina, partiremo quanto prima. Ma dobbiamo essere sicuri che tu sia in condizioni di muoverti. Non hai più febbre, vero? – allungò una mano per sentire la temperatura della maga, toccandosi poi la fronte per fare un confronto – No, mi sembra che ti sia passata. Finisci di fare colazione e cambiati, ti aspetto giù. –
  • A-ah, Luxus… - lo fermò lei, prima che infilasse la porta.
  • Uh? –
  • Grazie per… - iniziò lei, timidamente, spostando lo sguardo su un improvvisamente interessantissimo dettaglio posizionato sul bordo del lenzuolo.
  • Di nulla. – replicò asciutto lui senza aspettare che lei finisse la frase, scivolando nel corridoio e richiudendosi l’uscio dietro le spalle.
 
Cana sospirò, sconsolata.
Non mi ha nemmeno permesso di terminare il mio discorso… forse l’ho infastidito? Ma non ho fatto apposta…
Scosse la testa, allungando le dita verso il vassoio e chiudendole sul manico della tazza colma di liquido nero fumante.
Facendo attenzione a non rovesciarne il contenuto, se la portò alle labbra, assaporando il gusto pungente e lievemente dolciastro del caffè, sentendolo scendere lungo l’esofago trasmettendole una piacevole sensazione di calore.
Però…
Istintivamente si toccò la fronte, laddove l’aveva sfiorata Luxus per sentire se aveva la febbre.
Quel semplice tocco l’aveva mandata in autocombustione, sentiva ancora le guance andare a fuoco al ricordo della sensazione che aveva provato.
Scosse la testa, rituffandosi sulla bevanda calda e finendo di berla nel giro di pochi minuti, chiedendosi chi potesse sapere che lei beveva il caffè con due cucchiaini esatti di zucchero, non uno di più né uno di meno.
Di solito, quando ordinava il caffè alla Gilda, Mira sapeva già come lo prendeva e glielo preparava secondo il suo gusto personale, già zuccherato.
Si batté le mani sulle guance, autoimponendosi di smetterla di rimuginare su dettagli privi di valore e di alzarsi al più presto.
Scostò le coperte e si alzò in piedi con cautela, saggiando la resistenza delle sue gambe, quasi avesse il timore di sentirle cedere all’improvviso. Dopo un paio di saltelli fu chiaro che questo non sarebbe avvenuto, sospirò di sollievo e si diresse a passo svelto verso l’armadio, trovandovi dentro l’indispensabile per affrontare una doccia più che necessaria.
Il bagno era piccolo, ma confortevole, piastrellato in azzurro e con i sanitari in ceramica bianca e una doccia dello stesso colore delimitata da un vetro satinato. Aprì l’acqua e mentre attendeva che la temperatura raggiungesse temperature piacevoli, si spogliò dei vestiti.
Gettò un’occhiata al vetro ormai appannato dal vapore e si infilò sotto il getto d’acqua, lasciando che questa scorresse sui capelli e sul viso, passando poi per le spalle, la schiena, il seno, il ventre piatto, i glutei sodi e le gambe snelle, fino ad arrivare ai piedi.
Si deterse la pelle con il bagnoschiuma alla lavanda che portava sempre con sé, godendosi il profumo fresco e pulito che emanava.
Si concesse qualche minuto di coccole in più, indugiando sotto il getto d’acqua caldo che le avvolgeva il corpo in un rilassante abbraccio, finché non sentì la pelle dei polpastrelli raggrinzirsi per il troppo tempo passato nella doccia. Chiuse l’acqua e fece scorrere uno dei vetri, uscendo così dal piccolo anfratto e coprendosi con l’accappatoio in morbida spugna blu.
Asciugò attentamente le morbide onde castane, cambiò gli abiti e uscì dalla piccola stanzetta blu, ritrovandosi nella camera da letto. Appoggiò sul bordo del letto gli asciugamani e prese la borsa, facendo attenzione a infilare dentro tutto ciò che le apparteneva, compresi le brioches e i biscotti avanzati dalla colazione. Se li sarebbe gustati con calma nei giorni a venire.
Dopo aver dato un’ultima occhiata alla stanza e aver ricontrollato minuziosamente di non aver lasciato nulla in giro, si chiuse la porta alle spalle e si diresse a passo spedito lungo il corridoio e poi giù per le scale, fino al piano terra.
 
Una volta giunta nella sala comune, fu accolta molto calorosamente da Jenny. Era rimasta alla Gilda fino a tardi e aveva fatto in tempo a vedere Luxus rientrare fradicio dalla testa ai piedi recando con sé la Maga delle Carte febbricitante e priva di coscienza. Era stata lei a dirgli di portarla immediatamente in una delle stanze al piano superiore, provvedendo anche ad asciugarla e a farle indossare degli abiti puliti.
Cana ringraziò distrattamente la ragazza per l’aiuto che le aveva fornito, troppo occupata a guardarsi attorno alla ricerca dei compagni di Gilda per prestare attenzione alla risposta di Jenny che, dopo aver notato la cosa, si mise a ridacchiare, posandole una mano sul braccio irrigidito dalla tensione.
  • Se cerchi i due fustacchioni, sono là – gettò un’occhiata veloce ad una porta chiusa situata di fianco al bancone del bar - nello studio del Master a parlare di non so cosa. Non credo ci metteranno molto, aspettiamoli qui. –
La castana scosse vigorosamente la testa, avviandosi nella direzione indicata prima dalla bionda e apprestandosi ad aprire la porta, senza nemmeno bussare.
Prima che potesse farlo, però, l’uscio venne spalancato e si trovò faccia a faccia con Luxus.
  • Cana? – chiese lui, perplesso, non aspettandosi di trovare la ragazza lì davanti.
  • Luxus… allora? – chiese lei di rimando, impazientemente. Lui sorrise appena, appoggiandole una mano sulla spalla, rassicurante.
  • Sta’ tranquilla, non ci sono problemi. Appena l’incrociatore sarà pronto, partiremo. –
  • E quanto ci vorrà? – lo incalzò lei, respirando appena. Lui rafforzò appena la presa sulla ragazza, sentendola agitarsi e tremare sotto il suo tocco. Aveva i nervi a fior di pelle.
  • Un paio di giorni, credo. Christina ha bisogno di alcune riparazioni e… -
  • Due giorni?! Ancora! C’è mio padre là fuori a rischiare la vita, lo volete capire! –
  • Cana, lo sappiamo anche noi, cosa credi? Ma prendersela così non servirà certo ad affrettare i tempi. Con l’incrociatore ci metteremo al massimo una settimana a raggiungere Gallowstown, più di così non possiamo fare. – Gray si intromise nel discorso, cercando di raffreddare l’animo della ragazza. Sapeva che anche Luxus aveva un diavolo per capello e si era alterato non poco quando il Master aveva annunciato che avrebbero dovuto attendere ancora un po’ prima di partire. L’ultima cosa che voleva era un’altra sfuriata come quella di due sere prima. Cana rimase in silenzio, mordendosi nervosamente un labbro per cercare di non urlare.
  • Tsk. – sbottò alla fine, girando i tacchi e uscendo dalla Gilda velocemente. Luxus sbuffò, ma decise di lasciarla fare.
  • Cielo, quella ragazza sembra soffrire molto. – i due si voltarono, trovandosi alle spalle il Master Bob, che era uscito dal suo ufficio per capire cosa stava succedendo.
  • I due Maghi che stiamo cercando… uno di loro è Gildarts, il padre di Cana. – spiegò Gray, accennando col mento alla ragazza appena sparita.
  • Oh, capisco. Ma Gildarts non è certo uno sprovveduto, so quanto Makarov lo stimi. –
  • Ne siamo consapevoli, però… stavolta si deve essere cacciato davvero nei guai. –
  • Se sta cercando il Talismano di Acra non ho dubbi in proposito. –
  • Voi sapete qualcosa riguardo a questa missione centenaria? –
  • Si tratta di una leggenda più che altro, ma a quanto ne so il Consiglio della Magia vuole vederci chiaro. Il Talismano di Acra è un manufatto magico dai poteri misteriosi. Molti racconti ne parlano, ma senza specificare mai né che cosa sia, né tantomeno quale sia la magia di cui è intriso. L’unico punto che accumuna tutte le storie su questo artefatto è che sembra che porti sciagure a chiunque ne entri in possesso. –
  • Una storia allegra, insomma. – borbottò Luxus, pensoso.
  • So che anche una decina d’anni fa Gildarts era partito per la stessa missione, ma aveva dovuto interromperla a causa di un brutto incontro con un certo Drago Nero. –
  • Acnologia… - mormorò Gray, vedendo il Master di Blue Pegasus annuire.
  • Esatto. Se conosco un po’ quel Mago, ora starà cercando di completare quell’incarico che non era riuscito a portare a termine prima. Il problema, ora, è che a quella missione è stata attribuita una difficoltà Doppia S. – Luxus sbiancò immediatamente. Gray lo guardò impallidire, senza però riuscire a capirne il motivo. Cosa diamine era una missione Doppia S?
  • Una missione Doppia S? Ne siete sicuro? – chiese il Dragon Slayer, visibilmente preoccupato. Bob andò alla lavagna delle richieste, prendendo un foglietto e porgendolo ai ragazzi. Era la missione che parlava del Talismano di Acra, e recava una doppia S sul fondo.
  • Il Consiglio della Magia teme che anche Zeref sia sulle tracce di questo manufatto. Per questo motivo il livello della missione è aumentato così tanto. C’è il rischio, piuttosto elevato anche, di incontrare il Mago Nero durante la ricerca. – rivelò il Master, storcendo leggermente la bocca resa rossa dal rossetto, guardando i due Maghi davanti a sé – Probabilmente Makarov non vi avrà detto nulla, in proposito, per non allarmarvi più del necessario. Ma credo che arrivati a questo punto sia opportuno che anche voi sappiate a cosa andate incontro. Se seguirete Gildarts e quella ragazza, probabilmente finirete anche voi per incappare in Zeref. Dovete tenerne conto. –
 
Luxus e Gray si guardarono, terrorizzati.
Ora finalmente era chiaro il motivo dell’angoscia del Master Makarov.
Quei due pazzi si stavano infilando nella tana del leone. A Gray tornò in mente in un lampo la conversazione avvenuta tra lui e Rya diversi mesi fa, dopo la strage compiuta da Shunghiada e i suoi Draghi nella città di Crocus. Rabbrividì, mentre un pensiero tutt’altro che felice gli attraversava la mente.
  • Luxus… -
  • Dimmi. –
  • Ho parlato con Rya, diverso tempo fa. Dopo i Giochi della Magia. – il Dragon Slayer del Fulmine si fece attento, accennando al Mago del Ghiaccio di andare avanti – Lei ha detto che Acnologia obbediva agli ordini di Zeref perché esisteva un legame tra di loro, una sorta di vincolo che obbligava il Drago a fare tutto quello che Zeref gli ordinava. Ha detto anche di essere riuscita a liberare Acnologia da questo giogo, però…se lui si dovesse accorgere che il Drago Nero non risponde più ai suoi comandi… e se dovesse capire che è proprio lei la responsabile… - lasciò in sospeso la frase, incapace di concluderla.
  • Se Zeref trova Rya, sono guai. – finì per lui Luxus, serrando la mascella – Dannazione. Dobbiamo fermarli prima che succeda l’irreparabile. Maledizione… maledizione!! – sbatté un pugno contro il muro al suo fianco, frustrato. Un po’ di polvere e qualche calcinaccio si staccò dal punto d’impatto, ma senza provocare danni.
  • Luxus, per ora è meglio non dire nulla a Cana di questa storia. È già abbastanza turbata dal fatto di sapere il padre in pericolo, se dovesse venire a conoscenza anche dei retroscena rischierebbe un collasso. –
  • Hai ragione. – rispose semplicemente Luxus – Vado a vedere dove si è cacciata. È meglio tenerla sotto controllo prima che faccia qualche altra pazzia. – Gray si limitò ad annuire, seguendolo fuori dalla Gilda e svoltando l’angolo dal lato opposto, alla ricerca di un po’ di solitudine.
 
Camminava da un buon quarto d’ora, ma i pensieri non ne volevano sapere di lasciare il suo cranio.
Tutte quelle rivelazioni lo avevano lasciato profondamente scosso.
Zeref.
In tutta quella storia, era implicato anche Zeref.
Questo complicava enormemente le cose. E le rendeva seriamente pericolose.
Stanco di quel groviglio di emozioni che si agitavano nel suo petto, Gray si inoltrò di qualche metro nel bosco, sedendo sull’erba umida e prendendosi la testa fra le mani.
Gildarts e Rya correvano un pericolo mortale.
Scosse la testa.
Non era Gildarts a preoccuparlo.
Era Rya.
Era lei ad essere in pericolo di vita.
Se Zeref si fosse reso conto che era stata lei a recidere il legame tra lui e Acnologia, l’avrebbe cercata.
L’avrebbe trovata.
L’avrebbe uccisa.
Rivide l’immagine della ragazza seduta sul pezzo di muro diroccato a Crocus, mentre guardava assorta il cielo all’alba. Gli occhi azzurri e limpidi, il volto sereno.
La immaginò coperta di sangue, inerme nelle mani di quel gran bastardo.
Rabbia.
La sentì brontolare a livello dello stomaco, salendo poi su, fino al cuore, fino al cervello, i muscoli tesi allo spasimo.
Chiuse una mano a pugno, di scatto.
No.
Non lo avrebbe permesso.
Non poteva finire così.
L’avrebbe trovata.
L’avrebbe protetta.
Aspettare… quanto ancora avrebbe dovuto aspettare?
Per quanto ancora sarebbe durata quell’agonia?
Forse lei e Gildarts erano già arrivati a Gallowstown.
Forse avevano trovato Zeref ad attenderli.
Forse… erano già…
NO!
No.
Loro erano vivi. Stavano bene.
Lei stava bene.
… perché?
Perché si stava preoccupando in maniera così viscerale?
Anche Lluvia aveva corso molti pericoli, eppure lui era sempre rimasto calmo, freddo… lucido.
Lei… chi era lei?
Una compagna di Gilda.
Forse…
Un’amica.
Non ne sono sicuro… non la conosco nemmeno.
Sbatté un piede a terra, frustrato.
Si sentiva impotente.
Gildarts e Rya stavano rischiando la pelle e lui doveva aspettare che una stupida nave volante fosse pronta.
Se dovesse succedere loro qualcosa, io…
Sollevò la testa, reclinandola all’indietro, inspirando profondamente l’aria fredda di Novembre.
Doveva calmarsi.
Agitarsi non sarebbe servito a nulla.
Lo aveva detto proprio lui a Cana poco tempo prima. Era un consiglio giusto, era un comportamento corretto.
Eppure non ci riusciva. Non riusciva a stare tranquillo.
Al pensiero dei suoi compagni sotto le grinfie di Zeref gli ribolliva il sangue.
Al pensiero di lei ferita, martoriata, torturata… si sentiva impazzire.
No.
Non erano due sprovveduti.
Gildarts era una Mago forte, il più forte della Gilda.
Rya era al sicuro con lui.
E poi, anche lei era dotata di un potere magico fuori dal comune, no? Aveva allontanato quel Drago Verde solo con la forza della sua aura magica, dopotutto. E Acnologia la rispettava.
Stavano bene.
Stavano sicuramente bene.
Devono stare bene.
Sospirò, tornando a infilare la testa in mezzo alle ginocchia.
Sarebbe stata una lunga attesa.


Angolo dell'autrice

Buonasera!
Come va? Con questo caldo mi sto sciogliendo sulla tastiera, ma sono comunque qua a tormentarvi.
Sinceramente, non so questo capitolo com'è venuto. Non so quanto OOC sia andata, soprattutto con Gray. Probabilmente il suo cambiamento è fin troppo repentino, nemmeno io sono del tutto convinta della cosa, ma per il momento lascio perdere e lo tengo così. Dopotutto, questa ff è un esperimento, e io sono ancora assolutamente in rodaggio come scrittrice.
Ringrazio ancora tutti quelli che seguono questa storia, il vostro supporto è fondamentale, davvero.
Un abbraccio e buon Ferragosto a tutti!
Laly
  
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