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Autore: AdhoMu    11/08/2018    7 recensioni
[Katie Bell/Oliver W. Baston]
Dopo due anni di fidanzamento “tutt’altro che casto”, Katie e Oliver decidono che è giunto il momento di dare il prossimo passo. Con il consueto entusiasmo ed un linguaggio leggermente colorito, il nostro Capitano ci racconta come sono andate le cose in quelle delicate (e vagamente umoristiche) circostanze.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katie Bell, Oliver Wood/Baston
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Il Signore degli Anelli e il suo Tesoro'
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Personal Cheerleader.
 
Due anni e poco più di onesto fidanzamento tutt'altro che casto, questo bisogna dirlo, ma comunque (e con immensa fatica) mantenuto entro i limiti imposti dalla giovane età della tua ragazza. 
Tu la ami, questo è poco ma sicuro, e non hai mai, mai, voluto forzarla a bruciare le tappe (e ci mancherebbe altro; va bene che sei pazzo di lei, ma rimani pur sempre un tipo corretto). Tuttavia, a pensarci bene, proprio quest'onesto e romantico zelo ti ha portato a vivere una situazione paradossale. Se da una parte, infatti, sei uno che (modestia a parte) domina tutto lo scibile umano in fatto di scope, è anche vero che, dall'altra, in fatto di scopate (e pardon per il termine, scelto unicamente per esigenze di allitterazione) le tue conoscenze si limitano al piano puramente teorico. E per quanto, oramai, la teoria tu la conosca pressoché a menadito, bisogna proprio ammettere che, a diciannove anni e passa, tutta quest'inesperienza sul piano empirico non può che risultare, alla fin fine, oltremodo desolante.
 
Quando vi siete messi insieme definitivamente, dopo mesi e mesi di ridicoli tira e molla intercalati da brevi periodi di pace e armonia, Katie aveva appena compiuto quindici anni. A quei tempi, nonostante il carattere già piuttosto maturo, in lei v'era ancora un alcunché di bambina, un ultimo strascico di quella mocciosetta scozzese avvezza alle pallonate, al sangue dal naso e ai falli brutali sui campi di Quidditch.
Nel giro di poco tempo, però, (pochissimo, pensandoci bene) le cose hanno cominciato a cambiare e, dal punto di vista meramente fisico, ciò si è verificato ad una velocità a dir poco esponenziale. Pur mantenendosi snello e longilineo, il suo corpicino esile (che tu ti vantavi di riuscire a far scricchiolare con un abbraccio di modesta entità) ha cominciato a mettere su tutta una serie di curve e curvette che, per forza di cose, non sono certo passate inosservate. Né ai tuoi occhi, né, men che meno, alle tue mani, sempre più difficili da tenere a posto man mano che il tempo passava.
Di momenti per vedervi, dopo che tu ti sei diplomato, ne avete sempre avute assai pochi; soltanto qualche giorno durante le vacanze, o in occasione delle tue sporadiche visite ad Hogsmeade nelle domeniche libere - cosa piuttosto rara, per un giocatore di Quidditch professionale. E ciò, evidentemente, ha seriamente peggiorato le cose, contribuendo a far sì che tutti quei deliziosi cambiamenti in corso nel suo bel corpicino, che tu osservavi fra lo sgomento e il deliziato, ti si palesassero in una maniera di volta in volta più chiara e lampante.
Cosicché, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno, i tuoi sogni su di lei, dapprima ricamati di romanticismo e dolcezza, hanno (inevitabilmente) cominciato a farsi via via più audaci. All'inizio, ciò che sognavi erano i suoi baci e poc'altro; poi, i baci si sono trasformati in carezze man mano più bollenti ed infine, gioco forza, dalle carezze si è passati alle vie di fatto. 
 
La prima volta che hai sognato di fare l'amore con lei, ti sei svegliato in un lago di sudore (e non solo), talmente boccheggiante e arruffato da non riuscire neanche a tirarti in piedi per recarti all'allenamento. In preda ad un'irrequietezza intollerabile, ti sei visto costretto a mandare un gufo all'allenatore per avvertirlo che non ti sentivi troppo bene, e che avevi bisogno di riposare. Però poi, per tutto il resto della giornata, non hai smesso un solo istante di rievocare quei pochi frammenti di sogno ancora conficcati come schegge arroventate nella tua fervida mente. Com'era prevedibile, quest'intensa attività di sollecitazione cerebrale ti ha fatto montare una smania così intensa da obbligarti a fare una lunga serie di docce gelate per darti una calmata.
E a quel punto, caro vecchio Oliver, hai definitivamente imboccato la via del non ritorno.
Deliri onirici ad alto contenuto peccaminoso hanno cominciato a perseguitarti costantemente e in ogni dove, soprattutto durante le lunghe e solitarie notti di lontananza da lei, rendendoti insonne, inappetente e febbrile, smodato consumatore di beveroni e tisane dai dubbi effetti sedativi, nonché mesto esecutore di estreme (e amaramente autonome) manovre, immancabilmente realizzate senza troppa convinzione, nel triste e disperato tentativo di sopravvivere all'impeto dei tuoi bassi istinti.
 
E ad ogni nuovo incontro, una nuova tortura. 
Averla lì, stringere fra le braccia quel corpo leggero e flessuoso che ti si preme contro; farti solleticare il viso dalla sua frangetta irresistibile; sentire le sue dita sottili scompigliarti i capelli e carezzarti lentamente i muscoli delle braccia attraverso la stoffa della camicia; udire la sua voce un po'roca, che ti ha sempre un po'turbato (e che ora, diciamolo pure fuori dai denti, ti eccita da morire); incrociare il suo sguardo color della nebbia, carico di promesse non dette; farti baciare e mordicchiare fino allo sfinimento da quella bocca che, delle tue labbra, sembra non averne mai abbastanza.
Insomma: con questo (e molt'altro) la cara Katie riesce ogni volta a stordirti come un colpo di Bolide in pieno petto.
Le streghe tue ammiratrici possono anche fare tutte le loro svenevoli scenate fuori dallo stadio del Puddlemere United, possono cercare di abbordarti in ogni maniera possibile ed inimmaginabile ed arrivare perfino ad offrirtisi impudicamente su un piatto d'argento. 
Ma non c'è verso: tu vuoi lei
È Katherine Bell quella che, oramai, ti fa delirare di un desiderio sempre più disperato: la tua Katie e nessun'altra.
E quando vi trovate insieme, non cedere alla tentazione ti riesce ogni volta più arduo. Tu, certo, la ami e rispetti profondamente ma, accidenti a te, proprio non puoi fare a meno di trastullarti in fantasie sempre più deliziosamente indecenti. 
Immaginando, per esempio, di acchiapparla al volo e rovesciarla su di una qualche superficie orizzontale, per poi saltarle addosso e prenderla così, senza tante cerimonie (vergognati, razza di animale che non sei alto; eh sì che eri un tipo romantico. Che orrore).
 
Non ne avete mai parlato troppo esplicitamente, ma è chiaro come il sole che, anche da parte sua, l'attrazione fisica si sta rivelando ogni giorno più difficile da tenere a bada. 
Lo capisci dal modo in cui ti guarda, ti bacia, ti stringe il polso e si accosta a te. Piccoli, impercettibili, infinitesimali dettagli attraverso i quali percepisci (è il tuo istinto aguzzato a dirtelo) che anche lei ti vuole, proprio in quel senso lì. E questa, ovviamente, non può che essere una buona, anzi no: un'ottima notizia, dato che tu, oramai, hai quasi raggiunto il limite della sopportazione.
L'ennesima riprova delle tue teorie cospiratorie ti si presenta proprio oggi.
Ti trovi ad Edimburgo, in Scozia, ospite per un paio di giorni a casa dei suoi genitori in occasione delle vacanze di Pasqua. 
La signora Bell, ormai, ti conosce da anni e ti vuole bene, anzi, modestia a parte, ti adora: sa che sei un tipo a posto, che ama moltissimo la sua cara figliola. Chiaramente, però, non è così tanto moderna da permetterti di dormire con lei:  ai suoi occhi, Katie, che pure compirà diciassette anni nel giro di poco più di un mese, è ancora una bambina. E così, come sempre è stato e (se lasciamo fare a lei!) sempre sarà, ti riceve con un abbraccio, ti faa un sacco di feste e poi  (e ti pareva!) ti accompagna allegramente fino a quella dannata stanza degli ospiti con la trapunta a scacchi già stesa sopra al letto rifatto.
E succede che, dopo cena, tu e Katie vi troviate da soli in cucina, intenti a chiacchierare del più e del meno mentre lavate i piatti. 
La situazione è piuttosto tranquilla finché, fatalmente, non ti cade l'occhio sulla scollatura di quell'esigua canottierina che lei ha indossato per stare in casa e che, vista dall'alto, cosette assai interessanti rivela (e reazioni assai sconvolgenti produce). Istantaneamente traboccante di cattive intenzioni, tu dai una rapida occhiata in giro, ti avvicini di soppiatto e l'abbracci da dietro, premurandoti di aderire il più possibile alla sua schiena sinuosa, nonché a quello sbalorditivo paio di glutei sodi da giocatrice di Quidditch capaci di toglierti il sonno al solo pensiero (cosa ci vuoi fare: come ogni bravo Portiere che si rispetti, ti senti naturalmente attratto dalle forme tondeggianti). 
Stringendola a te, accosti il viso alla sua nuca e, soffiando fuori l'aria dalla bocca, depositi un bacio (rapido, ma denso di significati inequivocabili) sul bel collo sottile, lasciato scoperto dai capelli corvini, che lei ha raccolto in alto nell'immancabile coda di cavallo.
E la tua bella sospira, irrigidendotisi impercettibilmente contro in un delicato movimento involontario, foriero di uno strusciamento lieve ma, al tempo stesso, talmente intenso da riuscire ad attizzarti oltre misura.
 
"Oh, Kitty!..." gemi, improvvisamente accalorato. 
E siccome il sangue comincia a ribollirti nelle vene come una pozione nel calderone, l'afferri con decisione per i fianchi, la fai girare verso di te e prendi a baciarla con la foga di un assetato che, dopo mesi di deserto, si è appena imbattuto in un'oasi cristallina (oppure, per dirla in un altro modo assai meno poetico, ma ben più realistico: ti avventi sulle sue labbra con l'impeto di un povero diavolo che non scopa da esattamente diciannove anni, tre mesi, due settimane e un giorno, che ha addosso un a voglia incontenibile e che, fatalmente, si trova fra le grinfie una bella figliola come lei).
E lei ridacchia, fa scivolare le braccia insaponate intorno al tuo collo e ti ammonisce, chiamandoti 'ragazzaccio', cosa che riesce a farti smarrire quasi del tutto anche le ultime briciole del tuo comprovato buon senso. 
Tanto che, a te, monta una voglia a dir poco folle di mettere al bando il (decisamente sopravvalutato) romanticismo e di compiere un gesto estremo, strappando via le fibbiette  di quel suo minuscolo kilt di cotone e ponendo così fine alle rispettive verginità, proprio lì, sul bordo del lavandino (assurdo, irrazionale ed esasperato di un Oliver). 
Speri solo che Katie non si turbi troppo, nel percepirti così esplicitamente infervorato; ma il modo in cui risponde ai tuoi baci e ti si stringe addosso rivela, senza lasciare adito al minimo dubbio, che pure lei naviga sulle frequenze dell'assatanato andante (non è mai stata una maliziosa ma di certo, quando serve, e tu lo sai per esperienza, sa tirare fuori un bel caratterino pepato). 
E quindi siete lì che vi date da fare, giovani incoscienti, tu a schiacciarla contro al lavandino e lei a baciarti come un'ossessa, fermamente decisi a dare il prossimo passo in quell'assai improbabile location, quando un rumore di passi provenienti dalle scale richiama la vostra attenzione, facendovi saltare indietro.
Rimanete un attimo in attesa, scarmigliati ed ansimanti, ma dalla porta della cucina non fa capolino nessuno. In ogni caso, decidete che non è proprio il caso di correre rischi e preferite piantarla lì.
Prima di salire, però, Katie ti strizza l'occhio con un fare un tanto malandrino (che indurrebbe alla capriola ormonale perfino un Magomonaco del Tibet), e soffia al tuo orecchio una proposta indeclinabile:
"Smaterializzati nella mia stanza, più tardi, così riprendiamo il discorso".
 
E quindi tu, impaziente come non mai, attendi stoicamente che i rumori di casa Bell si smorzino. Sei un po'agitato, questo bisogna dirlo, ma è anche vero che, tutto sommato, questa atmosfera di sottile suspence ti piace, visto che sei sempre stato un amante di strategie e schemi tattici. Cosicché, quando ti sembra che sia giunto il momento buono, non perdi altro tempo ed esegui prontamente quanto suggerito da lei.
La sua stanzetta, situata nel solaio, è interamente tappezzata da stendardi del Grifondoro e poster di Quidditch, quasi tutti bianconeri (maledetti Magpies), eccezion fatta per alcune macchie di gialloblu che, compiacimento massimo, ritraggono te (che faccia da babbeo, in quella foto, ma si può sapere a cosa diavolo stavi pensando?!). Comunque, non fai neppure in tempo a guardarti intorno e curiosare un po' perché, non appena ti materializzi da lei, te la ritrovi appiccicata addosso, quella santerellina da girone dantesco.
Dettaglio importante: è 'vestita' soltanto (udite, udite) con una magliettina assai corta e un paio di culottes bianche e nere di quella squadraccia scozzese; le lunghe gambe che tanto ti turbano completamente a vista e, per il resto, pochissimo altro lasciato all'immaginazione.
"La porta, Oliver" ti dice, affannata, per poi prendere a baciarti come una forsennata. E così tu, prima di perdere completamente la testa, sigilli la serratura con un colpo di bacchetta e, già che ci sei, ti prodighi anche in un paio di geniali incantesimi che ovattano le pareti.
 
Orbene.
Rimanete lì in piedi per un po', a baciarvi con foga e (tortura deliziosa) a strusciarvi  ben bene l'uno contro l'altra, con passione crescente in maniera esponenziale. 
Le mani (figuriamoci!) non sei proprio più in grado di tenerle a posto: scivolano fuori controllo su e giù, lungo i fianchi tiepidi di Katie, per poi indugiare più in basso, fino a stringersi in modo deciso su quelle strepitose chiappette rotonde che tanto stuzzicano le tue fantasie più impenitenti. Lei sogghigna deliziata (le piace, oh, se le piace, quando ti comporti da furfante) e, per tutta risposta, si mette a giocherellare con l'orlo inferiore della tua maglietta, solleticandoti con i polpastrelli la pelle dell'addome e rischiando di farti incendiare come un covone nella Terra del Fuoco.
Si avvicina quindi al tuo orecchio e, facendoti rabbrividire, sussurra:
"Oliver".
"Hmpf..." rispondi tu, impegnato ad inumidirle il collo con una scia di baci umidi.
"Fammi...fammi vedere i tatuaggi" ti supplica, e la sua voce suona più roca che mai.
Sei più che lieto di accontentarla, chiaramente, perché sai molto bene (furbacchione di un Oliver) che le rune e i disegni celtici che ti adornano il corpo costituiscono, per lei, una tentazione irresistibile.
Ti sbarazzi in un batter d'occhio della maglia gialloblu e, per qualche istante, la vedi che trattiene il fiato, rapita, in estatica contemplazione delle linee tracciate sulla tua pelle e del chiaroscuro dei muscoli scolpiti dagli allenamenti. Facendoti sussultare, comincia poi a sfiorarti, carezzando disegni e rilievi con la punta delle dita. 
E a questo punto tu, tutt'altro che stoico Oliver, ormai prossimo all'eruzione vulcanica, non ce la fai proprio a trattenerti oltre. Allunghi le mani, l'afferri per i fianchi, la sollevi di peso e l'adagi sul letto, beandoti dei suoi sospiri affannosi, delle carezze un po'graffianti con cui ti solletica le braccia e la schiena e di quel soave aroma di Katie che ti lascia stordito come uno schiaffo in pieno viso.
 
Vi baciate ora con più lentezza, in una schermaglia di labbra, lingue, denti, saliva e respiri. Nonostante l'impazienza che vi pervade, volete assaporare il momento, gustare al massimo il sapore l'uno dell'altra, avvicinarvi il più possibile, in vista di quello che inevitabilmente accadrà. 
Mentre lei ti carezza le spalle, il collo, la nuca, le tue mani percorrono piano piano i suoi fianchi sottili, la schiena e le natiche sode (così rotonde! Ti tengono in orbita come un satellite che ruota intorno al pianeta amato), su e giù, su e giù, finché non decidi di spingerti un pochino oltre, e quindi sgusci sotto alla magliettina dei Magpies, quel deplorevole cencio che proprio non vedi l'ora di strapparle via. 
Il tocco delle tue dita un po'callose sulla pelle nuda la fa rabbrividire e ciò, ovviamente, ti compiace assai; e il tuo cuore accelera quando vedi che si mette seduta per sfilarsi la maglia.
Tu sbatti le palpebre, leggermente intontito dallo spettacolo strepitoso della ragazza dei tuoi sogni coperta soltanto dalle esigue culottes bianconere (che ti fanno sbavare come un leone affamato dinnanzi ad una zebra particolarmente succulenta) e da un succinto top elastico dal taglio sportivo (per la serie: volevi eccitare a morte un Portiere? Complimenti: ce l'hai fatta). 
E mentre te ne rimani lì imbambolato a mangiartela con gli occhi, lei, senza darti il minimo preavviso, ti spinge giù, si accoccola fra le tue ginocchia e, strappandoti un gemito (neanche troppo) basso, accosta il viso al tuo petto. 
Soffiando leggermente sulla tua pelle sensibile, si mette quindi a baciare i tatuaggi celtici che tanto la intrigano, uno per uno, percorrendo lentamente con le labbra (e con la lingua, oh, oh! per Godric Santissimo) quella profusione di rune e di linee contorte che Martin e Fabian Fortebraccio hanno tracciato a fuoco sulla tua epidermide (la quale, senz'ombra di dubbio, brucia di più ora che non al momento del tatuaggio). 
E tu getti indietro la testa e pensi che, se Katie andrà avanti così per un altro po', la serata finirà ancora prima di cominciare, perché la carezza vellutata del suo respiro e l'umido tocco delle sue labbra ti stanno facendo letteralmente impazzire. Non ce la fai proprio più a stare fermo e quindi, con l'ultimo briciolo di lucidità che ti rimane, pensi: ora basta.
 
Con uno sforzo sovraumano ti tiri su, le afferri i polsi sottili e la rigiri, facendola stendere accanto a te. In quella, la furbetta piega il ginocchio e (per tutti i trucchetti della Fata Turchina!) fa scivolare quella sua Signora Coscia oltre al tuo fianco, andando a favorire un incastro che prelude a quello (più intimo, profondo e decisivo) che, se Merlino Bello vuole, si verificherà fra poco.
"K-Katie" sbuffi, col fiato corto; lei infila le mani fra i vostri corpi incollati e comincia ad armeggiare con la cordicella che ti tiene legati i pantaloni.
Affannato, fai strisciare le dita sotto al top e, facendola sospirare di piacere, accarezzi col palmo della mano uno dei suoi seni caldi e pieni, che hai più volte intravisto e sfiorato, ma che non hai mai avuto la grazia di toccare con cotanta libertà. 
E lei ridacchia sulle tue labbra (di nuovo: ma quanto, quanto le piace quando ti comporti da canaglia?!), cercando invano di sciogliere il nodo della cordicella (ma che cacchio di nodo da ufficiale di marina hai fatto, imbecille di un Oliver?!) cosicché tu le dici, in un rantolo:
"A-aspetta, faccio io".
E ti appresti a strapparti via i pantaloni, dalla voglia che c'hai addosso; e proprio quando il nodo, finalmente, si scioglie, udite in lontananza una porta che sbatte e una voce gioviale che esclama:
"Sono tornato!"
E Katie si tira su di scatto, spalanca gli occhi e balbetta:
"Oh, merda! È Carbry!"
Ed entrambi sapete che quel rompiballe di suo fratello (che tu, normalmente, adori, ma non ora, non adesso, abbiate pietà!), sapendo che tu sei in casa, si precipiterà subito nella fottutissima stanza degli ospiti per salutarti e che, quindi, ti converrà farvi ritorno quanto prima, per evitare di non farti trovare laddove ci si aspetterebbe che tu ti trovassi. 
Ergo, ancora eccitato come un matto, salti in piedi, recuperi al volo maglia e bacchetta e ti smaterializzi, riuscendo a comparire nella tua stanza giusto un secondo prima che Carbry, senza neanche bussare, spalanchi la porta tutto sorridente.
E quello stronzo ha pure il coraggio di dirti (e dal sorrisetto che gli aleggia sulle labbra, capisci che probabilmente ha mangiato la foglia):
"Come va, Oliver? Mi sembri un po'sbattuto, quest'oggi".
Alimortacci, cognato del -
 
*
 
Passa un mesetto abbondante (si è quasi a metà maggio) quando, inaspettatamente, tu ricevi una lettera da parte della direzione della squadra, nella quale si annuncia la tua promozione a Portiere Titolare.
Al colmo della felicità, prima ancora di annunciarlo ai tuoi vecchi, mandi un gufo ad Hogwarts per raccontarlo a Katie. 
Lei, come di consueto, ti risponde prontamente, facendoti un sacco di feste e complimenti, e concludendo la lettera con le seguenti parole:
Il 20 Maggio c'è in programma una gita ad Hogsmeade.
Ho già chiesto alla McGranitt un permesso speciale e lei mi ha detto che potrò uscire anche la domenica. 
Se tu non giochi, potremmo vederci per due giorni di fila e festeggiare, in un colpo solo, maggiore età e promozione. 
Che ne dici? Un bacione dalla tua 
Kitty
Beh, a te sembra che vada benissimo dato che, guarda guarda, proprio in occasione di quelle date le partite saranno giocate in posticipo.
E così, il giorno concordato, ti fai trovare in attesa nella piazzetta del villaggio, seduto sul bordo della fontana. 
Poco dopo il tuo arrivo, gli studenti di Hogwarts cominciano a sciamare intorno a te; alcuni di loro si fermano addirittura per chiederti un autografo e tu, compiaciuto e paziente, li accontenti più che volentieri. Te ne stai lì per qualche tempo a chiacchierare con alcune vecchie conoscenze finché, da una viuzza secondaria, vedi spuntare la tua Katie, che procede a braccetto con il vostro comune amico (e suo conterraneo) Cormac McLaggen. 
Da bravi scozzesi stereotipati e prevedibili, vestono entrambi l'immancabile kilt. E tu, come sempre, ti sorprendi a filosofeggiare su come uno stesso identico capo di vestiario possa farsi latore di visioni tanto antipodali: pressoché celestiale, nel caso di Katie; vagamente raccapricciante, nel caso di Cormac. 
Comunque, a vederli camminare così (tutta allegra lei, perennemente accigliato lui) ti viene da ridere sotto i baffi. Katie è una delle poche ragazze che conosci a sopportare quell'inqualificabile McLaggen, e ciò è dovuto al fatto che, quei due, sono amici fin da piccoli. E non ti passa neanche per la testa la possibilità di esserne minimamente geloso dato che, a tempo debito, gli hai fatto capire che un qualsivoglia passo falso nei confronti della tua bella attirerebbe sul suo groppone una bella ripassata.
Difatti, mentre lei ti si avvicina per abbracciarti e dare, come di consueto, un bacetto all'anellino celtico che hai tatuato sul dito e che reca il suo nome, lui ti fa un cenno di saluto e ti apostrofa con un sorrisetto ammiccante:
"Ecco fatto, pacchetto consegnato al legittimo proprietario. Io ora vado, ché ho un appuntamento".
"Ah sì? Con chi?" domanda Katie, incuriosita.
"Con me stesso, grazie per l'interessamento" risponde lui, facendo spallucce. "E quanto a voi che potete, godetevela, cari miei".
E tu, lì per lì, non cogli esattamente il senso della sua frase, ma poi finisce che te la godi davvero, quella bella giornata in compagnia di Katie, durante la quale passeggiate, chiacchierate e festeggiate con un bel brindisi di Burrobirre compleanno e promozione. 
Il significato delle parole del biondo McLaggen (e ti pareva, che non ci fosse dietro un qualche messaggio occulto?!) risulta più chiaro solo a fine pomeriggio quando, dopo aver proposto a Katie di accompagnarla fino alla recinzione di Hogwarts, lei arrossisce leggermente e ti risponde:
"Ma io non torno al castello, stanotte. La McGranitt mi ha dato il permesso per dormire fuori, ricordi?"
Oddio.
No, non ricordavi e anzi, per essere sincero non avevi proprio capito. Sabato e domenica. Ma anche: la notte che c'è in mezzo. Oh, Godric Santissimo.
Respira, Oliver, respira. 
Il Giorno è dunque arrivato. Stanotte dormirete insieme. Da soli. Nella stessa stanza. Nello stesso letto. Dormirete: sì, e come no (ahah). Oh, per Merlino il Barbaro!
E quindi, su due piedi, complice lo stipendio bello grasso che comincerai ben presto a recepire in qualità di Portiere titolare, decidi di strafare. Altro che stanzetta solitaria alla Testa di Porco, altro che Pensione Rosmerta e (con tutto il rispetto) simili bugigattoli da quattro soldi (scusate la spocchia). Tu, stasera, regalerai una notte in-di-men-ti-ca-bi-le alla tua incantevole fidanzata, maggiorenne da un solo giorno, in un luogo che sia all'altezza del suo amore per lei. 
Indi per cui, fai schioccare le falangi, l'additi con l'indice e le dici:
"Dammi la mano, Katie Bell(a). Si va a festeggiare nella Capitale".
E lei, tutta felice, non solo ti prende per mano, ma ti abbraccia stretto stretto e, con il caratteristico crack, si smaterializza insieme a te alla volta di Londra.
 
E sentite un po'che cosa accade poi.
Vi materializzate a Londra, passeggiate un po', cenate seduti sulla groppa dei leoni di bronzo di Trafalgar Square. Dopo qualche tempo, decidete che è ora di passare alla seconda parte della serata, per godervi un po'di sacrosanta intimità e, finalmente, riprendere certi piacevoli discorsetti lasciati per troppo tempo in sospeso.
Hai deciso di portarla al Grand Hotel Georgiano, il più lussuoso di tutta Diagon Alley, nel quale, qualche volta, tu e il resto della squadra avete dormito prima delle partite. Davvero un gran bel posto; e da come si guarda intorno, capisci che Katie è molto, molto impressionata. 
Alcuni ospiti ti hanno riconosciuto (che strano essere una figura semipubblica, non ti sei ancora abituato) e vi osservano, chiaramente ingolositi dal pettegolezzo di vederti arrivare in compagnia di una bella ragazza.
"Desidera una stanza, signor Baston?" chiede il portiere, deferente.
"Sì, una in alto, per favore, possibilmente rivolta ad est" rispondi tu, con fare deciso da uomo adulto, nonché Sport Celebrity quale sei.
"Oliver".
Ti accorgi che Katie ti sta tirando delicatamente per il braccio.
"Dimmi, Kitty".
"Senti" risponde lei, prendendoti discretamente da parte. "Mi sento un po'a disagio. Qui è bellissimo e tutto, ma... non sarebbe meglio andare a casa tua?"
"A casa... ma sei sicura?" le domandi, stupito.
"È che... insomma, visto che oggi... noi... beh, non so, ma pensavo a qualcosa di più... adatto a noi due, ecco" balbetta, deliziosamente imbarazzata. E a te verrebbe voglia di chiederle di sposarti proprio lì, in quel momento, da tanto ti sembra adorabile e saggia.
"Oh bè, in questo caso..." 
Fai un cenno al portiere per comunicargli che andate via, e poi gli chiedi se potete usare la Metropolvere connessa ai camini dell'atrio. Quello non si scompone:
"Ma certo. Buonanotte, allora, signor Baston, e anche a lei, signorina".
 
In men che non si dica, fate capolino nel camino del tuo cottage dal tetto di paglia, addormentato nelle campagne di Amesbury, proprio vicino al circolo megalitico di Stonehenge.
È già da qualche anno che ci abiti da solo perché i tuoi vecchi, stufi del freddo e della nebbia, si sono felicemente trasferiti nel sud della Francia.
Katie si guarda intorno, curiosa. È la prima volta che mette piede a casa tua, ma sembra sentirsi immediatamente a suo agio. Sorride, osservando le foto che vi ritraggono insieme, appoggiate sulla mensola del camino.
Tu non puoi fare a meno di pensare che, se tutto andrà come deve andare, fra poco più di un anno, quando anche lei avrà finito la scuola, queste antiche pareti di pietra diventeranno la sua nuova casa. E, francamente, non vedi l'ora.
La prendi per mano e le fai fare il giro del cottage, evitando accuratamente lo sgabuzzino vicino all'ingresso (dentro, ci sono diverse scatole di Bolidi difettose; aprire la porta può essere molto, molto pericoloso).
"E tu... dove dormi?" ti chiede ad un certo punto lei e, dal suo tono, capisci che è un po'nervosa.
"Ah, sì... ehm, vieni, vieni: eccola qua, la mia stanza" le rispondi, intrecciando le dita alle sue. "Beh, magari l'anno prossimo sarà la nostra stanza, se tu lo vorrai".
"Oh, Oliver!" esclama lei, gettandoti le braccia al collo.
E così, di punto in bianco, prendete a baciarvi come due folli.
Che dire? L'attesa è stata lunga, molto lunga, troppo lunga: avete addosso una voglia che non ve la levate più; vi amate, vi desiderate pazzamente, non vedete l'ora di arrivare fino in fondo. E quindi la premi contro alla parete e addio giacca, addio golfino, addio scarpette rosse con giusto un filo di tacco; fra un bacio e l'altro, hai appena cominciato a sbottonarle la camicetta, desideroso di imbatterti nuovamente in quei seni così gustosamente invitanti quando lei, all'improvviso, ti ferma:
"A-aspetta!"
Lì per lì, non le dai ascolto. Eccitato come sei, fai veramente fatica a connettere: tutto il tuo sangue sembra essere inesorabilmente defluito verso il basso. E quindi continui a baciarla affannosamente e a lottare coi bottoni, tenendola ferma contro alla parete, ma lei insiste:
"Oliver! Aspetta, fe-fermati un attimo, ti prego".
"Non... non vuoi...?" domandi tu, disorientato, col fiato corto.
Ti prende il viso fra le mani e accosta la fronte alla tua.
"Ma certo, certo che... che voglio..." risponde, le guance colorate da un lieve rossore "è solo che... ho una sorpresa per te, ecco".
"Una sorpresa?" le chiedi, meravigliato dal fatto che la serata possa rivelarsi ancor più sorprendente di così.
"Ehm... me li daresti due minuti?" ti dice, tentando di sgusciarti di fra le braccia. Tu la trattieni; il tuo corpo è decisamente contrariato all'idea di lasciarla andare, ma la tua testolina comincia ad essere stuzzicata dalla curiosità.
"Va... va bene. Ma fai in fretta, okay?" sussurri al suo orecchio.
"Puoi scommetterci" annuisce lei, facendo ondeggiare la frangetta in quel modo che ti fa ammattire (e tu saresti seriamente tentato di acchiapparla di nuovo).
Scivola fra le tue dita, recupera la borsa e sgattaiola in bagno.
Ohibò.
Senza sapere bene come impegnare quegli eterni due minuti, ti siedi sul bordo del letto, allenti la cravatta e ti rimbocchi le maniche. Sei in uno stato pietoso, non c'è che dire. La sessione di baci di poco fa, rapida ma intensa, ti ha già indiavolato a dovere; che gran peccato doversi già interrompere così, sul più bello. Nel giro di pochi secondi, però, ricominci a connettere un po'meglio e, a poco a poco, cominci a trastullarti in fantasie appetitose, proprio come  in quei film da babbani in cui il tizio è lì che aspetta e, all'improvviso, la ragazza si presenta con indosso una lingerie più seducente di un intero calderone di Amortentia. Deliziato, tiri a indovinare: si tratterà di pizzo, di seta o di pelle di drago? Ci saranno trafori, reticelle o esplicite trasparenze? E addiruttura (contieniti, razza di allupato! Anzi no, non contenerti, ché oggi tutto è lecito): il tessuto sarà, diciamo così, normale, oppure incantato al sapore di Tuttigusti+1? 
È giunto il momento di scoprirlo: senti scattare la serratura, la porta del bagno si apre, tu alzi gli occhi e...
E.
Niente pizzi né trasparenze né reggiseni commestibili. Ma ciò che vedi ti fa letteralmente rimanere a bocca aperta, paralizzato, incapace di parlare e assai prossimo al collasso.
Katie indossa un'uniforme giallublu da cheerleader del Puddlemere United, astutamente ritoccata con un paio di Reducto ben piazzati: la gonnellina è molto più corta del normale (miseriaccia Bell, che gambe, che gambe! Non smetteretesti mai di ripeterglielo!) e la parte sopra, beh, se l'originale fosse così, la Lega Inglese del Quidditch dovrebbe proibire ai bambini l'entrata negli stadi (o magari, decretare direttamente la sospensione del Campionato visto che, per i giocatori, sarebbe impossibile scendere in campo con la giusta concentrazione).
Bella, splendida, irresistibile, provocante (e arrapante alla massima potenza, Merlino Santissimo!) questa tua soave fidanzatina che, da sotto la frangetta ondeggiante, ti sorride in modo tutt'altro che innocente. 
E come se non bastasse, avvicinandosi, fa una rapida giravolta per mostrarti che, sulla schiena dell'uniforme, c'è scritto: 'BASTON - 1'.
Colpo di grazia.
"C'è scritto il tuo nome" ti dice, in un soffio.
Annuisci, ammutolito.
"E sai cosa vuole dire?"
Deglutisci.
"Pe... perché non me lo dici tu?..."
Si china in avanti per afferrarti delicatamente il viso, ti guarda fisso negli occhi (con i tuoi che corrono verso il basso, irrimediabilmente attratti dalla scollatura) e ti dice, senza giri di parole:
"Che l'uniforme, con tutto quello che c'è dentro, è roba tua"
Oh, per tutte le Firebolt dei tuoi Desideri. Roba tua.  Quasi non ci credi che finalmente, fra pochissimo, tutto questo ben di Dio sarà davvero tuo.
"Vieni qui." le ordini, col tono autoritario di un Capitano che è in procinto di sottoporla ad un allenamento particolarmente spossante.
Lei esegue, in evidente visibilio.
La sollevi delicatamente e te la metti a sedere sulle ginocchia, a cavalcioni, stringendola forte fra le braccia. Il contatto con la tua virilità rintuzzata la fa mugolare piano; la vedi che spalanca gli occhi, dischiude le labbra e sospira, per poi abbassare il capo ed impossessarsi nuovamente della tua bocca. Ti bacia lentamente, ti lambisce, ti mordicchia, ti fa capire quanto disperatamente ti voglia anche lei, e tu ti ritrovi quasi a delirare, ormai pazzo di desiderio.
"Katie..." le dici, con una voce che risuona ancor più roca della sua.
Con una leggera spinta, ti fa cadere all'indietro, lungo e disteso sul letto. 
Senti le sue dita sottili sfilarti la cravatta e slacciarti i bottoni della camicia, uno per uno. Ti guarda di sottecchi con gli occhi grigi, appena socchiusi, che brillano fra le lunghe ciglia; vista così, da sotto, ansimante e estasiata, è davvero una visione celestiale.
Lo vedi che non resiste, e difatti, poco dopo, si avventa sulla tua pelle disegnata; e il piacere provocato dal tocco umido delle sue labbra ti strappa gemiti profondi, che non puoi (né vuoi) controllare. 
 
Senti le sue mani muoversi verso il basso; ti slaccia prima la cintura e poi i pantaloni che, in men che non si dica, scivolano via. Sai di avere i boxer vistosamente gonfi, e un po'te ne vergogni, ma lei non sembra per nulla intimidita. Partendo dall'ombelico, ti depone una scia di piccoli baci lungo la linea marcata dell'addome, che scende inabissandosi sotto all'elastico teso. 
"Ka-Katie!" boccheggi, prendendole il viso fra le mani.
Ti ignora. 
E scivolano giù anche i boxer, rivelando infine ciò che c'è da rivelare. Non solo quello, ovviamente. 
Rimane ferma a fissarti, con gli occhi sgranati, il respiro affannosso che ti solletica l'inguine in modo così deliziosamente indecente. E capisci che, finalmente, ha visto anche quell'altra cosa. 
L'ha visto, finalmente. Il Nodo dell'Amante, il simbolo celtico dell'amore eterno e della fedeltà, che ti sei fatto tatuare nell'incavo fra l'addome e la coscia due anni fa, quando avevi già capito che l'amore della tua vita era lei. È rimasto nascosto per tutto questo tempo, in paziente attesa che lei lo trovasse. Ed ora, rivelato, si manifesta in tutto il suo splendore.
Katie lo osserva con le pupille leggermente dilatate, ansimante, il cuore che le galoppa nel petto. Non hai bisogno di dirglielo: lei sa, lo sa e basta, che anche questo tatuaggio, come tutti gli altri, come tutto il resto, appartiene a lei, è suo.
Tende la mano e lo sfiora con le dita, solleticandoti la pelle. Però insomma, la vicinanza fisica con ciò che c'è lì accanto ti fa indiavolare definitivamente.
Questo è troppo, davvero troppo per te.
Ti tiri su su scatto, l'afferri e la rovesci sul letto, avventandoti su di lei. 
"Oliver!"
Non riesci a fermarti.
La baci con foga, sulle labbra, sul viso, sul collo, premendo con le mani su quei seni soffici che ti fanno uscire di senno. Bando al romanticismo: devi averla, ora, a tutti i costi, basta, basta, basta aspettare!...
"E-Evanesco" balbetti, e il bel costumino da cheerleader sparisce all'istante. 
Sotto alla tua pelle, riconosci al tatto la fremente morbidezza della sua, vellutata, calda e avvolta in un velo di sudore. L'aroma di Katie che conosci così bene ti stuzzica le narici e ti stordisce, da tanto è forte, facendoti girare la testa. 
Col ginocchio, le allarghi delicatamente le cosce. Lei non oppone resistenza. Anzi. 
Senti che si muove, sfilando la gamba da sotto la tua e tu, improvvisamente, ti ritrovi a premere di punta contro alla sua intimità tiepida e pulsante. E questo momento di perfetto stallo ha finalmente il potere di calmarti.
Le carezzi il viso con la mano, spostando all'indietro la sua frangetta sudata. È così bella, così maledettamente bella, con i lunghi capelli corvini sparsi tutto intorno; non puoi proprio fare a meno di soffermarti a guardarla, sorridendole rapito. E anche lei ti sorride di rimando e ti dice, semplicemente:
"Sì".
Un meraviglioso monosillabo, semplice e diretto, che riassume in due sole lettere tante cose pensate e non dette: sì, vai avanti, sì, ti voglio, sì, ti amo, sì, forza Oliver, prenditi ciò che è tuo e sì, fammi felice.
E allora tu ti muovi, facendoti strada in quel suo tanto bramato Pozzo dei Desideri, che ti accoglie con le sue pareti strette, calde, umide e cedevoli, pronte per l'amore, pronte per te. Ti premuri di procedere adagio, per non farle male, ma l'impeto che ti coglie nel sentirla così morbida e arrendevole intorno a te, così tua, ti fa quasi subito perdere la testa, cosicché, incapace di controllarti, finisce che affondi con forza dentro di lei, strappando ad entrambi un grido di doloroso godimento.
"S-scusa...scusami Katie..."
Lei socchiude gli occhi.
"Non... non ti fermare, Oliver!..." ti sussurra, con dolcezza.
Teorico, goffo, inesperto, impacciato, principiante, maldestro. Macché. 
La verità è che ti senti nato per fare quello che stai facendo, e improvvisamente comprendi che il tuo posto nella vita non è, come hai sempre pensato, davanti agli anelli di un campo di Quidditch, ma è qui, fra le sue braccia, a sussurrarle all'orecchio amabili oscenità, a divorarle le labbra e a muoverti dentro di lei con ardore disperato, a sentirla gridare il tuo nome, a provare un piacere inimmaginabile nel percepirla intorno a te, così deliziosamente soddisfatta, ed infine ad esplodere, facendoti travolgere dalla marea montante dei tuoi sensi, che ti catapultano oltre te stesso.
Rimani lì, col fiato corto e il cuore che ancora ti galoppa forte nel petto, accostando la fronte alla sua.
"O-Oliver".
"Sì... sì, dimmi, dimmi Kitty, dimmi, amore mio, oh! Sì... no, non dirmelo, lo so già: anch'io ti amo tanto!..."
"Oliver, ehm, mi... mi stai schiacciando..."
Spalanchi gli occhi. La guardi. Ti guarda. Increspa le labbra.
Ed entrambi scoppiate a ridere a crepapelle, come due sciocchi.
Alché tu rotoli sul fianco, tirandotela addosso (no, non vuoi ancora uscire da lei, non è ancora il momento), tenendola stretta a te, e lei infila il naso nell'incavo del tuo collo, abbracciandoti forte.
Il vostro respiro si fonde e i vostri cuori battono come fossero uno solo mentre, piano piano, l'eccitazione e l'affanno si dissipano, cedendo il passo ad un'appagante spossatezza.
E prima di addormentarti, caro vecchio Oliver (finalmente!) diventato uomo, non puoi fare a meno di pensare che essere innamorati e felici, ed amarsi così, con tutti se stessi, è così bello, così bello, così dannatamente bello.
 
*
 
Sbatti le palpebre.
Ancora assopito, riconosci appena appena la luminosità vagamente opaca e i fruscii familiari di casa tua. 
Ecco, sbuffi, è accaduto di nuovo. Un altro di quei sogni sconvolgenti che ti perseguitano da mesi. Ma la sensazione del risveglio, questa volta, ti sembra... diversa. Non ti senti inquieto, né nervoso, né tristemente frustrato. Al contrario: stai bene, ti senti riposato, soddisfatto, completo. Ma cosa...?
A poco a poco, i tuoi sensi si risvegliano lentamente, uno dopo l'altro.
Il primo a riattivarsi è l'udito: ti sembra di percepire un ronzio calmo e regolare, proprio a pochi centimetri da te.
Poi, il gusto e l'olfatto. Che sogno realistico, questa volta: ti sembra di percepire il profumo inconfondibile della sua pelle, di sentirti in bocca il sapore dei suoi baci. É mai possibile che Katie...?
La vista è inutile. Troppo buio: non riesci a distinguere nulla. 
Ma il tatto... oh, man mano che riprendi possesso del tuo corpo, il tatto te lo conferma. Katie, questa volta, è davvero qui con te. Non hai sognato niente. È tutto vero. Senti il suo corpo tiepido premuto contro al tuo, i capelli lucidi che ti solleticano la pelle, le morbide rotondità sotto alle tue mani un po'callose da Portiere. La senti muoversi e stiracchiarsi pigramente.
"Kitty." le sussurri, all'orecchio.
"Ciao, Capitano..." ti risponde lei, ancora mezza addormentata.
"A che ora hai detto che devi rientrare a scuola, domani?"
 
Note a piè pagina:
1) La prima versione di questa OS è stata pubblicata a marzo 2018 sull’estinto profilo AdhoMukha (ai tempi contai con il preziosissimo betaggio di Brigett), come sequel di una storia a sei capitoli intitolata Sei passi (quasi) infallibili per sedurre Katie Bell. La mini-long (attualmente in revisione a tempo indeterminato) parlava dei primordi di questa coppia che per me, ormai, è canon assoluto e che compare spesso anche in altre storie.

 
 
 
 
   
 
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