Il
locale era semibuio, polveroso. Un vago odore di whiskey invecchiato e
sudore
aleggiava nell’aria.
Il
bancone in legno era talmente usurato da mostrare nei segni e nelle
scheggiature tutto lo scorrere del tempo.
Max,
il vecchio proprietario, diceva sempre che quel bancone era
lì da prima ancora
che costruissero il bar, ricavato da una vecchia pianta come il letto
di Ulisse
e Penelope, ma Alejandro diceva che il vecchio era pazzo e col fegato
troppo
spappolato dal rum per essere una fonte credibile.
Stava
passando lo straccio, per l’ennesima volta, quando il primo
dei soliti
pescatori prese posto sullo sgabello davanti al bancone.
Era
una prassi ormai consolidata da anni di serate, tutte uguali,
tutte… fatte con
lo stampino.
Alejandro
poteva chiudere gli occhi e dire dopo quanti minuti sarebbe arrivato
Evan, il
secondo avventore, e quale sgabello avrebbe scelto. E dopo di lui,
Louis
l’orbo, e dopo ancora Kevin il muto, quello che ordinava una
tequila col
ghiaccio bussando sul legno per indicare il numero esatto dei cubetti.
Che non
erano mai più di tre, del resto.
-
Fammi un whiskey, ragazzo! –
Alejandro
prese il bicchiere e lo mise sul bancone, davanti a Sam. Lui prendeva
sempre
mezzo bicchiere di whiskey, non un goccio di più, non uno di
meno.
Lo
riempì, stando attento a versare la dose corretta. Sam
afferrò il bicchiere
prima ancora che Alejandro spostasse la bottiglia e scolò il
contenuto in un
unico sorso. Il bicchiere tornò di colpo sul legno, mentre
Evan, puntuale come
un orologio svizzero in quella pantomima infinita, si sedeva due
sgabelli più
in là.
Del
resto whiskey e gin non si potevano mischiare. Giustamente.
Evan
ordinò. Alejandro mise due cubetti nel bicchiere, lo
riempì fino all’orlo di
liquore trasparente.
Sam
imprecò: - Che strazio! –
Louis
arrivò e si sedette tra i due. Prima ancora che aprisse
bocca si trovò di
fronte il suo bourbon. Due dita nel bicchiere. Due dita delle sue,
ovviamente,
che aveva le mani ingrossate dal lavoro.
Sam
borbottò: - Americani, nemmeno sanno
cos’è il vero whiskey! –
Di
lì a due minuti tre colpi sul legno annunciarono
l’ordine di Louis.
-
Tequila annacquata, che schifo! – fu l’ennesimo
commento di Sam.
Alejandro
chiuse gli occhi, sospirando. Poi si decise a rispondere, per la prima
volta
dopo anni.
- Sa
una cosa? Ha proprio ragione Sam. Non c'è mai fine allo
scempio –
Sam
lo guardò, come se lo vedesse per la prima volta.
- Scusa, ma tu come ti chiami, ragazzo? -