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Autore: max_ff_stories    12/08/2018    0 recensioni
Un misterioso stabilimento nella periferia più desolata di Seoul.
Una serie di sparizioni.
Min Yoongi, 25 anni. Residente della camera 215. Da 17 anni.
(...) Passo le mani tra i miei capelli e poi sugli occhi, come per spazzare via il sonno e la sensazione d’intontimento che mi rimane sempre addosso dopo una dose di quelle droghe. Mi allungo verso il pavimento, ancora nel buio, e faccio per prendere la tazza di the che ancora fuma e brucia contro la mia pelle. Bevo qualche sorso e la riappoggio. Ripeto lo stesso gesto un paio di volte prima di accorgermi che c’è qualcosa che non va. La tazza bianca è screziata da una linea di luce che non dovrebbe esserci. (...)
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Giorno 6'314:

 

-E quindi ho detto a mia moglie che sua madre sembrava una mucca!- esclama il tipo scoppiando a ridere, seguito dal gruppo. Io e Jimin ci uniamo con finte risate, reggendo le nostre tazzè di caffè, appoggiati entrambi alla macchinetta. Gli tocco la coscia, il nostro segnale per dirci quando sloggiare. Accartocciamo le tazze di polistirolo, le buttiamo nel cestino e mi avvicino al gruppo per salutarli.

-Beh ragazzi...noi dovrem-...- vengo interrotto da una lunga sirena che continua a suonare ininterrottamente.

-L'allarme!- grida qualcuno dai piani inferiori. Cosa...?

Un'annuncio viene proiettato sui televisori, e una voce meccanica manda un messaggio in loop che mi fa impietrire sul posto.

-Attenzione. Un ospite è fuggito dalla sua camera. L'ospite è ancora all'interno della struttura. L'ospite è stato assegnato alla camera numero 215. Recuperatelo e portatelo nella stanza di riformazione. Verrà successivamente trasportato nella sala delle operazioni per conseguire la cura somministrata. Grazie.-

Alzo lo sguardo sugli schermi: la mia faccia addormentata è proiettata ovunque. No, no, no, no! Tutti gli sguardi si posano su di me, mi scrutano per qualche secondo. E poi, succede tutto velocemente. Io e Jimin stiamo correndo su per le scale, inseguiti dal gruppo di medici che stava scherzando con noi fino a pochi minuti prima. E ci stanno raggiungendo. Jimin è qualche passo dietro di me, e il suo camice viene afferrato da uno degli uomini.

-Jimin! No!- gli prendo il polso con forza e gli faccio fare tre scalini in un balzo solo. Sfugge alle mani dei nostri inseguitori, ma il suo camicie viene strappato in due e cade a terra, mostrando a tutti la sua maglia riconoscitiva.

L'annuncio si modifica, gli schermi cambiano immagine in qualche secondo, e i visi di entrambi vengono mostrati:

-Attenzione. Due ospiti sono fuggiti dalle loro camere. Gli ospiti sono ancora all'interno della struttura. Gli ospiti sono stati assegnati alla camera numero 215 e alla camera numero 405. Recuperateli e portateli nella stanza di riformazione. Grazie.-

Continuiamo a correre, lasciando indietro qualche collega più anziano. Ci infiliamo negli ascensori, ancora possessori delle nostre carte, e facciamo su e giù fino a seminare la maggior parte dei medici, confondendoli. Scendiamo al piano terra, e io corro diretto verso le porte scorrevoli, trascinandomi Jimin dietro, speranzoso di trovare il secondo stabile più vuoto, vista la caccia all'uomo che si sta svolgendo nel primo. In fondo alle scale notiamo una strana luce bianchissima, che di solito non c'è. La porta dell'S3 è aperta, stanno trasportando qualcuno all'interno proprio ora.

-Hyung! L'S3! Andiamo!- Jimin mi trascina verso la fine del corridoio. L'interno dell'S3 è deserto, le porte e le nicchie per nascondersi sono molte di più, sarà molto più semplice scappare.

Jimin si lancia in picchiata sotto alla barella, e scivola con facilità sotto di essa, ritirandosi subito in piedi e facendomi segno di fare lo stesso. Lo imito, correndogli dietro. I medici ci notano, alcuni di loro rimangono con il paziente, altri ci inseguono. Le gambe cominciano a farmi male, manco alcuni scalini e gli spigoli mi colpiscono sugli stinchi. Gemo di dolore, Jimin si gira.

-Yoongi-hyung! Stai attento, ti prego!- mi prende per la vita e mi sostiene, aiutandomi a correre.

Arriviamo fino all'ultimo piano, guardo amaramente la porta dell'obitorio ricordandomene il contenuto. I passi sembrano essere lontani, abbiamo forse qualche minuto di scarto rispetto agli altri.

-Jimin...l'ultima porta.- la indico senza fiato. L'uscita dev'essere lì, è l'ultima porta che ci manca.

L'ultima stanza sembra diversa dalle altre, la porta è di legno, quasi pregiato, bianco, con una placca in oro incisa. "J. Jeon". Sono sicuro di aver già letto questo nome...

-È l'ufficio del capo!- esclamo dopo aver scavato tra i miei pochi ricordi. Provo ad aprirla, non aspettandomi di trovarla aperta. E infatti il pomello non gira. Mi preparo a sfondarla con la spalla, ma Jimin mi ferma.

-Hyung, cosa credi di fare? Pensi che lì dietro ci sia la soluzione?Sarà una camera di massima sicurezza, con guardie e questo "capo" sarà sicuramente armato! Non possiamo entrare, dobbiamo trovare un altro modo...-

-No Jimin, non mi interessa. Devo vedere in faccia il nostro carnefice, devo vedere che faccia ha una persona del genere...- lo interrompo, prendendo la rincorsa e precipitandomi contro la porta. Il legno si incrina, ma non si spezza. Ripeto il gesto qualche volta, Jimin continua ad urlare e a pregare di fermarmi. I cardini cedono, la porta crolla. Una ventata di aria fresca mi colpisce in pieno viso e mi fa rinsavire. Una finestra enorme è spalancata, e fuori da essa si vede un grosso elicottero nero allontanarsi velocemente. Mi arrampico sulla scrivania di legno scuro per poter osservare meglio lo scenario. Un signore vestito elegantemente, di spalle, si arrampica su una scala di corda per raggiungere il pilota che gli tiene il portellone aperto. Quell'abito...è lui. È lui, J. Jeon. Ed è scappato.

I chirurghi arrivano di corsa, gridando nei loro piccoli microfoni. Il frastuono si aggiunge all'annuncio che viene urlato dal piccolo speaker poggiato sulla scrivania:

-Capo, i fuggitivi Min Yoongi, numero 215, e Park Jimin, numero 405, si stanno dirigendo nel vostro ufficio, supponiamo siano armati, manca una pistola semiautomatica Glock 33 dalla nostra scorta.-

Jimin si gira lentamente a guardarmi, gli occhi ampi come piatti da portata e ripete in un fiato:

-Armati...?-

La pistola è già nella mia mano, puntata dritta sulla testa di uno dei medici. Il rumore degli spari lo fa accucciare a terra sotto alla scrivania, coprendosi le orecchie e quando si rialza i corpi di tre uomini sono a terra, inermi e sanguinanti. Lo vedo iniziare a lacrimare, sconvolto. Altri uomini accorrono, ma quando vedono la pistola puntata contro di loro indietreggiano di qualche passo. Sorrido spontaneamente, stringendo la presa sull'arma.

-Non osate fare un passo di troppo, o stasera vostra moglie non vi vedrà tornare a casa.- ghigno sentendomi estremamente potente. I medici urlano e tornano indietro in tutta fretta. Quando il silenzio torna a fare da padrone, Jimin mi chiama debolmente, invitandomi a scendere dalla scrivania:

-Y-yoongi-hyung...tu...tu hai ammazzato quelle persone! Lo hai fatto come se non fosse nulla! Hyung...come hai potuto...- piange tenendomi per il collo della maglietta.

-Jimin, non devi sentirti in colpa, queste persone hanno ucciso tantissimi esseri umani, e lo fanno da anni...se lo meritavano.- lo abbraccio mollemente, cercando di tranquillizzarlo in qualche modo.

Si allontana da me, per andare a guardare fuori dalla finestra. Chiude gli occhi e respira profondamente.

-Hyung...lo senti questo? È l'odore della libertà.- sorride, per la prima volta da quando ci siamo conosciuti. Ha un sorriso bellissimo...il suo viso si rilassa, le sopracciglia smettono di avere quella piega perennemente preoccupata e gli occhi gli si illuminano.

-Yoongi-hyung guarda! Ci sono delle scale anti-incendio, possiamo scendere e scappare!-

Si arrampica sul cornicione, e butta le gambe oltre la finestra, pronto a saltare sulla pedana a neanche un metro di distanza.

-Hyung?- mi chiama. Non lo seguo, e non gli rispondo nemmeno. Jimin scende e torna da me.

-Hyung ti prego! Devi venire con me, non puoi abbandonarmi dopo tutto quello che abbiamo passato. Cosa avresti intenzione di fare rimanendo qui? Nulla, non potresti fare nulla! Ti rendi conto? Uscendo di qui potremo denunciare tutto, tutti quanti, potremmo essere forse i primi sopravvisuti a questo olocausto. Possiamo fermare tutto questo. Devi solo fidarti di me. E seguirmi.-

Rimango a testa bassa, e aspetto che finisca di parlare. Poi, lo guardo. Ho gli occhi pieni di lacrime, lo sento, mi scorrono sulle guance, nonostante io non voglia.

-Mi dispiace Jimin...-

Uno sparo squarcia l'aria, e rimbomba all'esterno, facendo volare via qualche cornacchia dagli alberi lì sotto.

Il corpo di Jimin cade a terra con un tonfo sordo, sbattendo la testa contro lo spigolo della scrivania. Poco male. La sua maglietta bianca è sporca di sangue, che sgorga inondando il tappeto. Alza la testa in un eccesso di energia prima della morte, rantolando il mio nome, fino a smettere di respirare. I capelli bruni e insaguinati si spargono sul pavimento, e lui rimane con gli occhi e la bocca spalancati, non emettendo più nemmeno un rumore.

Faccio il giro della scrivania, passando le dita sul bordo, assaporando la sensazione di un materiale che non sia metallo sotto alle falangi. Mi siedo sulla grossa sedia di pelle, soppesando il mio corpo sui cuscini anche troppo imbottiti. Apro i cassetti, cercandone uno vuoto, e ci metto dentro la pistola. Potrebbe servirmi, e ho ancora altri proiettili. Il ripiano lucido mi rivela un riflesso diverso da quello che sono abituato a vedere: le goccie di sangue mi colano sul viso, e quelle che ho tra i capelli cadono sui documenti sparsi sul piano, sporcandoli. La cosa che più mi sorprende è vedermi sorridere. Sto sorridendo. Mi fa male la faccia. Non penso di averlo mai fatto. Non per davvero.

Guardo il microfono, seguito da un paio di bottoni piuttosto semplici da capire. Spero comunichi con tutte le varie aree. Mi schiarisco la voce, premo il bottone e avvicino le mie labbra ancora sorridenti al dispositivo.

"Buongiorno, mi chiamo Min Yoongi. E sono il vostro nuovo capo."

 

 

 

   
 
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