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Autore: Lady R Of Rage    12/08/2018    1 recensioni
Parte della 26 Prompts Challenge, aggiornata a cadenza più o meno settimanale.
Perché anche in una terra violenta e complessa come Lordran, è ciascuno di noi a fare la differenza. E come i fili di un arazzo, le storie degli eroi e dei dannati si intrecciano a vicenda: l'unica cosa che rimane quando tutto svanisce.
Dall'ultimo capitolo.
La Fiamma trema, ormai sottile come un cero funerario, e i miei morti si tengono per mano e applaudono alla loro vittoria.
Le Creature della Vita sono testarde, bisogna dargliene atto. Un giorno, piccole fiamme torneranno a danzare nella tenebra – quella Guardiana del Fuoco sa il fatto suo, e qualcosa mi dice che presto ci conosceremo – e qualcuno sarà lì ad accoglierle. Una nuova Anor Londo, una nuova Drangleic, una nuova Lothric, e mille nuove occasioni per imparare dagli errori del passato.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Quelaag, la Strega del Caos, Seath, il Senzascaglie
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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L'Ultimo Balzo

Prompt #14: Superstite
Definizione: 1.Chi sopravvive ad altri, o è scampato a una sciagura in cui altri hanno trovato la morte.
Personaggi: Scarica Infinita, Strega di Izalith; Figlie del Caos, Grana di Izalith, Quelana di Izalith, Queelag la Strega del Caos, Queelan la Nobile Signora, Gwyn, Lord dei Tizzoni, Ornstein l'Ammazzadraghi (Cameo); Salaman il Maestro Piromante (Menzionato)
Setting: Pre-Dark Souls I, disastro della Fiamma del Caos
Lunghezza: 3.278 parole.
Warning: Morte, Cadavere Mostrato In Scena, Body Horror

"'Cause they took your loved ones
But returned them in exchange for you
But would you have it any other way?
"
(Florence + The Machine, What The Water Gave Me)


Prima di Izalith non esisteva il bello. Ricorda poco di quei giorni lontani, ma probabilmente non c’era nulla di più da ricordare. C’erano tante persone senza volto che urlavano e scappavano tra le mura argentate di una bella città di pietra. -State lontani o vi brucerete!- gridava qualcuno, e doveva essere qualcuno di importante, perché una volta che erano scappati tutti quanti non era più tornato nessuno per un bel pezzo. 
Quando erano tornati indossavano armature anch’esse argentate, e i loro elmi avevano corna sulla sommità. Avrebbe voluto provarsene uno, se avesse potuto anche solo sperare di fare il cavaliere. Avevano delle belle lance che brillavano come le loro corazze e le puntavano contro di lui urlando stai indietro, creatura di fuoco, o ti uccideremo
Ricorda la lava: non si dimentica, quella. Rossa, spessa, viscida, che brucia la pelle e se la mangia tutta con un odore nauseabondo e marcio. E continua a uscire senza freno, sempre più rossa, sempre più spessa – ricorda di aver chiesto aiuto e urlato che faceva tanto, tanto male. 
Però la gente continuava a urlare, come se la lava l’avessero addosso loro. Sì, va bene, pensava, ho bruciato le vostre case per sbaglio. Almeno voi le avete avute, delle case. 
Infine ricordava la voce lontana di Madre Izalith: solida, fredda, il contrario di lui. Aveva con sé le sorelle più grandi – Ivana con la lancia tesa di fronte a sé, Isalia con una fiamma vermiglia che le palpitava in mano come una farfalla in una gabbia. 
-Basta.- diceva Madre Izalith, e tutti obbedivano senza un battito di ciglia. Una donna piccola e morbida, con grandi occhi scuri e guance sottili, scolpite. Sorrideva, camminando piano verso di lui, con il suo viso lunare illuminato dalla luce calda delle fiamme e i capelli corvini sciolti attorno alla testa. Sembrava uscita da un sogno – uno bello, però. 
-Ciao, piccolino. Non aver paura, siamo amiche. Come ti chiami?- 

Con Madre Izalith, tutto si è stabilizzato. Persino il bagliore della lava – non se n’è andata, quella, nemmeno dopo un bacio sulla fronte della sua seconda mamma – si è placato tutto d’un tratto. Per fortuna, almeno, Madre sa perché. 
-La lava è parte di te, come il tuo sangue. Quando il battito del tuo cuore si è calmato ha smesso di pulsare tanto. Puoi provare a tenerla sotto controllo.-
Al suo sguardo confuso risponde con un altro sorriso. È brava, in questo. Sa tante cose. Oppure no, semplicemente è lui a cui manca la conoscenza. Però Isalia e Ivana e le altre cinque sono d’accordo con lui. 
-Vuoi metterti qualcosa addosso?- chiede Isalia. Fa cenno di no, si brucerebbe e non avrebbe senso. Non sarebbe garbato da parte sua rovinare un abito in regalo da delle signore così gentili. 
-Come preferisci.- dice Madre Izalith. Gli piace chiamarla così: c’è un senso di familiarità, di ambiente domestico, in quel “Madre” seguito da un altro nome. -Prima sistemiamo questa lava.- 
-Poi gli facciamo conoscere le sorelline?- propone Ivana. -Vi prego, madre. Queelag vorrebbe tanto un fratellino di cui prendersi cura.- 
Madre sorride di nuovo, ma per poco. -Non corriamo troppo. Probabilmente lui ha una famiglia sua da cui tornare.-
Si morde la lingua, guardando la familiare scia rossa e calda che gocciola lungo il braccio destro. Una signora così carina, così simpatica, a cui lui sembra piacere… 
-No, signora.-
Le tre sobbalzano. Madre Izalith si fa avanti, gli occhi sgranati. 
-Cosa dici, piccolino?-
 Non ho una famiglia. Non ho nessuno.- 
Madre Izalith guarda le figlie maggiori e sospira. È davvero bellissima e gentile. Potrebbe essere una regina, come quelle di cui raccontano le leggende. Ogni tanto capitava qualche cantastorie, nel loro villaggio, e lui si nascondeva dietro le mura delle case circostanti per ascoltare qualche ballata. C’era sempre qualche regina o principessa, che debellava abilmente mostri e nemici. Avrebbe tanto voluto conoscere una. Magari sarebbe stata capace di guarirlo. 
-Siete una regina, signora? E loro delle principesse?- 
Ivana ride, Isalia sospira; Madre Izalith sorride tristemente. 
-No, piccolo. Siamo streghe, possiamo aiutarti. Come ti sei fatto queste cicatrici, piccolino?- 
-Non lo so.- intreccia i pollici e li fa girare l’uno attorno all’altro. -Sono nato con la lava addosso. Non so perché. Non lo sa nessuno. Però brucia sempre tanto.- 
Le tre si guardano. Non proferiscono parola, ma lui ha già capito, e per la prima volta ha speranza che le cose vadano meglio.  

Con Madre Izalith iniziano i ricordi. Una piccola festa quotidiana per i cinque sensi - gli olezzi pungenti delle pozioni di Galana, il fremito profondo della cetra di Grana, le dolci torte di ciliegie preparate da Isalia, le evoluzioni veloci di Ivana con la lancia in mano, e i baci morbidi, freschi, che Madre Izalith dona ogni sera a lui, a Queelag, Queelan e Quelana. Sono la sua parte preferita della giornata, perché ci sono con lui le sorelle più piccole e Madre le tratta esattamente come lui. 
Sono molto contente di avere un fratellino, sin dal primo momento. -Non sono più la minore!- aveva esultato Queelag. Queelan gli aveva intrecciato i capelli neanche fosse stato una bambola – aveva capelli secchi, strinati, color carbone, ma a lei piacevano – Galana gli aveva fatto assaggiare dolci di zucchero, che addolcivano persino la lava, Quelana gli aveva mostrato la sua collezione di libri mastri, e Grana gli aveva sorriso dalla sua sedia di quercia dicendo “ciao, fratellino nuovo.”.
Una miriade di prime volte: la prima festa da ballo, il primo regalo – una collana di granati scolpiti a forma di Q – la prima cena in famiglia con l’arrosto di maiale alle nocciole di Quelana, e il primo giorno senza lava addosso. 
-Questo anello è un nostro regalo per te.- sorride Galana, e gli porge uno scrigno d’argento, con un bassorilievo inciso che ritrae due draghi che si affrontano. -È incantato e speciale: ti proteggerà dal dolore della lava.- 
La lava è nata con lui, lo ha bruciato e fatto piangere da che ricordi. Non si nasce maledetti per scelta, diceva Madre Izalith. A volta il fuoco si aggrappa a uno di noi, e non lo lascia mai andare nemmeno se non lo vuole più. Noi studiamo l’arte della Piromanzia: può capitare che qualche scintilla scappi dalle nostre fiamme. Ma con Madre Izalith, nemmeno la lava fa più male. Stavolta è lui a baciarla, e si sente in cima al mondo vedendola sorridere. 
Il primo duello, con Ivana che danza nel mezzo dell’arena roteando la lancia così velocemente da farla scomparire a mezz’aria, in un turbine d’argento. L’avversario indossa un’armatura dorata, lucida da abbagliare, e un elmo a forma di testa di leone gli copre il capo.
-Quello è Ornstein l’Ammazzadraghi.- spiega Galana. Galana è sempre gentile con lui, persino più delle altre, e risponde sempre gentilmente alle sue domande. Una specie di seconda madre. -È il miglior lanciere di Lordran, e il capitano dei Cavalieri di Lord Gwyn.- 
-Chi è Lord Gwyn?- domanda Quelay. 
Il nome se l’è scelto lui: inizia in “Quel”, come i nomi delle sorelle più piccole, e si incastra senza intoppi nel panorama della famiglia delle Streghe di Izalith. 
-Lo conoscerai presto.- interviene Galana. -Lord Gwyn è colui che ci ha salvati dall’oscurità. È un uomo molto potente e ci vuole molto bene.-
-Ha delle figlie bellissime.- Queelag si attorciglia una ciocca rossa attorno all’indice. -La sua secondogenita brilla come il Sole stesso. Ha capelli che paiono miele sciolto e pelle del colore dell’aurora più bella. La terzogenita, invece, è mora e pallida come il latte. È stata lei a farci creare il tuo anello, sai? Ci ha regalato un bracciale dai suoi scrigni.- 
Quelay annuisce e applaude alla sorella: Ornstein si è ritrovato in ginocchio e urla “mi arrendo” da sotto all’elmo a testa di leone. Si arrabbierà? pensa terrorizzato Quelay. Invece si inchina a Ivana, e le stringe la mano come se fossero migliori amici. 

Alla fine gli viene concesso di vedere anche Lord Gwyn. Tiene il polso di Madre Izalith attraversando il salone del palazzo reale
-Mio Lord, vi presento il mio ultimo figlio. Quelay, fatti avanti.-
Lord Gwyn è alto, rugoso, e la sua barba argentea raggiunge il suo ombelico. Nel mezzo dei peli sporge un medaglione di ossidiana, grande come una sua unghia. 
-Non è dei nostri.- osserva con sguardo critico. Madre Izalith gli appoggia la mano sulla spalla. -Lo è ora, mio Lord. L’ho salvato. Merita una vita serena.-
Lord Gwyn lo squadra dall’alto in basso. Quelay drizza la schiena: Madre Izalith dice che il protocollo prevede che lo si faccia. È così alto, grigio, severo: non vorrebbe mai che prendesse il posto di Madre. Non è lei e non lo sarà mai. 
-Non ha l’aria di un guerriero.-
-Non tutti siamo guerrieri, Mio Lord.- la voce di Madre Izalith è tagliente come la lancia di Isalia. -È un giovane leale, e la sua lealtà ci sarà utile.-
Gwyn scuote la testa. Stringe le dita di una mano in quelle dell’altra: sono spesse, callose, grigie come il suo volto. Sembra che il suo intero corpo sia stato coperto da strati e strati di cenere, spessa e pastosa, che si era appiccicata al suo volto e alle sue membra fino a fargli a perdere il suo colore. Persino l’anello che porta al dito, oro massiccio con un intarsio a fiamme, riflette a fatica la luce delle torce e dei candelabri. Quelay studia il volto del grande signore, i suoi piccoli occhi scuri, il naso adunco, la barba color cenere; allontana lo sguardo, cercando gli occhi grandi e gentili di Madre Izalith, e il familiare calore del suo fuoco. Vuole solo andarsene via. 

Lord Gwyn ha fatto grandi cose: le sue sorelle gliele hanno raccontate, e lui amava ascoltarle la notte prima di dormire. La sua storia preferita era quella della Prima Fiamma. Aveva a lungo sognato di vederla – calda, gentile, vitale. Aveva conosciuto il fuoco da vicino sin da bambino, l’aveva portato addosso come le catene di un prigioniero, ma non aveva mai avuto occasione di sentirlo davvero parte di sé. Era un parassita da strappare via, e non c’era ragione di pensarla altrimenti: faceva male, e lo faceva a tutti. 
Quando Madre Izalith aveva detto che avrebbero riacceso la Prima Fiamma, le sue sorelle si erano prese per mano e avevano esclamato sorprese. Lui no: non c’era da preoccuparsi, non con Madre Izalith alla guida di tutto. 
-Non avete fiducia in lei?- si era alzato dal suo sgabello e aveva stretto i pugni ai fianchi. -Madre può farlo, è l’unica che può. Ci salverà. La aiuteremo.- 
Non sa se è merito suo, se le streghe hanno accettato di seguirla alla fornace. Eppure eccole là, in cerchio attorno a un fuoco giallo e fluttuante, avvolte nelle loro tuniche nere bordate d’oro. A Quelay bastano un paio di pantaloni di pelle: ha bisogno di sentire l’aria sulla pelle libera dalla lava per sentirsi davvero vivo.
-Anima della Prima Fiamma.- grida Madre Izalith, e Isalia e Ivana fanno eco alle sue parole. -Anima della Prima Fiamma, noi ti richiamiamo.- 
Quelay siede in fondo alla fila assieme a Quelana, Queelag e Queelan. Grana protende di fronte a loro le braccia aperte, Galana sorregge la torcia accesa sopra la testa. 
-Madre ce la farà?- domanda. 
-Silenzio.- ordina Queelag. -Madre si sta concentrando.- Il ragazzo china il capo, stringendosi le mani. 
-Certo che lo farà.- interviene Queelan. Quelana si limita ad annuire, e prende le mani delle sorelle. Trema. Quelay serra i denti offeso. Come si permettono di sottovalutarla?
-Prima Fiamma, sorgi dal buio e avvolgici con il tuo calore.- grida Madre Izalith. 
-Prima Fiamma, raccogli in te il bagliore della vita.- ripetono Isalia e Ivana. 
La fiamma si leva alta come una colonna, e le faville paiono mani gialle di bile, protese per afferrarli tutti. Quelay balza all’indietro e non sa perché. Ha visto per anni la sua famiglia manipolare il fuoco. Isalia ha scoperto un modo per grado di roteare il fuoco come una frusta. Io porto il fuoco addosso come un mantello. Perché ne ho paura? 
Un urlo si leva dalla fiamma. L’aria abbandona i polsi di Quelay. 
Un anello bianco, tremolante, avvolge Madre Izalith come un cappio, a mezz’aria. Filamenti candidi stringono Isalia e Ivana. Tutte e tre urlano da squarciarsi la gola. 
-Madre!- esclama Galana, gettando via la torcia. Corre verso di loro, il cappuccio che le cade dalla testa. Queelag e Queelan si stringono l’una all’altra. 
-No! Sta indietro!- 
La voce di Madre Izalith sembra uscire dal profondo della terra. Il braccio della madre, strappato dalla guaina bianca, indica tremando l’uscita.
-Cosa sta succedendo? Cos’è quello, Madre?- esclama Quelay. 
-Scappate!- urla Grana. Quelana si abbassa il cappuccio e corre come un leprotto inseguito da un segugio verso la luce lontana. Ma Queelag? Queelan? Quelay vede la bionda sorellina afferrare il braccio dell’altra, tremando e urlando. Perché non scappano? Che succede? 
Qualcosa lo stringe d’impulso: è la mano di Grana. -Andiamo via, fratellino! Salviamoci!-  
La strega lo trascina via con la forza di un armigero. -Madre. Dobbiamo toglierla da lì.-
-Scappa e basta! Madre vorrebbe così!- 
Madre vorrebbe così. Quelay si morde la lingua mentre le urla di Madre Izalith e delle sue prime due figlie riempiono l’aria in un inferno di agonia. Stringe la mano dell’anello a pugno e corre verso l’uscita con le lacrime agli occhi. 

-Quelana! Galana! Dove siete?- 
Madre ha fallito ed è morta. Madre brucia nel suo Santuario assieme a Isalia e Ivana. 
-Queelag! Queelan! Grana!- 
Madre è morta. Ha fatto un disastro mai visto. Madre è morta e la città di Izalith crolla tutta. 
Chiama i nomi delle sorelle fino a rimanere rauco. Gira tra i palazzi che crollano e tra la gente che scappa. -Fuggi via, sciocco! Moriremo tutti!- esclama un uomo con cui si scontra. Quelay lo manda via con un ringhio. Come si permette di insultare l’opera di Madre?  
Eppure, persino i suoi ricordi perfetti iniziano a mutare forma mentre la fiamma del Caos. divampa lontana. Madre ha fallito. Lo ha tenuto al sicuro in una culla fatta di carta, e ormai si è sciolta.  
Stringe in mano l’anello speciale che gli hanno fatto le sue sorelle – creato dall’argento di un bracciale della principessa Filianore, una goccia d’ombra nel mezzo che brilla come la lava che lo tormenta – e lo guarda disgustato. 
Tutto falso, tutto inutile. 
Solleva il braccio: l’anello tintinna nelle rocce lontane. Un bagliore improvviso, come un ultimo respiro, si leva per un attimo dalle fessure. 
Le lacrime si mescolano alla lava sulle guance di Quelay e bruciano come mille tizzoni. Izalith scompare, il fuoco perde colore, e il bel viso di sua madre sprofonda nel buio assieme al resto. 

Quando ritrova Grana, la strega urla come se avesse visto un mostro pronto ad attaccarla. Quelay sbatte gli occhi, liberandoseli dalla polvere. 
-Grana?- mormora. Non ha voglia di parlare con la bocca piena di quella dannata lava
La sorella sorride triste. -Sono io. Ma dov’eri finito? Siamo scappate tutte via.- 
Quelay scuote la testa. -Madre?- 
A quelle parole, il viso della strega si fa pallido come un lampo. 
-Madre è là sotto. Intrappolata.- 
Gli occhi di Quelay si sbarrano. Per un attimo crede, o spera, che sua sorella stia scherzando. 
-Dove sono le altre?- chiede invece. 
-Isalia e Ivana sono intrappolate con lei. Queelan, Queelag e Quelana sono scappate verso la palude.-
È uno scherzo. Quelay serra i pugni schizzando lava sulla roccia. -Galana?- 
Grana china il capo. -Non lo so. Credo sia rimasta là. Piovevano rocce, forse l’hanno colpita…- si asciuga le lacrime prima che a Quelay possa venire in mente di avvicinarsi. Non ha la minima intenzione di strinarle la faccia. 
-E ora?-
-Proteggerò Madre, Isalia e Ivana.- 
-Io.- mormora Quelay, ma la sua voce pare il brontolio di un tuono. -Io prendo Galana.-
Grana scuote il capo. -Tu sei pazzo, fratellino. Quella fiamma distrugge la gente. Salaman, l’allievo di Quelana, si è trasformato in una specie di lucertola di fuoco. Stalle lontano. Non possiamo salvare Galana.-   
-Io posso.- ripete Quelay. -L’ho già superata.- 
-Hai bisogno di cure, fratellino. Stai molto male.-
E forse so anche perché. Stringe i pugni, strizzando la lava fino a terra. Gli sembra che una pressa spinosa gli stritoli le mani, ma ha imparato a non urlare anni prima. 
-Anello?- dice quindi. Grana sobbalza e gli fruga le dita con gli occhi: -Non l’hai con te?-
Quelay scuote la testa e succhia la lava in bocca come fosse nettare. -Via. Buttato via. Non...-
-Non riesci a trovarlo.- sospira Grana. -Se vuoi lo cercherò io, ma qui è molto grande. Mi dispiace, fratellino.-
-Stupido.- sospira Quelay. Si guarda le mani prive di anello, mordendosi la bocca. -Sono stupido.- 
Grana gli appoggia la mano sulla guancia in un punto pulito. Mai stata affettuosa, sua sorella, e Quelay se lo gode come una benedizione. Almeno lei c’è. Almeno una. 
-No.- dice Grana. -Non stupido: superstite. Vai a prenderla, fratellino. Ormai non può andare peggio.-

Superstite, medita. La Culla del Caos è un turbine di scintille gialle e vermiglie, come un albero prigioniero in un turbine. Quelay si morde la lingua a sangue – o almeno crede, perché la lava ne soffoca il sapore. Scivola nel santuario agile come un gatto. Se Isalia e Ivana sono ancora lì non si vede. Ma le piangerà dopo Galana. Dov’è? C’è tanta luce qui. Dovrei vederla. 
Le radici sono spesse, verde marcio, e si agitano nell’aria come tentacoli deliranti. Una frusta senza padrone, che colpisce il nulla in cerca di un bersaglio. 
Il corpo di Galana giace immoto contro una parete. Una pozza di sangue secco si leva dalla sua testa. Grana aveva ragione, ha sbattuto. Inutile tentare di scuoterla. Quelay corre dalla sorella, le braccia allungate di fronte a sé. 
Una fiammata lo sfiora mentre si butta a terra sul corpo di Galana. Madre, ti prego. Non fatemi del male, sono io. Un dolore folle, infuocato, gli stringe il braccio e il lato destro del petto. Anzi, no: il braccio destro non c’è più. 
-AH!- Quelay cade in ginocchio. Al confronto, la lava era una carezza. -Madre, fa male! Smettetela!- Le lacrime gocciolano sulla pietra, calde come tutto il resto. Impossibile andarsene, ormai. Urlando e piangendo, afferra Galana con l’altro braccio e la stringe a sé, coprendola con la sua schiena. -Fate presto.- mormora. -Fate presto.- 
Radici lo avvolgono come una coperta e lo sollevano. Morirò soffocato, allora? Afferra Galana col braccio rimastogli e la culla come una bambola. Ha gli occhi chiusi e trema, le lacrime che scendono senza controllo. Si sente sollevare in alto, sempre più in alto, e deporre dolcemente su una superficie di pietra.  
Quando riapre gli occhi, la prima cosa che vede sono i tentacoli gialli che danzano dove un tempo c’era il suo braccio destro. Siede sulla pietra della salita, rivolto verso la Culla del Caos, stralunato. Le radici che l’avevano sorretto si ritirano nel loro nucleo come una mano che saluta. 
La lava gocciola verso il basso in un torrente lento e morbido. Tiene Galana per il polso in modo affatto garbato, e se la tira appresso, correndo e inciampando in salita. Martelli simmetrici gli percuotono la testa dai due lati.
Fa troppo male per parlare. Porto Galana fuori e piango quando mi pare. -Grana!- ansima. -Grana! 
-Arrivo! Fratellino, arrivo!-
L’ombra della strega sporge da dietro la salita. Non fa un passo avanti: bene, è brava, vuole tenersi tutte e due le braccia. Solo conclusa la salita, standole davanti, Quelay riesce a vedere il suo viso bagnato. 
-Dalla a me! La prendo io.- La voce di Grana è spezzata dai singhiozzi -Ma cosa hai fatto? Sono corna, quelle che hai in testa? Quelay…
-Sono sopravvissuto.- risponde lui, e sorride in mezzo alle lacrime. 


A.A.:
Domanda: con questo caldo infernale, chi ha voglia di scrivere su un mostro di lava alto cento metri? Esatto, nessuno. Eppure non ho avuto troppi guai nello scrivere su Scarica Infinita, il boss che secondo me ottiene il Premio Tristezza del primo Dark Souls. Dopo il cinismo e l'egoismo di Idrissa e Mytha mi è piaciuto  scrivere su Quelay – il nome lo tengo, e per renderlo meno cacofonico mi sono inventata che se l'è inventato lui – e sulla sua innocenza infantile. So che ci sono headcanon secondo cui Scarica sarebbe un bambino, ma francamente non mi convincono, forse perché l'idea di un bambino costretto a vivere quell'inferno mi fa tremare dentro, e l'ho reso semplicemente un ragazzo molto turbato. 
Nonostante l'inesperienza sono abbastanza soddisfatta da come è uscita questa storia. Sicuro mi piace più di Dolce Veleno, che francamente era frettolosa e con una protagonista irritante. Sì, non è che qui Queelag sia Miss Simpatia: almeno appare due secondi. Il mio unico rammarico è non essere stata in grado di inserire una descrizione dell'aspetto fisico di Quelay/Scarica nella sua forma umana. So che comunque la lava sarebbe l'elemento portante del suo aspetto, ma non si sa nemmeno di che colore abbia i capelli o gli occhi. Scusate. Ci ho provato, mi scadeva il tempo sennò.
Nei miei headcanon, Quelay è un abitante di Izalith che per delle complicazioni di un esperimento di Izalith (o "Madre Izalith" come la chiama lui) è nato maledetto con della lava appiccicata al corpo. Essendo rifiutato ed emarginato da tutti per la sua pericolosità, viene infine preso da Izalith e dalle sue figlie come nuovo fratellino, e con un anello "sponsorizzato" da Filianore (di nuovo, l'headcanon di La Lunga Notte persiste) riesce a tenere sotto controllo la lava. 
I nomi delle Figlie del Caos che non vediamo – Isalia, Ivana, Galana e Grana – sono tutti di mia invenzione eccetto Grana, che viene dai file del gioco. Isalia è inoltre l'inventrice della Frusta di Fuoco del Caos, che ha poi insegnato alle sorelline compresa Grana. Lei e Ivana sono dunque gli insetti prigionieri nella Culla del Caos; scappando in fretta, Quelay, Quelana e Grana sono riusciti a non subire mutazioni, mentre Queelag e Queelan sono rimaste indietro trasformandosi in donne-ragno e Galana è morta, colpita da una pietra caduta dal soffitto. Quelay ha gettato via l'anello nella rabbia – smarrendolo – e si è trasformato, lentamente, nel mostro che conosciamo, a causa dell'influsso subito andando a recuperare il corpo della sorella. Poteva morire con lei, ma un po' di Madre Izalith si è risvegliato, e la brava piromante ha portato il figlio fuori dalla Culla del Caos tramite una liana. 
Inoltre sì, ho l'headcanon per cui Salaman il Piromante sia il Demone di Fuoco. Molti lo negano, poiché egli sarebbe dovuto essere un allievo di Quelana, ma per me Quelana farebbe in tempo ad addestrare qualcuno prima del disastro della Culla. 
C'è una scena tagliata in cui Izalith racconta di Finias, il Re senza Nome, all'ultimo figlio: l'ho tolta perché non aggiungeva nulla e sottraeva spazio al finale con l'impresa pazza di Quelay.
Infine, le sembianze di Izalith sono ispirate a Lucy Liu. 
Un abbraccio e a presto.
Lady R. 
  
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