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Autore: Diana_96writter    13/08/2018    0 recensioni
Yui, nuova arrivata nella nuova scuola d'elitte, timorosa delle sue grandi capacità in grado di guardare oltre l'immagine che le persone costruiscono, sconvolgerà la vita di molti studenti con il suo modo di essere, compresa quella del Presidente del Consiglio, Izana Wistaria che al suo fianco riscoprirà il volto nascosto dietro la sua maschera. Incompatibili all’inizio metteranno da parte gli scontri per affrontare insieme i problemi che la vita scolastica manderà loro contro, ma anche quelli che con la quotidianità non hanno legami. Scoprendo nell'incompatibilità una complicità che gli permetterà di trarre forza l’uno dall’altro.
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Yui era seduta sul tetto a leggere l’intero rapporto sui classificati casi di ribellione con danni agli strumenti scolastici, Izana le aveva proposto una sfida e Kioichi la stava incoraggiando ad affrontare quello che sarebbe venuto: «Mettiamoci a lavoro». Dopo la fine delle lezioni, si stiracchiò salutando Zen per prima e tornando a casa a preparare lo schema d’azione.
 
*

L’in domani consumò velocemente il pranzo uscendo dalla classe con un blocchetto bianco e una penna, controllò più e più volte l’orario dell’intera scuola che aveva stampato, avanzando in una delle classi sospettata: «Posso parlare con  Ryushi?». Il ragazzo la raggiunse fuori dall’aula curioso della convocazione di un estraneo: «Posso fare qualcosa per te?». Dopo la firma che serviva da consenso alla nota scritta numerò le domande, chiedendo al ragazzo, sospettato come colpevole dei danni, dov’era in quell’orario, cosa stava facendo, se qualcuno poteva testimoniare, quante volte era successo, perché usciva sempre in quell’ora e se c’era qualche altro ragazzo delle altre classi che non lo aveva di buon occhio. Ringraziò per le risposte facendo qualche altra domanda alle ragazze della stessa classe, passò poi a quelle delle classi successive. Il caso vedeva in causa il laboratorio di anatomia e lo scheletro del corpo umano al suo interno, diverse volte lo avevano trovato scomposto e sparso per tutta la scuola, gli studenti avevano iniziato a lamentarsi delle spiacevoli sorprese e del dover ogni volta ricostruire lo scheletro sostituendo i pezzi che non si trovavano più. Si trattenne anche dopo le lezioni per ultimare l’indagine, restringendo il campo a pochi soggetti e riuscendo in meno di qualche giorno a sbrogliare la matassa. Spense il computer con un sorriso compiaciuto e adrenalinico.
 
*

Il mattino seguente consegnò a Kioichi un biglietto prima di separarsi davanti all’entrata, un biglietto da consegnare ad Izana. Lo stava leggendo e rileggendo da quando erano finite le lezioni ma non riusciva a capire cosa volesse fare, entrò nel laboratorio chiamandola a voce alta: «Bene, sei arrivato, un attimo e sono da te». Osservò la posizione dello scheletro, il registratore sul tavolo accanto a un telecomando radio comandato: «Posso sapere cosa stai combinando?» Yui sorrise prendendo il telecomando e il registratore dopo aver controllato i denti dello scheletro: «Sto per risolvere il tuo problema, hai detto di chiamarti prima di agire, quindi vorrei che ti nascondessi dietro quella tenda e che resti in silenzio fino a quando saranno tutti e tre resi inoffensivi, sarà divertente». Controllò l’orario nascondendosi dietro la tenda con lui: «Cosa sta succedendo?». Il silenzio era durato poco, non voleva aspettare per sapere cosa aveva ideato: «Domani ti spiegherò tutti i dettagli, ci servirebbe altro tempo ed ho una scadenza da rispettare, resta solo a guardare poi chiama il comitato disciplinare e pensa al resto». Mise un dito sulle proprie labbra per fermare la protesta mentre la porta si apriva: «Comincia lo spettacolo». Sussurrò impercettibile osservando nella piccola fessura della tenda che separava la stanza dal ragazzo, che avanzava minaccioso verso lo scheletro: «Questa volta prendo il femore, tanto sei di plastica stupido scheletro». Yui sorrise accendendo il registratore muovendo i radio comandi: «Parli con me ragazzo?» La voce scura fece sussultare anche Izana, era incorporea e non proveniva da un punto preciso della stanza: «Chi è?». Il ragazzo si voltò verso la porta lasciata aperta, sbirciò fuori senza trovare nessuno: «Uno scherzo?» Cercò di nuovo di avvicinarsi per prendere il femore: «Chi osa disturbare il mio riposo?» Indietreggiò preso dal panico, Yui allungò la mano verso la porta socchiusa chiudendola, il click mise in guarda Izana, era la sicura della porta una volta attivata poteva essere aperta solo dall’esterno, Yui aveva un sorriso quasi diabolico sul viso mentre lasciava a terra il registratore e prendeva i radio comandi: «Questo non è possibile, è uno scherzo non è vero?» Urlò lo studente senza ottenere risposta e movimento, Yui cliccò di nuovo: «Ora non vedrete mai più la luce del giorno, ahahahahaha». Lo studente accennò una risata per farsi scivolare la paura sulla pelle: «Come no». Si avvicinò per prendere un qualsiasi osso del corpo, quando il cranio si sollevò e gli occhi si accesero di rosso, urlò tirandosi indietro al movimento imprevisto: «Mo…mostro!».

Lo scheletro alzò le braccia muovendosi autonomamente verso di lui continuando a ridere di una risata sinistra, lo studente arretrò alla porta bloccata cercando di aprirla: «Aiutatemi, per favore qualcuno mi aiuti, tiratemi fuori!!». Yui lasciò tutti i comandi uscendo dal nulla e colpendolo alla nuca lasciando che svenisse senza aver visto chi lo aveva colpito: «Yui!». Izana cercò di rimproverarla ma stava già spostando il corpo massiccio del ragazzo nell’angolo più nascosto dell’aula, legandogli i polsi con una fascetta di plastica: «Ne mancano due». Izana non riusciva a capire cosa stesse facendo e come aveva intenzione di uscire con la porta bloccata: «Calma, Presidente, chiuderemo il caso tra pochi minuti». Prese il cellulare del ragazzo sbloccandolo con l’impronta digitale, scorrendo tra i vari gruppi sorrise prendendo il cellulare appoggiato a terra, avviando una chiamata da quello sconosciuto mettendo il vivavoce: «Ma si può sapere quanto ci metti a prend…». Non lo lasciò finire di parlare avviando la registrazione del ragazzo che urlava a chiedeva aiuto: «Andiamo!» Le ombre davanti alla porta cercarono di aprirla trovandola bloccata, Yui scosse la porta riavviando la registrazione: «La chiave, andiamo a prenderla». Lasciò finire la registrazione per tornare nascosta ad aspettare nel totale silenzio: «Ehi, non si sente più niente, Nobuo non fare lo stupido, dove sei?!» I due ragazzi entrarono lasciando appannata la porta, lo scheletro era tornato inanimato: «Non ha preso niente, lo abbiamo sentito urlare, Nobuo dove sei?». La voce della prima battuta dello scheletro paralizzò i due nuovi arrivati, che agli occhi rossi e al movimento del cranio cercarono di indietreggiare, inciampando e strisciando verso la porta: «Aiutateci!!» Come aveva fatto con il primo, assestò un colpo preciso ad entrambi, piroettando per la stanza e simulando la risata ancora attiva per sostituirla con la sua: «È stato troppo divertente». Izana avanzò stupefatto dai tre distesi a terra senza sensi, vedendo la ragazza togliere le scarpe e salire sul tavolo: «Grazie dell’incarico, ho sempre sognato di far muovere uno di questi scheletri».

Si sporse a tirare l’anti incendio disattivato, prese una serie di fili sciogliendo i nodi che aveva legato, scese dal tavolo slegando la nuca, la mandibola, le spalle, i polsi e i due femori dai fili, lo scoch di carta perfettamente mimetizzato con il colore dell’osso, arrotolò i fili liberando anche i comandi radio: «Stanno bene?». Yui accennò ad un si smontando la micro sd dal registratore mettendola in una bustina e poi in tasca: «Riprenderanno i sensi tra un’oretta, ho fretta di restituire tutto al club di registrazione, ti spiegherò i dettagli domani dopo le lezioni». Izana continuò ad osservarla armeggiare con lo scheletro, tolse i due occhi che in realtà erano due lampadine colorate di rosso, e dall’interno della mandibola staccò un cip attaccato con lo scoch di carta che rispondeva direttamente al registratore: «Passa nella pausa pranzo, troverai tutti». Spostò la sedia recuperando dai due angoli della stanza altre due piccole casse, mise tutto in borsa riportando alla posizione iniziale lo scheletro: «Bel lavoro Francis, ci vediamo domani allora, li lascio a te». Aprì la porta lanciandogli la chiave e bloccando la sicura, bussò al club di registrazione in attesa: «Puntuale come un orologio, siamo stati utili?». Yui sorrise restituendo tutti gli apparecchi: «Molto, la micro sd ve la riporto domani, cancello i file che ho aggiunto e reinserisco quelli che ho tolto, grazie ancora per l’aiuto, passo domani nella pausa pranzo». I tre ragazzi la salutarono, era tornata a casa saltellante: «Hai l’aria di chi si è divertita». Yui prese posto a tavola emozionata: «Ho fatto una cosa divertentissima, ricordi quando sognasti dello scheletro della scuola che balla con il vice preside mosso dai radio comandi?». Kioichi rimase con la pentola di riso in mano perplesso: «Hai animato uno scheletro?». Yui accennò ad un si passandogli le ciotole: «Izana ha pensato di sottopormi ad una prova prima di considerare la richiesta, ho risolto il problema e devo scrivere un rapporto degno di una scenografia». Kioichi accennò una risata sorpreso della vitalità che si era portata dietro: «Non ti ruberò tempo allora». Chiuse la cartella del computer mettendo la micro sd nella borsa per non dimenticarla, accarezzò la stampa frutto del suo lavoro fremente per il giorno dopo.

 
*

Come aveva detto all’ora di fermo restituì la micro sd assicurandosi che non mancasse niente e poi con il foglio e il rapporto in mano si fermò davanti alla stanza del Consiglio Studentesco, bussò prima di entrare sorpresa di trovare più membri di quanti potesse contenere, Izana le fece segno di raggiungere il centro e iniziare a discolparsi: «Prima di mettermi all’opera per creare la messa in scena a cui il Presidente ha assistito personalmente, ho fatto delle ricerche, ho confrontato tutti gli orari delle varie classi che prima e dopo utilizzavano il laboratorio di anatomia, raccolto testimonianze per delimitare il momento opportuno per danneggiare lo scheletro, ho ridotto le classi a due sole, ho anche chiesto al sospettato di raccontarmi la versione e di rispondere ad alcune domande, limitando chi in una data ora di un preciso giorno poteva agire, le ossa sono state tutte ritrovate nella pausa pranzo quindi la divisione doveva avvenire prima, riducendo a due classi i sospetti, solo pochi nomi potevano indisturbati. Ho tracciato tutti i luoghi in cui sono state ritrovate le ossa e percorso dal laboratorio la strada in tutti i versi, seppure sembrassero delle sequenze casuali c’è uno studio che conferma che dietro allo schema casuale ne esiste uno lineare di scelta e di azione. Seguendo questo pensiero è emerso che i metodi utilizzati differenziavano notevolmente tra loro, l’accaduto è successo cinque volte in due settimane, rispettivamente il martedì tra la seconda e la terza ora, e il giovedì dopo la quarta, e una sola volta il venerdì dopo le lezioni. La prima, la seconda e la terza volta gli schemi erano tra loro differenti, ma la quarta era simile alla prima, e la quinta alla seconda, logico pensare che la sesta sarebbe stata uguale o simile alla terza. Ho quindi individuato tra gli individui i più sospetti e quando ho mostrato foto e nomi al primo sospettato ha sottolineato di aver avuto con loro un batti becco riguardante fatti non inerenti con la scuola, il movente è chiaramente una vendetta, abbastanza studiata nel dettaglio. Detto questo il caso dello scheletro è stato risolto».

 Una delle ragazze, membro del Comitato Disciplinare chiamato ad intervenire, alzò la mano sorpresa da tutte le informazioni: «E a cosa serviva tutta la messa in scena che c’è stata?». Yui sorrise lasciando il rapporto così che Izana potesse leggerlo: «Alcune volte rimproverare o riprendere le persone per uno sbaglio o un dispetto non basta, se li avessimo colti sul fatto avrebbero ottenuto la punizione ma al loro ritorno avrebbero solo cambiato l’oggetto del loro sfogo, non più lo scheletro ma non so, le statue e i busti nel laboratorio artistico ad esempio, la messa in scena è servita per lasciare loro un’impronta profonda e per farli riflettere sulle loro azioni, alcune volte è necessario mettere paura o suscitare una forte emozione per far capire alcune cose, soprattutto quando sono ragazzi di questa età stressati o annoiati dalla loro vita, anche gli oggetti seppur inanimati hanno una storia alle loro spalle e che siano oggetti scolastici o di qualsiasi tipo nessuno ha il diritto di sfregiarli e di rovinarli perché raccontano una storia, ed ogni rimessa a nuovo, ogni cambiamento che subiscono ne cancella una parte, perciò ho ritenuto opportuno non solo far si che ammettessero le loro colpe ma assicurarmi che una volta rientrati, non saranno propensi a rifare una cosa simile». Nella stanza scese il silenzio, un silenzio che le mise pressione sulle spalle finché una risata a gran voce divertita e spiazzante riuscì a far sbiancare tutti: «Izana-sama, state…ridendo…?» Il ragazzo riprese fiato asciugando l’occhio e ritrovando la calma: «Trovo che sia un buon metodo, fuori dagli schemi ma vedremo la sua efficacia quando torneranno dalla sospensione, intanto perché non mi spieghi questa richiesta?».

La risata si era spenta all’istante lasciando sul viso un barlume di disaccordo, Yui indietreggiò di un passo come se un dito accusatorio l’avesse puntata: «Per organizzare tutto ho dovuto chiedere alcune apparecchiature al club di registrazione, in cambio hanno chiesto il permesso di poter uscire un po’ della pausa pranzo per comprare qualcosa alla mensa dei panini, finiscono in fretta e molti ne comprano più di quanti dovrebbero, lasciando gli altri senza opportunità, avevano chiesto un mese ma sono riuscita a patteggiare una settimana  e un permesso per ognuno di chiedere alla mensa di preparare un panino specifico su ordinazione anticipata, sono in tutto cinque membri la signora Ornel ha accettato a patto che i permessi venissero usati solo una volta a settimana, il Consiglio non deve fare altro che approvarlo». Izana alzò un sopracciglio non d’accordo: «Se accettassi, non pensi che anche gli altri club chiederebbero qualcosa del genere?». Yui negò fiduciosa nella sua strategia: «È vero, però in questa scuola quando succede qualcosa le persone voltano le spalle, girano lo sguardo e non si sentono in dovere di avvertire qualcuno di cosa succede, mettendo in giro la voce che il Consiglio Studentesco riconosce gli studenti che aiutano a risolvere i problemi e punisce quelli che li creano forse qualcosa cambierà». Izana ci stava riflettendo attentamente mentre piovevano addosso alla ragazza tutte le lamentele possibili, alzò il braccio e tutti nel Consiglio serrarono le labbra: «Questo modo di fare potrebbe anche causare altri problemi certo, ma se ognuno farà il suo lavoro con attenzione anche gli inganni verranno fuori e se si saprà che non c’è modo di ingannare il Consiglio, che la verità verrà sempre a galla, forse l’idea non è totalmente da scartare, faremo una prova, proviamo a seguire questa strada». Firmò il foglio allungandolo al direttore del disciplinare per lasciarli andare: «Hai fatto un buon lavoro Yui e hai dato delle plausibili spiegazioni, puoi considerarti la candidata migliore per il posto di segretario, ma sei in prova, non ti esaltare, la campanella sta per suonare, presentati anche dopo le lezioni, hai risolto la situazione e mi aspetto un rapporto da poter presentare al preside». Yui sorrise fiera di essere riuscita a fare qualcosa, strinse il polso per trattenere la gioia, gioia che investiva solo lei e che fu subito minata dagli sguardi degli altri membri: «Non li evitare, affrontali». Sussurrò a se stessa uscendo dalla stanza: «Kioichi ne sarà felice».

A lezioni concluse Zen fu il primo a congratularsi: «Ho saputo, mio fratello ti ha passato a membro in prova, è una cosa estremamente difficile venire riconosciuti da lui». Yui sorrise nascondendo la sensazione di sentirsi troppo osservata: «È solo curioso di sapere se provare una nuova strada funzionerà». Kioichi avanzò nella classe richiamando la sua attenzione, la ragazza balzò in piedi saltandogli tra le braccia: «Hai sentito?!». Kioichi la strinse tornando stabile: «Ho sentito, continua ad impegnarti, vieni anche da me se ce ne sarà bisogno, oggi mi trattengo al club, se finisci prima vieni a trovarmi potrei deliziarti con un dolce regalo». Yui saltellò come una bambina ad una fiera: «Sei il migliore, ti adoro, ci vediamo dopo». Prese la borsa uscendo dalla stanza per dirigersi al Consiglio Studentesco: «Da dove l’ha presa l’idea dello scheletro in movimento?». Kioichi accennò una risata seguendo Zen: «Una volta le raccontai di aver sognato il vice preside che ballava con uno scheletro di anatomia radiocomandato, credo l’idea l’abbia presa da li e ha copiato qualche battuta da “Aladdin e la caverna delle meraviglie” modificando la voce con un programma che ha sul pc, ha tante capacità». Zen  sorrise fiero che il maggiore gli avesse dato ascolto: «Spero che vadano d’accordo almeno il minimo necessario, riconosco che mio fratello spesso e volentieri è inavvicinabile, Yui al contrario è esuberante, si irriteranno l’un l’altro, già lo so».

Zen non aveva affatto torto, Izana stava cercando di spiegare a Yui come scrivere un rapporto senza farlo sembrare un romanzo di avventura e lei cancellava ogni parola che non andava fino a strappare il foglio: «Perfezionista!». Izana arricciò le sopracciglia: «Ti sei presa il compito di interrogare metà della scuola per questa tua teoria, hai anche colorato le lampadine di rosso, chi sarebbe il perfezionista?». Yui mise il broncio rifiutandosi di scrivere un’altra parola: «Scrivilo tu allora, Presidente!». Sospirò alzando lo sguardo al cielo lasciandola seduta da sola al banco: «Dove vai?». Izana prese la borsa facendole segno: «Sei tu che vai a casa, finisco io per oggi, va». Yui si strinse nelle spalle a quello che era un ordine sotto inteso, prese la borsa raggiungendo Kioichi nella cucina, appena ripulita: «Sembrano deliziosi». Zen sorrise allungandogli uno dei cupcake: «Lo sono, avete finito?». Yui deviò lo sguardo, essere stata mandata via la fece sentire come un peso di cui liberarsi: «Ho finito, Izana è rimasto a scrivere il rapporto, Zen dopo che il preside li visiona dove vengono messi?». Zen rimase sorpreso dalla domanda: «Nell’archivio della scuola se non sbaglio, ma per accedere hai bisogno del suo permesso». Kioichi la rassicurò distraendola e colorandole il naso di panna blu: «Ehi!». Prese il cupcake allontanandosi: «Zen a domani». Il ragazzo li salutò osservando l’ultimo cupcake rimasto che Kioichi aveva preparato per lui. Sorrise prendendo anche un tovagliolo, aprì la porta della stanza del Consiglio senza bussare: «Vi precedo». Izana accennò ad un si osservando perso la scritta lasciata a metà deviato poi sul colore del dolcetto appoggiato sulla cattedra: «Vi ringrazio per averle dato una possibilità». Chiuse la porta lasciandolo ai suoi doveri.

 
*

Quella mattina richiamò Yui per spiegare al preside la situazione e come aveva pensato di risolverla, Izana le stava dando i giusti meriti, alla ricompensa chiesta in cambio dal club in questione, il preside aveva sorriso divertito: «Un ottimo lavoro e auguriamoci che non ricapiti, per ora almeno». Izana chinò il capo facendo retromarcia: «Yui». La ragazza rimase ferma: «Avrei una richiesta per voi, signor preside». L’uomo si vide stupito, lasciò libero Izana accogliendo Yui per ascoltare la richiesta: «Di cosa si tratta, mia cara». Yui si strinse nelle spalle: «Sono in prova come nuovo segretario del Consiglio Studentesco, sebbene Izana-sama mi abbia lasciato tutti i meriti, è stato lui a preparare il rapporto per lei». L’uomo sorrise stupito: «Lo avevo notato, è ammirevole che tu lo abbia voluto precisare, c’è altro?». Yui accennò ad un si avanzando di un passo speranzosa di poter migliorare: «Vorrei visionare gli altri rapporti archiviati, per svolgere bene il mio compito». Il preside si alzò facendole strada all’archivio sotto chiave accanto alla presidenza, prese una pila di cartelle poggiandole sul tavolo: «Vieni dopo le lezioni, saranno a tua disposizione». Yui sorrise grata chinando il capo, chiuse la porta motivata, degustò il pranzo raggiungendo la stanza del Consiglio, c’era solo Izana: «Non sei obbligata a venire qui ad ogni pausa, ci riuniamo dopo le lezioni e se non c’è nulla di cui discutere andiamo via subito». Sorrise avanzando a grandi passi sfilandogli il cellulare dalle mani: «Yui!». Si allontanò da lui digitando sulla tastiera: «Ero venuta ad avvertire che salterò le riunioni dopo le lezioni per qualche giorno». Izana la avvicinò per riprende il cellulare ma la ragazza le sfuggì avviando la chiamata per fermarsi di colpo: «Così sarà più facile comunicare, questo è il mio numero, ho salvato anche quello di Kioichi, ciao». Restituì il cellulare uscendo dalla stanza: «Ma cos’ha che non va quella ragazza?». Aveva inserito nel contatto anche una foto scattata all’istante.

Quando i membri quel pomeriggio, chiesero la sua presenza Izana negò alzando le spalle, non aveva idea di cosa stesse facendo e sebbene avesse la possibilità di contattarla non lo fece. Alla terza riunione saltata puntò a Kioichi: «È questo il suo modo di lavorare?». Kioichi rimase sorpreso dall’accusa di prima mattina: «Ha fatto qualcosa che non doveva?». Izana si sedette irritato: «Sono tre volte che salta le riunioni, un segretario che non si presenta non è affidabile». Kioichi lo bloccò di colpo: «Le salta hai detto, ero convito che durassero fino a tardi, sono tre giorni che rientra a limite della sera». Izana sciolse l’irritazione sorpreso dal particolare, alla pausa pranzo chiamò a rapporto Zen, era l’unico che poteva saperne di più: «Cosa posso fare per voi?». Izana lo invitò ad entrare in classe: «Yui, cosa fa dopo la fine delle lezioni?». Zen guardò Kioichi perplesso: «Mette a posto come tutti e poi esce, credevo che fosse al Consiglio o al club con Kioichi, gli orari non coincidono?». Il maggiore accennò ad un no: «Torna da sè al limite della sera, Izana mi ha appena detto che non è con loro al Consiglio da tre pomeriggi, è strano, di solito conosco tutto della sua routine, dove andrà?». Zen abbassò lo sguardo preoccupato nessuno sapeva dove andasse: «Io forse posso aiutarvi». Un giovane della classe prese posto accanto a Zen in piedi vicino ad Kioichi appoggiato agli armadietti a muro: «È la ragazza con le trecce e i leggins, tua sorella, giusto Kioichi?» Accennò ad un si curioso: «L’hai vista di recente?». Il ragazzo accennò ad un si incuriosendo anche Izana: «Giusto ieri, l’ho vista entrare in presidenza verso il primo pomeriggio, mi sono trattenuto in biblioteca e l’ho vista uscire solo ad un’ora dalla chiusura dei cancelli, credo che sia rimasta li tutto il pomeriggio». Izana guardò Kioichi in cerca di una spiegazione: «Per le convocazioni il preside si dovrebbe rivolgere a te, che sei il suo tutore legale, perché  va in presidenza senza dirti niente?». Kioichi alzò le spalle perplesso riascoltando la domanda: «Aspetta, come sai che sono il suo tutore legale?». Izana morse il labbro, si era lasciato sfuggire un particolare troppo preciso: «Ci ha raccontato la vostra storia a grandi linee, qualche tempo fa, se non sei chiamato in causa anche tu significa che non è necessario, mi sembra inverosimile che passi il pomeriggio con il preside». Zen sussultò illuminandosi di colpo, un bagliore che a Izana non sfuggì: «L’altro giorno mi ha chiesto degli archivi, per accedere deve per forza passare dalla presidenza».

Izana si irrigidì all’affermazione e al suono della campanella, lasciò passare metà del pomeriggio prima di chiudere il Consiglio e risolvere il mistero, bussò alla porta entrando al permesso: «Izana-sama, il preside è già andato via mi dispiace». Negò chinando il capo: «Non ero qui per lui, volevo sapere se c’è qualcuno negli archivi». La segretaria dell’uomo in carica sorrise scostando leggermente la porta: «Ah si, il preside le ha dato il permesso di accedere, a quanto ho visto sta leggendo alcuni rapporti passati, è sempre molto concentrata, per direttiva del preside devo chiudere gli archivi tra quindici minuti, ha detto di voler finire di leggere il rapporto prima di andare via, devo avvertirla?». Izana negò sorpreso della concentrazione: «No, aspetterò fuori, grazie». Chiuse la porta con un dubbio addosso, attese come aveva detto la donna, Yui saltò fuori respirando l’aria del sole che iniziava a tramontare: «All’inizio pensavo che avessi messo il broncio per i miei rimproveri». Sussultò voltandosi ad osservarlo: «Non pensavo fossi ancora qui, vuoi darmi un passaggio in quella lussuosa limousine?». Izana accennò ad un no invitandola a camminare: «Oggi sono a piedi, la macchina ha avuto un problema». Yui rimase sorpresa fermandosi al suo passo: «Sai come si usa la metro?». Lo sguardo di gelo bloccò in aria la battuta sarcastica: «Non hai detto degli archivi neanche ad Kioichi, perché?».

Era stata scoperta e deviare l’argomento lo avrebbe reso solo più pesante: «Perché mi avrebbe aspettato fino a tardi, dopo le attività del club, fa la spesa, prepara la cena, scrive e compone, se capita scende a lavorare, torna e si mette a studiare il necessario per non perdere il filo, se mi aspettasse perderebbe molto tempo a vuoto, ma ho quasi finito domani è l’ultimo giorno che mi serve, avrei finito oggi ma il preside è andato via prima». Izana entrò per primo nella metro affollata: «Mi chiedevo cosa cercassi in quegli archivi, poi ho avuto un dubbio, è quel che penso tu stia facendo?». Yui deviò lo sguardo perdendo il contatto diretto ma ritrovando lo sguardo di ghiaccio riflesso nel vetro del treno: «Hai troppe cose da dire sui rapporti, ci vorrebbero due giorni per compilarli come vuoi, così ho pensato di leggere quelli che avevi già consegnato per capire le caratteristiche che servivano, le parti importanti e quelle meno, così se una prossima volta dovrò scrivere un rapporto, sarà più facile avvicinarsi allo stereotipo che chiedi e che il preside apprezza». Izana si resse al tubo di ferro lasciando passare le altre persone per scendere: «Hai rivisto tutti i rapporti da quando sono diventato Presidente?». Yui sorrise negando e appoggiato la cartella scolastica sulla spalla stanca: «L’intento era quello, poi mi sono spinta oltre, sono partita da sei anni fa, devi aver preso da qualcuno il tuo modo di fare, come abbiamo già chiarito nessuno nasce pronto a fare quel che fa, perciò ho pensato che spingermi fino al Presidente in carica prima di te potesse essere una buona idea, a domani».

Scese alla fermata senza aspettare che rispondesse e senza voltarsi a controllare che il treno ripartisse: «Hai deciso di prenderla seriamente». Yui lasciò a terra la cartella sospirando e correndo ad abbraccialo: «Solo perché ti fa piacere e non mi va di essere di peso, potrebbe rivelarsi divertente stare al gioco, ma devo considerare anche l’impegno che serve, come dire completare l’utile con il dilettevole». Kioichi sorrise allontanandola con una carezza: «Non crescere troppo in fretta sorellina, se ne hai bisogno vieni da me». Yui sorrise porgendogli il boccone appena messo pronto: «Non potrei mai escluderti dalla mia vita, Kioichi». Afferrò il boccone compiaciuto: «Hai raccontato ad Izana del tutore legale, gli hai parlato anche dell’accademia, e del divorzio?». Yui accennò ad un si abbassando lo sguardo: «Mi ha dato l’impressione di un direttore dell’intelligence che cerca informazioni con sotto metodi su due nuovi arrivati, per capire se sono o meno pericolosi per il suo territorio, e il suo sottometodo si chiama Zen, lui mi è simpatico, è disponibile, divertente ma distante dalla classe, sarebbe per me un buon amico, andiamo d’accordo, perciò se il signor direttore voleva informazioni tanto meglio evitare di girarci intorno e consegnargliele come atto di fiducia, in cambio di un incentivo ovviamente». Kioichi verso l’acqua nei due bicchieri ancora più curioso: «Che tipo di incentivo?». Yui scoppiò a ridere al ricordo, riconoscendogli l’astuzia: «Mi ha offerto l’intero menù dei dolci, ed erano davvero ottimi, penso che tornerò in quella caffetteria se ne avrò occasione». Kioichi sospirò divertito: «Tu e i dolci, amanti inseparabili». Yui sorrise ampliamente addentando il boccone: «Competono con i tuoi pasti, diventano più deliziosi di giorno in giorno».

La luce era leggera per evitare che desse fastidio all’oscurità della notte, Izana sorseggiava un buon bicchiere di vino seduto a guardare il vuoto: «Siete ancora sveglio?». Sospirò lasciando il bicchiere sul tavolino e stendendosi sul divano: «Potrei dire che stavo dormendo ad occhi aperti, al tuo contrario». Zen accennò una risata prendendo posto di fronte a lui: «Ho appena finito di studiare e di sistemare le cose per domani, qualcosa vi turba?». Izana appoggiò la mano sulla fronte perplesso: «La tua intuizione sugli archivi era giusta, ha chiesto il permesso per visionare i rapporti degli anni passati». Zen sorrise fiero della ragazza, per qualche motivo era quasi certo che avrebbe fatto qualcosa di simile: «Al suo posto avrei fatto lo stesso, non sapendo come agire ha pensato di prendere esempio dal vostro passato». Il maggiore si tirò su finendo l’ultima goccia di vino: «Non si è limitata a me, è partita da sei anni fa, quando Marco era il Presidente del Consiglio e io il suo segretario, ha intuito che ho preso il mio modo di fare da chi c’era prima di me e che l’ho adattato e perfezionato quando ne ho preso il posto, ha sicuramente messo a confronto i due metodi trovandone le differenze e le analogie, ha passato l’infanzia in un'accademia di polizia per lei è naturale fare così». Zen sospirò giocando con le mani, sapeva bene perché era preoccupato: «Non le avete ancora detto del precedente segretario?». Izana accennò ad un no alzandosi e sistemando la vestaglia da notte: «Ma preferisco che sappia da me quel che è successo e non interpreti male il rapporto qualora lo avesse letto, va a dormire, portale un messaggio da parte mia, la aspetto sul tetto nella pausa pranzo». Zen sussultò: «Perché devo portarle un messaggio, avrete sicuramente il suo recapito, potete contattarla voi». Izana arricciò le sopracciglia stupendolo: «Non verrà se gli dirò di venire, non gliene importa niente di quel che dico e seppure le importasse troverebbe il modo di criticarmi o di rinfacciarmelo, non è condizionata dal mio carisma ne dai miei sguardi, non riesco a domare né lei né suo fratello, sebbene Kioichi sia più disposto a lasciarmi fare, Yui è tutt’altra storia, sembra che tu ci vada d’accordo, accetterà se sarai tu a chiederglielo, se lo facessi io sono quasi certo che aspetterei a vuoto». Si allontanò irritato verso la porta lasciata aperta, ignorando lo guardo perplesso e sorpreso del minore alle sue spalle, Zen sorrise accennando una risata: «Questa è una cosa nuova anche per lui, immagino di non avere molta scelta per ora».

 
*

Yui era appoggiata sul banco ad occhi chiusi, Zen sorrise entrando e bussando sul banco per avvisare della sua presenza: «Sei arrivata presto». Yui accennò ad un si: «Speravo di leggere qualcos’altro prima delle lezioni, ma il preside ha detto che era abbastanza e che servivo al Consiglio, solo leggere non basta devo fare esperienza adesso». Zen sospirò silenziosamente sperando di non ottenere una reazione esagerata: «Mio fratello vorrebbe parlarti di una cosa, nella pausa lo trovi sul tetto». Yui lo guardò male e Zen si trasse indietro: «Se lo ha detto a te vuol dire che vuole ci vada, spero per lui che sia importante, volevo gustarmi il pranzo nella totale tranquillità». La classe si riempì poco a poco di visi invisibili e Yui seguì le lezioni con noia e un po’ di sonno. Riprese vitalità alla pausa davanti al pranzo pronto preparato dal maggiore, si costrinse a finirlo presto per raggiungere il Presidente del Consiglio in sua attesa: «A dopo». Salutò Zen con un cenno trovando la strada per il tetto e il cartello che proibiva ad ogni studente di salire per sicurezza, si guardò intorno per assicurarsi di non essere vista e scavalcò il cartello uscendo sul tetto, la giornata era ventilata ma il sole brillava così vicino alla primavera da riscaldare anche il vento: «La prossima volta non verrò se userai di nuovo Zen come tuo postino personale, Izana». Sorrise divertito quasi sicuro che lo avrebbe ripreso, si allontanò dalla rete invitandola ad aggirare la piccola struttura della porta per ripararsi dal vento: «Trovo strano che tu non mi abbia ancora chiesto perché a metà anno non c’è un segretario del Consiglio». Yui alzò le spalle appoggiandosi al muro: «Ferie anticipate?». La battuta non gli aprì il sorriso come sperava, quella conversazione doveva pesargli e decise di non scherzarci: «Certo che me lo sono chiesta, starti dietro non sembra affatto facile, e ammetto di essere stata tentata a leggere il rapporto che parlava di lui, ma non ci sono riuscita, l’ho messo da parte, avevo immaginato che se fosse stato importate avresti voluto parlarne di persona, è l’unico rapporto che non ho ancora letto, non mi sembrava giusto farlo senza permesso, sono ancora la nuova arrivata e di certo darebbe fastidio alle persone che sono in questa scuola e in questa città da prima di me, se iniziassi ad impicciarmi di cose che non mi riguardano senza una vera autorizzazione morale».

Nello sguardo gelido non trovò altro che sorpresa e una leggera punta di ammirazione, il viso del ragazzo si sciolse in un leggero sorriso: «Shikito Jurai, era un buon partito, aveva buone idee, sapeva gestire le situazioni e sapeva farsi valere e farsi da parte in base alle occasioni, mi rassicurava il suo modo di fare, poi però ha iniziato a cambiare strada, si è accorto di quanto fosse influente il suo ruolo all’interno della scuola e che effetto facesse sugli altri studenti una sua rassicurazione o un suo rimprovero, un effetto molto più intenso del mio, fare il Presidente non è facile e la maggior parte del lavoro pratico lo svolge il segretario, non mi sono accorto di come stava cambiando, ho lasciato passare qualche piccolo errore nella speranza che riprendesse la buona strada su cui aveva iniziato, ma quel mio lasciar passare gli ha permesso di perdersi completamente». Yui si allontanò dal muro per avvicinarsi: «Ne parli al passato e il suo nome non risulta tra gli studenti, cos’è successo?» Izana prese respiro rialzando il volto: «Fare parte del Consiglio Studentesco permette accesso illimitato a tutte le aule, i laboratori e le strutture con la sola eccezione della presidenza, un giorno è entrato nella sala professori quando le lezioni erano finite per lasciare dei documenti, uno degli armadietti  era rimasto aperto perché difettoso, c’era il compito preparato per il giorno successivo, ha fatto un paio di foto e non ha detto altro, è uscito e il risultato del compito fu perfetto, senza il minimo errore, quello segnò il confine, sapeva dove erano le chiavi, quali erano gli armadietti, gli orari dei professori, prendeva i compiti e li vendeva a chi lo richiedeva». Yui sussultò improvvisamente irrequieta: «Come lo avete scoperto?»

Izana si appoggiò al muro alzando lo sguardo al cielo: «Iniziarono a prendere punteggi altissimi, uno ad uno fino a che tre classi su quattro superarono i compiti con il massimo dei voti, mi sorse spontaneo il dubbio, ma riusciva sempre a deviarlo o a coprirsi da se le spalle, mi sono accorto che nella bacheca compariva un foglietto per delle ripetizioni, mi sono presentato sotto mentite spoglie e l’ho trovato a vendere le foto dei compiti trafugati ad una bella somma per giunta, quando gli ho chiesto spiegazioni ha tentato di convincermi che sarebbe bastato non dirlo ai professori per mantenere alta l’élite della scuola». Yui si strinse nelle spalle non concorde: «Studenti dai pieni voti ma incapaci di applicarsi». Izana accennò ad un si rassicurato che avesse compreso: «Non era il tipo di scuola che volevo fosse, è stata l’unica volta che ho operato completamente da solo ed è stato difficile sentirne addosso l’intero peso e l’intera responsabilità quando il preside lo ha richiamato, lo ha rimproverato ma non gli ha permesso di restare, lo ha espulso senza sentir ragioni, voti fasulli non fanno di una persona una qualificata ad entrare nella società. Ero concorde, ho cercato di fermalo ma era troppo tardi, eravamo buoni amici e ovviamente da allora si è trasferito in un’altra città, è successo quattro mesi fa, quando è stato emesso il bando per il nuovo posto disponibile, le richieste sono piovute da ogni dove, hanno associato la carica alla possibilità di accedere a tutto e a guadagnarci su, non c’era garanzia che anche il più qualificato all’improvviso non cambiasse strada compresa la grandezza del suo ruolo, alla fine mi sono sembrati tutti uguali, ma il Consiglio non poteva restare senza un segretario, Zen sarebbe stato perfetto per quel ruolo, con lui non avrei potuto commettere sbagli, anche tuo fratello non era male». Yui pensò ad Kioichi irritata dal fatto che avesse rifiutato per lasciare a lei il posto: «A pensarci bene uno studente del primo o del secondo anno sarebbe stato più adatto di uno nella tua stessa classe, Zen sa bene di cosa è capace ma sa anche che non sarebbe capace di gestire il ruolo come tu vorresti, è più morbido di te, cerca di restare nell’ombra nella speranza di riuscire ad avere più libertà, capisco perché non si è lasciato convincere, e di me invece cosa ne pensi?». Izana accennò una risata chiudendo gli occhi: «Che hai un modo insolito di fare e un modo di pensare più maturo di quanto dimostri, ma non ti ci vedo a fare la segretaria». Yui scoppiò a ridere attirando la sua attenzione: «Certo che no, sarebbe una cosa noiosa, però non farei mai una cosa simile, è vero che con studenti dai voti alti la scuola manterrebbe la sua reputazione di élite, ma i voti sono solo una parte di quel che serve per diventare élite, comportamento, pensiero, consapevolezza, responsabilità, impegno, un voto è solo un numero e non conterà mai abbastanza per compensare quel che manca, si è perso nell’illusione di poter salire in cima dimenticandosi dell’attrezzatura, dello sforzo e della dedizione, non può considerarsi un traguardo se l’unica cosa che fai è tagliare il nastro senza aver affrontato la corsa e quel che comporta».

Izana sorrise osservandola ormai davanti alla rete a guardare la scuola dall’alto: «Esattamente come hai fatto con il laboratorio di anatomia, hai risolto le cose in un modo formidabile, gli altri hanno giudicato il tuo operato uno scherzo che ha avuto fortuna, credevo anche io che non avessi preso seriamente la proposta e invece poi hai spiegato il tuo ragionamento logico, giustificando ogni tua azione, studiata, soppesata e messa in pratica». Yui si voltò sorpresa della fila di complimenti osservando ad occhi spalancati, il sorriso che le stava chiedendo una conferma: «Non posso certo assicurarti che non farò errori, ma posso assicurarti che mi impegnerò se vorrai accettare la mia richiesta». Izana aggirò il muro aprendo la porta per farla scendere per prima: «Non esiterò a cancellarla se mi rendessi conto che non sei adatta». Yui sorrise accettando la sfida di fiducia scendendo per prima, saltò il cartello scendendo le scale senza aggiungere altro, rientrò nell’aula infreddolita prendendo posto al banco: «È andata bene?». Sorrise rassicurando Zen preoccupato dell’esito della conversazione: «Abbastanza». Accennò una risata rilassato, tornando alla lezione in procinto di cominciare. Si salutarono alla chiusura delle lezioni separandosi per i rispettivi club, Yui aprì la porta tranquillamente entrando e prendendo posto osservata da tutti gli sguardi: «Sei stata assente per quasi una settimana, quale scusa hai nuovo segretario?». Izana intervenne a placare le acque prima che iniziassero ad agitarsi: «Ha avuto il permesso dal preside per leggere vecchi rapporti, è nuova nella scuola è ha voluto conoscere un po’ il nostro modo di fare prima di entrare nel Consiglio Studentesco, Yui ti presento, il tesoriere Moino Yuzo, il vice presidente Haruka Koi, il secondo segretario Luisa Jokin, e il referente Amane Ritsu, conosci già le loro mansioni?».

Yui osservò tutti i presenti accerchiati attorno a lei: «Il vice-presidente si occupa dei rapporti con il comitato disciplinare e quello delle feste eletto dagli studenti ogni anno, il secondo segretario gestisce le varie richieste che avanzano e discute delle punizioni da sottoporre alla visione del preside da parte del comitato disciplinare, il tesoriere si occupa delle finanze del Consiglio come organo centrale riceve mensilmente un contributo dalla prefettura e nel caso servisse può chiedere del denaro in più in determinate emergenze e con le giuste motivazioni, il referente porta alla visione del Consiglio le iniziative dei club per dar loro l’autorizzazione all’organizzazione, poi c’è il Presidente che gestisce il tutto, controlla e sceglie i membri, decide determinate cose e deve essere sempre informato su quello che succede, il primo segretario che sono io gli fa da supporto, in poche parole io sarei le gambe e le braccia e tu il cervello e le sentenze». Il tesoriere la indicò minaccioso: «È opportuno che lo chiami Presidente oppure Izana-sama e devi rivolgerti con più rispetto!». Yui alzò lo sguardo al cielo: «Siamo tutti studenti, in quest’aula siamo tutti sullo stesso piano, sbaglio?». Sorrise provocante verso il centro del bersaglio: «Izana-sama questa ragazza non è adatta». Izana sospirò tornando a sedersi: «Lo so». L’ammissione sorprese anche Yui: «Se lo sai perché sono ancora qui?». Izana sorrise aprendo il libro da visionare: «Perché hai delle buone capacità, va a prendermi una lattina di caffè alla macchinetta». Yui irrigidì le spalle irritata: «Non sono mica la tua cameriera». Izana sorrise lanciandole un sorriso provocante: «Sei un segretario alle prime armi, comincia così». Yui alzò un sopracciglio trattenendo la rabbia, riprese contegno uscendo: «Izana-sama, perché avete scelto lei?». Izana sospirò ritrovando la pagina a cui aveva lasciato la lettura: «Non voglio ripetermi». Senza aggiungere altro tutti i membri tornarono ai loro incarichi da terminare, Izana riusciva a sbrigare tutto quel che doveva con un tempo e una facilità record, passarono una decina di minuti prima che Yui rientrasse: «Ce ne hai messo di tempo».

Appoggiò la lattina sulla cattedra sedendosi al suo posto per mettersi a confronto con un nuovo ruolo, ignorando Izana che aveva sollevato la lattina leggera come l’aria e l’aveva stretta nella mano arrabbiato: «Yui, il caffè è volato fuori dalla lattina, per caso?». La ragazza rimase seria a scorrere la lettura sul foglio che gli era stato passato: «Signor Presidente avete chiesto una lattina di caffè, non avete specificato che ci dovesse essere del caffè dentro, te lo ripeto non sono la tua cameriera, se vuoi da bere va a prenderlo da solo». Gli sguardi non concordi con il suo modo si erano fatti sentire pesanti: «Vado a prenderla io per voi». Izana rimase a sfidare lo sguardo di Yui lasciando ad Haruka la lattina da buttare e quella da prendere: «Izana-sama le ragazze del Club di atletica si sono lamentate per gli attrezzi del club di boxs lasciati in giro, hanno sollecitato il presidente a spostarli ma nessuno lo ha fatto, sono sparsi per tutta la palestra e non possono allenarsi». Izana voltò lo sguardo verso l’esterno, la pioggia aveva rabbuiato l’aria di conseguenza era plausibile che le ragazze avessero ripiegato sulla palestra per allenarsi: «Yui, occupatene tu». La ragazza prese il foglio uscendo senza dire una parola, tornò dopo poco meno di qualche ora: «Perché sei qui?». Sedette al solito posto prendendo uno dei fogli per i rapporti con un sorriso furbo sul volto: «Abbiamo risolto il problema». Il sorriso fece ricordare ad Izana lo scheletro: «Come?». Yui picchiettò la penna sul foglio per decidere come scrivere quel rapporto sulla questione: «Cosa faresti se qualcuno usasse le tue penne senza chiederti il permesso?». Izana lasciò i fogli incuriosito: «Mi arrabbierei». Yui accennò ad un si indicandolo: «Se tu avessi lasciato le tue penne sul banco di un'altra persona non potresti incolparla per una tua svista, ma le rivendicheresti no?». Rimasero tutti perplessi in attesa di spiegazioni: «Anziché mettersi a correre per la palestra ho loro consigliato di usare gli attrezzi che conoscevano e magari di scattare qualche foto per testimonianza, quando il club di boxs lo saprà andrà da loro a rimproverarle e a quel punto basterà dir loro che se non vogliono che i loro attrezzi vengano usati senza permesso dovranno metterli apposto dopo l’utilizzo, sono oggetti costosi che in mani non esperte potrebbero essere danneggiati, automaticamente faranno attenzione a non lasciarli in giro, ci tengono troppo all’orgoglio dell’esclusività». Sorrise tornando al suo rapporto lasciato a metà in attesa del giorno successivo per constatarlo.

 
*

Prima di recarsi al Consiglio quel pomeriggio passò a controllare le ragazze che stavano come previsto discutendo con il club di boxs: «Metteteli a posto se non volete che vengano usati da altri!». Gli attrezzi erano rimasti li a disposizione, dopo gli allenamenti avevano rimesso apposto tutto ripulendo anche la palestra. Yui stava in parte personalizzando il tablet su cui avrebbe lavorato: «È permesso?». La ragazza entrò inquadrando Yui con un sorriso: «Sono venuta a ringraziarvi di persona, hanno rimesso tutto apposto e non è stato necessario riprenderli, Yui i tuoi consigli sono stati utili, grazie dell’aiuto». Chinò il capo uscendo dalla stanza, Yui sorrise firmando il rapporto in attesa di conferma allungandolo ad Izana aspettando il responso, che risultò positivo: «Buon lavoro». Yui sorrise nascondendo la felicità archiviando come il secondo segretario le aveva spiegato il rapporto di quella settimana che si sarebbe aggiunto alla cartella mensile e poi sarebbe stata spostata nell’archivio del preside, passò poi a mettere la copia scannerizzata nell’archivio personale del Consiglio Studentesco, una nuova archiviazione messa in vigore solo dall’inizio di quell’anno, si prese la briga di controllare anche le altre cartelle per sapere dove mettere le mani, trovò anche le schede degli studenti, erano dati riservati a cui quei pochi scelti potevano avere accesso. Allo scoccare dell’ora tardiva spense tutto uscendo insieme a Yuzo e ad Amane che non la degnarono di elogi. Chiuse la porta di casa con un sospiro ma felice, non mancò di raccontare tutto ad Kioichi di quella giornata ascoltando con piacere anche dei suoi progressi nel club di economia, rattristandosi alla notizia che quella sera avrebbe lavorato.
   
 
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