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Autore: EleAB98    13/08/2018    7 recensioni
(SERIE 1*) Hollywood U è una delle università più prestigiose della California.
Jane McMiller, ragazza ambiziosa dotata di grande talento, ha un sogno: diventare un'affermata regista. C'è solamente un ostacolo che s’interpone tra lei e il suo sogno. Thomas Hunt, infatti, il professore più in gamba dell'università, non le darà certo vita facile.
E come se non bastasse, la giovane ragazza si ritroverà, ancora una volta, a scegliere tra l'amore e la carriera.
Due mondi apparentemente inconciliabili, uniti da un filo sottile. Due mondi destinati a scontrarsi con la forza più misteriosa e allo stesso tempo più potente. La forza dell'amore.
Di un amore proibito che li sconvolgerà totalmente...
NOTA: Sono presenti delle citazioni tratte dal romanzo Orgoglio e Pregiudizio di Jane Austen.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Alunna e Il Professore'
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.... Will Smooth ....
Gordon McQueen .... Bianca Maller
Dave Mill   ....   Michael Johnson ....
.... Addison Sinclair ....

 
 
“Allora? Mi hanno presa?”
Addison sembrava sul punto di svenire. Quell'attesa era davvero snervante.
“Un attimo di pazienza, amica mia. Ci sono quasi.”
Jane visionò la lista cercando il suo nome. Dopo qualche istante, si diresse con fare neutrale verso l'amica, pronta a rivelarle l’atteso responso.
“Addi, ti comunico ufficialmente che... hai passato le selezioni!”
“Woow! Non ci credo! Il mio nome è davvero sulla lista? Non me lo sarei mai aspettata!”
“Io sì, invece. Sei un vero talento!” esclamò Jane.

Addison si buttò tra le braccia dell'amica. Provava una gioia indescrivibile e non poteva certo non condividerla con Jane, la quale si sentiva davvero fortunata di poter assaporare la felicità della sua più grande amica.
“Bene, ora sai quale sarà il prossimo passo, Jane?”
“Beh, fammi pensare... Ci sono! Suppongo sia quello di entrare nella tua classe e assistere alle lezioni.”

Addison scosse la testa.

“Come se non lo sapessi già! Intendevo dire che dobbiamo festeggiare! Andiamo, ti offro da bere.”
Le ragazze si incamminarono verso l'uscita, ma in quel momento si imbatterono di nuovo in quel ragazzo che avevano visto il primo giorno.
“Salve ragazze, come va?”
Jane gli sorrise e rispose al suo saluto. Addison, al contrario, lo guardò con fare circospetto.
“Ciao Ethan, come va? Hai passato le selezioni?”
“Fortuna vuole che nel mio corso non ce ne siano, se non una piccola prova non selettiva riguardante quesiti di cultura generale. A voi com'è andata?”

Vedendo la totale indifferenza di Addison, Jane si affrettò a rispondere per l'amica:
“È andata benissimo a entrambe. Siamo molto felici di far parte ufficialmente della Hollywood U e...”
“Jane, se hai intenzione di startene ancora qui a chiacchierare, credo sia il caso che io cominci a prendere posto nel bar qui accanto. Ti aspetto lì.”

Jane comprese immediatamente le intenzioni di Addison, che non aveva affatto voglia di affrontare un’altra conversazione con quel ragazzo. Perciò sapeva che, in questi casi, l'unico modo per non indispettirla troppo sarebbe stato convenire con lei a proposito della sua idea.
“Non ti preoccupare Addi, va' pure. Ti raggiungo subito.”

Dal canto suo, Ethan aveva notato sin dall’inizio quell'atteggiamento astioso nei suoi confronti. Non ci voleva certo un genio per capire che la ragazza non nutriva alcuna simpatia per lui.
“Se ti stai preoccupando per ciò che è appena successo, ti prego di non farlo” disse il ragazzo, cercando di smorzare l’imbarazzo di Jane. “Non si può piacere a tutti. E io credo proprio di non piacere nemmeno un po' alla tua amica Addison.”
“Già, o almeno così sembra. Eppure, sono sicura che tu sia un ragazzo a posto, educato e dai sani principi. È vero, non ti conosco bene, ma a volte è la prima impressione quella che conta.”
L'affermazione di Jane destò in Ethan un atteggiamento positivo e cordiale, addirittura ironico.

“Ti ringrazio molto per queste belle parole. Sai, spesso è il diverso colore della pelle a destare i maggiori sospetti. Sono scuro di carnagione, è vero, ma dentro sono candido come un agnellino. Giuro... Sono puro al 100%, o almeno ci provo.”
In quel momento, a entrambi scappò una fragorosa risata. Jane non sapeva che quel ragazzo fosse oltremodo così simpatico.

Dai Ethan, non scherzare! Immagino quanto oggi sia difficile garantirsi una fortunata e sicura integrazione nei paesi e nelle zone del mondo cui non appartieni. Anche noi faremmo fatica ad ambientarci in luoghi dalla cultura profondamente diversa. A ogni modo, in cuor tuo sai benissimo che non è questa la motivazione per la quale Addi ha agito in quel modo poco fa.”
“A dire la verità, anch’io la penso come te” convenne lui. “Non considero affatto Addison come una ragazza superficiale, anzi. Cerco soltanto di trovare una possibile spiegazione alla sua condotta.”

Jane sorrise.

“La scoprirai molto presto, vedrai. Credo di saperlo.”
Quelle strane parole suscitarono maggiori interrogativi nella mente del ragazzo.
“Grazie mille Jane, adesso sì che il tutto mi appare decisamente molto più chiaro...”
“Ogni cosa a suo tempo, Ethan!”

Il giovane, sebbene fosse impaziente di scoprire cosa passasse per la mente dell'amica, cercò di essere comprensivo. In fondo, i due si conoscevano da pochissimo e qualsiasi altra rivelazione su Addison avrebbe potuto essere interpretata come un tradimento da parte sua.

“Agli ordini Jane! Comunque, cercherò di fidarmi delle tue sensazioni. D'altronde, mi sembra che tu conosca Addison più di chiunque altro.”
“Già, è proprio così. Ci si vede in giro, Ethan.”
Il ragazzo sfoderò un enorme sorriso. Un sorriso che avrebbe illuminato qualsiasi persona dall'animo triste.
“Certamente, Jane. A presto!”
 
***
 
 
“Avanti!”
Una voce familiare fece capolino nell'ufficio di Hunt:
“Posso entrare, Thomas?”
“Priya, che sorpresa! Accomodati, prego” rispose lui, accogliendola con un mezzo sorriso.
Era da parecchio tempo che la donna non metteva piede nel suo ufficio, ma era esattamente come lo ricordava.
“Come procede il tuo lavoro? Io ho appena pubblicato le graduatorie del test di ammissione al mio corso.”

“Quanto ti invidio, Priya... A me sembra di non finire mai. Mi hanno commissionato fin troppi incarichi per questo mese. Ma purtroppo, non posso assolutamente tirarmi indietro.”
“Ti capisco, ma so bene che non ci metterai poi molto a correggere il tutto e a far fronte alle difficili situazioni. Sei davvero in gamba.”
“Ti ringrazio Priya, troppo buona” rispose Hunt, guardandola a malapena. “Purtroppo, ho dei tempi da rispettare.”
“Lo vedo.”

Notando il crescente fastidio della donna, Thomas cercò di giustificare il suo apparente distacco.

“Mi spiace non poterti concedere la giusta attenzione, ma senz'altro capirai che il dovere viene prima dell'intrattenere una piacevole conversazione con un’amica.”
 
Già. Ormai la donna rappresentava questo per Hunt. Solo un'amica.
 
“Tranquillo Thomas, non scusarti, lo so benissimo” rispose lei, cercando di mantenere una calma apparente. “Ma è mai possibile che tu non ti conceda la benché minima distrazione, di tanto in tanto? Ti farebbe bene. Persino quando stavamo insieme non hai mollato per un attimo il tuo lavoro.”

Hunt odiava doverle spiegare ancora una volta le sue ragioni, ma la pazienza - coniugata all'eccessiva razionalità - era sicuramente una delle sue più grandi virtù.

“Certo, ho delle grandi responsabilità all'interno di questa struttura. Il lavoro assorbe tutto il mio tempo, ma va bene così.”

Priya sospirò.

“Già, conosco fin troppo bene il tuo ideale di vita e, anche se non lo condivido, lo accetto. Dal tuo sguardo, però, percepisco un vago senso di preoccupazione. Mi sbaglio?”
La donna aveva, ancora una volta, colto nel segno.
“No Priya, non ti sbagli affatto. Da quando il consiglio mi ha imposto la suddivisione della mia classe di corso, non riesco a chiudere occhio. Non credo che sia giusto.”

“Immaginavo si trattasse di questo” ribatté Priya, sedendosi sulla scrivania di Thomas. “Sono d'accordo con te e condivido il tuo pensiero, ma sarà comunque vantaggioso per te, no?”
“Priya, dovresti sapere che non tengo affatto conto delle mie necessità, quanto di quelle degli studenti.”
“Giusto. Anche riguardo a questo abbiamo avuto le nostre divergenze in passato.”

Thomas colse immediatamente ciò che Priya intendeva dire. Sembrava che l'atmosfera stesse diventando piuttosto tesa... Perciò, Hunt decise di calmare le acque. Non amava certo litigare, tanto meno con la sua ex fidanzata.
Rispondendo con garbo ed educazione, espresse nuovamente il suo pensiero.

“Se per caso ti stai riferendo alla nostra precedente relazione, sai benissimo che non eravamo destinati a stare insieme e che il lavoro non ha mai influenzato la mia vita privata. Siamo troppo diversi e, forse, anche troppo simili riguardo determinate questioni e opinioni personali.”

Priya convenne, a malincuore, con quell'affermazione, cercando comunque di far leva ai suoi sentimenti. Non riusciva a spiegarsi come Thomas fosse sempre in grado di mantenere un atteggiamento così compassato.

“Hai senz'altro ragione. Ma ti prego, non dimenticare mai tutto l'amore che ho provato per te.”

A quelle parole, Thomas le tese inaspettatamente la mano, stringendo la sua in modo affettuoso. Il suo tono di voce assunse un carattere insolitamente dolce.

“Certo che non lo dimentico. Sei stata fin troppo paziente con me. Sono sicuro che troverai ben presto qualcun altro che ti ami e apprezzi come meriti. Io non ci sono riuscito, e credo che non sarò mai pronto a farlo con qualcuno. Questa è la mia vita, ormai.”

La donna sorrise a quelle parole sperando, in cuor suo, che potesse avverarsi ciò che Hunt le aveva appena augurato.

“Mai dire mai, Thomas. Adesso è meglio che vada... Ti lascio al tuo lavoro.”
“Ti ringrazio, Priya.”

La donna uscì dall'ufficio, con il cuore in gola. Quell'improvvisa quanto gradita stretta di mano le aveva ricordato dei momenti precedenti della sua relazione con Hunt. Nel profondo del suo cuore, sapeva che non avrebbe mai potuto considerarlo un amico. Provava ancora qualcosa per quel professore dall'animo poco incline ai sentimenti, sebbene questi ultimi venissero mostrati in circostanze inaspettate, a volte.

Quel professore esclusivamente dedito al lavoro e alla disciplina avrebbe ancora occupato un posto privilegiato nel suo cuore e nella sua mente. Erano passati circa tre anni dalla fine della loro relazione, ma i due erano rimasti in buoni rapporti. Ciò la consolava molto ma, allo stesso tempo, la riempiva di una triste - quanto dolce - malinconia legata ai numerosi momenti vissuti con Thomas. Ma doveva andare avanti. Era necessario che lo facesse per se stessa, non certo per lui.
 
Nel frattempo Thomas, rinchiuso nel suo ufficio, guardava ripetutamente la finestra. Sperava di godere ancora un po' della luce naturale per poter leggere e valutare i test conoscitivi in tutta tranquillità. L'interruzione con Priya era stata piacevole, ma lui non voleva affatto che i suoi gesti venissero mal interpretati. Aveva già chiarito le cose molto tempo fa e lei, nonostante provasse ancora dei sentimenti per lui, avrebbe dovuto pensare al futuro senza guardare troppo al passato. In fondo, la donna aveva solo trent'anni, tre anni meno di lui. Avrebbe avuto tutto il tempo di rifarsi una vita.

Quanto ai test, la loro valutazione si stava rivelando una vera e propria tortura. Risposte banali, alcune lasciate in bianco, altre fin troppo elaborate. Fino a quel momento, non aveva trovato un solo compito che fosse all'altezza di quell’assurda - quanto necessaria - situazione.
Sistemando la prima fila di compiti, l'occhio gli cadde sul test di Jane McMiller.
 
Cosa avrà combinato stavolta?
 
Il professore lesse con attenzione l’elaborato. Ammetteva di provare una certa curiosità: le risposte della ragazza sembravano insolitamente interessanti. Ciò che ella aveva scritto risultava profondamente diverso dai contenuti che aveva visionato fino a quel momento. In particolare, egli stesso riusciva a specchiarsi appieno in alcune ideologie della sua studentessa. Il che non era poco. Non succedeva tutti i giorni di condividere delle analogie intellettuali con una giovane discente, per lo più dal carattere decisamente diverso dal suo.
Sembrava quasi che Jane fosse stata in grado di leggere la sua vita - o meglio, la sua adolescenza – senza conoscere minimamente il suo passato. Sembrava che anche lei stessa avesse attraversato la fase della crescita e dello sviluppo tra mille difficoltà, riuscendo a uscirne tramite la forza della passione per la cinematografia.

D'un tratto, Thomas alzò gli occhi dal quel compito e si ritrovò a pensare di nuovo ai tempi andati, quando era solamente un adolescente. Da piccola, sua sorella Rachel soffriva di violenti attacchi di panico: l'unico modo per calmarla consisteva nella visione di film d’azione, fantascienza e avventura che riuscivano, anche se solo per un attimo, ad allontanare il male di cui soffriva e, allo stesso tempo, ad alimentare in lui la sconfinata passione per il mondo del cinema.
Con il passare del tempo, quella passione era cresciuta senza sosta, senza alcun remore di ciò che sarebbe potuto succedere se Thomas avesse esternato ai suoi genitori ciò che avrebbe voluto diventare: un acclamato - ma soprattutto felice e soddisfatto - regista cinematografico. Anche la studentessa aveva avuto un'esperienza similare. Aveva scritto che la sua passione era nata all'improvviso, visionando insieme al padre il film d'avventura 'Pioggia di Meteore' in un momento difficile della sua vita. Anche lui adorava quel film, intriso di effetti speciali e di vicende mozzafiato in grado di lasciare letteralmente a bocca aperta.

Cosa dire, invece, del consiglio finale che la studentessa aveva riservato agli aspiranti registi? Questo non era affatto un consiglio riguardante il modo di affrontare un presunto insuccesso, né tantomeno un pensiero concernente le 'regole' per costruire il cosiddetto 'film perfetto'.
Ciò che aveva scritto rappresentava un'esortazione alla valutazione positiva della psicologia del soggetto, in qualsiasi contesto si trovasse ad agire: in situazioni disperate, di disagio o di apparente semplicità. L'individuo doveva essere pronto a reagire in qualsiasi circostanza, persino di fronte alla più scomoda, al fine di realizzare il proprio sogno. Doveva credere fermamente nei suoi propositi, persino quando tutto il mondo gli remava contro.
A conti fatti, era proprio ciò che aveva fatto lui. Thomas non si era affatto fermato di fronte alle complicazioni e all'ostilità della sua famiglia. E tuttora avrebbe continuato a lottare, svolgendo il suo lavoro con la serietà e la passione che da sempre contraddistinguevano la sua persona.

Tornando nuovamente allo scritto della studentessa egli, pur non nutrendo particolare simpatia nei suoi confronti, fu costretto ad ammettere a se stesso quanto fosse rimasto colpito dalla sua genuina sincerità. Sembrava che, dietro le sue parole, potesse addirittura leggervi implicitamente altri pensieri di più profonda intimità rispetto a quelli che la giovane aveva esternato spontaneamente.
Il professore non aveva dubbi: Jane avrebbe fatto parte della classe di quegli studenti che aveva reputato essere i più sicuri del loro futuro professionale. Infatti, Hunt aveva suddiviso la classe in due gruppi basandosi sulla lettura delle varie risposte, nonché fidandosi delle proprie - seppur superficiali - sensazioni: un gruppo dalla personalità forte e decisa e un altro dal temperamento insicuro e difficilmente interpretabile, almeno in apparenza.

Jane, ovviamente, sarebbe senz'altro rientrata nella prima categoria. Quella ragazza ribelle lo avrebbe fatto penare non poco. Inconsciamente, però, sembrava felice di avere nel suo corso persone di carattere che avrebbe dovuto forgiare al meglio in base alle proprie esperienze passate. Certo, Hunt non amava affatto giudicare dalle apparenze, sebbene spesso non si sbagliasse nell'esprimere opinioni derivanti da prime impressioni concernenti la personalità dei suoi studenti. D'altronde, se alcuni di loro non lo avevano del tutto convinto, il tempo avrebbe potuto dargli ragione.
Oppure no. A volte, ciò che sembra avere una ragione ben precisa è in realtà frutto delle nostre personali - nonché soggettive - percezioni sentimentali. Ed ecco che quest'improvvisa riflessione portò Thomas a porgersi un impellente quanto inaspettato interrogativo:
 
Aveva forse giudicato male la signorina McMiller?
 
Aveva forse ragione di credere che il suo fazioso carattere non avrebbe favorito una sua promettente ascesa nel mondo del cinema?
 
Di primo acchito, il professore non riuscì a rispondere: non possedeva ancora elementi sufficienti per poter maturare un giudizio completo sulla signorina. Ancora una volta e al momento giusto, il tempo gli avrebbe fornito tutte le componenti per diramare l'ardua sentenza.
 
'Tornato alla realtà', il professore stampò i primi referti che avrebbe dovuto inviare al suo superiore: sperava vivamente che avrebbe approvato le sue scelte. Non temeva affatto i suoi possibili errori - sebbene fosse conscio di non essere infallibile - quanto un possibile e improvviso ridimensionamento delle classi nel corso dell'anno accademico.

Se ciò fosse accaduto, sarebbe stato senz’altro un vero disastro poiché tale azione avrebbe senz'altro destabilizzato l'equilibrio psicologico degli studenti, nonché intaccato quel senso di omogeneità e quel sentimento di amicizia che inevitabilmente si sarebbero creati all'interno del gruppo accademico. A ogni modo, doveva assolutamente mantenere un atteggiamento positivo: avrebbe affrontato i problemi con calma, qualora si fossero presentati.

Con lieve trepidazione, Hunt aprì la sua valigetta.
Le dispense della prima lezione del suo corso erano finalmente pronte per essere distribuite agli studenti. Il giorno dopo, Thomas avrebbe trattato in classe ciò che veramente gli stava più a cuore: una lezione riguardante il ruolo del regista e il suo rapporto con i vari attori all’interno di un set cinematografico. La sua avventura e quella dei suoi studenti stava finalmente per avere inizio.
   
 
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