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Autore: NoxArkana    13/08/2018    0 recensioni
Giovedì. Ovvio che queste cose dovessero capitargli di giovedì. E Grell non sarebbe rientrata fino a sera.
Undertaker x Grell.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Grell Sutcliff, Undertaker
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Angst


Giovedì.
Ovvio che queste cose gli capitassero di giovedì.
E Grell non sarebbe rientrata fino a sera.

 

. . .

 

  Adrian era immobile davanti alla porta del bagno da più di dieci minuti. Nelle mani -guantate di lattice, grazie tante- stringeva scopino e paletta, reggendoli davanti al proprio corpo come armi medievali. Si stava mordicchiando le labbra, considerando.
  Entrare o non entrare, questo è il problema.
  Normalmente sarebbe stato più che contento di non entrare, ma oggi era giovedì. Ovvio che queste cose gli capitassero di giovedì. Grell rimaneva in ufficio fino a sera e non sarebbe rientrata che fra ore, cinque per la precisione, e lui era condannato ad arrangiarsi da solo.
  O ad aspettare.
  O poteva finalmente decidersi a trasferirsi. Potevano prendere un appartamento più grande e moderno, avevano bisogno di più spazio adesso che erano in due -tre, presto, non appena Grell si fosse decisa su quale dei due gattini adottare. Diciamocelo, quel negozio era fatiscente, polvere ovunque, muffa, puzzo di formaldeide, la carta da parati che si staccava dalle pareti, e ignoriamo bellamente il fatto che non ce l'aveva mai avuta, la carta da parati...
  Ne avrebbero discusso. Magari a cena. Poteva preparare qualcosa di particolare per cena, dopotutto Grell sarebbe tornata dal Dipartimento stanca morta e avrebbe apprezzato qualcosa di sfizioso.
  Ora che ci pensava, aveva cose molto importanti da fare. Una cliente da preparare; il suo funerale era tra due giorni e i danni provocati dalle ruote di una carrozza non si possono mascherare tanto facilmente. Tra l'altro aveva finito i biscotti. E aveva avuto intenzione di riordinare la libreria da quanto, due, tre anni ormai? Poteva persino sistemare nella stanza sul retro le bare sparse per il negozio.
  Non aveva certo tempo per queste stupidaggini.
  Posò paletta e scopino vicino alla porta del bagno. Si tolse i guanti, facendo attenzione a non strapparli con le unghie affilate. Posò anche quelli vicino alla porta.
  Si passò una mano nei capelli, poi si voltò di scatto e sparì giù dalle scale.

 

*

 

  «Mi farebbe molto piacere aiutarti, Conte, ma sfortunatamente mi è impossibile» ridacchiò Adrian, trafficando attorno al cadavere senza guardare il giovane Phantomhive. Stava studiando la scatola di plastica nera che gli aveva dato la sua... fidanzata? Che parola infantile per descrivere lui e Grell-
  Quante ore mancavano al suo rientro, tra parentesi? L'ultima volta che aveva guardato, ne mancavano tre e mezza. Sicuramente era passato del tempo da-
  «Undertaker!»
  Adrian si riscosse con un lieve sobbalzo . «Eh?»
  «Sembrate pallido, Undertaker» l'apostrofò il demone con voce melliflua. «Qualcosa vi preoccupa?»
  Undertaker lo squadrò dall'alto in basso, ridacchiando. Era una risatina beffarda solo per metà, ma il maggiordomo non aveva bisogno di saperlo, giusto?
  «Pensavo alle tele» disse allegramente. «Perdonatemi, Conte... stavate dicendo?»
  «Le tele?» fece il Conte, aggrottando le sopracciglia. «Che vuoi dire?»
  «Esattamente quello che ho detto. Tele.»
  Adrian aprì la scatola nera, facendo schioccare la lingua. Fosse stata presente, Grell gli avrebbe detto che ogni prodotto era diverso dall'altro, ma se doveva essere onesto, lui non aveva idea di cosa fosse la metà della roba che c'era dentro. Si concentrò sulle polveri colorate -ombretti, ombretti, Adrian- e ne scelse una rosa pallido. Che ci poteva fare?, amava il rosa.
  «Vuoi dirmi che non sai nulla riguardo al caso?»
  «Nulla di sicuro. Mi hai detto poco, ho intuito molto, ma quello che so non ti sarebbe utile. Supposizioni.»
  Ciel Phantomhive non nascose il suo ringhio di frustrazione e Adrian rise di nuovo, frugando nella scatola finché trovò un pennello adatto. Ricoprì le setole di sottile polvere rosa, spargendola poi con movimenti esperti sulle palpebre della morta.
  «Bambini che scompaiono nel bel mezzo delle strade, riemergono giorni o settimane dopo ricoperti di morsi e mezzi mangiati, e tu mi dici che non ne sai niente?»
  «Sono stato impegnato. Ho una vita, sai» cinguettò il Mietitore, rifinendo l'ombretto della donna. «I bambini scompaiono in continuazione. Specie vicino ai tombini.»
  Il Conte aggrottò le sopracciglia.   «Tombini?»
  «Hmm-hmm. Inciampano e ci finiscono dentro. O magari ci si avvicinano di proposito. Il fascino del buio e tutto il resto. Tieni a mente le tele.»
  Il giovane Phantomhive lo fissava senza capire. Adrian non se ne stupì. Aveva solo quattordici anni, dopotutto, troppo pochi per ricordare gli avvenimenti di ventisette anni prima. Ciò non voleva dire che Undertaker non potesse dargli una spinta nella giusta direzione.
  «Fossi in te, chiederei al tuo cane da guardia. Ne saprà sicuramente più di me. Tra fratelli ci si aiuta, no?»
  Sebastian lo guardò con odio mentre il dio li spingeva fuori dal negozio. Undertaker gli sorrise con dolcezza mentre gli sbatteva la porta in faccia, stufo della loro presenza. Il Conte non gli dispiaceva, ma il demone non riusciva proprio a sopportarlo. Per carità, era divertente, ma Adrian si stancava in fretta dei cani ammaestrati. Non per niente voleva adottare un gatto.
  Mentre tornava dalla cliente, l'occhio gli cadde sulla rampa di scale che portava al piano di sopra. Pareva uscita dritta da un libro dell'orrore. Pensò a quello che l'aspettava in bagno e rabbrividì, quindi si diresse con fermezza lontano dalle scale.

*

  Ancora un'ora e mezza.
  Adrian si abbassò a controllare la teglia dentro il forno. Si era legato i capelli in un morbido chignon argenteo e si era tolto la tunica, sostituendola con un grembiule nero con un motivo di teschi rosa. Dovette socchiudere gli occhi per vedere il salmone all'interno del forno, ma quando ci riuscì sorrise, soddisfatto del risultato. Si risollevò con un sospiro sofferente, occhieggiando la tromba delle scale come se qualcosa potesse sbucare all'improvviso dal piano superiore per attaccarlo. E in effetti qualcosa di sopra c'era, ma Adrian non voleva pensarci. Mentre il pesce finiva di cuocere, decise di mettere in ordine la libreria, dal momento che aveva già finito di riordinare e pulire l'appartamento.
  Mentre estraeva i libri dagli scaffali, il pensiero gli corse inevitabilmente al bagno e un brivido gli gelò la schiena solcata di cicatrici.
  Dio. Aveva affrontato demoni, Mietitori e ogni sorta di feccia dalle viscere del mondo. Si era trovato in situazioni che avrebbero fatto arricciare i capelli a chiunque e avrebbero fatto perdere la calma persino a William T. Spears, poi si trovava davanti a queste cose e diventava inerme come un bambino. Aveva fatto a pezzi esseri grossi il doppio di lui senza battere ciglio e poi non riusciva nemmeno ad aprire la porta di un bagno. Una disgrazia, ecco cos'era, una disgrazia ed un fallimento. Profonda vergogna e disgusto si agitavano nel suo petto, mescolati a rabbia e panico che non avevano alcuna ragione d'esistere. Non era mai stato un problema prima, perché lo doveva diventare ora?
  Rimise i libri sugli scaffali in ordine alfabetico, sia per titolo che per autore. Con un sorriso vide che in mezzo ai suoi tomi di anatomia e medicina erano comparsi anche gialli, raccolte di poesie e romanzi. Incuriosito, mise da parte Les Fleurs du Mal di Baudelaire e tornò in cucina per controllare il salmone e spegnere il forno.
  Si accoccolò sul divano con il libro, aprendolo alla prima pagina e alla prima poesia, ma presto si ritrovò a leggere sempre lo stesso verso, tendendo le orecchie per qualunque rumore che giungesse dal bagno.

 

*

 

  La porta del negozio si aprì con un cigolio e Grell entrò sospirando di sollievo. Si liberò delle scarpe con un calcio, dando sollievo ai piedi doloranti, e appese la giacca rossa all'appendiabiti.
  «Dio, Adrian, il Dipartimento è un incubo di questi tempi» gemette, strofinandosi gli occhi. Aveva passato la giornata rinchiusa in ufficio a compilare rapporti, annoiandosi a morte, senza nemmeno poter scambiare due chiacchiere con Ronald, che quel giorno lavorava fuori. Solo il pensiero dell'amante l'aveva sostenuta durante quelle ore tediose.
  E, a proposito, dove si era cacciato quell'uomo?
  «Adrian?»
  «Sono qui.»
  La sua voce era stranamente quieta, quasi timorosa, e Grell aggrottò le rosse sopracciglia. Si diresse nel soggiorno in punta di piedi e quello che vide le inondò il petto di calore inspiegabile.
  Adrian era rannicchiato in un angolo del divano, seppellito in una morbida coperta rossa di modo che si vedesse solo il viso. Uno dei suoi libri di poesie era aperto davanti a lui, accanto ai piedi nudi dalle unghie laccate di nero. Aveva l'Espressione in viso.
  Grell sorrise teneramente.
  «Dov'è?» chiese, arrotolando le maniche bianche della camicia sulle braccia pallide. Adrian fece una smorfia.
  «Bagno.»
  La rossa Shinigami annuì e si diresse di sopra con passi silenziosi. L'antico dio sentì la porta del bagno aprirsi e fece una smorfia disgustata.
  Passarono i minuti. Due, poi cinque, poi dieci, e infine Adrian sentì il suono che aveva atteso per cinque ore: un colpo secco, pesante e mortale, e sentì il nodo di tensione attorno allo stomaco dissolversi.
  Cominciò a districarsi dalla coperta mentre ascoltava i suoni di Grell che si liberava del ragno, scivolando in cucina con la sua solita grazia per servire il pesce. Stava versando il vino quando la donna lo abbracciò da dietro, passandogli le braccia attorno al ventre e appoggiando il mento sulla sua spalla.
  «Meglio?» domandò con voce dolce, posandogli un bacio sul collo, e Adrian sorrise.
  «Meglio».

 

. . .

 

  Perché nessuno ha il diritto di farvi sentire sciocchi per le vostre paure.
  I personaggi non sono miei, appartengono a Yana Toboso: li ho presi per giocarci un po' ma adesso li ho rimessi a posto. Non conosco il vero nome di Undertaker, ho usato il fan-made 'Adrian Crevan' perché mi piace molto.
  Un commento? Ditemi chi ha colto la reference a Stephen King :)
 

   
 
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