-Ragazzi! È pronta la cena! Venite giù! -
Come al solito chiamo giù Harry, Ginny, Hermione, Ron, George e mio marito.
Dopo neanche dieci minuti siamo già tutti intorno alla tavola a mangiare l’infinita cena di Natale che ho preparato.
E mi sforzo, mi sforzo per non scoppiare a piangere davanti a tutti, perché nonostante siano passati ben cinque anni dalla fine della guerra non riesco a capacitarmi di aver perso un figlio.
Esattamente come non riesco a capacitarmi di non vedere più il sorriso del mio George in tutti i luoghi che gli ricordano e ci ricordano lui.
Si sorride ancora, ma non come quando c'era lui, non più come quando c'era Fred: il suo sorriso è un sorriso di occasione, piega le labbra all’insù ma il sorriso non raggiunge più i suoi occhi, i suoi occhi ormai trasmettono solo dolore per aver perso Fred, e questo dolore sono sicura che non sarà mai colmato del tutto.
In casa stanno tutti ben attenti dal nominarlo perché sanno che io scoppierei in lacrime senza ritegno davanti a tutti, Arthur farebbe cadere o frantumerebbe qualunque cosa avrebbe in mano, George se ne andrebbe via in camera sua per poi accasciarsi in terra dopo aver frantumato uno specchio, mentre tutti gli altri si ammutolirebbero all'improvviso e mi guarderebbero in cerca di una reazione che in tempo arriva.
Quindi in casa il suo nome è come un tabù, ma io so che ci pensano tutti, ne sono consapevole.
Perché io trovo lo specchio rotto ogni mattina in camera di George, perché io trovo i cuscini bagnati dalle lacrime in camera di Ginny, perché io quando faccio finta di dormire sento i singhiozzi di mio marito.
So che nessuno tornerà più come prima, perché non c'è lui.
Cazzo! Beh, si me lo permetto di dirlo, perché sono io che ho perso un figlio, parte della mia vita, e mi manca, mi manca terribilmente.
E non importa quello che succederà, ogni anno a Natale, ci sarà un pacco regalo sotto il nostro albero, un pacco dove all’interno ci sarà sempre un maglione con una gigante F sopra.