I.7
L'incanto
– l'illusione – della pace si spezza in un giorno banale, un
sabato di sole,
mentre s'affaccendano ad essere come tutti gli altri, in quello
che avanza
della calca del mercato settimanale, all'ora un poco tarda in
cui ci si affretta
per andare a casa a cucinare. Un paio di sacchetti della spesa a
testa, se la
prendono comoda, godendosi la gravità e l'atmosfera della Terra,
la compagnia
dell'altro, e qualcosa che immaginano somigli alla
spensieratezza, a passo
lento e lieve, senza altre faccende da sbrigare.
Oggi,
la cosa più eccezionale saranno Dorothy e Relena ospiti per
cena; e Duo ha
avuto la geniale idea d'invitare anche Quatre e Trowa, per
ridere di più
disgrazie altrui ed avere qualcun altro a compatirlo
sogghignando sotto i
baffi, impercettibilmente. Che Heero non possa farci niente, è
inutile dirlo:
già è tanto che l'idiota si sia degnato d'avvisare, tra il
chiosco delle spezie
e quello della frutta.
La
questione più spinosa – italiano, arabo o orientale? – è stata
lungamente dibattuta,
risolta ed archiviata. Duo squamerà il pesce, affetterà le
verdure per la
zuppa, poi sarà prontamente esiliato sul divano, per ridurre al
minimo la probabilità
di esplosioni o d'avvelenamento – Milliardo è ancora convinto
che si sia
trattato d'un atto intenzionale e premeditato; Heero, dal canto
suo, vivendo in
quell'appartamento, avrebbe fatto volentieri a meno della
(tuttora persistente)
puzza di bruciato.Entrambi non sono inclini a incaponirsi sul
servizio di
bicchieri, posate e piatti da portata: per Heero non fa
differenza e non
gl'importa; Duo non avrebbe problemi a far mangiare gli invitati
in piedi,
colle mani, dalla pentola. Con un po' di fortuna, un paio di
birre
strategicamente piazzate, ed una buona dose di santa pazienza –
Heero non ha
ancora assassinato Duo: è la prova provata che ne ha tanta –,
non ci sarà
niente da ridefinire, spanna a spanna, come un confine in una
guerra di
trincea. Tutto sommato, si prospetta una piacevole serata; dovrà
soltanto
premurarsi che tutte le lame siano ben smussate, nel caso ci
scappi la
coltellata.
Meditazioni
oziose, non valgono a distrarlo, né contano più niente, quando
infine li vede. Accanto
a lui, Duo è una statua di sale, questione d'un istante.
Seduti
al bar, sul ciglio della strada, ciascuno di fronte a una
granita troppo allegra,
troppo colorata, il Dottor J e G, il Professore, sembrano
pensionati, vecchietti
in vacanza; sventolano il giornale, sorridendo – un passate
curioso di certo
penserebbe che stiano richiamando l'attenzione dei nipoti.
Stanno benissimo,
per essere due morti.
"Domani.
22:00. Portate Zero-Tre e Zero-Quattro", ordina J, diritto al
sodo,
alzandosi e appuntando su un tovagliolo solo le coordinate, con
la mano di
carne. G lascia una mancia generosa al cameriere, a loro un
saluto.
Nella
fondina – senza cui non esce – discretamente coperta dalla
giacca, la pistola
a Heero non è parsa mai così pesante.
"Almeno,
per stasera non dovremo disdire", osserva Duo, approfittandone
per fare
una pausa: requisita una sedia, i piedi sul tavolino, sbuccia
una mela sottratta
dalla busta della spesa.
Il
coltello a serramanico gl'è passato dallo stivale alla mano così
velocemente
che finanche Heero ha avuto difficoltà a seguire il movimento –
ma non esita ad
accettare lo spicchio che gl'è offerto, in bilico tra un pollice
e il filo del
rasoio.