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Autore: fa_ty    14/08/2018    1 recensioni
Certi amori ci segnano irrimediabilmente. Elena lo sa bene, Maeva ha sconvolto la sua vita senza chiederle il permesso, lasciandola distrutta e sola, senza preavviso. Alcuni anni dopo, seduta ad un Bar, Elena rivede Maeva,qualche tavolino più in là, riportandola indietro nel tempo quando i loro occhi danzavano insieme, la metro correva veloce come in una canzone indie e Frida Kahlo incantava Milano. Passato e presente si mescolano come la cioccolata con la panna, lasciando in bocca un aroma di Futuro.... incerto, ma dolcissimo
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Una parte di me, stamattina ha sperato di svegliarsi con Maeva, nuda nel mio letto.
L’altra parte invece, pregava di non averla incontrata una settimana fa, al bar. Insomma, di non esserci finita per poco, di nuovo tra le gambe.
Faccio fatica a prendere sonno, penso continuamente a lei. 
Non le ho risposto, non ne ho avuto la forza, la voglia, la sfacciataggine; anche perché se le avessi risposto le avrei scritto l’indirizzo di casa e non mi sembrava proprio il caso.
Ha ricominciato a piovere ancora a Milano, mista neve. Odio questo tempo e l’effetto che fa sulle persone, ma soprattutto sul mio umore. 
L’articolo della settimana scorsa è stato un successone, ho recensito un libro a tema. Non avevo la testa per scrivere qualcosa di creativo.
 
Spingo la porta del bar, il tepore, il vapore e l’odore del caffè  mi accolgono. Mi siedo al mio solito tavolo, aspettando la cioccolata che ho ordinato, comincio a lavorare al nuovo pezzo. Ho sparso le penne, i fogli, i post-it, gli appunti per quasi tutto il tavolo, non amo che la gente si sieda di fronte a me.
Sento la sua voce. Dannazione. Evito di guardare dalla sua parte sperando non mi abbia visto.
Si siede di fronte a me. Senza chiedere il permesso. Ammonticchia i fogli.
Ha i capelli sciolti, gonfi, come le occhiaie di chi ha dormito male.
Ci guardiamo in silenzio, poi lei tira fuori il libro dalla borsa ed incomincia a leggere, senza proferir parola. 
Ha le mani screpolate dal freddo, le nocche potrebbero sanguinarle da un momento all’altro.
Arrivano insieme le nostre ordinazioni. Cioccolata.
La cameriera appoggia direttamente il vassoio, oramai mi conoscono, sanno che lascerò libero questo posto alla chiusura.
Maeva riempie di zucchero una tazza. 
Poi si prende l’altra e comincia a bere la cioccolata, amara.
Mi ha zuccherato la cioccolata.
Legge un libro in norvegese, dal titolo a me incomprensibile.
<< Mi sono laureata>> le dico per rompere questo gelo.
Mi guarda, gli occhi verde blu, ancora più grandi di come li ricordassi mi osservano per qualche istante. 
<< Lo so. Anche io, in lettere antiche, in Norvegia>> lo dice con un tono tra il piatto ed il trionfale, sapendo di sorprendermi.
Le sorrido.
Mi mordo la bocca, d’istinto, senza pensare alle reazioni che in lei potrebbero scatenarsi.
Le sue pupille si dilatano. Respira. Torna sul suo libro, poco convinta.
Poi rialza lo sguardo.
Posso sentire il suo cuore accelerare.
Il mio sta scoppiando.
Torna sul libro. Di nuovo, come se volesse ignorare la tensione. Non le ho risposto dopotutto.
Torno sul mio lavoro.
Mi ha lasciato lei.
Mi ha lasciato lei. Senza un motivo. 
Mi ha lasciato lei. Senza un motivo. È andata in Norvegia. 
Mi ha lasciato lei. Senza un motivo. È andata in Norvegia. Mi ha lasciato a pezzi.
Però mi mancava il suo odore. Sta diventando di nuovo famigliare. Una droga.
Il cuore accelera, sto per fare una cazzata. Me lo sento.
Non fare stronzate Elena, ti ha mollata lei.
Le sue mani screpolate, leggermente rosse.
Accarezzo la sua mano.
Il suo fiato che si spezza.
È fredda, ruvida di freddo, accarezzo le nocche.
I miei occhi nei suoi.
 
Elena ti ha lasciato lei, cosa cazzo stai facendo.
 
Prendo la sua mano. La avvicino alle labbra. La bacio.
Le sue nocche ruvide contro le mie labbra morbide. Freddo che incontra il caldo. 
Sento il brivido che le pervade il corpo. I nostri occhi non smettono di guardarsi. Non stacco le mie labbra dalle sue nocche anzi, le faccio scivolare lungo le dita affusolate. Cominciano a riscaldarsi. I nostri occhi ormai sono drogati, gli uni degli altri. Eccitati. Come le nostre anime, come i nostri corpi che si riconoscono e si vogliono. Prepotenti.
 
Elena cosa stai facendo. 
Non sono più padrona di me stessa.
Un vecchio padrone mi ha sottomessa, contro la mia volontà. 
L’Amore. 
Mi vuole, mi pretende.    
   
 
   
   
 
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