Crossover
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Autore: Ash Visconti    14/08/2018    1 recensioni
Via Lattea. Un futuro imprecisato. Un Nuovo Ordine è sorto dalle ceneri di un era di lotta e devastazione, pronto a riportare la pace e l'unità nella galassia con ogni mezzo necessario, anche quelli sporchi. Ma quando i fautori di ordine e stabilità negano le libertà altrui è tempo di combattere. Tra i combattenti per la libertà un gruppo di persone forma un team per lottare uniti insieme ad altri eroi.
Crossover tra: Warhammer, Hunger Games, Maze Runner, Divergent, World of Warcraft, Starcraft, Diablo e Thief. Nonché personaggi originali. Se questa premessa vi ha incuriosito, leggete pure!
Nota: potrebbero apparire un paio di personaggi OOC.
Genere: Fantasy, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Libri, Videogiochi
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 8 - Decisione

Scintillan Fusilier Master of Ordnance2
Colonnello Eli Hamsha


 
 
Il mattino seguente, il Sole tornò ad illuminare ancora una volta la città di Artdolf. Gli abitanti della capitale dell’Impero si svegliarono e un poco alla volta ripresero le loro solite faccende quotidiane.
Sarebbe stato tutto normale se non fosse stato per quella gigantesca nave che continuava a pendere sulle loro teste.
Un po’ di disagio lo metteva, ma finché restava lì e non accennava a fare qualcos’altro, specialmente qualcosa di ostile, si cercava di ignorarla e di proseguire con la giornata.
All’interno dl palazzo imperiale, lungo uno dei tanti corridoi corredati da vetrate ed arazzi disposti ad intervalli regolari, camminavano l’ambasciatore di Macharius e il colonnello Hamsha, scortati da una guardia in armatura ed armata di spada, diretti verso l’imminente udienza con l’imperatore.
Quella mattina avrebbero saputo la decisione finale del sovrano dell’Impero.
“Sono sicuro che sua maestà farà la scelta giusta” commentò l’ambasciatore. “D’altronde perché schierarsi con la Resistenza? La stiamo già mettendo abbastanza sotto pressione ed è solo questione di tempo prima di una loro sconfitta!”
“Senza alcun dubbio” commentò Hamsha camminando a passo spedito per il corridoio. “Però… la nave che quel Wrynn ha usato per giungere qui… le scansioni non l’hanno rivelata in orbita del pianeta o in qualche luogo di questo”.
“A quest’ora l’avremmo già trovata, giusto? Probabilmente se ne sono già andati”.
Il colonnello scosse la testa.
“I radar avrebbero segnalato immediatamente che in zona una nave avesse compiuto il salto a velocità a luce. No, sono ancora qui sul pianeta. Se non riusciamo ad individuarli è perché utilizzano un sistema di invisibilità e schermatura integrato loro astronave.”
“Hanno inventato una grande tecnologia sui pianeti della Federazione!” commentò l’ambasciatore.
“No, si tratta di tecnologia inventata da quegli alieni chiamati Protoss” replicò il militare.
“Efficace, ma grazie alle informazioni raccolte sul campo so che ha un punto debole: non può durare in eterno” proseguì Hamsha. “Prima o poi la batteria della schermatura si esaurirà, inoltre saranno obbligati per forza a disattivarla prima di fare il salto a velocità luce. Se la schermatura è attiva, infatti, il salto non funziona”.
Il suo accompagnatore annuì, in segno di aver capito.
I due, sempre scortati dalla guardia giunsero al grande portone che dava alla sala del trono. Due guardie, poste a fianco dell’entrata, lo aprirono una volta che li videro arrivare, e la loro guida si fece da parte, così che i due entrarono nella sala.
Tutti i membri più importanti della capitale o dell’Impero erano riuniti seduti in semicerchio attorno al trono, trono su cui era sempre seduto l’imperatore.
Quando gli occhi di tutti si puntarono su di loro, l’ambasciatore per un attimo pensò che l’azione commessa da Hamsha ieri li avesse resi più gelidi e maldisposti nei loro confronti. Infatti son si erano portati dietro i due soldati di scorta per dare un’idea più pacifica ai loro interlocutori.
Ma Karl Franz li accolse con una cortesia che parve genuina.
“Spero che abbiate goduto di un buon riposo” esordì.
“Sì, maestà, la vostra ospitalità è stata piacevole” rispose l’ambasciatore.
Preso un respiro profondo, Karl Franz parlò con decisione ai due stranieri.
“Non vi tratterrò al lungo e verrò subito al nocciolo della questione: ho riflettuto tutta la notte sulla questione dopo aver sentito anche l’ambasciatore della Resistenza, oltre a voi, ed alla fine ho preso una decisione”.
Detto questo stette per tre secondi in silenzio, mentre nell’aria della sala si avvertiva un forte tensione.
Fu l’ambasciatore il primo a rompere quel silenzio.
“Ebbene? Qual è la vostra scelta?”
Karl Franz non si fece attendere molto per la risposta, che giunse immediata.
“Neutralità”.
Quella parola fece spalancare gli occhi per la sorpresa ai due inviati di Macharius. Il colonnello Hamsha lanciò un’occhiata confusa all’ambasciatore, il quale, ripreso il controllo di sé, domandò:
“Come sarebbe a dire?”
“Sarebbe a dire che non intendo schierarmi con nessuna delle due fazioni in guerra. Almeno per ora”.
Dato che i due interlocutori avrebbero gradito delle spiegazioni, l’imperatore non le fece attendere.
“Questa guerra ch sta imperversando per il settore affidato al governatore Macharius non entusiasma nessuno di  noi. So che il nostro pianeta è piuttosto isolato rispetto agli altri, e voglio sperare che voi del Nuovo Ordine no abbiate intenzione di coinvolgerci nella guerra, ma nessuno di noi è sicuro di schierarci con qualcuno in una situazione simile. E nemmeno io, in effetti.
Abbiamo concordato che abbiamo fin troppe cose di cui occuparci attualmente ed essere coinvolti in un conflitto che manderebbe tutto ciò che consociamo ed amiamo in rovina non ci piace per niente.
Perciò, ecco la mia decisione: sconfiggete la Resistenza, concludete questa guerra, e io e gli altri sovrani umani di Mallus saremo ben felici di unirci in una Galassia più salda e sicura”.
La decisione era stata presa dall’imperatore ed era irrevocabile, anche se il Nuovo Ordine non l’avrebbe presa molto bene questa adesione alle sue fila messa in “forse”.
Però non avevano opposto un rifiuto, sarebbe stato da folli farlo, specie considerando che la Resistenza non potevo mandare immediatamente truppe e navi a difendere un lontano pianeta primitivo da una sicura invasione militare.
Così si erano “salvati” optando per una posizione d’attesa che aveva anche parecchi motivi logici dietro. Una scelta buona, ma nella delegazione di Macharius c’era chi sia spettava tutt’altro risultato.
Hamsha imprecò mentalmente contro Anduin Wrynn: era certo che dietro la decisione di Karl Franz ci fossero le sue parole dette ieri. Certo, il pianeta non si era schierato ufficialmente con la Resistenza, ma quel ribelle che era riuscito a scombussolare i progetti di Macharius.
Però, la neutralità di Mallus (che sarebbe stata rispettata fino a nuove offerte e richieste) era dovuta alla sopravvivenza della Resistenza. Per trasformarla in alleanza, dovevano solo vincere una guerra, no?
Hamsha ritenne, con parecchia fiducia, che potevano vincerla in poco tempo, massimo due anni. Non sarebbe durata ancora per molto.
Una domanda gli balenò improvvisa nella mente: il ribelle dov’era?
“Non era la risposta che ci aspettavamo” commentò l’ambasciatore. “Ma immagino che abbiate ponderato con grande attenzione la questione. E sia! Da politico, posso garantirvi che la neutralità sarà rispettata fin quando lo desideriate. Riferirò immediatamente al governatore Macharius la vostra decisione”.
Il colonnello a questo punto fece un passo avanti, superando l’ambasciatore.
“In tal contesto avrei una domanda importante da porre a sua maestà!”
Dopo che il sovrano gli ebbe fatto di cenno di parlare, chiese: “Quel ribelle che ha parlato con voi ieri… Dov’è adesso?”
“Lo ignoro” fu la tranquilla risposta.
Il viso di Hamsha diventò più duro e cominciò a sospettare qualcosa.
“Attento, imperatore, se lo state nascondendo a noi…”
“Non sto nascondendo un bel niente” l’uomo bloccò l’ammonimento del militare. “Ripeto: ignoro dove egli sia: se n’è andato per la sua strada non appena l’ho congedato dalla sala del trono. E nel caso ve lo chiediate, no, non mi sono curato di dove sia andato”.
“Per il bene del regno spero che quanto appena raccontato corrisponda a verità!”
Tra i consiglieri si levò un brusio ostile, mentre lo stesso sovrano corrugò la fronte, assumendo un’aria dura. L’ambasciatore provò con lo sguardo a bloccarlo, ma quello ormai si era lanciato nella sua oratoria.
“Ricorda Karl Franz, sarai anche un imperatore qui, ma il tuo regno è piccolo paragonato al resto del pianeta. E piccolo è un singolo pianeta paragonato al Segmentum XIII governato da Lord Solar Macharius. Quindi attento: noi accetteremo la tua neutralità, ma tieni bene a mente che sin dall’inizio di questa guerra il governatore Macharius ha emanato una legge secondo la quale chiunque dia rifugio o aiuto di qualche genere ai ribelli verrà considerato un ribelle egli stesso e come tale verrà trattato!”
“Come osi minacciare l’imperatore?” sbottò Kurt alzandosi dallo scranno, la mano sull’elsa della spada. Anche molti altri presenti erano palesemente indignati, e lo steso imperatore lo fissava con un espressione più dura di prima.
“Non è una minaccia è un avvertimento!”
“Ah sì?” replicò sua maestà. “E dove starebbe la differenza?”
Fu l’ambasciatore a cercare di mettere una pezza.
“Vi chiedo scusa per l’eccessiva enfasi dl Colonnello Hamsha, sire, si è lasciato trascinare dal suo ardore per la causa del Nuovo Ordine, ma vi assicuriamo che non è nostro interesse danneggiare pianeti neutrali. Voi ci avete detto quale sarà la nostra posizione e la vostra posizione e la rispetteremo, prendo quindi congedo da voi”.
L’imperatore alzò la mano destra per bloccarlo.
“Una domanda prima: è vera questa storia sulla legislazione di Macharius?”
Nella corte piombò un silenzio tombale prima che si sentisse la risposta.
“Il governatore si è trovato costretto a prendere provvedimenti drastici, date le circostanze del conflitto in corso che impongono una serie di situazioni complicate e difficili”.
“Ho capito” replicò Karl Franz. “Ambasciatore, ribadisco la mia posizione di neutralità fino alla fine della guerra, potete riferirla al governatore Macharius. Detto questo, direi che la riunione è sciolta. Immagino che voi due tornerete subito al vostro mondo di partenza. In tal caso, mi congedo da voi”.
“E così faremo noi, imperatore” ribatte l’ambasciatore chinando il capo ed uscendo dalla sala, subito imitato e seguito da Hamsha.
I due camminarono per i corridoi del palazzo in silenzio pensando di tornare sulla nave in orbita sopra la città.
Svoltato un angolo del corridoio, l’ambasciatore mormorò al suo compagno:
“Credo che quella filippica potevi risparmiartela”.
“Storie, se non avessimo sin da subito fatto capire a quelli che fanno parte della Resistenza che non bisogna mordere la mano che ti offre da mangiare ci saremo evitati molti problemi!”
Il militare accelerò poi il passo.
“Forza ora, cerchiamo di trovare quei dannati ribelli, prima di tornare a casa!”
 
 
“Molto bene, secondo le coordinate siamo nella zona giusta”.
All’annuncio del pilota, Anduin si affacciò dal finestrino della cabina di pilotaggio.
Così quella era la desolazione che cercava. Circa millecinquecento anni fa un meteorite si schiantò su una delle città più ricche dell’Impero, nonché la capitale della provincia imperiale chiamata “Ostermark”, distruggendola e decimandone i disgraziati abitanti.
A distanza di così tanti secoli, la zona conservava ancora le cicatrici della devastazione: vi erano le rovine di una grande città disabitata attraversata a metà da un fiume, una metà era ancora intera, sebbene diroccata e con diverse brecce nelle mura di pietra, l’altra metà invece era completamente devastata da un grande cratere che aveva scavato e divelto il terreno, e solo pochi rimasugli di muri rimanevano ancora in piedi.
Tutta la zona trasmetteva un’aria cupa e desolata, accentuata dal cielo coperto nubi grigie, e sul terreno circostante spiccavano lunghe cicatrici che irradiavano una strana luce verde marcio.
Vendendolo, Anduin concordava con quelli che dicevano che fosse un brutto posto, ma quel luogo gli serviva per il suo piano. Sperando che funzionasse.
“Atterrate sui confini della zona, cerchiamo di evitare le zone più pericolose del luogo”.
La Fellowship iniziò così la manovra d’atterraggio, descrivendo cerchi sempre più stretti per poi atterrare con tranquillità presso un gruppo di alti alberi vicino ai resti della città.
Una volta che i pedali si furono poggiati sulla terra sottostante e i mori furono spenti, Anduin andò dai compagni di squadra la maggior parte dei quali riuniti in una stanza e seduti lungo un tavolo bianco.
“Bene, siamo giunti a destinazione. Se volete potete scendere per sgranchirvi le gambe, state solo  mimetizzati tra gli alberi, per sicurezza”.
“Sì, buona idea” borbottò la maga imperiale alzandosi.
Isabela non aveva una bella cera: era pallida e la bocca tesa in una smorfia.
“Mal d’aria?” chiese Johanna.
“Mi sto riprendendo”.
“Tranquilla, anch’io ho avuto lo stomaco in subbuglio, la prima volta che ho volato” commentò Richard. “Deve essere una caratteristica di noi abitanti dei “mondi primitivi” ogni volta che saliamo su un affare volante di metallo”.
“Guarda che anche gli abitanti di non primitivi soffrono il mal d’aria” ribatté la Mason.
“Mh… allora il motivo di fondo è…”
“Che la Natura non ci ha fatto per volare” concluse Isabela.
Una volta che il portello principale del mezzo spaziale fu aperto e la scaletta calata, il team al completo, preceduto da Anduin, scese dirigendosi verso un folto gruppo di alberi dall’alto fusto.
L’ultima a scendere fu la maga dell’Impero. Guardò da destra a sinistra la cupa e poco allegra area circostante.
“Mordheim. La Città dei Dannati. O almeno quel che ne rimane. Nemmeno nei miei sogni avrei mai immaginato che avrei messo piede qui o l’avrei vista coi miei occhi. Questo posto porta male.”
“Sì, non ha proprio un’aria allegra” disse Kyle.
“Che cos’è quello? Come mai quella fenditura nel terreno emana una tale luce verdastra?” domandò Leah indicando un lontana fenditura nel terreno posta vicino ai ruderi.
“Quella la luce la emana la Warpietra, deve essersi sviluppata una fonte lì” mormorò diffidente Isabela.
“Cos’è la Warpietra?”
“Magia solidificata, in parole povere. Ma si tratta di magia malvagia. Non toccarla, nessuno di voi la tocchi:, se non volete ritrovarvi spiacevole mutazioni sul copro!”
“Tipo?”
“Tipo un occhio o un braccio in più. Oppure diventi uno schifo che ha poco di umano: fidatevi, la warpietra è pericolosa e noi non abbiamo i mezzi per raccoglierla senza correre rischi, perciò tenevi lontani”.
Thorvald borbottò qualcosa che gli altri non capirono e fece un gesto di scongiuro; la sua mentalità da abitante di un mondo primitivo gli causava una forte diffidenza verso quella roba intrisa di malvagità.
Garrett scrutò da dietro gli alberi quella fenditura incriminata. Condivideva la diffidenza della maga, dopotutto nella sua carriera da ladro sul suo mondo si era imbattuto in un paio di occasioni in oggetti strani. In tali occasioni aveva preferito evitarli, dato che il suo istinto presagiva guai, ma se il furto dell’oggetto strano avveniva su commissione era lacerato dalla diffidenza o dalla possibilità di essere giustamente remunerato per il lavoro.
 “Parlami di più di questa Warpietra” disse alla maga. “È giusto sapere cosa potremmo aspettarci”.
Quella scosse la testa.
“Non c’è altro da aggiungere: la sua magia è di origine maligna e nella sua forma grezza ha terribili poteri mutageni. Solo nella sua forma raffinata si può maneggiare con relativa sicurezza, ma per il resto nessun mago di buon’anima vorrebbe averci niente  a che fare.
In passato si riteneva che la warpietra poteva essere utilizzata dagli alchimisti per trasformare i vili metalli in puro oro. Dopo la distruzione di Mordheim, si formarono diversi giacimenti di Warpietra nella zona, causati dalla cometa, e centinaia di avventurieri partirono per i ruderi della città sperando di far fortuna.
Sotto il regno di Magnus il Pio si scoprì che la Warpietra era di origine maligna: il suo uso fu quindi  vietato in tutto il territorio del’Impero e la formula della pietra filosofale per creare l’oro fu distrutta”.
“Una scelta saggia presumo”, commentò l’uomo. “Certe cose è meglio lasciarle dove sono”.
“Già, peccato che certe scelte non valgono per individui senza scrupoli”.
Anduin si era limitato ad ascoltare quello scambio di battute.
Quel pianeta svelava continuamente nuovi aspetti, molti dl quali innegabilmente brutti, ma dalle storie che aveva sentito, sapeva che la fuori nella Galassia c’erano diversi mondi in situazione complicate. Certo, con ciò non negava che molti mondi fossero pacifici ed ignorassero la guerra, pur non mancando di sicuro di problemi interni.
Mallus però aveva qualcosa di particolare che ancora non sapeva definire, forse la sua magia che un mago come lui sentiva nel vento nei venti stessi.
Alzò lo sguardo al cielo, chiedendosi quando sarebbe apparsa la nave nemica. Considerando l’autonomia che aveva il dispositivo di schermatura probabilmente li avrebbero individuato domani mattina, però, ora come ora, non era neanche mezzogiorno, c’era tempo per organizzare tutto.




Cari lettori e lettrici, mi scuso se i capitoli escono con frequenza lenta, ma ho diversi altri impegni nella vita che mi prendono tempo. In ogni caso questa storia va avanti e continuerà ad andare avanti. Col chap di oggi segnalo l'uscita di Battle for Azeroth, ultima espansione per World of Warcraft, una delle opere presenti in questa fic. Precisione sugli eventi del mondo di Azeroth: siamo poco dopo i fatti di Warlords of Draenor, quelli di Legion non si sono ancora verificati.
   
 
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