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Autore: Red Saintia    15/08/2018    4 recensioni
Un rapporto difficile, come può esserlo quello tra un padre assente e un figlio ribelle. Visto in un ottica un pò particolare, quella di due personaggi che in quanto a carattere hanno molto da raccontare. Yoma e Tenma interagiscono in un contesto inedito e moderno alle prese con un rapporto tutto da costruire, dove non mancheranno incontri particolari e colpi di scena.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mephistofele Yoma, Pegasus Tenma
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L’Amnesia Cafè non era un posto frequentato da tutti, la gente di quel quartiere lo sapeva bene, e se poteva, se ne teneva alla larga. Nonostante la sua, non proprio rinomata fama, era un bar moderno ed elegante molto curato e ricercato sia nel servizio che nell’arredamento.

Yoma entrò un po’ trafelato guardandosi intorno. Un tavolo era occupato da una coppia, un'altro da quattro persone che sembravano discutere di questioni lavorative. Si avvicinò per ordinare.

“Buonasera prende qualcosa signore?” chiese il bar man.

“Vodka con ghiaccio, grazie” rispose Yoma.

Il ragazzo dietro al bancone lo conosceva bene, nell’ultimo periodo lo aveva visto più volte e sapeva con quali persone si aggregava. E infatti dopo avergli servito la vodka anticipò la domanda che Yoma gli avrebbe fatto di lì a breve.

“Siete atteso signore, credo sappiate anche da chi.” gli disse

“Lo so bene…” bevve la vodka tutta d’un sorso, accendendosi l’ennesima sigaretta.

“Dove si trova il signor De Rosa?” chiese Yoma

“Nella saletta privata qui accanto, credo che la conosciate?”

“La conosco infatti.” Yoma si alzò e raggiunse la porta della stanza, non bussò, non serviva. Sapeva che lo stavano aspettando e sapevano che lui non sarebbe mancato.

Aprì la porta e una nuvola di fumo gli arrivò dritta in viso facendolo voltare di scatto.

“Yoma, amico mio sei arrivato…” Manny non tardò a palesarsi davanti a lui, sempre elegante e con l’aria spavalda.

“Dobbiamo parlare da soli…”  disse Yoma

“Ce poco da parlare, tu mi devi del denaro e come sai i debiti di gioco si onorano.”

“Tu hai minacciato mio figlio e questo non te lo permetto, lui non c’entra niente con i nostri affari.” Disse con risolutezza.

“Stai attento alle parole che usi Yoma, tu non vieni qui ad alzare la voce con me è chiaro. Tu mi restituisci il mio denaro ed io, forse, sarò generoso e ti farò uscire sulle tue gambe.” Disse l’uomo avvicinandosi.

“Io non ho quel denaro Manny lo sai.” Rispose. L’uomo lo guardò come se non fosse sorpreso da quelle parole, e per tutta risposta gli sferrò un pugno dritto nello stomaco facendolo piegare a terra.

“Questo potrebbe essere un problema amico mio… sei venuto qui pur non potendomi restituire ciò che mi devi, hai fegato, ma questo non ti servirà.”

“Sono venuto per dirti di lasciare in pace mio figlio pezzo di merda.” Yoma si alzò prendendolo per le spalle e facendolo cadere sopra un tavolo li vicino.

Manny si voltò all’istante prendendolo a pugni sul viso e sulla testa, i due cominciarono a lottare, ma in breve tempo gli uomini presenti nella stanza intervennero prendendo Yoma e allontanandolo di peso. Lui cercò di difendersi per quel che poteva ma in tre contro uno c’era poco da fare.

“Cosa diavolo credevi di fare pezzo d’idiota. Vieni qui nel mio locale senza i miei soldi e pretendi di uscirne illeso… sei uno stolto.”

Yoma era a terra, il viso ormai ridotto ad una maschera di sangue, il torace che gli doleva per i colpi ricevuti e forse aveva anche una spalla slogata. Ad un tratto gli parve di sentire una voce, inizialmente pensava di sbagliare ma poi si accorse che era proprio la sua.

“Fermati subito ragazzo! Non puoi entrare lì dentro fermati ti ho detto.”

“Va al diavolo…” Tenma spalancò la porta ed entrò. “Papà ma cosa…” rimase senza parole vedendolo ridotto in quel modo.

“Tenma che ci fai qui vattene subito!” disse Yoma con un filo di voce.

“Siete dei bastardi, prendervela con una persona in quattro di voi. Davvero un gran coraggio il vostro.” Gli urlò in faccia.

“Hai fegato ragazzo a presentarti qui, potrei farti fare la fine di tuo padre, lo sai?” disse Manny estraendo un coltello a serramanico dalla giacca.

“Vai via Tenma scappa!” gridò Yoma ricevendo l’ennesimo calcio nello stomaco.

“Non me ne vado se lui non viene con me!” disse

“Sul serio? Se vuoi te lo posso rispedire a pezzi… scegli tu?” rispose l’uomo.

“Tu non mi fai paura, sei solo uno sbruffone che si diverte a minacciare la gente. Ma se adesso tu lo ammazzi o fai qualcosa a me non solo non riavrai più i tuoi soldi ma avrai anche la polizia addosso. Pensaci, non so quanto ti convenga.” Disse Tenma. Manny sorrise compiaciuto.

“Sei un tipo sveglio per essere un ragazzino, forse hai più coraggio di tuo padre. Quindi mi chiedo cosa te ne può fregare di un pezzo di merda come lui. Lascialo a noi te lo toglieremo dai piedi.”

“Questi non sono affari tuoi, se poi vuoi correre il rischio che vengano a perquisire questo posto puoi pure pestarci entrambi, vedremo che ne penseranno in ospedale quando farò il tuo nome, e credimi lo farò con piacere.” Disse, sperando di essere stato convincente. Manny lo guardò dritto negli occhi, aveva ancora il coltello in mano.

“Yoma… noto con piacere che nella tua famiglia ce qualcuno con le palle. Buon per te.” Richiuse il coltello rimettendolo nella giacca.

“Ragazzi lasciatelo stare, credo che per stasera abbia capito la lezione, ma ricordati che il debito non è saldato.
Ringrazia tuo figlio se esci di qui ancora intero stasera.” Fece cenno con la testa ai tre uomini che lo seguirono senza dire una parola. Tenma tirò un sospiro di sollievo aiutando suo padre a rialzarsi.

“Cosa ti è saltato in mente. Sei un idiota Tenma avrebbero potuto ammazzarti.” Disse Yoma tossendo ripetutamente.

“Invece non lo hanno fatto, credo che tu mi debba un favore.” L’uomo guardò il ragazzo mentre lo sorreggeva per le braccia e pensò che in fondo suo figlio era cresciuto davvero bene malgrado il suo pessimo esempio.

“Come ti senti?” chiese Tenma

“Un rottame direi”

“Te la sei cercata”

“Stavolta hai ragione, me la sono cercata, ma adesso basta.” Gli disse. Tenma lo guardò sorpreso e dubbioso.
“Cos’è il tuo amico ti ha messo la strizza addosso?”

“Non è per lui, me ne frego delle minacce di Manny. Ma ho capito una cosa…”

“E cioè?”

“Che se sei venuto qui stasera, vuol dire che in fondo pensi che ne valga la pena aiutare un tipo come me. E quindi, quanto meno devo ricambiare questo tuo sforzo cercando di essere migliore di quello che sono stato fin ad ora.”

Tenma rimase sorpreso, per la prima volta riuscivano a parlare senza urlare e senza litigare, erano sincere quelle parole non sapeva perché ma era così. Non erano parole dettate dalla paura del momento, ma dalla voglia sincera e reale di voler cambiare o per lo meno di provarci. Camminavano lentamente per strada, le persone guardavano Yoma bisbigliando inorridite.

“Sono davvero tanto terribile?” chiese

“Di certo non sei un bel vedere, e quando ti vedrà la mamma le verrà un colpo.” Disse Tenma.

“Mi dispiace…” la sua voce era un bisbiglio.

“Lo pensi davvero?”

“Questa volta si” rispose Yoma

“Allora dispiace anche a me” gli disse

“E per quale motivo? Tu non hai fatto niente?”

“Per averti giudicato senza cercare di capirti.”
Yoma sorrise, respirando lentamente, dopo tanto tempo sentì il suo cuore più leggero.

“Ah… dimenticavo, domani ci sono gli incontri con gli insegnanti.”

“Sul serio?”

“E’ si, e vogliono parlare personalmente con te.” Disse Tenma

“E dovrei venire conciato così?” gli chiese perplesso

“Certo che devi, possiamo sempre dire che sei un lottatore di box?”

“Si come no…” risero insieme, per la prima volta come padre e figlio. Come due persone diverse tra loro che cercano di appianare i difetti l’uno dell’altro per costruire qualcosa di nuovo.

“Comunque sia… ci sarò senz’altro Tenma, contaci.” Allungò il braccio dolorante scompigliando i capelli del ragazzo, lui accennò ad un sorriso.

“Reggiti a me se non vuoi cadere e farti altri danni. Non vorrei portarti in carrozzina domani davanti ai professori.”

“Almeno avresti la promozione assicurata con un padre invalido.” Disse ridendo

“Allora non tentarmi.” Rispose Tenma
 
 
   
 
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