I.8
Zero-Uno
è l'ultimo della lista, dunque se lo aspettava; non è comunque
pronto.
Questo,
qui e adesso, non è un futuro che il Sistema Zero ha computato:
questo, qui e
adesso, è un sacrificio umano, troppo umano – forse alla pace,
forse alla
guerra, forse allo spietato ordine del mondo, forse al passato
che hanno
condiviso, al tempo sprecato –; l'esito è tanto infallibile
quant'è stato
inatteso.
La
consapevolezza segue al primo affondo, sul filo del rasoio,
preciso per intento
ed esperienza: è già finita, non in un fiotto, ma con una calma
ineluttabile,
goccia a goccia. Non può fare niente, se non provare con le mani
a tenersi le
budella dentro, ad afferrare un attimo ancora, caldo,
appiccicoso e che macchia
le dita scivolando via, senza scampo.
Perché?, vorrebbe chiedergli, ma ha troppo sangue
in bocca – e
la domanda, in fondo, non ha senso.
Zero
è una sua vecchia conoscenza: è familiare, noto, pensano allo
stesso modo;
sarebbe stato un amico, se un Sistema potesse capire il
sentimento.
Sin
dall'inizio, Zero è stato il principale indiziato: l'unico –
credevano – in
grado di riuscire nell'impresa, soltanto per un calcolo
efferato.
Ma
oltre al calcolo, Heero ha davanti anche tristezza e
risentimento, cose che
Zero non è in grado di provare.
Bizzarro – pensa – quanto
sia facile dimenticare che un pilota solo ne abbia sconfitti
due al contempo, quasi
senza sudare. Bizzarro, quanto sia facile ignorare un numero
di mezzo.
Bizzarro, quant'è facile perdonargli il dolore, l'assassinio,
finanche il
tradimento.
Zero
non s'inginocchierebbe mai di fronte a un moribondo, a
sfiorargli una guancia e
segnargli la fronte, in un addio e una benedizione.
Zero
non si prenderebbe mai la briga di spiegare che soltanto così,
soltanto
eliminando tutti loro, la guerra potrà davvero finire.
Zero
non saprebbe dire mi
dispiace. Zero
non capisce amore o devozione.
No, non
è Zero che lo guarda, cogli occhi di una Morte che Heero conosce
troppo
intimamente.
"Ti
voglio tanto bene", non è Zero infine a confessarlo, un peccato
regalato
che non ha assoluzione.
Duo
si porta la stessa lama alla gola; in un sorriso scarlatto,
mischia il loro
sangue per l'ultima volta.
Heero
lo sa: sa che non è Zero, sa che è necessario e personale – e
che avere appena
il tempo di vederlo morire, è la sua punizione. Un istante dopo,
non importa.