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Autore: ShoTTure    16/08/2018    0 recensioni
un progetto particolare di nome R seleziona diversi individui .
questi ultimi verranno catapultati in un mondo particolare chiamato "Atlantide", una città virtuale costruita sulla base di una città dell'800, dove riceveranno un ruolo: un ruolo che conosceranno solo loro.
i soggetti dovranno risolvere dei misteri e alla fine del gioco dovranno enunciare tutti i ruoli degli altri: vince chi indovina i ruoli altrui.
e il tuo ruolo qual'è?
Genere: Azione, Mistero, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Jaques BlackPort era un uomo molto astuto e intelligente. Passava le giornate a leggere libri e a risolvere gli intricati misteri proposti dai suoi bizzarri clienti. Il suo ufficio era un piccolo appartamento in un vecchio palazzo nel centro storico della sua cittadina colorata e vivace, dentro non era molto spazioso ma era molto ordinato. Le pareti erano bianche come il marmo, il pavimento in legno, all'entrata due piccoli divani in pelle disposti intorno ad un tavolo basso di vetro. In fondo la sua scrivania, un angolo tetro e oscuro, isolato dal resto del mondo: un piccolo portatile sul tavolo accanto al posacenere, sul lato sinistro della scrivania un cestino pieno di cartacce varie che straboccavano dall'orlo di quel piccolo oggetto di ferro. l'uomo di 26 anni si sedeva sempre su una poltroncina, non era comoda come le altre ma lo aiutava a concentrarsi, quando riceveva i suoi clienti gli occhi gli si illuminavano di una luce che nessun essere vivente avesse mai visto prima... nonostante quella vivacità nel riceverli e nel risolvere casi lui era una persona pigra, piuttosto scansafatiche e infantile per certi versi, una volta aveva litigato con il suo fidato assistente per una stupida tazza di cioccolata calda in pieno inverno: da quel momento il suo amico non si era più presentato dopo i tanti anni di avventure trascorsi insieme. Che carogna! Francia: città sconosciuta 24 Dicembre anno: ??? "e anche oggi nessun cliente...è dura lavorare sotto il periodo di Natale" sbuffò il giovane detective accasciandosi sulla sua poltroncina. Proprio quando iniziò ad avvicinarsi agli scaffali pieni di libri per leggere qualcosa... qualcuno bussò alla porta "clienti" urlò lui balzando verso la porta "salve. Sono qui per chiederle un favore" l'uomo sulla quarantina d'anni non si presentò nemmeno: indossava una strana giacca in gesso, delle scarpe di tela ed era di corporatura robusta. Aveva dei capelli corti e ordinati del colore del grano con qualche sfumatura grigia per via della vecchiaia e portava un lungo pizzetto affilato che si grattava spesso mentre parlava. "mi dica" iniziò Jaques cercando di essere gentile "abbiamo deciso di inserirla come campione in un nostro progetto" l'uomo iniziò a frugare nella ventiquattrore che teneva nella mano destra "che tipo di progetto?" "un gioco di ruolo" disse divertito l'uomo "non penso di capire quello che mi sta cercando di dire, signore" esclamò dubbioso Jaques prendendo una sigaretta da quella confezione che teneva nel taschino della giacca "vede. Ci saranno molti giocatori, verrete portati in una città costruita sulla base di una città dell'800 inglese e lì dovrete agire in base al ruolo che avete: può andare dal re al panettiere e dal panettiere ad un famoso ladro e dal famoso ladro al..." si prese una pausa per enfatizzare il concetto "al detective" mostrò un grande sorriso smagliante a Jaques. il giovane detective incuriosito chiese più informazioni...fu così che finì ad Atlantide: la città artificiale...o la città "giocattolo" come aveva iniziato a chiamarla lui. Oggi Atlantide: palazzo reale di Atlantide "calmatevi! Non spingete!" iniziò ad urlare una ragazza che si fece strada tra le urla e le spinte della folla. Tutti i possibili cittadini e popolani si erano radunati intorno a palazzo per scoprire cosa fosse successo alla principessa. Nonostante fino a pochi secondi prima ci fosse il sole alto in cielo...quest'ultimo si annuvolò di colpo, iniziarono a cadere dolci e leggere gocce dalle enormi nuvole grigie, la pioggia cadeva sul terreno bagnandolo. In breve tutta la folla si disperse per via della pioggia sempre più forte. Con la pioggia vennero anche brutte notizie: la principessa era morta per cause sconosciute. Jaques tornò il giorno dopo. Le nuvole erano ancora grigie e gonfie mentre il terreno fangoso e intriso di pozzanghere, il palazzo torreggiava ancora sulla piazza principale della città di Atlantide, il giovane detective passò un canale camminando su un robusto ponte in pietra, successivamente si avvicinò piano piano al palazzo, non sembravano esserci rimaste molte persone ma dubitava avrebbero aperto il palazzo al pubblico o divulgato informazioni così decise di inventarsi qualcosa lui. Fece il giro dell'immensa struttura per vedere se ci fossero entrate secondarie o punti scoperti dalle guardie, iniziò dal fronte: c'erano delle guardie appostate sulle mura, avevano un aria minacciosa. Anche le torri erano piene di guardie e c'erano addirittura dei trabocchi...manco dovessero prepararsi ad un assedio. Sui fianchi c'era l'acqua a difendere il palazzo e anche se fosse...non c'erano entrate, nemmeno piccole grate o passaggi segreti. Setacciò ogni angolo e pietra nei dintorni ma l'unica cosa che trovò fu un'insolita porta sul retro. Antica e in legno nero. A "guardia" della porta c'era un soldato giovanissimo e ogni tanto qualche domestico faceva il turno per vedere se accadeva qualcosa. Decise di fermarsi in un piccolo caffè a prendere appunti sul taccuino e ad aspettare calasse la notte. In questo modo avrebbe potuto controllare le difese del palazzo di notte ed intrufolarsi, così entrò nel piccolo locale, molto accogliente, che si trovava di fronte al palazzo. Fuori c'erano molti tavoli e dentro c'era un'atmosfera tranquilla, se avesse avuto un libro sarebbe stato il momento migliore per tirarlo fuori e leggere. Vide che diversi domestici del palazzo stavano ritirando delle merci da un edificio in pietra accanto al locale. Riusciva a vedere a malapena dalla finestra quello che stava accadendo, decise di entrare nel piccolo edificio e di scambiarsi con un domestico. Così entrò nell'edificio, c'era solo una guardia. Non sarebbe stato facile ma sempre meglio dell'opzione "entrata principale" era: i domestici stavano imbracciando delle casse, uno di loro era rimasto indietro e la guardia era uscita un attimo, era il suo momento... "mi scusi, mi sono perso" iniziò Jaques "oh, mi dica. Sarò felice di aiutarla" rispose il domestico che aveva più o meno la sua stessa età e una corporatura simile, quello che accadde dopo lo lascio alla vostra immaginazione ma diciamo che il domestico non avrebbe avuto una settimana tranquilla. Palazzo reale di Atlantide, 1 ora dopo... "tu, non ti avevo mai visto!" urlò una delle guardie ad una domestica poco davanti a lui, era la stessa nella folla del giorno prima "sa, io sono la 'detective' vengo per investigare sulla morte di sua altezza" l'uomo si mise a ridere "riportatela fuori. Visto che mi sta simpatica non la faremo fermare per interrogarla" la 'ragazza' sembrava avere qualche anno in meno di Jaques, era alta e abbastanza snella fisicamente, aveva dei lunghi capelli neri mossi raccolti in una coda e aveva dei penetranti e acuti occhi verdi, sembravano studiare ogni momento le persone che si trovavano davanti ed ispezionavano continuamente la zona come se fossero delle telecamere. Jaques decise che se fosse stata lei l'assassino e se quello fosse stato un alibi per scappare da palazzo allora era meglio tenerla rinchiusa dentro, gli assassini sotto copertura vestiti da domestici sono sempre i colpevoli...almeno così aveva imparato dai gialli classici: "mi dispiace ma non possiamo permetterci di lasciar scappare un sospettato, se fosse lei l'assassino e stesse cercando di scappare cosa faresti?" la guardia squadrò Jaques, poi annuì e fece cenno alla ragazza di entrare nella fila per portare le casse a palazzo, il giovane detective guardò nella sua e vide che c'erano molte erbe di tè, probabilmente era quello che sarebbe servito nell'arco di un mese. La ragazza si rimise in fila tirando un calcio a Jaques, il giovane detective si girò verso di lei facendo una smorfia e poi riprese a camminare. Entrarono nello splendente e tetro palazzo: Jaques scrutò le pareti dei corridoi, il pavimento di mattonelle bianche pulite e splendenti nonostante fosse notte. Le grandi finestre filtravano la luce lunare e aiutavano ad illuminare insieme alle fioche luci che facevano risplendere la struttura. c'erano moltissime porte in legno antico, pesanti e robuste verniciate di bianco. La coda della servitù che portava le merci passò anche per il grande giardino, arrivati al centro di esso Jaques iniziò a sentire uno strano odore, molto forte. Gli sembrava di averlo già sentito in passato, notò che anche la ragazza di prima si era accorta dell'odore. Alla fine arrivarono ad un grande edificio di mattoni bianchi - Jaques non sapeva che materiale fosse – la porta era in legno ma molto più grande e massiccia di quelle delle camere, uno dei domestici che sembrava essere uno dei più anziani ed esperti, tirò fuori un mazzo di chiavi dorate e ne prese una con la quale aprì il portone. "bene. Ora uno per volta senza fare rumore posate le scorte. Mi raccomando non fate cadere nulla o saranno guai" disse il vecchio servitore. Indossava un frac nero, sotto una camicia bianca e una cravatta nera. Aveva i lineamenti duri, la mascella squadrata, il mento sporgente, un naso grande e imponente. Teneva i capelli grigi all'indietro e dello stesso colore aveva anche i folti baffi a punta, la sua voce e i suoi movimenti erano pesanti ma non impacciati, anzi, molto eleganti. Portava sul taschino una rosa blu, il simbolo di appartenenza all'unione dei saggi, era strano vederlo ornato su un soprabito di un anziano servitore. Entrarono uno per volta nel magazzino, era un posto tetro. Le pareti erano umide, l'aria pesante e il pavimento di legno scuro era bagnato in alcuni punti, non passava molta luce all'interno della grande struttura e non c'erano finestre. l'unica cosa posta in funzione di illuminare l'edificio erano delle candele dalle fiamme bianche che ormai stavano per consumarsi. Jaques andò a posizionare la sua cassa insieme alle altre provviste della sezione "cucina". dopo di che si fermò a parlare con il più anziano dei servitori: "non ti ho mai visto prima" disse rigido il servitore. Solo in quel momento si accorse che l'uomo non era della città di Atlantide. Riconobbe un accento italiano, forse toscano dato che nonostante si sforzasse molto di parlare in lingua comune ometteva delle "c". doveva essere un giocatore, i 2/3 della popolazione della grande città vittoriana erano giocatori, persone che avevano accettato di prendere parte alla sfida della città atlantidea... però il resto erano macchine: questo sembrava essere un incrocio, chissà se in questa città erano presenti anche ibridi, il gioco sarebbe stato molto più difficile se la risposta fosse stata positiva. "sono nuovo" iniziò Jaques cercò di inventarsi qualcosa ma senza darlo troppo a vedere "sono arrivato questo pomeriggio ma non mi hanno ancora spiegato molto bene il mio lavoro e dove sono le stanze della servitù" il servitore rise "io sono Riccardo, Riccardo VonBlades. Servo in questo palazzo da oltre 40 anni" poi si fece serio, i suoi occhi si illuminarono di uno strano colorito rosso e la sua espressione si fece cupa: "riconosco un intruso quando lo vedo" poi si girò verso la ragazza che stava origliando da dietro il portone "vale anche per lei, siete insieme?" Il giovane detective pensò che fosse strano come cognome per un uomo di provenienza italica, poi Jaques riluttante rispose "no, non so chi sia" il servitore lo fissò dritto negli occhi con i suoi occhietti aguzzi e incavati. "capisco...dammi una buona ragione per non sbatterti fuori" Jaques pensò di dirgli la verità "voglio investigare" VonBlades accennò un sorriso, nonostante sembrasse molto rigido e composto in realtà era una persona molto alla mano: la ragazza di prima annuì dicendo che anche lei era lì per lo stesso motivo. "volete investigare sulla morte della principessa dunque, stavo giusto pensando di assumere degli investigatori sotto-copertura in modo da non allarmare subito le persone a palazzo" disse l'uomo "contate su di me" diede lui una pacca sulla spalla al giovane detective "ma non troppo" aggiunse dopo come se volesse lavarsene le mani. La ragazza gli si avvicinò "dunque anche tu sei un giocatore, già avevo i miei sospetti..." Jaques sorrise "qual'è il tuo ruolo?" chiese lui incuriosito La ragazza ricambiò il dolce sorriso: "non te lo dirò, altrimenti rischierei di perdere il gioco" il gioco si vince quando si riesce ad indovinare tutti i ruoli degli altri giocatori, si perde se più del 30% dei giocatori riesce a scoprire il tuo ruolo. "nel dubbio ti rivelerò il mio, comunque non ti dirò il mio vero nome" sorrise Jaques "in questo modo sarà più difficile trovare la giusta combinazione tra ruolo e nome" la ragazza si incuriosì "sentiamo dunque" "io sono 'l'assistente del detective'. Mi chiamo John e ho 26 anni" annunciò Jaques "io invece sono 'il detective'. Mi chiamo Irene e ho 23 anni" ironizzò la detective. Jaques ignorò la ragazza per il resto della serata e si limitò a controllare il giardino e non il corridoio dov'era avvenuto l'omicidio. Era sicuro di aver sentito uno strano odore, sembrava quello del 'vobiaux' un veleno ricavato da una complessa miscela di piante particolari e molto rare, poi notò con la coda dell'occhio una macchia di sangue sulla panchina. Poteva benissimo sbagliarsi ma decise di segnare questo dettaglio nel 'taccuino delle prove'. Decise di continuare a cercare delle tracce sul giardino, successivamente sarebbe andato verso la presunta scena del crimine e poi avrebbe chiesto utili informazioni ai vari membri della servitù. Jaques uscì dal bellissimo giardino e si avviò verso il corridoio che portava alle stanze della fu principessa. La camera era stata ripulita, era molto elegante, pareti bianche latte. Un grande letto a baldacchino, tende di seta rosse e finestre grandi dai vetri colorati. c'erano anche molti armadi pieni di vestiti e accessori e la stanza era piena di libri sparsi in cumuli intorno al letto appartenenti ad ogni genere che Jaques conoscesse, anche i più moderni. La principessa doveva essere una delle giocatrici del gioco di ruolo di Atlantide. Jaques ispezionò la camera, non c'erano molti indizi se non un vestito macchiato del sangue della principessa, in teoria sarebbe dovuta venire la polizia ad ispezionarlo come prova ma per qualche strana ragione era ancora lì. Jaques prese in prestito dei guanti dall'armadio di lei e rigirò e osservò più volte il vestito in cerca di qualche dettaglio importante, osservando il vestito e le traccie di sangue giunse ad una conclusione: c'era qualcosa di molto strano in quel delitto. "quest'odore..." Jaques notò che sia il vestito odorava del veleno di 'vobiaux' così decise di mettere insieme alcuni pezzi del puzzle che aveva raccolto: innanzitutto la principessa era stata avvelenata o con l'arma del delitto, che era stata cosparsa di veleno, o con qualche altro strumento, questo lo capiva dall'odore di 'vobiaux'. Questo veleno era molto particolare dato che agiva in ritardo sulla vittima, o meglio, presentava più tardi i propri sintomi e quando essi si mostravano...erano pochi i modi per fermarlo. In quel momento desiderò di poter esaminare il corpo della principessa, sarebbe stato tutto molto più chiaro. Poi si accorse dei tagli molto precisi e accurati dell'assassino, sembrava quasi che dopo averla uccisa col veleno sia tornato a tagliarle il corpo in modo da sembrare che fosse stata uccisa con un arma da taglio invece che con il vobiaux, non capiva il perché di questa mossa...forse il colpevole era una figura di spicco nel settore della medicina o delle piante e voleva destare i sospetti su di lui. No, un assassino tanto brutale e azzardato che si permette di uccidere la principessa di Atlantide non deve essere così sprovveduto...chi diavolo c'era dietro tutto questo!? Andò a coricarsi nelle stanze della servitù, il vecchio Riccardo gli aveva preparato. Era una stanza accogliente che avrebbe dovuto dividere con un maggiordomo, che al momento si stava occupando di altro e non era ancora andato a dormire. Le lenzuola pulite e candide riscaldate lo fecero addormentare appena provò a chiudere gli occhi, era da tanto che non dormiva così, il suo piccolissimo ufficio investigativo ad Atlantide era davvero scomodo nonostante fosse abbastanza accogliente. La mattina dopo si svegliò presto per colpa della troppa luce prodotta dalle troppo grandi finestre che non aveva oscurato con le tende di seta bianche, tutta la servitù venne chiamata a raccolta alle 6:00 e iniziarono a spartirsi i compiti, a lui sarebbe andata la pulizia dei corridoi e del giardino: un compito molto utile al fine dell'indagine. Decise di non perdere tempo e subito Jaques si catapultò nel giardino per raccogliere altre prove: era quasi certo che la teoria che si stava formando nella sua mente fosse giusta, ma per dimostrarla...beh, aveva bisogno di prove. Su una panchina in legno nel giardino, sotto ad un albero in fiore, trovò uno strano individuo...decise di iniziare una conversazione con lui in modo da ottenere informazioni dato che dalla servitù aveva solo saputo che nessuno era entrato o uscito dal palazzo negli ultimi giorni, ovviamente tutti tranne la servitù, la quale a turno si radunava e comprava delle provviste. Non aveva visto uno dei membri della famiglia reale e anche gli ospiti...ecco, gli ospiti erano abbastanza irraggiungibili e riservati, anche frustati da quel poco che aveva visto. Aveva visto dei membri di qualche famiglia nobile, una donna alta ed elegante, un uomo, forse un dottore, dei ragazzi appena maggiorenni e un uomo anziano ma dall'aspetto solenne e malizioso. Poi c'erano i fotografi che erano venuti a fotografare i presenti a palazzo durante un qualche tipo di accordo. Jaques non si interessava di politica perciò non aveva nemmeno degnato di uno sguardo le notizie al giornale, forse in quel caso sarebbe stato meglio farlo dato che non aveva idea alla persona alla quale stava andando incontro. "mi scusi" iniziò Jaques avvicinandosi a quell'individuo che aveva circa la sua età. l'uomo aveva gli occhi verdi, con delle grandi borse sotto gli occhi e dei capelli lunghissimi del colore dei petali di una rosa. Il ragazzo era vestito con abiti eleganti, indossava un frac di colore nero e, stranamente, sopra portava anche un cappotto. Intravide anche una camicia bianca e una collana dorata con un medaglione sul quale era inciso un leone a 4 code, sotto il braccio destro portava un libro rilegato in pelle di colore rossiccio con qualche dettaglio argentato: era una copia della "chanson de Roland". "mi dica" rispose il ragazzo cordialmente "volevo porle qualche domanda su quello che è successo nell'arco degli ultimi giorni" "capisco..." il ragazzo sembrava farsi interessato, con un gesto lento e delicato iniziò a massaggiarsi il piccolo mento "faccia pure" continuò dopo aver riflettuto un attimo "bene, volevo chiederle se avesse notato qualcosa di strano" "in che senso qualcosa di strano?" Jaques si grattò i capelli biondi che aveva messo tanto tempo a pettinare in modo adeguato quella mattina rovinando tutta la pettinatura "ecco...sa, non dovrei dire queste cose" iniziò Jaques inventandosi qualche scusa per fare domande "ultimamente la servitù si sta lamentando perché non vengono divulgate molte informazioni riguardo al colpevole del caso dell'omicidio della principessa...così ho deciso di raccoglierne qualcuna per placare i miei colleghi" "che scelta ammirevole" sorrise il ragazzo, ormai sempre più interessato e apparentemente divertito dalla questione "tuttavia penso di non poterle essere molto d'aiuto. Vede" iniziò il ragazzo "io sono stato tutto il tempo nella libreria del palazzo, non ero interessato di andare insieme agli altri ospiti dal re. Sono venuto solo per i libri" disse arrossendo. Jaques rimase perplesso 'un ospite del re che non è interessato a quest'ultimo?' così decise di fare qualche domanda al ragazzo "scusi la mia sgarbatezza, volevo chiederle il suo nome" "non si preoccupi...mi chiamo Erick Wellbird, sono uno scrittore, sua maestà mi aveva convocato per scrivergli una biografia e qualche lettera" la storia di quel ragazzo lo convinceva sempre meno "io mi sono presentato, signore. Che ne dice di presentarsi anche lei?" "oh, mi scusi. Dovrei essermi presentato molto prima, mi chiamo John, sono un umile servitore della famiglia reale" Wellbird accennò un sorriso "piacere di fare la sua conoscenza" "il piacere è mio" ricambiò John. Dunque non aveva scoperto molto, solo un altro sospettato molto sospettoso, gli si accapponò la pelle ripensando solo al registro formale che aveva utilizzato con il giovane, si ripromise di non parlare mai più in un modo tanto spaventoso. Jaques dunque iniziò a svolgere l'indagine nel giardino, ispezionò ogni singolo angolo dell'area verde del palazzo. Notò solo qualche macchia di sangue che però poteva anche essere stata lasciata da un qualche giardiniere imbranato. Infatti gli sembrava strano che non vi fosse un addetto ad un giardino così grande e favoloso. Tutto lì era in equilibrio con la natura, gli alberi in fiore, l'erba ben tagliata fra la quale si nascondevano fiori di ogni genere, le pietre colorate del percorso e perfino il rumore dell'acqua della fontana che scorreva rapidamente. Adorava quel posto e pensò bene di farlo diventare il suo luogo di meditazione personale...o almeno lo sarebbe stato finché il sole avrebbe fatto risplendere con i suoi raggi quel posto facendo persino cantare gli uccellini al ritmo dei suoi raggi luminosi. Poi notò qualcosa di strano, c'erano alcuni punti dove l'erba era tagliata in modo irregolare, più bassa o proprio mancante e la terra era prima di erba, come se qualcuno l'avesse scavata. Decise di controllare, per fortuna c'era un gazebo con un tavolo da lavoro sul quale c'erano diversi attrezzi per il mantenimento della zona verde. Trovò una pala ma decise che forse scavare in pieno giorno senza una scusa nel giardino del palazzo reale non fosse una buona idea, prese qualche seme di un fiore che nemmeno conosceva da una bustina con scritto "semi di fiori di rosa azzurra atlantidea". Prese anche l'annaffiatoio e lo riempì con l'acqua della fontana, poi iniziò a scavare nel punto dove la terra era smossa, finalmente, dopo diversi minuti che stava scavando trovò una busta particolare, al suo interno c'era una sostanza rossa, dal suo odore la riconobbe subito: vobiaux. Corse al tavolo da lavoro, lì trovò un barattolo pieno di erbe medicinali, non si fece scrupoli a versarle tutte sul tavolo e a far passare il liquido rosso dentro il contenitore al posto del precedente occupante. Richiuse il buco e piantò uno dei semi di rosa, poi l'annaffiò, forse anche troppo dato che l'acqua sommerse la terra facendola diventare fanghiglia. ' il mio fiore non crescerà mai' pensò tristemente facendosi sfuggire una lacrima di tristezza, poi si spostò nei corridoi a 'spazzare via la polvere'; aveva trovato l'arma del delitto e le prove per sostenere la sua tesi, ora mancavano solo il movente e l'assassino.
   
 
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