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Autore: senna710    16/08/2018    1 recensioni
La storia racconta varie vicende legate alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarst. Prima fra tutte quella dei 4 leggendari fondatori, a seguire vi saranno altre parti dedicate a altri personaggi alcuni inventati di sana pianta altri citati nei libri come Nick-Quasi-Senza-testa. In altre parole in questa fanfiction la vera protagonista sarà l'unica scuola che amiamo. La vedremo cambiare nel corso dei secoli dalla sua nascita al tempo della seconda guerra magica. Vi auguro buona lettura.
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Godric Grifondoro, Priscilla Corvonero, Salazar Serpeverde, Tosca Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Storie di Hoghwars 
Parte 1La fondazione
Capitolo 1 Prima dei Normanni



IMPORTANTE  i personaggi e i contesti presenti in questa storia appartengo a J.K ROWLING e qui sono usati senza fine di lucro a scopo di intrattenimento ludico


 
Il vento sopra la Collina soffiava, il sole era caldo e la giornata era nel complesso tiepida  gli alberi torreggiavano ancora alti e robusti. In una Domenica di primavera come quella normalmente gli abitanti di Stanford Bridge Avrebbero approfittato per prendere un po di riposo all'ombra delle alte Querce, le Donne in casa avrebbero approfittato per cucire e cucinare qualche buona pietanza. Invece i campi erano pieni di soldati molti dei quali erano distesi a terra riversi in pozze di sangue. Gli Inglesi stavano respingendo i Norvegesi e dopo giorni di combattimenti incerti  sembravano finalmente avere la meglio sul nemico.Molti degli avversari superstiti, re compreso, si erano già imbarcati sulle navi per tornare in Norvegia. Il sovrano Inglese Re Aroldo II aveva radunato il grosso delle truppe e si preparava a partire verso Sud, dove Guglielmo di Normandia stava sbarcando con un numerosissimo e potente esercito per conquistare il trono di Inghilterra che rivendicava suo.
Solo alcune bande di cavalieri erano rimaste per sconfiggere i pochi nemici  ancora a terra che ripiegavano sulla costa. Il Cavaliere Giulius Starling di Manchester   era a capo di una di queste bande. Ora si trovava in cima alla collina scese da cavallo, prese il binocolo e guardò a valle da quell'altura si vedeva per molti Chilometri poi si girò verso i suoi uomini li guardò uno a uno  con fare solenne ,erano circa una quarantina , e parlò così :”Uomini ascoltate giù a valle ci sono molti nemici sono più del doppio di noi  ma sono più stanchi e meno armati; questa è l'ultima battaglia che ci attende in questo luogo dopo potremo dirigerci verso Sud senza problemi ,per raggiungere il nostro grande sovrano e combattere l'atto conclusivo di questa guerra” a questo punto estrasse la spada tremava un po' ma quando riprese a parlare la sua voce suonava più alta e determinata  “ Non voglio mentirvi e perciò vi dico che vincere questo scontro sarà duro e altissime sono le possibilità di morire durane questa battaglia ; quindi chi volesse rinunciare può benissimo lasciare qui le sue armi rinunciare al titolo di cavaliere e continuare a vivere.  Io non farò rapporto su di lui al sovrano” Li guardò come se si aspettava di vederli tutti scappare e invece nessuno si mosse
“chiedo il permesso di parlare comandante” disse un giovane Cavaliere dai capelli Bruni aveva solo vent'anni ma Giulius sapeva che era il più valoroso fra tutti
“Permesso accordato Messer Grifondoro” rispose questi di rimando con voce un po stupita “Comandante, noi siamo soldati e per essere tali dobbiamo essere pronti alla morte e siamo Cavalieri : il nostro compito è difendere i più deboli e quelli stanno per attaccare un villaggio indifeso  quindi andiamo a conquistare il nostro onore e torniamo vincitori o non torniamo” La voce di Godrick Grifondoro era salita man mano che il suo discorso aumentava di intensità. Dietro di lui gli altri cavalieri alzarono le spade e gridarono in segno di assenso. Federick Von  Strauser amico di Godrick fin da bambino gli diede una pacca sulle spalle ed esclamò “Ben detto Godrick”
Il Comandante Giulius dovette gridare per farsi sentire poi tutti cessarono all'istante di fiatare poi dopo qualche secondo montò in sella ,alzò la mano e tutti si misero in riga poi gridò “Carica” i cavalieri arrivarono velocemente davanti al nemico.
colti di sorpresa molti nemici non ebbero nemmeno il tempo di estrarre l'arma e furono trafitti dai cavalieri. Poi una pioggia di freccia colpì i soldati di Giulius che furono costretti a scendere da cavallo per ripararsi meglio dalle frecce: Godrick combatteva da solo contro quattro nemici. Colpì il primo con un fendente in testa parò un colpo del secondo e gli fece perdere la spada  poi si girò su se stesso e infilzò il terzo sotto lo stomaco nell'estrarre la spada diede una gomitata al Quarto facendolo traballare  per poi tagliargli la testa con un colpo a due mani . Poi si voltò verso l'ultimo che stava raccogliendo la spada e lo colpì alla testa con l'elsa così forte che cadde a terra almeno svenuto.
Si guardò intorno e a  venti metri da lui  vide che Federick era caduto di schiena e un nemico stava per colpirlo. Senza pensarci Godrick puntò contro il norvegese la spada dalla quale usci un lampo Verde che colpì il nemico facendolo capitolare a terra morto . Federick si rialzò ,ormai i nemici erano battuti i pochissimi superstiti si stavano dando  alla fuga, guardò Godrick e fece un grande sorriso “ Ti ho mai detto che adoro questo tuo strano potere?” disse e i due scoppiarono a ridere poi si voltarono verso i compagni a cui davano le spalle aspettandosi di vederli festeggiare e invece erano tutti in cerchio in silenzio davanti a un corpo trafitto  da una freccia in piena faccia
i due Cavalieri ci misero parecchi secondi per capire chi era ;poi per la prima volta nella sua vita Godrick dovette far fatica per reprimere le lacrime: a terra il Comandante Giulius Starling di Manchester giaceva immobile. Godrick ripensò a quando aveva conosciuto Giulius si  stava allenando nel castello paterno e il comandante lo aveva invitato personalmente a unirsi a lui e da allora era stato una guida per Godrick insostituibile .
Federick parlò per primo “ questo è sicuramente un giorno triste,ma non abbiamo tempo di piangere :dobbiamo partire e quindi ci serve un  nuovo capo io propongo Godrick” tutti i soldati gridarono il nome di Godrick in risposta. Lui fece due passi avanti si chinò e chiuse gli occhi a Giulius e gli baciò la fronte poi di nuovo in piedi  alzò il braccio con in mano alla spada tutti tacquero :l'avevano riconosciuto come capo.

                                                              ***
La piccola contea di Hiss River sorgeva sulla costa vicino Londra. Era attraversata da un fiume tortuoso e minuscolo il cui letto si contorceva più volte sul proprio asse formando delle gigantesche esse. Il villaggio
da cui la contea prendeva il nome era abitato per lo più da servi della gleba e braccianti che lavoravano le terre del signore. Il Paese era famoso per la straordinaria fertilità dei campi in ogni annata che permetteva ai suoi abitanti di vivere relativamente bene e di pagare le numerose tasse dovute al signore .
Abrabham Serpeverde conte di Hiss River si era spento pochi giorni prima dell'invasione Norvegese e così il figlio Salazar a trent'anni  era divenuto Conte.
Il regno di Abrabham era stato molto amato dai sudditi per le imprese militari che avevano raddoppiato le dimensione del feudo e in oltre  il sovrano incuteva un certo timore in essi, timore aumentato in certa misura dalle voci che gli attribuivano poteri straordinari uno su tutti quello  di poter parlare e perfino comandare i Serpenti.
Salazar soleva  passare le giornate andando a caccia seguito dai suoi Cavalieri più fidati oppure  ad organizzare giostre a cui prendeva parte lui stesso e sovente le vinceva anche. In Quel periodo tuttavia aveva inviato il grosso delle truppe al servizio di re Aroldo per la guerra contro i Norvegesi e i Normanni e i pochi soldati rimasti nel feudo erano costantemente impegnati nel sorvegliare il Villaggio nell'eventualità di un invasione dello stesso  villaggio. Per questo motivo, unito al fatto che le suppliche dei sudditi erano triplicate a causa delle privazioni di guerra e delle scorribande dei soldati,  aveva dovuto rinunciare a una qualsiasi attività ludica e ascoltare suddetti sudditi. In oltre aveva un altra urgenza da risolvere: la sua discendenza, ormai aveva trent'anni e non aveva preso moglie. Molti dei Conti e Duchi dei feudi vicini bramavano la sua morte per potersi spartire la contea e questo indeboliva enormemente il suo potere; era fondamentale quindi  trovare moglie. Il motivo per cui non si era ancora sposato non era la mancanza di una pretendente che lo soddisfacesse al contrario molti nobili avrebbero dato volentieri la propria figlia con una cospicua dote in moglie a Salazar. Lui aveva tuttavia sempre rifiutato per una ragione: esattamente come i suoi genitori possedeva  poteri magici importanti a cui lui teneva addirittura molto di più che al suo feudo e aveva paura che se sua moglie non avesse avuto tali poteri suo figlio poteva ereditarli indeboliti o non ereditarli affatto.
Goffredo Malfoy era il capo delle truppe di Sir Serpeverde  non che suo più caro amico. Il battaglione di Hiss River  aveva dato un notevole contributo a scacciare i Norvegesi e  ora doveva dirigersi a sud e unirsi al re per la grande battaglia che si profilava a sud. Essendo il villaggio di Hiss sulla strada Goffredo decise di premiare le truppe per la grande vittoria con un soggiorno a casa di un paio di giorni . Appena arrivato dopo aver congedato le truppe si diresse al castello di Salazar per fare rapporto sulla battaglia.
Una volta giunto al castello la guardia lo riconobbe e lo accompagnò alla soglia della sala del trono dove l'annuciò e poi lo fece entrare a cospetto del Conte.
“Goffredo vecchio mio, che gioia rivedervi ancora vivo” disse Salazar stringendo la mano dell'amico con entrambe le sue.
“Il piacere è tutto mio sia del rivedere lei signor conte sia di essere ancora vivo ovviamente la seconda mi rende ancora più felice della prima ” disse con una risata era l'unico che poteva parlare con tale impudenza  al conte e farla franca.
“ Goffredo  ho deciso di organizzare un ballo per festeggiare il  ritorno del nostro esercito e approfitterò del momento per invitare Caroline Perevell la figlia del Marchese Peverell Ho gia preso accordi con il Marchese me la cede in moglie e aggiunge una dote molto cospicua  al matrimonio.”
“io e lei abbiamo un potere,Signor Conte, lo sa benissimo mia moglie ha i miei stessi poteri per questo nostro figlio Albert che ora ha solo un anno avrà i poteri ma se la figlia di peverell non ha questi poteri forse vostro figlio...”
Salazar lo fermò con un gesto impaziente della mano e disse” Goffredo,caro amico, ho visto il marchese eseguire magie di assoluto livello e mi ha assicurato che anche la figlia è in grado di fare le medesime cose.”
Quella sera il Castello dei serpeverde era stato tirato a lucido dalle ancelle. Prima di iniziare il ballo Salazar si mise la veste più bella che possedeva  si lisciò i capelli di solito arrufati, o meglio si fece vestire e si fece lisciare i capelli: essendo un conte aveva il privilegio  di poter delegare  alle serve questi compiti da lui ritenuti più insidiosi ed estenuanti di un  duello contro 5 cavalieri.
Il ballo iniziò puntuale alle 7. Salazar sedeva al centro del lungo tavolato riservato alla corte reale. L’annunciatore leggeva i nomi dei nobili invitati i quali si presentavano e si inchinavano al padrone di casa.
Caroline Perevell fu chiamata subito dopo suo padre  aveva un lungo abito  verde scuro;il quale fasciava la parte alta del suo corpo in un rigido corsetto ricamato con qualche fiore argentato si lasciava andare poi in una lunga gonna che tocchava quasi terra. I capelli rosso fuoco  della madamigella erano raccolti in uno chignon da cui erano esclusi due ciuffi che ricadevano dolci sulle guance bianche come latte  qualche piccola lentiggine le colorava il viso. Caroline avanzò  sicura  poi arrivata al punto giusto fece un perfetto inchino “alla femminile”  tenendo il busto  eretto e scendendo con le gambe fino a toccare terra ma non piegò la testa e puntò i suoi grandi occhi celesti sul conte Serpeverde che nel guardarli pensò improvvisamente alle limpide acque  del fiume che bagnavano  la sua contea e nelle quali lui da bambino si divertiva a giocare con Goffredo Malfoy e si sentii stranamente felice  e allegro come era stato in quei giorni lontani.
Una volta finite le presentazioni era il momento di dare il via alle danze; Salazar si alzò e si diresse da Caroline, una volta di fronte a lei  con tono burbero e sbrigaditivo  e le domandò  “Contessa, mi concedete  l’onore di aprire le danze con me?” 
La figlia del Marchese Perevell non proferì parola ma porse la mano che Salazar fu lesto ad afferrare e con molta poca delicatezza la trascinò nel centro della sala. Subito dopo la musica iniziò a suonare e i due iniziarono a  ballare seguiti dagli altri invitati.
Quando l’orchestra finì di suonare il primo dei brani in programma della serata  il giovane Conte disse alla sua dama  “Ballate  divinamete Madamigella!”
“Vi ringrazio signore! Mi stupisce il vostro complimento, credevo di essere rallentata nei movimenti dal male ai piedi che mi avete provocato salendoci sopra più volte”  il sorriso così ampio e sincero con cui accompagnò questa frase  rese salazar incapace di offendersi per la sua impudenza e a sua volta sorrise di rimando.
Parlarono per ore e Caroline si rivelò  una persona estremamente colta e arguta capace di conversare  su ogni argomento che interessasse Salazar.
Prima che venisse eseguita l’ultima canzone il giovane conte prendendo le mani  di Caroline  le sussurrò “Ero d’accordo con il Marchese vostro padre che vi avrei sposata ma dopo avervi conosciuta stasera  non posso fare nulla che possa dispiacervi”
“E chi ha detto che mi dispiace sposarvi?” disse l’irriverente dama con il più bello dei suoi sorrisi coronato dallo scintillio dei suoi magnifici occhi azzurri.
“Perfetto ci sposeremo Domenica prossima in questo clima d’incertezza politica è meglio affrettare certe decisioni ”disse recuperando il suo tono sbrigativo tipico di chi è abituato a comandare che tuttavia non riusciva a nascondere la sua profonda gioia per la reazione della ragazza.

                                                               ***
La regina Edith aveva appena  finiito di farsi vestire e aveva chiesto alle sue ancelle di uscire e di andare a chiamare la sua dama di compagnia più fidata.
Nella sala grande del castello tutti i nobili e gli uomini di corte stavano festeggiando  la vittoria contro i norvegesi . Lei chiuse la porta di scatto e pensò che era stupido festeggiare la vittoria di una battaglia quando probabilmente avrebbero perso la guerra.
Suo marito era lontano e probabilmente non sarebbe mai tornato, e nonostante il loro matrimonio fosse stato dettato solo da ragioni politiche lei non voleva festeggiare sapendolo in pericoo di morte.
Il bussare alla porta la fece squotere dai suoi pensieri Avanti" disse.
Una donna sulla trentina entrò con fare sicuro, non era particolarmente bella ma aveva  occhi scuri e vivaci che  incantavano chiunque.
"maestà,desideravate vedermi?"
"Si, madama Corvonero, quali novità avete raccolto?" disse la regina 
"Non buone purtroppo" dissa la dama.  "Gugliemo di Normandia è sbarcato stamane con un esercito poderoso nel sud dell'Inghilterra. I norvegesi sono stati sconfitti ,il loro Re Harald III è morto tuttavia il nostro esercito è stanco e le perdite sono importanti difficilmente riusciremo a rspingere Guglielmo." Priscilla Corvonero concluse il suo resoconto con la sua solita voce autoritaria e ferma tuttavia si sfregava nervosamente le mani come se le stesse sciacquando al fiume.
Edith,ormai quasi alle lacrime, parlò con voce spezzata "Cosa mi consiglia di fare?" 
"Regina, se come temo vostro marito sarà sconfitto; Guglielmo punterà diritto su questo posto  e se vi dovesse catturare..." Priscilla esitò un momento e disse " bhe i Normanni non sono celebri per riservare trattamenti decorosi alle donne prigioniere." e con tono forte aggiunse " dobbiamo scappare, senza seguito, solo io e lei"
Edith si dovette sedere per non svenire: Priscilla aveva ragione e lo sapeva tuttavia lei aveva vissuto sempre circondata  da agi prima di sposare Aroldo era stata una nobile di importante famiglia; ora invece avrebbe rischiato di dover vivere di stenti "Dove andremo? e come faremo a sopravvivere?"
"Andremo sul monte Redens" disse Priscilla 
"Ma  su quel monte secondo una leggenda ci sono i folletti che sono creature malvage e crudeli, se fosse vero ci uccideranno subito" disse  la regina.
"Sul monte ci sono i folletti, è  vero." Spiegò pazientemente Priscilla "Ma io li conosco personalmente e non sono poi cosi crudeli; anche se le sconsiglio di stringere un accordo economico con loro di qualsiasi tipo sono troppo furb hanno fregato persino me" disse con un sorriso che non aveva nulla di modesto priscilla.
la regina era confusa più che mai. Esclamò alzandosi di scatto:" ma la leggenda dice anche che solo un mago o una strega possa raggiungere quel luogo!"
"Questoè vero" Priscilla estrasse una bacchetta da sotto la veste e la puntò contro il letto di Edith che scomparve " Tuttavia non credo sarà un problema"
" voi...  tu  ... non mi hai mai detto di ... cosa hai fatto.." Edith faticava ormai a formulare fasi sensate si lasciò cadere sulla sedia dove svenne.
La mattinaa dopo la regina  licenziò tutta la corte tranne Mery e Deodora le due serve più fidate e si mise in viaggio insieme a loro e a Priscilla.
Durante il viaggio Edith sedeva dietro al cavallo di madama Corvonero Mentre le due serve cavalcavano un pony al loro fianco.
"Priscilla, ditemi come avete scoperto i vostri poteri?" chiese ancora visibilmente scosa dalla rivelzaione del giorno prima.
"L' ho sempre saputo sia mia madre che mio padre erano in grado di usare tali poteri." spiegò Edith senza distorgliere gli occhi dal sentiero che stava percorrendo.
"Sapete se esistono altri maghi oltre a voi? li conoscete di persona? vi radunate in segrete" Man mano che passava il tempo la regina era sempre meno spaventata dalla notizia dai poteri della compagna di viaggio e ssempre più curiosa di saperne di più.
Priscilla fece un sorriso compiaciutò e rispose "Si esistono altri maghi al di fuori della mia famiglia ma io personalmente non ne frequento nessuno.So che esiste una famiglia di maghi  di nome  Olivander che girano Inghilterra Scozia e Irlanda alla ricerca di chi possiede poteri comei miei per vendere loro  Bacchette magiche. Io però non l'ho mai incontrato la mia bacchetta me l'ha costruita mio padre. Per il resto non ho  mai sentito di maghi che si riuniscono fra loro." Priscilla concluse il discorso sperando di poter concentrarsi sulla strada invece Edith continuò a domandargli a cosa servissero le bacchette e ogni aspetto della sua vita da strega finchè non si scorsero le montagne all'orizzonte.

***
Hamlet Tassorosso Stava tornando a casa canticchiando soddisfatto era appena stato al mercato del villaggio dove aveva venduto il grano che aveva mietuto dal suo campo  per un totale 20 monete d'oro una cifra che gli avrebbe permesso di mantenere la famiglia dignitosamente per tutto l'inverno.
Quando entrò in casa sua moglie Clarissa gli corse in contro e gli chiese "allora come è andata al mercato?" Era in un visbile stato d'ansia .
"20 monete" disse come se non fosse nulla di eccezionale poi i due si guardarono e scoppiarono a ridere contenti e si abbracciarono.
"Papà,Papà gurada che bei sassi che ho trovato" gli disse una bambina di otto anni con capelli rosso scuro legate in due trecce che ricordavano due pannocchie.
"Tosca, sono stupendi!" disse  in quel giorno tutto sembrava bellissimo.
Poi i tre si sedettero a tavola e Hamlet tirò fuori le monete per andare a nasconderle.
In quel precso momento la portà si spalancò ed entrarono due uomini vestiti da soladati.
"Il signore di questo villaggio Heitan Lestrange esige che tutte le ricchezze di questa casa siano requisite per sostenere le truppe in guerra!" Disse il più grosso dei due.
"Non potete farlo" Gridò Hamlet con tutta la forza che aveva in corpo.
senza preavviso il soldato che aveva parlato estrasse la spada e trafisse il cuore del  contadino che cadde a terra  senza vita.
"cos'è che non possiamo fare? " esclamò con un ghigno sardonico in faccia.
Poi puntò la spada alla gola di Tosca e disse alla madre " Ora dammi tutto quellò che hai in casa o tua figlia raggiungerà tuo marito.
La madre non se lo fece ripetere due volte e con le lacrime che scendevano copiosamente dagli occhi consegnò tutto quello che vi era in casa.
"è tutto " Chiese in tono sprezzante il Cavaliere poi vedendo Clarissa annuire si rivolse al suo compagno "Ok allora uccidila" Quello ubbidi e un attimo dopo Clarissa era a terra difianco al marito anche lei senza vita.
Tosca in preda alla disperazione aprì la porta e corse in mezzo al campo del padre.
"Prendila Imbecille" sentì urlare uno dei due cavalieri, si voltò e  vide  che uno dei due l'aveva raggiunta e stava colpendola con la spada quando questa all'improvviso si trasformò in una lucertola
il cavaliere spaventato aprìì la mano e l'animale fuggì via nei campi.
Tosca continuò a correre ma era inutile l'uomo l'aveva già ripresa e sarebbe riuscito ad ucciderla anche a mani nude: era grande tre volte lei ed era determinato a non lasciare testimoni dell'omicidio compiuto in casa qualche minuto prima.
Quando ormai credeva di essere spacciata sentì un urlo disumano riempire l'aria e poi subito dopo un altro: si voltò e vide i due assassini a terra entembi con una freccia conficcata  nel petto.
Davanti a lei comparvero  gli umini che probabilmente avevano lanciato quelle frecce.
Quello più lontano disse all'altro "Federik prendi la bambina e salite a cavallo, muoviti voglio andare via di qui prima di avere grane col signore locale"
"Certo Godrick" poi prese Tosca in braccio delicatamente e le disse " non aver paura ora penseremo noi a te"


Note dell'autore

Di solito non adoro le note perchè credo che una storia ben scritta debba poter essere capita senza nessun aiuto.
Credo però che in questo caso debba spiegare un paio di punti soprattutto se qualcuno dei miei (spero numerosi lettori) è un po arruginito in fatto di storia.
La guerra narrata è esistita davvero nel 1066 così come sono esistiti davvero Gugliemo di normandia "Il conquistatore" , Re Aroldo,la regina Hedith e Harald III di norvegia.
Ho usato i titoli della paria così come si usano oggi e non al tempo narrato perchè credo rendano la narrazione più agevole.
In ordine di importanza sono Duca, Marchese,Conte,Barone.
I figli di Duchi e Marchesi prima della morte del padre utilizzano il titolo di un grado minore rispetto a quello del padre, Caroline per esempio figlia del marchese viene chiamata dunque "Contessa", i figli degli altri pari sono invece genericamente Lord o Lady."
Inoltre ho deciso di tener buone solo le notizie prese dai sette libri di Harry Potter  e non quelle comparse in interviste o su pottermore visto la difficoltà di trovarle in Italiano;nonostante ciò utilizzerò l'elenco delle sacre 28 che mi è comodo per tracciare un elenco delle famiglie dei vari protagonisti che si succederanno nella mia storia. In oltre fra i  vari nomi di Madama Corvonero ho scelto Priscilla perchè per me Cosetta non si poteva senitre
  
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