Storie originali > Soprannaturale > Maghi e Streghe
Segui la storia  |       
Autore: marta_weasley    18/08/2018    0 recensioni
"Aria si alzò dal banco e si incamminò verso il corridoio; proprio lì vide, con sorpresa, qualcun’ altro che come lei si era attardato. Era un ragazzo alto dai capelli color cioccolato arruffati quasi a formare un groviglio di nodi spettinati che gli accarezzavano il lungo collo. Era nuovo, Aria ne era sicura, si era trasferito nella sua scuola un paio di mesi fa e sebbene non frequentasse la sua stessa classe era impossibile non notare quel nido di capelli folti nuotare tra l’oceano di persone.
Il ragazzo era in piedi davanti alla fila di armadietti color verde che coprivano la parete mentre si guardava intorno sistemandosi di tanto in tanto i grossi occhiali neri che gli scivolavano sul naso adunco. E poi la vide."
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO 1
La campanella suonò, col suo trillo stridente e metallico iniziò ad echeggiare tra i corridoi già gremiti di studenti che fremevano al solo pensiero di poter abbandonare quel luogo e non dovervi tornare fino alla settimana seguente. Un marasma immenso di voci eccitate che fluiva verso l’esterno anche solo per permettere a quel caldo sole di maggio di accarezzare la pelle, rendendola giorno dopo giorno più bronzea; e finalmente prendere fiato veramente dopo ore in quell’apnea monotona e grigia seduti dietro freddi banchi fingendo interesse per delle parole che molto spesso volavano fuori dalla finestra dove di tanto in tanto si posavano sguardi sognanti.
L’ edificio era ormai vuoto se non fosse per una figura minuta, attardatasi per bearsi di un po’ di quella tranquilla solitudine che solo la fine delle lezioni poteva regalarti. Era ancora seduta al suo banco mentre con fare tranquillo si prestava a mettere nella borsa gli svariati libri. Adorava la solitudine Aria Lester, si beava di quel silenzio che solo la mancanza di parole vuote poteva regalare.
La finestra accanto a lei faceva filtrare la luce del sole che dava ai suoi capelli un colore arancio vivo facendoli somigliare a fuoco liquido mentre le incorniciava il viso scendendo morbido sulle spalle.  Era proprio grazie a quei capelli così vivi e luminosi che le era stato affibbiato il nome di Strega Arancio; un nome che non le aveva portato altro che sguardi diffidenti e parole soffiate sottovoce, critiche e derisorie al solo scopo di emarginarla sempre di più dagli altri. Un nome, il suo, che sfiorava le labbra di chi la incrociava nei corridoi, un dispregiativo che la accompagnava da anni e la denigrava.
Ad Aria non importava, non veramente, sapeva che quel nome su cui non aveva nessun potere non era altro che una scusa per le persone attorno a lei per scansarla. E così aveva accettato quell’epiteto altisonante usandolo come scudo contro gli altri e vivere in tranquillità.
 
La scuola era ormai vuota, solo qualche voce dall’esterno della struttura poteva essere sentita mentre giocosamente strepitava quello che probabilmente sarebbe stato il programma per la serata.
Aria si alzò dal banco e si incamminò verso il corridoio; proprio lì vide, con sorpresa, qualcun’ altro che come lei si era attardato. Era un ragazzo alto dai capelli color cioccolato arruffati quasi a formare un groviglio di nodi spettinati che gli accarezzavano il lungo collo. Era nuovo, Aria ne era sicura, si era trasferito nella sua scuola un paio di mesi fa e sebbene non frequentasse la sua stessa classe era impossibile non notare quel nido di capelli folti nuotare tra l’oceano di persone.
Il ragazzo era in piedi davanti alla fila di armadietti color verde che coprivano la parete mentre si guardava intorno sistemandosi di tanto in tanto i grossi occhiali neri che gli scivolavano sul naso adunco. E poi la vide. La fissò mentre lei incurante lo oltrepassava per arrivare al suo armadietto. La seguì con lo sguardo finché non decise di avvicinarsi a lei con passo goffo ed un sorriso timido che contrastavano con i suoi occhi attenti ed eccitati. Aria non lo guardò neppure quando sentì i passi di lui fermarsi vicino a lei. Nessuno di solito le si avvicinava, nessuno le sfoggiava sorrisi smaglianti talmente grandi da mostrare i denti bianchi come quel ragazzo stava facendo in quel momento. Aria pensò al detto “sorriso a 32 denti” e decise che fosse la frase più giusta per descriverlo.
“Ciao”, disse il ragazzo con voce alta, quasi a farsi notare da Aria, non sapendo che lei si era già accorta di lui, ma aveva ben pensato di ignorarlo ugualmente.
“Tu sei Arianna Lester, giusto?”
Aveva uno strano accento, americano forse, ed il suo nome non le era mai parso così strano come in quel momento mentre usciva dalla bocca di lui; tutto consonanti e vocali quasi inesistenti.
Lui tossì imbarazzato e finalmente Aria girò lo sguardo per fargli capire che aveva la sua attenzione mentre con movimenti meccanici apriva l’armadietto e riponeva i libri.
“Ciao, io sono Nathan Logan. Piacere.” Le porse la mano, ma Aria non la strinse continuando a guardarlo in silenzio.
Nathan ritrasse la mano e tossì imbarazzato, il suo sorriso ora solo una sfumatura del precedente. Ma nonostante tutto lui non si scoraggiò.
“So che può sembrarti strano, ma dicono che tu sia una strega, è vero?”
Aria si bloccò, il braccio ancora proteso verso l’armadietto. Gli occhi sbarrati dalla sorpresa, ma essa durò poco. Ecco un altro ragazzo pronto a deriderla, pronto a prendersi gioco di lei, ad additarla per poi sussurrare parole crudeli alle sue spalle. Chiuse l’armadietto di scatto, con tutta la forza che aveva. Già lo vedeva quel suo largo sorriso diventare perfido nei corridoi, già lo vedeva diventare un altro corpo senza volto che lei avrebbe evitato per avere solo un po’ di pace.
Si voltò, le mani piene di anelli d’ argento strette quasi a farle male sulla cinghia della borsa. Iniziò a camminare furiosa e delusa dall’ennesima persona che in lei vedeva solo oggetto di scherno. Stupida lei che ancora si stupiva del comportamento degli altri.
Nathan provò a chiamarla confuso dall’ improvvisa rabbia di lei ed in poco tempo si ritrovò solo nei corridoi della scuola, immobile, ma non per questo meno determinato.
Doveva parlarle, doveva sapere, e per niente al mondo avrebbe rinunciato proprio ora che finalmente ce l’aveva quasi fatta.
 
Aria era furibonda; procedeva a passo svelto per la strada tra le vie della cittadina. Man mano che camminava e vedeva le casupole farsi più rare nel verde della periferia, sentiva la rabbia calare e lasciare posto ad una fredda indifferenza.
Un nuovo ragazzo in città, un nuovo nome che non varrà la pena di ricordarsi. Pensò Aria allentando la presa sulla borsa che ancora teneva in una stretta ferrea. Ora davanti a lei c’erano poche case poste ai margini di una verde foresta e proprio là, tra le rigogliose piante ce ne era una con i mattoni a vista e tante finestre di vetro che ne illuminavano l’interno. Quella era casa sua. Tirò un sospiro di sollievo quando fece quei pochi gradini che portavano all’ entrata. Finalmente a casa.
Girò il piccolo pomello d’ottone ed un aroma di tea e fiori l’avvolse. Amava casa sua, era sempre piena di calore e luce, piena di piante poggiate nei loro vasetti sulle mensole, sulle finestre ed alcuni rampicanti posti sugli ampi lampadari.
“Sono a casa” urlò Aria appoggiando la borsa sull’appendi abiti e togliendosi le scarpe. Era un’usanza della sua famiglia lasciare le scarpe sulla soglia ed a giudicare dal numero di scarpe che c’erano già dovevano essere tutti a casa quel giorno.
Dalla soglia che portava alla cucina sbucò un uomo altro dai capelli castani. Si avvicinò e la abbracciò calorosamente scompigliandole i capelli “Oh Arianna, vieni tua madre ha preparato il tea”
Quello era suo padre, Perseo, era un uomo alto e molto gentile, a volte anche troppo per il suo stesso bene, ma era fatto così ed Aria lo amava per quello.
In cucina c’ era sua madre intenta a mettere fiori ed erbe varie nell’acqua per creare sempre nuovi aromi e sapori. Le assomigliava molto, stessa pelle chiara e stessi capelli lunghi e aranciati, ma gli occhi no, i suoi Aria li aveva presi dal padre, scuri e profondi, mentre quelli di sua madre erano di un verde splendente color smeraldo.
Sua madre la salutò baciandole la fronte. “Bentornata cara, che succede ti vedo turbata?”
Aria fece un gesto della mano, come a liquidare la domanda mentre prendeva posto vicino alla sorella Cassandra intenta a mettersi lo smalto sulle unghie. Cassandra la guardò ed indicò la boccetta di smalto.
“Ma sì, ormai il mio è tutto scheggiato” le rispose Aria.
Cassandra non parlava quasi mai e la sua famiglia era ormai abituata a capire le sue intenzioni, qualunque esse siano. Le porse la mano e Cassandra iniziò a ricoprirle di nero col piccolo pennello cercando però di non rovinare il suo ancora fresco.
La sorella era alta, molto alta, quasi quanto il padre, ma a renderla ancor più slanciata era una matassa di folti capelli ricci color rame così difficili da domare eppure così belli. Capelli dove loro madre amava passare le dita di tanto in tanto accarezzandoli.
“Arianna, sai che puoi raccontarci tutto vero?” disse il padre Perseo mentre aiutava la moglie a posare la teiera e le tazzine di ceramica levigata.
Aria per tutta risposta soffiò sullo smalto fresco che ora le ricopriva le unghie ed alzò le spalle. Era suo solito eludere le domande a cui non voleva rispondere quasi fingendo di non averle sentite, era una sua abitudine e non si può dire che ai suoi genitori questo facesse piacere, ma sapevano anche che se Aria avesse voluto parlare con loro lo avrebbe fatto prima o poi.
La cucina fu presto riempita da discorsi sommessi e leggeri, accompagnati dal rumore sordo della ceramica che veniva poggiata sul tavolo per poi ricominciare il viaggio verso le labbra dei componenti della famiglia Lester. Aria adorava quei pomeriggi tranquilli, amava quella confortevole monotonia, poteva finalmente rilassarsi mentre sorseggiando un tea caldo osservava la sua famiglia vivere la quotidianità. Suo padre aveva un braccio intorno alle spalle di sua moglie mentre con l’altra mano massaggiava la pancia di lei che stava già iniziando a gonfiarsi. Andromeda, sua madre, era incinta da ormai tre mesi, ma non fu una sorpresa per loro quando il test risultò positivo, fu infatti Aria a vederlo nei tarocchi durante i primi giorni di gravidanza in una serata di luna crescente; ricordava ancora la sorpresa quando dal mazzo di carte estrasse l’Imperatrice che posizionò accanto ad altre due carte; la lettura fu semplice, inequivocabile, il cambiamento imminente della Fortuna estratta per prima e seguita dalle Stelle che indicano un sogno pronto a realizzarsi e poi lei, l’Imperatrice, la femminilità e la fertilità. Quella sera i quattro Lester piansero di gioia, soprattutto Perseo che da quel momento non perse più di vista sua moglie, sempre pronto a starle accanto e ad accontentare ogni suo bisogno.
Ed era proprio in momenti come questo, con suo padre che circondava la moglie con le braccia come a proteggerla dal resto del mondo, che Aria pensava a come il loro destino fosse scritto nel loro stesso nome, Perseo ed Andromeda, legati da catene invisibili i due come nel mito si innamorarono al primo sguardo e da quel momento in poi non si lasciarono più. Ed era proprio a causa di quel buffo gioco del destino che i due decisero di chiamare le loro figlie con i nomi di due grandi donne della mitologia greca, Cassandra la veggente ed Arianna l’ingegnosa principessa. Aria non poteva dire di odiare il suo nome, ma la sua peculiarità non l’aiutava certo a passare inosservata, per questo preferiva farsi chiamare “Aria” benché la sua famiglia molto spesso se ne dimenticasse.
 
“Il sole sta già tramontando” notò Andromeda osservando il colorito rossastro delle nuvole che sbucavano da dietro gli alberi “Stasera c’ è la luna piena”
Perseo annuì “Usciamo verso mezzanotte questa sera, non dimenticatelo”
“Come potremmo dimenticarlo? Non abbiamo mai perso una luna piena” disse Aria alzandosi dal tavolo e dirigendosi verso camera sua, ma senza dimenticare di lasciare un leggero bacio sulla riccia chioma della sorella Cassandra.
Quella sera ci sarebbe stata la luna piena; quella sera Aria avrebbe potuto lasciar andare tutta la negatività ed insieme alla luna avrebbe potuto iniziare anche lei un nuovo ciclo della sua vita, non sapendo quando in effetti quel nuovo ciclo avrebbe trasformato la sua quotidianità.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Maghi e Streghe / Vai alla pagina dell'autore: marta_weasley