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Autore: Laly of the Moonlight    18/08/2018    1 recensioni
Il Portale dell'Eclissi è stato infine aperto, e una moltitudine di draghi è fuoriuscita da esso. I nostri eroi, provati dagli scontri dei giorni precedenti, sono allo stremo delle forze, ma cercano di contrastare al meglio delle loro possibilità quelle enormi bestie che solcano i cieli.
Come si dice, la Speranza è l'ultima a morire... ma in questo caso la Speranza avrà una veste alquanto particolare ed insolita. Che cosa accadrà dunque ai nostri eroi?
Tra missioni, feste, guerre, magia, amori e dolori, ecco come la sottoscritta ha immaginato il seguito della storia!
Ho mantenuto inalterati gli eventi fino alla conclusione del Palio della Magia, il resto è tutto di mia esclusiva invenzione; in caso venga menzionato materiale successivo dell'opera originale, verrà segnalato.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che decideranno di seguirmi in questa mia prima e strampalata avventura!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elsa era comodamente seduta ad uno dei tavoli della sala comune, davanti ai suoi occhi una meravigliosa e goduriosa fetta di torta panna e fragole.
Il ghiotto triangolo di Pan di Spagna ricoperto di bianco svettava su un piatto, la forchetta scintillante posata sul lato che chiedeva soltanto di essere presa in mano e infilata in quell’abisso dolce e morbido fino al suo cuore, per poi essere ritirata portandosi dietro un generoso pezzo di quella carcassa prelibata.
La Maga delle Armature prese delicatamente la posata tra le dita, soppesandola, indugiando con le sue punte affilate sul rivestimento, torturandolo e procurando delle lunghe smagliature alla panna fresca che attendeva il suo destino.
Posò la forchetta sul piatto e si portò le mani alla fronte, incassando la testa fra le spalle.
Era preoccupata.
Era maledettamente preoccupata.
Il Master nelle ultime settimane era diventato quasi intrattabile, la sua irritabilità aveva raggiunto livelli mai visti.
E tutto perché Gildarts e Rya erano partiti assieme per una missione non autorizzata.
Makarov aveva detto che si trattava di un incarico pericolosissimo, ma lei proprio non ce lo vedeva Gildarts a mettersi nei guai volontariamente.
Tirandosi dietro una sua compagna di Gilda, poi.
Doveva sapere bene a cosa stava andando incontro.
Doveva sapere cosa lo attendeva.
Eppure il Master aveva spedito Luxus, Gray e Cana al loro inseguimento, ordinando loro di fare tutto il possibile per ritrovarli e riportarli a casa.
Aveva chiesto ulteriori spiegazioni, voleva sapere che tipo di pericoli correvano i suoi compagni, ma il Vecchio era stato categorico: nessuna ulteriore informazione sarebbe uscita dalle sue labbra.
Maledizione!
Imprecò mentalmente, riprendendo in mano la forchettina e tagliando brutalmente a metà la fetta di torta.
Non bastava Gerard, adesso aveva anche questo problema da risolvere!
Sbuffò, portandosi un pezzetto di torta alle labbra e masticandolo quasi rabbiosamente.
 
Non era più sicura di nulla.
I ricordi di quella sera, quella in cui Gerard l’aveva baciata, erano immersi in una fitta nebbia, probabilmente causata dall’alcool ingerito.
Ricordava di averlo visto, ricordava la sensazione del suo mantello sulle spalle, delle labbra di lui sulle sue, ma… chi poteva dire se si fosse trattato di sogno o realtà?
Si era risvegliata la mattina successiva nel suo letto, senza nemmeno ricordare come ci fosse arrivata fino alla camera.
Non si era nemmeno cambiata.
Ogni volta che cercava di riportare a galla un dettaglio, una parola, un particolare di quell’incontro ai limiti del chimerico, ogni volta che le sembrava di rammentare qualcosa, quel ricordo fuggiva via, lontano, veloce come un cavallo al galoppo.
E lei lo rincorreva, ma alla fine quello spariva, disperso chissà dove nei meandri della sua memoria.
Sospirò, portandosi un altro boccone di delizia alle labbra, assaporandone il gusto fresco e lievemente aspro, cercando di fare nuovamente mente locale.
Quando aveva chiesto a Meredy e Urrutia se avessero per caso visto Gerard la sera precedente, le due avevano scosso la testa in senso di diniego, dicendo che avrebbe dovuto trovarsi ancora in missione per conto suo, da tutt’altra parte. Elsa aveva accennato al fatto di averlo intravisto sulla spiaggia, ma le due si erano limitate a scambiarsi un’occhiata perplessa. Non pensavano certo che la Maga di Fairy Tail fosse una bugiarda, ma evidentemente reputavano inspiegabile anche il fatto che lui si fosse trovato a passare di lì.
Al bar della spiaggia nessuno ricordava un ragazzo dai capelli blu con un tatuaggio sul viso, e sicuramente uno come lui non poteva passare inosservato.
Alla reception dell’albergo i risultati furono similari, aveva chiesto a diverse inservienti e ad alcuni camerieri, ma non era riuscita a scoprire nulla di utile.
Era arrivata al punto di pensare di essersi sognata tutto.
Probabilmente l’alcool di quella sera doveva averle fatto un brutto effetto, forse si era presa una sbornia triste come quelle che normalmente prendevano Lluvia quando alzava un po’ troppo il gomito, ma la Maga dell’Acqua si limitava a piangere disperata per il suo amore non corrisposto, non era mai arrivata a immaginarsi di incontrare Gray e baciarlo… a quello arrivava già nelle sue fantasie diurne.
Lucy e Levy non ricordavano assolutamente nulla, se non la sbronza colossale che le aveva risvegliate la mattina successiva, accompagnata da un mal di testa piuttosto agguerrito; Cana invece le aveva riferito di averla notata allontanarsi lungo la spiaggia, da sola, ma di averla persa di vista appena girato l’angolo. Non l’aveva seguita, immaginando che volesse rimanere sola e poi aveva la gara tra Lucy e Levy da arbitrare, non poteva certo svignarsela.
Nessuno aveva visto o sentito nulla.
E lei continuava ad arrovellarsi su ciò che era accaduto quella sera.
Scosse il capo.
Inutile rimuginarci sopra ancora.
Ormai erano settimane, mesi che continuava a pensarci e ripensarci, che ripercorreva avanti e indietro tutti gli avvenimenti di quella vacanza, analizzando ogni più piccolo dettaglio, ogni minuzia.
Se avesse saputo del tormento che le avrebbero procurato i ricordi derivati da quella vacanza, non avrebbe mai e poi mai acconsentito a partire.
 
Si riscosse dai suoi pensieri, notando i brandelli di torta disseminati nel suo piatto. Doveva essersela presa con quel povero dolce senza nemmeno rendersene conto.
Ora c’era un problema ben più grave del presunto bacio con Gerard.
Gildarts e Rya.
  • Mira. – chiamò piano la rossa, sentendo l’albina avvicinarsi per servire alcune birre a Makao e Wakaba. Sentendosi interpellata, la ragazza si avvicinò ad Elsa, notando il misfatto nel suo piatto.
  • Elsa, che succede? Non è da te maltrattare così la tua torta preferita. –
  • Senti… tu… - prese un profondo respiro, continuando a martoriare i resti del dolce – cosa ne pensi di tutta questa storia? Pensi davvero che quei due siano in pericolo? – Mirajane posò delicatamente una mano sulla spalla di Elsa.
  • Sono sicura che stanno bene. Gildarts non è certo uno sprovveduto. Sappiamo tutte e due quanto sia forte. – Elsa annuì, sfiorando lievemente la mano dell’albina, in cerca di conforto.
  • Hai ragione. Dovremmo avere fiducia nei nostri compagni. –
  • Andrà tuto bene. Vedrai. – concluse Mira, portandosi il vassoio al petto e allontanandosi verso il bancone, sempre col sorriso stampato sulle labbra.
Elsa si voltò verso una delle finestre, guardando il cielo plumbeo di Novembre avvolgere la città in un placido abbraccio. Per quanto grigio e scolorito, era comunque un cielo sereno, sicuramente più della sua anima tormentata.
Annuì tra sé e sé.
Andrà tutto bene.
 
 
Erano finalmente riusciti a partire.
Dopo varie peripezie e un’attesa snervante, i tre maghi di Fairy Tail si trovarono sull’incrociatore volante di Blue Pegasus, che in quel momento sfrecciava tra le nuvole diretto alla cittadina di Gallowstown. Anche a tutta velocità, avrebbe impiegato diversi giorni a percorrere l’intero tragitto.
Almeno ci stiamo muovendo.
C’era una bella differenza tra l’aspettare immobili e l’aspettare mentre ci si muoveva verso la meta.
Gray, appoggiato a una delle ringhiere sul ponte, si godeva il vento gelido e tagliente che gli sferzava il volto, scompigliando i capelli neri e i lembi del suo giaccone.
La frustrazione c’era ancora, poteva sentirla agitarsi al di sotto della pelle insieme al senso di vertigine che provava ogni volta che immaginava scenari catastrofici, in cui loro arrivavano troppo tardi e trovavano i compagni vittime della carneficina di Zeref.
Ma ogni volta si imponeva di restare calmo, lucido, di imbrigliare tutte quelle emozioni nelle sue catene di ghiaccio, nascondendole sotto una coltre di neve, in modo che nessuno potesse scrutare nel fondo della sua anima, cercando lui stesso di dimenticare ciò che si celava sotto la sua pelle.
Sotto di lui, il paesaggio ormai prossimo all’inverno scorreva velocemente. Le grandi macchie rossastre delle foreste ormai marcescenti si susseguivano, intervallate dai campi marroni e non ancora arati e dai timidi ruscelli che ancora scorrevano imperterriti, senza timore di ghiacciare. Il tutto sotto un cielo grigio e carico di nubi che promettevano pioggia a non finire, ma che per il momento si limitavano a muoversi pigramente trasportate dal vento, cambiando forma e dimensioni, stracciandosi e ricomponendosi.
  • Gray. – una voce bassa e vibrante lo raggiunse, facendo sì che spostasse lo sguardo dalla danza delle nuvole al ragazzo biondo e muscoloso che gli stava di fianco, infagottato in un giubbotto invernale, le mani ben nascoste dentro le tasche.
  • Luxus. Come sta Cana? –
  • Lo sai com’è fatta, sembra una tigre in gabbia. Inveisce contro tutto e tutti perché secondo lei non andiamo abbastanza veloci. – ridacchiò il Dragon Slayer affiancandosi al compagno.
  • È senza speranza. – scosse la testa Gray.
  • Sta solo sfogando come può il suo nervosismo. – Luxus si appoggiò alla parete esterna della cabina di pilotaggio.
  • Se lei è nervosa, noi cosa dovremmo fare? – replicò il moro, riferendosi evidentemente al fatto che loro erano a conoscenza di informazioni che avevano tenuto nascoste alla ragazza.
  • Noi manterremo la calma e porteremo a termine la missione. Ho promesso al Vecchio che avrei riportato a casa quei due tutti interi e intendo mantenere la parola data. – il suo interlocutore si limitò ad annuire, appoggiando un gomito sulla balaustra e appoggiando il mento alla mano, cambiando argomento.
  • Quanto credi ci vorrà ancora? –
  • Ho parlato con Hibiki prima, dice che se continua così ancora due giorni e saremo sopra Gallowstown. –
  • Poi come pensi di procedere? –
  • Lasceremo Christina vicino al paese e andremo a chiedere informazioni. La cittadina non è molto grande, degli stranieri non dovrebbero passare inosservati. E sai anche tu che se c’è qualcuno che non passa inosservato, quello è proprio Gildarts. –
  • D’accordo. Speriamo che il tempo regga. Queste nuvole non mi piacciono per nulla. –
  • Se qualcuno lassù vuole che salviamo i nostri amici, allora farà in modo di ritardare il loro viaggio e di accelerare il nostro. – concluse Luxus, spostandosi dalla parete con un guizzo delle reni per poi tornare da dove era venuto, lasciando di nuovo Gray solo con i suoi pensieri.
 
Il moro volse lo sguardo all’insù.
Già… se c’è qualcuno lassù… se.
 
Un paio di giorni dopo, Gray e Luxus, accompagnati da Cana, misero piede a Gallowstown.
La cittadina era piccola, proprio come aveva detto il biondo, somigliante più a un borgo che ad una vera e propria città. Era abbastanza sviluppata tecnologicamente da avere una stazione del treno, ma restava comunque minuscola in confronto a grandi città come Hargeon e Magnolia. Le stradine lastricate in pietra erano rese scivolose dal fango che le imbrattava, i negozi erano piccoli e i quartieri commerciali minuscoli. Pochi alberghi e qualche locanda facevano a gara a chi attirava più clienti, con offerte, omaggi, pacchetti all-inclusive e qualsiasi altra cosa fosse necessaria per guadagnare anche solo qualche soldo in più.
Ne avevano già visitati alcuni, chiedendo informazioni su Gildarts e Rya, senza successo.
Dopo alcune ore di ricerca infruttuosa, i tre decisero di dividersi i compiti: Cana avrebbe fatto il giro dei bar della città, cercando di carpire quante più informazioni possibili ai beoni che li bazzicavano, Gray avrebbe fatto il giro degli alloggi che ancora mancavano all’appello e Luxus avrebbe chiesto nei negozi.
Si sarebbero ritrovati per la cena in una delle locande in cui avevano affittato due camere.
Le ore passarono veloci, mentre i ragazzi setacciavano la città palmo a palmo e Cana faceva una rapida visita in tutti i ritrovi ad alto contenuto alcolico di Gallowstown, e proprio in uno di questi, la ragazza ottenne delle informazioni utili.
 
  • Hai detto una ragazza coi capelli neri e un tizio coi capelli rossi? –
  • Esatto. Li avete visti? –
  • Uhm… fammi pensare… - l’uomo, un cinquantenne in piena Sindrome della Lolita, che continuava a lanciare occhiate lascive alla castana senza nemmeno considerare il fatto che potesse essere sua figlia, bevve avidamente un sorso di birra, mentre si sforzava di ricordare qualcosa – dunque… sì! Adesso ricordo! – sbottò esultante alla fine, sbattendo il boccale sul tavolo – Un paio di giorni fa un tipo di mezza età con i capelli rossi tirati all’indietro è venuto qui chiedendo notizie di qualcosa, ma nessuno ne sapeva nulla. Quindi ha adocchiato una delle cameriere e ha provato a rimorchiarla, ma prima che potesse fare qualcosa è entrata una ragazza molto più giovane coi capelli neri e l’ha trascinato via tirandolo per un orecchio. È stato uno spasso. – dichiarò infine, ridendo sguaiatamente. Lei gli allungò un paio di monete.
  • Tieni, fatti un altro paio di bevute alla loro salute. – con leggerezza, Cana si alzò e si allontanò, lasciando ondeggiare i vaporosi capelli castani mentre usciva dal locale saltellando. Un sorriso radioso le si dipinse sul volto.
Sono vivi!
 
Il giorno successivo riuscirono a scoprire che erano stati visti andare verso Nord-Est, diretti alla catena montuosa che sorgeva alle spalle di Mining Camps, una vecchia miniera ormai dismessa.
Avevano due giorni di vantaggio, ma non sapevano quanto velocemente stessero viaggiando. Forse accelerando un po’ il passo sarebbero riusciti a raggiungerli in tempi brevi, ma non ne erano sicuri.
In previsione di una corsa contro il tempo, si erano già accordati con i ragazzi di Blue Pegasus, in modo da non rischiare di sprecare minuti preziosi.
Christina sarebbe rimasta in volo in quella zona, monitorando i loro spostamenti tramite la magia di Hibiki e sarebbero intervenuti solo nel momento in cui avessero recuperato i due fuggiaschi. Luxus aveva accennato al ragazzo al fatto che sarebbero potuto sorgere delle complicazioni, motivo per cui gli aveva chiesto di non muoversi assolutamente nel caso si fosse verificata una situazione di pericolo. Hibiki aveva insistito parecchio, ma il Dragon Slayer era stato irremovibile: Fairy Tail avrebbe dovuto risolvere la faccenda internamente.
 
Era ormai la mattina dell’ottavo giorno, quando iniziarono ad inerpicarsi sui monti che circondavano la vecchia miniera abbandonata.
Avevano seguito le tracce dei due al di fuori di Gallowstown per un po’, passando attraverso la città di Mining Camps, cercando di guadagnare terreno.
Camminavano già da diverse ore, a passo spedito, ora diretti a Nord, in completo silenzio.
L’unico suono udibile era quello delle suole delle loro scarpe a contatto con la terra battuta del sentiero che stavano percorrendo, in lieve salita.
Cana si accorgeva appena di mettere un passo davanti all’altro, persa com’era nei propri pensieri. Il suo orizzonte si chiudeva sulle spalle muscolose e il fisico palestrato di Luxus, su cui lei aveva puntato lo sguardo assente.
Dopo un mese di attese snervanti e di cammini interminabili, avrebbe rivisto finalmente suo padre, avrebbe potuto riabbracciarlo, dargli dell’imbecille, dell’idiota, dello sconsiderato, del vecchio libertino… sempre che non fosse troppo tardi.
Sempre che quel qualcosa per cui era partito non lo avesse portato alla tomba.
Quando era tornata alla Gilda, scortata da Luxus, la mattina che si era ripresa dalla febbre, aveva avuto una strana sensazione.
Si era seduta insieme ai suoi compagni per il pranzo, ma durante tutto il pasto Gray e Luxus avevano aperto bocca si e no tre volte in tutto.
I due ragazzi si lanciavano di continuo occhiate preoccupate, storcevano la bocca, cercavano di concentrarsi sul cibo, sulle posate, sulla saliera, sulle pareti, su qualsiasi cosa pur di non guardarla negli occhi.
Sembravano a disagio.
Aveva attribuito il tutto alla necessità di attendere ancora alcuni giorni prima di poter partire con l’incrociatore dei Pegasus e al malumore che questo aveva scatenato.
Nei giorni successivi la situazione aveva assunto una parvenza di normalità, con Gray trincerato dietro al suo “scudo di ghiaccio”, fatto di indifferenza e freddezza e Luxus che si interessava ad ogni aspetto tecnico di Christina, cercando in ogni modo di accelerare i tempi di approntamento.
Eppure, qualcosa continuava a non quadrare.
Mangiavano sempre assieme, ma per il resto del tempo i due sparivano, lasciandola sola.
Era come se volessero evitarla ad ogni costo, come se la sua presenza fosse diventata, come dire… problematica.
Trincerata dietro al suo mutismo, la ragazza si chiese perché i suoi compagni, i suoi amici avessero cominciato a trattarla così.
Era qualcosa che aveva fatto?
Qualcosa che aveva detto?
Forse la reputavano capricciosa, forse temevano che potesse dare di matto ancora, forse la consideravano un peso…
Ma insomma! C’è mio padre là fuori, disperso chissà dove in mezzo a queste montagne! Scommetto che se fosse qualcun altro in pericolo, loro sarebbero ben più agitati!
Sbuffò sonoramente, cercando di calmarsi. Arrabbiarsi non le sarebbe servito a nulla, in quel momento doveva preoccuparsi soltanto di risparmiare le energie per quando avrebbe ritrovato Gildarts.
Fu un attimo.
Un’aura fortissima li investì in pieno, facendo tremare la terra e scuotendo gli alberi della foresta circostante così violentemente da abbatterne diversi. Stormi di uccelli si levarono in volo formando come delle nuvole scure, gridando spaventati e fuggendo il più lontano possibile da quel luogo, oscurando il Sole.
I tre caddero in ginocchio, schiacciati a terra dalla prepotenza di quella forza invisibile, incapaci di muoversi. Cana notò appena che Luxus storceva il naso, segno evidente che quell’aura aveva un odore davvero sgradevole.
Improvvisamente, udirono un boato, non troppo distante da loro.
Una nuova ondata di energia li travolse come un maremoto, annullando l’effetto di quella precedente e permettendo ai tre di alzarsi.
  • Questo… è il Crush! – esclamò Luxus, riconoscendo all’istante il vortice biancastro che spazzava il fianco della montagna, spezzando rami e staccando foglie giallastre dagli alberi circostanti, spargendole in giro come coriandoli.
  • Papà! – gridò Cana, alzandosi in piedi e cominciando a correre come una forsennata verso il punto in cui percepiva la presenza del centro di quel ciclone di energia familiare.
 
Luxus e Gray chiamarono la ragazza, urlandole di tornare indietro, che poteva essere pericoloso, inutilmente.
Cana continuava ad avanzare, barcollando, diretta al campo di battaglia. I due si rialzarono e presero a correre verso di lei, seguendola fino a raggiungere uno spiazzo nella foresta. Lì il sentiero terminava, allargandosi in una vasta arena naturale in terra battura, circondata da una fitta vegetazione. Sul lato opposto si intravedeva l’imboccatura di una grotta, nera come la pece, quasi nascosta alla vista da… qualcosa.
  • Cosa diamine è quella cosa? – sussurrò senza fiato Luxus, lo sguardo incollato all’enorme mostro che svettava al centro della radura.
 
In quel momento, una figura ammantata di nero si voltò verso di loro, guardandoli con i suoi penetranti occhi azzurri, gelandoli sul posto. Gray poté notare distintamente le pupille della ragazza ridotte a due fessure, che rendevano il suo sguardo così dannatamente simile a quello dei Draghi che li avevano assaliti a Crocus, pochi mesi prima, da fare quasi male.
Un attimo dopo, al fianco della ragazza atterrò su un ginocchio una seconda figura, accompagnata da un sonoro schiocco metallico.
Rya si volse verso di lui, dicendogli qualcosa. Gildarts si alzò e si voltò all’indietro, notando i tre ragazzi ancora sul sentiero e spalancando appena gli occhi.
Decisamente non si aspettava di vederli lì.
Si girò completamente verso di loro, ma nel farlo il mantello sgualcito che gli circondava il corpo si scostò, lasciando intravedere una grossa chiazza di sangue a livello del costato, sulla destra. Il liquido rossastro scivolava tra le placche della sua armatura, gocciolando fino a terra.
Stava urlando qualcosa, sbracciandosi verso di loro, qualcosa che però i tre non riuscivano a sentire. Continuarono a guardarlo, confusi, finché una fortissima scossa elettrica attraversò i loro corpi, immobilizzandoli all’istante.
  
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