Capitolo 1:
Nuovi Arrivati
<< Bella!!! >> gridò come se non ci vedessimo da quattro anni anziché da quattro settimane
<< Ciao >> dissi sovrastata dalla sua felicità
<< Dio questa mattina è andato tutto storto, mi sono svegliata cadendo dal letto, non riuscivo a trovare la temperatura giusta dell’acqua, era sempre toppo calda o troppo fredda e infine mi si è perfino rotta un unghia >> raccontò alzando la mano apparentemente perfetta << Buongiorno anche a te >> risposi ironica << … Solito rituale da primo giorno di scuola? >> chiesi iniziando a camminare
Sbuffò di risposta. Camminammo finche non vedemmo la figura di Antonella sbucare, ovviamente perfetta, gonna rosa, camicetta bianca con gli stras e ballerine intonate alla gonna, i capelli era sciolti a coprirle le spalle, ci avvicinammo velocemente, l’abbracciai e Carter per circa dieci secondi dimenticò di avere il broncio, anche Antonella mi era mancata da morire
<< Ragazze ho una notizia spettacolare >> commentò raggiante
<< La notizia della mia unghia rotta si è diffusa così in fretta? >> chiese Carter inclinando la testa
<< Carter >> urlai ridendo e girandomi verso quest’ultima << Riguarda la scuola? >> mi rivolsi ad Antonella. Ques'ultima annuì>
<< Grandioso >> borbotto Carter ironicamente e sottovoce. Il padre di Antonella era nel consiglio d’istituto
<< Si!! Papà ha avuto un po’ da fare … E’ arrivata una nuova famiglia, sono cinque figli: tre ragazzi e due ragazze >> cantilenò saltellando
<< Si! Che bello! >> urlai ironica
Antonella inarcò un sopracciglio. << No. Davvero ragazze sono bellissimi, strepitosi >> disse senza togliersi dal volto l’espressione di felicità assoluta
Carter si rianimò improvvisamente. << Quanti anni hanno? >> chiese interessata
<< Ah vi rivelerò tutti quando li vedrete >> Antonella voleva infliggerci un po’ di suspance
<< A me non interessa, non ho bisogno di un ragazzo >> sbottai Entrambe ignorarono il mio pessimismo.
<< Li hai già visti? >> le chiese Carter sempre più curiosa
<< Solo per foto >> tagliò corto. Sembrava non sapere davvero altro
Non mi interessai molto. Preferivo di gran lunga restare con le mie amiche che pensare ai ragazzi, conoscevo la causa di questi pensieri purtroppo: Jake Lake. Il ragazzo americano venuto l’anno prima, si era creata una bella amicizia tra noi, forse anche qualcosa di più, ma qualche mese prima he finisse la scuola provavo a cercarlo ma non rispondeva a telefono, per un periodo non venne più nemmeno a scuola.
<< Cos’hai? >> mi chiese Carter notando a mia espressione. Assumevo sempre un aria di sofferenza totale quando ripensavo a Jake, almeno in quel periodo
<< Niente >>. Preferì mentire che dirgli a chi stavi pensando
<< Bella so che sei preoccupato, ricorda che a me non puoi darla a bere >> sussurrò Antonella con un che di frustrante della voce.
Ecco. Ero quasi riuscita a dimenticarlo, perché Antonella dove insistere con i ricordi? Infondo, finché non sarebbero serviti davvero a qualcosa avrebbe potuto rinchiuderli nel suo cervello, no? Eppure sapevo che per lei era più difficile. Sapevo che anche per me era difficile controllare l’impulso estenuante. Carter, beh per lei era proprio un impresa data la facilità con cui si arrabbiava. Il fatto era che non era solo la nostra amicizia ad accomunarci, c’era qualcosa di più grande di noi: noi tre avevamo dei poteri. Sapevo che fosse difficile gestire tutto eppure noi eravamo una specie di … Non sapevo come definirci … Ancora non riuscivo a capacitarmene, avevamo i nostri tre poteri da circa un anno e non ci erano mai serviti a un granché. Non era come nelle favole. A noi nessuno veniva a dire cosa fare dei nostri poteri. Io ero capace di fermare il tempo, il che non era una gran cosa, di norma non mi serviva mai, magari giusto per dare un’occhiata al libro di scienze durante il compito. Quello di Antonella era difficile da controllare, perché lo sentiva appena si avvicinava a qualcuno, lei riusciva a sentire le emozioni delle persone, e a volte quando cerchi di tenere una preoccupazione per te non è proprio una gran cosa, riesce subito a captare l’ansia che cerchi di tenere per te. Carter invece era difficile da controllare, lei era capace di far esplodere le cose, poteva tornare utile ma con il carattere facilmente irritabile di Carter poteva capitarle spesso di perdere il controllo, l’anno prima era molto ma molto più esagerata perdeva il controllo per nulla, scoperto il potere doveva riuscire a trattenersi. Ritornai alla realtà. Dovevo dare una risposta abbastanza esauriente da non permetterle altre discussioni. Mi mordicchiai il labbro inferiore.
<< Sono preoccupata perché … Magari potrebbero procurarci dei guai >> buttai lì di risposta. Quasi non mi ero accorta di essere salita sull’autobus ed essermi seduta.
Primo giorno. Autobus. Ma solo il primo, ci tenevo alla mia macchina. Non me ne intendevo di motori ma la preferivo a qualsiasi altro mezzo.
<< Non preoccuparti se ti danno fastidio li faccio esplodere >> promise Carter. Strabuzzai gli occhi, sapevo che scherzava ma sapevo anche che sarebbe stata capace di farlo
Mi lasciai andare ai pensieri su Jake, di solito non mi concedevo queste debolezze ma non potevo fare a meno di chiedermi se sarebbe venuto a scuola o no. Scesi automaticamente alla fermata seguita da Carter e Antonella che chiacchieravano animatamente. Non m’intromisi nella discussione, volevo, desideravo, il primo giorno di scuola, forse per distrarmi dai miei pensieri su Jake. Arrivata nel parcheggio Carter si immobilizzò, gli occhi incantati, la bocca semiaperta, aveva per caso visto un ragazzo? Mi avvicinai cautamente a lei e la presi per mano guardandola, i suoi occhi erano puntati su una Volvo metallizzata fantastica, e io capì. Era bellissima e Carter restava immobilizzata perché adorava letteralmente i motori e le auto veloci erano la sua passione
<< E’ … E’ … E’ … E’ … E’ … Meravigliosa >> balbettò restando a guardare la Volvo come ipnotizzata
<< Grazie … E’ mia >> sussurrò una voce femminile e melodiosa alle nostre spalle
Ci girammo di scatto, a parlare era stata una ragazza alta, con lunghi capelli mossi color dell’oro, gli occhi erano dello stesso colore ma più intensi: oro liquido. La palle chiarissima e liscissima. Mi sentì devastata da tanta bellezza, e ancora di più probabilmente si sentì Antonella, era lei l’icona della moda a scuola e iniziavo a chiedermi per quanto lo sarebbe restato con questa bellissima ragazza in giro. Avanzai qualche passo incerta e tesi la mano
<< Isabella. Ma chiamami Bella come fanno tutti >> mi presentai con un gran sorriso
<< Il mio nome è Elena e la macchina non è proprio mia ma di mio fratello >> spiegò con un sorriso. Per qualche ragione evitò il contatto con la mia mano. Doveva essere una delle ragazze nuove. Lasciai cadere le mani nel vuoti imbarazzata, faceva freddo e il tempo era nuvoloso.
<< Ah … >> sussurrò appena Antonella per rompere il silenzio
<< Pensi che me la farà provare? >> sputò lì Carter come se fosse una cosa da poco
Elena rimase sorpresa da quella richiesta. << Non saprei >> sussurrò appena sovrappensiero
<< Comunque io sono Carter e lei e Antonella >> si presentò indicando prima se stessa e poi Anto. Improvvisamente sembrava essersi ricordata delle buone maniere, come, che ne so … Presentarsi?
<< Piacere >> rispose Elena senza stringere la mano a nessuna
<< Che anno frequenti? >> chiesi curiosa
<< Io il secondo, mia sorella e mio fratello il terzo, i miei altri due fratelli il quarto e l’ultimo >> disse come se stessa facendo uno sforzo enorme per ricordarlo
<< Anche noi il terzo >> cantilenò Carter
<< Ah bene … Comunque sono loro … La mia famiglia >> disse indicando con lo sguardo quattro ragazzi, di una bellezza assurda
Era tre ragazzi, uno era piuttosto minuto, con capelli un po’ mossi e biondo, di un biondo dello stesso colore del grano, era ugualmente pallido ma molto bello. Il secondo ragazzo era alto magro, i capelli erano neri, scurissimi con taglio emo. L’ultimo ragazzo era senz’altro il più bello, pelle altrettanto chiara degli altri due, capelli biondo scuro che sembrava gli accarezzassero il volto, con il ciuffo alzato. L’ultima era una ragazza, dai tratti gentili e belli, la pelle diafana come i fratelli, i capelli dello stesso colore del ragazzo col taglio a emo, con il ciuffo laterale, le scendevano morbidi e liscissimi fino a metà spalle. Rimasi a ammirarli in tutta la loro bellezza per circa cinque minuti. Carte e Antonella facevano altrettanto. Strano, perché stavo iniziando ad interessarmi davvero ai ragazzi nuovi?