Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Vegeta_Sutcliffe    19/08/2018    5 recensioni
Il problema della certezza è che è statica; si può fare poco, se non infinitamente riaffermare se stessi. L’incertezza, invece, è piena di incognite, possibilità e rischi.
(Stephen Batchelor)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Upside Down
Per Sophia <3



Bulma aveva creduto di aver visto in Vegeta un uomo ferito e solo; un uomo cattivo perché non aveva conosciuto il bene, un uomo che odiava perché non aveva conosciuto l’amore. Aveva creduto di aver visto del buono nel principe dei Saiyan e sapeva di averlo visto, quando per la prima volta le si era palesato nudo, privo di ogni schermo e ogni protezione, quando aveva mostrato di essere solo un uomo come tutti, con la stessa anatomia, con gli stessi bisogni. Fisici e non.
La prima volta che aveva fatto sesso con il principe dei Saiyan, Bulma aveva creduto che quel titolo fosse vuoto, solo un nome che non indicava più nessuna realtà, che non rimandava più a nessuna cattiveria, nessun proposito di vendetta e rivincita, nessuna voglia di sopraffazione.
La prima volta che avevano fatto sesso era stata una delle innumerevoli volte che un uomo aveva intrecciato le proprie dita nei capelli lunghi di una donna per avvicinarla a sé e per catturarle le labbra in una danza giocosa e felice che non avrebbe mai avuto fine se non fosse stato per un naturale ed inevitabile debito d’ossigeno. Ma anche quando le loro bocche si erano liberate l’una dall’altra, i loro corpi erano rimasti uniti, la loro pelle si era sfiorata, il loro sudore si era mescolato, i loro gemiti erano risuonati in sincrono. La cura con la quale Vegeta l’aveva penetrata era sembrata dolcissima, attenta di ogni suo minimo lamento, orgogliosa di ogni suo minimo suono di piacere, ed era stata la più grande conferma della sua intuizione, l’ennesimo caso particolare che confermava la tesi generale che l’amore e il bene trionfavano alla fine e che ogni uomo era naturalmente portato ad amare e a fare bene, se non costretto da una forza esterna e dall’ignoranza di tali concetti.
Ma Freezer era morto e Vegeta era un uomo libero e poteva giacere nel letto con una bellissima donna che gli baciava il petto affettuosamente senza sentirsi debole, senza sentirsi sminuito; poteva soggiornare per sempre sulla Terra senza essere costretto al nomadismo; poteva godersi la vita, senza essere costretto a guadagnarsela, uccidendo gli altri.
Bulma aveva creduto di aver visto del buono in Vegeta, quando indugiavano nelle coccole notturne prima di addormentarsi, quando gli accarezzava il viso e lui si beava dei suoi tocchi con gli occhi chiusi e un’aria rilassata o quando teneramente le baciava le dita che giocavano sulle sue labbra.
“C’è mai stato qualcuno che si è preso cura di te?” Perché tra le tante cose che Vegeta non sapeva e che Bulma gli avrebbe insegnato, l’amore era risaputo essere benevolo e altruista e il suo fine erano gli altri e il loro bene.
“In che senso?” Le risposte di Vegeta ai suoi stimoli erano risposte positive, erano risposte che escludevano categoricamente l’evenienza di star giacendo con un mostro privo di sentimenti, ma che confermavano la sua idea di star dormendo con un uomo che gli aveva dovuti tenere nascosti e che non aveva avuto le fortune che aveva avuto lei. Vegeta non era cattivo, era solo deprivato.
“Qualcuno che avesse a cuore la tua incolumità. Qualcuno sempre disponibile ad aiutarti. Qualcuno che si rifiutava di lasciarti solo. Qualcuno che ti rispettava per quel che eri e aveva parole dolci per te.”
Lui aveva aperto gli occhi, come se vederla avesse aiutato a capirla meglio, come se sulla sua faccia avesse potuto scorgere indizi di alcunché. Gelosia forse?
“Una donna? Una compagna?”
“No, non solo una donna. Anche un amico, un compagno di avventura.” Bulma sperò quasi che non ci fossero mai state quel genere di donne… che non ci fossero mai state altre donne.
Vegeta aveva uno sguardo confuso e Bulma aveva creduto di averlo pensato sopraffatto dalla forza di tali idee così estranee eppure così piacevoli e di averlo pensato tenero nel tentativo di indovinare il significato delle sue parole. La donna era quasi intenerita dal suo sguardo perplesso e stava quasi per giurare su se stessa che lei sarebbe stata quella persona, quando improvvisamente lui rispose ciò che lei aveva categoricamente escluso potesse essere possibile.
“Certo che sì.”
“In che senso?”
Lui scrollò le spalle come per sottolineare la poca importanza della risposta, o forse dell’argomento? E parlò con voce serena di chi stava affrontando un argomento ovvio, usuale, a tratti noioso.
“Nappa si è sempre preso cura di me, era sempre vicino a me, in qualunque circostanza. Mi guardava le spalle in missione e mi portava in infermeria per le ferite più gravi. Sempre stato fedele al suo principe e lo dimostrava a parole e con i fatti. Avrebbe dato la sua vita per me.”
Vegeta sapeva cos’era l’amore? Vegeta aveva ricevuto cure? Vegeta aveva avuto una relazione di tale intensità?
“E che fine ha fatto?”
“L’ho ucciso.” E il ricordo della morte di Nappa era stata la morte anche delle sue speranze, delle sue illusioni. Il principe era freddo e impassibile, come se stesse parlando di un argomento minore, come se non stesse ammettendo alla donna che aveva la gambe intrecciate alle sue di aver preso la vita di un uomo che, per quanto deplorevole potesse essere stato, aveva provato per lui una sana affezione.
“L’hai ucciso?” Ed era stata in grado di parlare solo perché aveva fatto il verso alle sue precedenti parole, altrimenti era sicura non sarebbe riuscita a formulare nessun pensiero concreto...anche perché quelli che faceva si rivelavano fallici e stupidi.
Lui aveva risposto solo alzando l’angolo destro della bocca in un ghigno sinistro, di quelli che sembravano cattivi perché erano cattivi e non perché erano il tentativo di un sociopatico di esprimere emozioni che gli altri credevano non potesse provare, perché non sapesse. E se non fosse stato per lei, che non cedeva alle sue labbra, che umanamente si sentiva dispiaciuta per la morte di un uomo che non conosceva, che voleva carpire la verità che si celava sotto l’incongruenza di un assassino glaciale e pericoloso che viveva in un corpo caldo e accogliente, Vegeta avrebbe continuato a stuzzicarla giocosamente con le sue labbra carnose e dolci, perché ricordare un’uccisione non impediva la libido.
“Perché l’hai ucciso allora?” Trovare un motivo al gesto era l’ultima opportunità che le rimaneva per provare a giustificare lui e le sue azioni, perché se Vegeta le avesse dato una risposta convincente, una risposta moralmente condivisibile, se fosse stato abbastanza bravo da far ricadere la colpa, il male su Nappa, lui sarebbe diventato buono e al diavolo il diritto alla vita e altre cazzate del genere. Era teso, sembrava infastidito, più che dal senso di colpa, che non aveva, dall’interruzione che non voleva avere e che cercava di aggirare continuando a cercare la sua complicità in quei tocchi fisicamente intimi, ma lei non cedeva e scivolava dalla sua presa e dai suoi baci come un’anguilla e allora il principe fece una cosa strana: si comportò coerentemente per la persona che diceva di essere, per le azioni che reclamava di aver fatto e per quelle nuove che avrebbe intrapreso, ispirate dalla sua ideologia e per Bulma fu il fallimento della sua ragione contro le sue ragioni.
“Perché quando le cose non servono più o si rompono, bisogna buttarle.”
La sua mano, che era sempre scorsa sul suo corpo con delicatezza, come se le sue dita stessero saggiando porcellana o seta, si era stretta al suo collo, come una tenaglia d’acciaio.
“E tu non vuoi essere buttata, vero?” Era la prima volta che quell’uomo le dava prova diretta della sua forza fisica e della sua crudeltà, era la prima volta che sembrava aver dato concrezione alle vecchie minacce che lei aveva finito per pensare fossero solo parole a vanvera, era la prima volta che non quell’uomo che dimorava a casa sua e il principe dei guerrieri sembravano davvero coesistere nella stessa persona attuale e non nel ricordo di un tempo lontano, nel senso di parole straniere dette astiosamente dai vinti che lui aveva sottomesso. Non per necessità a questo punto, ma per piacere…
La stretta si stringeva in quel tempo che rimaneva senza risposta di quella che in verità era una domanda retorica. Il problema è che aver compreso quella domanda, significava aver compreso la considerazione che lui aveva di lei, chè non la considerava una persona ma un oggetto e la sua cura era l’attenzione di un proprietario che non voleva rompere il proprio possedimento. Tutte quelle carezze, tutti quei baci erano opportunismo, lui poteva farle male, lui voleva farle male, ma trovava più utile non farlo.
“Tu sei un mostro.” Della peggiore specie. Era un essere capace di toccare gentilmente, era un essere capace di baciare, era un essere capace di farsi abbracciare nel buio della notte, un essere opportunista che si dimostrava umano quando aveva vantaggio per farlo, ma era un essere che non voleva l’umanità, un essere che consapevolmente e felicemente cercava la guerra, cercava la lotta, cercava il sangue,un essere che aveva ammazzato la persona che l’amava e che gli aveva dimostrato che l’amore esisteva.
“E quindi?”
 


Come tutti di voi sanno sono ormai  intollerante a quasi tutto il mainstream del fandom di dragon ball, un mainstream che, se era rispettabile quando era l’opinione di qualche autrice, diventa parecchio ridicolo quando si pretende come canon. E tra i tanti non sensi, tra i tanti motivi di orticaria per me c’è la tesi che Vegeta è quello che è perché non ha mai conosciuto l’amore e quindi sia lodato il cielo che ha trovato questa santa che è stata capace di intravedere del buono in un uomo che ha come scopo dichiarato quello di voler uccidere Kakaroth. Disgraziatamente per questa teoria affascinante, Vegeta non sembra per nulla uno che è incapace di amare o di provare sentimento. Non si può negare che Nappa, che lo chiama addirittura amico(quindi vuol dire che Vegeta il concetto di amicizia lo conosce anche prima di arrivare sulla terra!) ami o per lo meno abbia voluto del bene al principe… Anzi sempre dal manga possiamo evincere come nel Buon Nappa è presente un senso di comunità, un senso di appartenenza, un sentimento di fratellanza che ingenuamente lo portano a dire che si vada sulla Terra per resuscitare Radish, ma accanto a lui, c’è una persona che con la sua estrema bontà  risponde: “col cazzo”. Chi sarà mai la persona estremamente buona che siede sullo stesso alieno che si sta mangiando? Ps. Se voi vi rivedete quella scena vedrete anche come Nappa non si da al cannibalismo ed è seduto su un tronco…
Nappa è la conferma che i saiyan possono non essere così sadici, possono a modo loro provare affetto, possono avere comportamenti socialmente accettabili e che se Vegeta è un satanasso non è per la circostanza, perché Nappa vive la sua stessa circostanza, ma perché vuole!
Intanto pubblico l’ennesimo sfogo come un one shot, chi lo sa se prima o poi diventerò una raccolta anche questa. Penso che per una volta mi farò suggestionare dall’accoglienza della stessa.
Grazie mille a tutte voi che mi sopportate e che avete ancora voglia di leggere qualcosa di diverso, che non ha la pretesa di essere vero, ma solo possibile considerando ogni teoria della sottodeterminazione…Grazie! <3


 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Vegeta_Sutcliffe