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Autore: Naco    19/08/2018    3 recensioni
Sono passate due settimane dal matrimonio di Miki e Umibozu e la situazione tra Ryo e Kaori pare addirittura peggiorata. Perché? Cosa è successo? A complicare il tutto, ai nostri amici viene proposto un incarico che non possono assolutamente rifiutare… anche se questo li porterà a fingere di essere marito e moglie!
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'After the finale'
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III
Tra paura e desiderio

Il ristorante si trovava al primo piano dell’hotel ed era un ambiente enorme che si componeva di due parti: una più piccola, interna, e una esterna, da cui era possibile ammirare il panorama della baia. Ambedue le zone erano apparecchiate: a quanto pareva, i clienti potevano decidere in totale libertà se cenare nell’una o nell’altra
Kaori si guardò intorno cercando di capire dove potessero essere le persone che avevano incontrato quel giorno e notò che i tavoli erano posizionati a una certa distanza tra loro, forse per permettere ad ognuno di avere la propria privacy. Alcune coppie erano già sedute ai propri posti e bisbigliavano tra loro complici, mentre altre avevano preferito la compagnia di altre persone e avevano formato delle tavolate più lunghe.
«I signori hanno preferenze su dove accomodarsi?» domandò all’improvviso la voce del cameriere. Kaori sobbalzò: non l’aveva sentito arrivare. Forse era così che si muovevano i camerieri in quei posti, per cercare di dare il meno fastidio possibile ai commensali.
I due si guardarono incerti sul da farsi: unirsi ad una tavolata sarebbe stato molto più utile alle loro indagini, ma sarebbe sembrato strano che una coppia di neo-sposi preferisse la compagnia di sconosciuti piuttosto che un tête-à-tête; tuttavia, la sola idea di cenare a lume di candela con Ryo la terrorizzò. Erano giorno che si parlavano a mala pena, come avrebbero potuto far finta di essere una coppia felice?
Ci pensò un intervento esterno e provvidenziale a risolvere i loro dubbi.
«Vedo che è ancora vivo, Kamiya-san!» rise, infatti, qualcuno alle loro spalle. I due si voltarono per incrociare lo sguardo divertito di Ken Moriyama.
Kaori arrossì di vergogna - stavolta per il ricordo della sua scenata in piscina e non per la prestanza di Moriyama - e ringraziò che la stanza fosse in penombra e non si notasse.
«Avete già scelto dove sedervi? Perché non vi unite a noi?» indicò sua sorella e suo marito. «Keiko ne sarebbe davvero contenta! E poi,» si chinò un po’ verso di loro «detto tra noi, mio cognato è veramente noioso! Vi sarei grato per tutta la vita se voleste salvarmi! Ma forse preferirete stare da soli…»
«Al contrario, accettiamo molto volentieri!» rispose Kaori con un sorriso e lasciò che l’uomo li conducesse al tavolo nell’angolo più appartato della sala.
«Certo che ti piace proprio, eh!» Ryo le bisbigliò all’orecchio non visto, per prenderla in giro; per tutta risposta, lei gli diede una gomitata nello stinco.
«È un’occasione d’oro per scoprire che tipo di rapporto lega i Fukuoka, idiota. Perciò evita di--» ma non riuscì a terminare le sue raccomandazioni, ché già Ryo si era accomodato a fianco della bella Keiko e si era presentato al suo consorte.
«Suo marito è un tipo davvero particolare, eh!»
«Lei dice?» replicò sarcastica e si sedette accanto a Ryo, mentre Moriyama prendeva posto vicino a lei come se nulla fosse. Kaori sospirò; sarebbe stata una lunga, lunghissima serata.


La cena non fu così disastrosa come aveva temuto: le pietanze erano buonissime, oltre che disposte in modo originale e accattivante. Anche la compagnia non era male: Keiko era una donna simpatica e divertente, proprio come suo fratello, ma a differenza sua non civettava e riusciva a tenere a freno persino i maldestri tentativi di Ryo di avvicinarsi a lei, anche solo per riempirle per galanteria un bicchiere di vino, perciò Kaori decise di ignorarlo e si mise a chiacchierare con Moriyama.
Come aveva intuito da quello che aveva detto il cognato, il signor Fukuoka, invece, era una persona taciturna, che parlava solo quando gli veniva posta una domanda. Era molto più grande di Keiko, tanto che sarebbero potuti essere scambiati per un padre e una figlia, se non fosse che non si somigliavano per niente: a differenza della donna, infatti, aveva un paio di severi occhi neri e radi capelli ormai grigi. A Kaori bastò un’occhiata per capire che l’antipatia che Moriyama provava per lui era reciproca, ma Fukuoka non si mostrò mai scortese né con suo cognato né con i nuovi arrivati; invece parve piuttosto interessato alla professione dei due coniugi.
«E di cosa vi occupate esattamente?» domandò quando Ryo accennò al fatto che erano investigatori privati: del resto, non aveva senso mentire più di quanto già non stessero facendo. «Mi perdoni la franchezza ma, da quanto ne so, una simile carriera non rende molto».
«Satoshi!» lo rimproverò la moglie, ma Ryo scoppiò a ridere. «No, suo marito ha ragione: gli investigatori privati, di solito, non hanno chissà che grandi entrate, non da permettersi una vacanza al Majesty…»
“E noi ne sappiamo qualcosa” pensò Kaori depressa.
«.…ma noi ci occupiamo di qualcosa di molto remunerativo».
«E di cosa?» stavolta fu Moriyama a intervenire.
«Di tradimenti».
A Kaori quasi andò di traverso il soufflé che stava mangiando, ma per fortuna il suo colpo di tosse venne coperto dal rumore dei piatti che il cameriere iniziando a portar via proprio in quel momento.
«Ohi, Ryo!» tentò di attirare la sua attenzione, ma il collega la ignorò. Kaori era preoccupata: che diavolo stava dicendo?!
«Tradimenti?» Fukuoka ripeté, perplesso.
Ryo gli sorrise: «Certo. Tradimenti di ogni tipo, intendo: esponenti dell’alta finanza che tradiscono i propri colleghi, segreti industriali che vengono venduti al maggior offerente per vendetta o semplice sete di denaro… noi ci occupiamo di questo genere di casi. E vi assicuro che, per mantenere tutto sotto silenzio, i nostri clienti sono disposti a pagare cifre esorbitanti. Ma il nostro punto di forza…»
Ryo fece una pausa ad effetto per mantenere viva l’attenzione, anche se tutti pendevano già dalle sue labbra; persino Kaori, che sapeva benissimo quanto ci fosse sul loro conto in banca, per un attimo si crogiolò nell’illusione di avere davvero tutti quei soldi a disposizione.
«...il nostro punto di forza sono i tradimenti coniugali».
A Kaori quasi cascò la mascella a terra: faceva sul serio?
«E come li scopre? Cercando di sedurre le mogli per vedere se cedono?» domandò Moriyama scoppiando a ridere.
«Bingo!» rise anche lui.
Kaori gli diede un poderoso calcio sotto il tavolo. «Sta scherzando, ovviamente,» minimizzò.
Ryo si schiarì la gola, recuperando in un attimo il proprio controllo. «Certo. Per scoprire un tradimento, a me basta una sola occhiata; il resto è soltanto una raccolta di prove per il cliente».
«Ah sì?» Moriyama era davvero affascinato «E come se ne accorge?»
Per tutta risposta, Ryo gli sorrise sornione: «Questo, mi spiace, non posso dirglielo. Sa, segreto professionale».
Moriyama sorrise allo stesso modo. «Capisco».
I due continuarono a fissarsi per un po’ senza profferire parole, in una muta conversazione che escludeva tutti gli altri. Kaori, seduta in mezzo, guardò ora l’uno ora l’altro sempre più a disagio. Che cosa stava succedendo? Da cosa dipendeva tutta quella tensione che sentiva nell’aria?
All’improvviso, giunse un suono sordo dall’esterno e, nello stesso momento, i fuochi d’artificio illuminarono il cielo a giorno, attirando l’attenzione di tutti i presenti e ponendo fine a quella strana situazione così imbarazzante; molte coppie si stavano già spostando sulla balconata per ammirare meglio lo spettacolo.
«Andiamo anche noi?» propose Keiko e la comitiva acconsentì.
«Tradimenti coniugali?» Kaori ebbe modo di sussurrare al suo partner mentre si spostavano verso l’esterno. «E questa da dove è venuta fuori?»
Ryo si strinse nelle spalle. «Ho provato a gettare l’amo: nei matrimoni di convenienza, non è raro che un coniuge voglia sapere se può fidarsi davvero dell’altro!»
Dunque Ryo aveva provato a dare una chance alla sua idea sui matrimoni d‘interesse e si era inventato quella storia. Anche se non voleva ammetterlo, quella constatazione le riempì il cuore di gioia.
Keiko richiamò la loro attenzione sventolando vivacemente le braccia e loro si affrettarono a raggiungere lei e suo fratello.
Lo spettacolo regalò ai clienti un gioco di luci e colori che li tenne con lo sguardo verso l’alto per oltre un quarto d’ora.
«È bellissimo, vero Ryo?» domandò proprio mentre nell’aria esplodeva una girandola di rossi, arancioni e gialli e si voltò verso la figura dietro di lei, sorridendo. Si bloccò a metà: alle sue spalle non c’era più il suo socio, ma Moriyama.
«Oh, mi scusi, pensavo fosse…»
«Mi spiace. Ho visto suo marito allontanarsi con Satoshi da quella parte» indicò l’interno, verso gli ascensori.
Keiko sbuffò contrariata. «Mi arrendo!»
«Capisco,» commentò invece Kaori senza riuscire a nascondere la propria delusione.
“Quel dannato cretino, chissà che diavolo si è messo in testa!” non poté fare a meno di pensare, brandendo solo con la fantasia il suo martello. Ma del resto, che cosa si era aspettata? Non erano mica una coppia sposata sul serio. Si chiese dove fosse andato a finire: aveva seguito qualche donna da importunare oppure voleva fare solo delle domande a Fukuoka in merito all’indagine? Il suo cuore - e anche il fatto che conoscesse Ryo da tanti anni - propendeva per la prima idea, mentre la sua testa volle credere che fosse la seconda. Certo che, in quel caso, avrebbe potuto avvertirla…
«Kaori-san?» la chiamò Keiko, probabilmente per l’ennesima volta, visto il tono preoccupato. «Va tutto bene?»
«Cosa? Ah, sì, grazie. Vi chiedo scusa, ma penso che per stasera tornerò in camera, è stata una giornata molto intensa. Vi auguro la buona notte e vi ringrazio per la bella serata» e, senza dar loro il tempo di ribattere, si allontanò in tutta fretta.
I due fratelli non poterono far altro che guardarla allontanarsi e tornare a quello spettacolo di luci che, nel frattempo, continuava ad allietare gli ospiti della struttura.


Ryo rientrò proprio mentre Kaori usciva dal bagno, pronta per mettersi a letto. Per un attimo, si guardarono sorpresi di trovarsi l’altro davanti.
«Sei già qui?» le domandò lui meravigliato, come se non si aspettasse di trovarla lì.
«Avevo mal di testa» tagliò corto irritata: in quel momento non voleva vedere nessuno, soprattutto lui. «E tu? Già di ritorno? Moriyama-san ha detto di averti visto andar via con Fukuoka. Avete parlato dell’incidente? Che ti ha detto?»
Accidenti, lo stava facendo di nuovo. Più che fargli domande inerenti al caso, sembrava una moglie gelosa che voleva sapere se fosse uscito con la propria amante. E dire che poche ore prima aveva detto a se stessa che non le importava più di quel che Ryo avrebbe combinato! A quanto pareva, l’effetto catartico del centro benessere stava svanendo in fretta.
«Abbiamo parlato del più e del meno e poi ho fatto un giro» rispose vago e Kaori si morse la lingua per non aggiungere altro. «E poi volevo batterti sul tempo per prendermi io il letto!» ammise ridendo sguaiatamente.
Kaori alzò le spalle. «Questo letto è così grande che ci starebbero comodi almeno tre Umibozu, quindi possiamo dividercelo senza problemi».
Ryo spalancò gli occhi: «Eh? Ma se sei sei tu quella che ha paura che le salti addosso! Ti ricordi cosa successo con l’aereo di Shoko?»
Kaori non si scompose. «Per tutti qui siamo una coppia sposata: cosa succederebbe se qualcuno entrasse di nascosto, magari per prenderci di mira, e ci vedesse dormire separati?» ragionò sollevando le coperte e mettendosi a letto, dandogli le spalle. «E poi dubito che ti interesserebbe anche solo avvicinarti a me. Quindi, a cosa serve litigare per uno stupido letto?» bisbigliò poi a se stessa.
«Uh? Hai detto qualcosa?»
«Io? No, niente. Allora? Se poi preferisci dormire sul pavimento o su quel divanetto minuscolo, libero di farlo, eh! Buona notte!» concluse e sistemò meglio il cuscino, decretando così la fine della conversazione.


Ryo rimane un attimo a fissare la schiena di Kaori, sicuro che ci fosse qualcosa sotto; invece, la ragazza non si mosse più né aggiunse altro, perciò alla fine raggiunse il bagno e si chiuse la porta alle spalle.
Vi rimase ben oltre il tempo necessario a prepararsi per la notte, incerto: era più che sicuro che, una volta uscito, Kaori l’avrebbe atteso nell’ombra per colpirlo con un martello se solo si fosse azzardato a provare a mettersi tra le coperte; tuttavia quando aprì la porta, si rese subito conto che la sua collega dormiva beata, ignorandolo del tutto. Si fermò un attimo ad osservarla: sembrava così dolce mentre dormiva, l’esatto opposto di come si comportava quando era sveglia. Non che lui non gliene desse motivo…
Rincuorato dal fatto che lei stesse dormendo e che potesse davvero usufruire del letto senza la paura che Kaori si svegliasse brandendo un martello da mille tonnellate, sgusciò sotto le coperte, distrutto. Aveva trascorso tutto il giorno a perlustrare il resort e, per indagare sulla signora Mutta, si era anche dovuto sorbire una noiosissima sfida a tennis con un tizio che non sapeva neanche tenere in mano una racchetta. Meno male che almeno aveva conosciuto la bella Saori! Ciliegina sulla torta, ci si era messa pure Saeko che, per fargli le ricerche che le aveva chiesto, aveva preteso di ridurre ancora il suo debito. Era così stanco che non gli sarebbe neanche dispiaciuto dormire nella vasca idromassaggio se Kaori avesse preteso l’esclusiva del letto.
Fu un rumore a distoglierlo dai suoi pensieri. O forse un suono, nel leggero dormiveglia in cui era caduto non seppe dirlo con certezza. Di sicuro, però, qualcosa doveva aver allertato i suoi sensi.
Tese l’orecchio: non avvertì nulla, solo il respiro di Kaori che dormiva accanto a lui, ancora nella stessa posizione. Che avesse immaginato tutto? Stava per rilassarsi e lasciarsi andare, quando lo sentì ancora una volta. Un brontolio leggero, quasi un sussurro. Non gli ci volle molto per capire da dove provenisse.
Si voltò circospetto verso la sua socia. «Kaori?» la chiamò.
Lei non rispose, ma il suono che aveva emesso si fece più simile a un lamento. Che stesse sognando? Si chiese, incerto sul da farsi.
«Kaori?» provò ancora, ma neanche stavolta la donna diede segno di aver sentito.
Ryo le si accostò con estrema lentezza: sapeva bene che rischiava di ritrovarsi appeso alla finestra o rinchiuso nell’armadio se solo lei si fosse svegliata e l’avesse trovato a pochi centimetri da lei, ma aveva bisogno di sapere che cosa avesse.
«Non andartene» la sentì bisbigliare nel sonno.
Si avvicinò ancora un po’. Stava davvero sognando, allora?
«Non andartene di nuovo, fratello mio…»
Ryo rimase così spiazzato da quella frase, mormorata in un tono così triste da spezzare il cuore, che non si rese conto di quello che stava accadendo: Kaori, cercando di fermare Hideyuki, che nel sogno probabilmente si stava allontanando da lei, si voltò nella sua direzione, aprì le braccia e si gettò verso di lui; preso alla sprovvista dalla sua reazione, lo sweeper perse l’equilibrio e si ritrovò steso sul letto, con la sua collega addosso.
Restò per qualche secondo immobile, trattenendo il respiro, non sapendo cosa fare. Se Kaori avesse aperto gli occhi proprio in quel momento, come minimo lo avrebbe ucciso, anche se, a conti fatti, era stata lei a saltare addosso a lui. Per di più, e questo gli fece gelare il sangue nelle vene, il suo amichetto laggiù aveva deciso di risvegliarsi proprio nel momento meno opportuno. E questo sarebbe stato molto più difficile da spiegarle. Che diavolo poteva fare?
Per un attimo, gli venne quasi da ridere: lui, Ryo Saeba, lo stallone di Shinjuku, l’uomo che terrorizzava la yakuza e i criminali con un solo sguardo, in quel momento, era spaventato alla sola idea di avere tra le braccia una donna.
No, peggio. Era atterrito, terrorizzato.
E pensare che, in altre occasioni, avrebbe fatto carte false pur di trovarsi in quella situazione. Ma mai, mai, neanche nei suoi sogni erotici più spinti, aveva sognato che gli sarebbe capitato con Kaori. In una suite matrimoniale. Mentre fingevano di essere marito e moglie. Ma come diavolo ci era finito in quella situazione?
Ovviamente, per colpa di Saeko e Reika che l’avevano fregato ancora una volta. No, si corresse, era lui si lasciava sempre abbindolare come uno sciocco. Certo, la cifra che avevano proposto faceva troppo gola per rifiutare.
Trasse un paio di respiri, cercando di calmare il battito del proprio cuore, proprio come aveva imparato a fare fin da piccolo, quando era stato addestrato a combattere sui campi di battaglia. Quello sì, era qualcosa di cui avere terrore. Eppure, allora non ne aveva avuto, forse perché era troppo giovane e incosciente o forse perché aveva appreso fin da subito che non poteva prendersi il lusso di perdere il proprio tempo ad avere paura. La paura era per i deboli, e lui non poteva esserlo, se voleva sopravvivere a quell’inferno.
Ma adesso, le cose erano completamente diverse.
L’esercizio di respirazione non diede i risultati sperati, anzi: il corpo di Kaori sapeva di buono - l’aveva vista uscire dal bagno, quindi doveva aver fatto la doccia - e i suoi capelli emanavano il profumo del suo shampoo preferito. Sapeva così tanto di lei - di casa, di affetto, di amore, di normalità - che ne fu quasi stordito.
Kaori, nel frattempo, si era calmata e dormiva tranquilla tra le sue braccia, cosa che non aiutò affatto il suo autocontrollo. Avrebbe tanto voluto svegliarla, dirle che la desiderava più ogni altra cosa al mondo, e fare l’amore con lei. Era da quel giorno che non faceva altro che pensarci e a volte il desiderio diventava così forte che a stento riusciva a trattenersi dal saltarle addosso.
Proprio come quella famosa sera. La sera del giorno in cui le aveva detto che l’amava.
A ripensarci, non riusciva neanche a credere di averlo fatto davvero. Come diavolo era stato possibile?
Se Falcon non avesse deciso di esaudire il desiderio di Miki, lui non avrebbe neanche per sbaglio tirato fuori il… coraggio? La folle idea? di dichiararsi alla propria socia. Davanti a un branco di criminali che ce l’avevano con loro, tra l’altro. Non che avesse in mente uno scenario particolare per dire una cosa del genere, eh; anzi, pensandoci bene, forse quello era proprio il più adatto a un tipo come lui.
Comunque, non era quello il punto.
Il punto era che quel giorno si era dichiarato e non aveva idea di cosa fare dopo. O meglio: il suo amichetto laggiù non ci aveva messo molto a fargli capire cosa avrebbe desiderato.
Era successo proprio quando erano tornati a casa: fino a quel momento erano stati troppo occupati e preoccupati per Miki per pensare a quello che era successo tra loro e a come e quanto questo avrebbe modificato per sempre il loro rapporto. Poi Kaori gli aveva augurato un timido “Buona notte”, come se non sapesse neanche lei che cosa fare.
«Buona notte un corno!» avrebbe voluto dirle, bloccarla sulle scale, baciarla e fare l’amore con lei sul divano, lì a due passi. Era stata una visione così vivida che per un secondo aveva pensato davvero di averlo fatto. Ma si era bloccato in tempo.
Perché non era così che avrebbe voluto la sua prima volta con Kaori. Non se lo meritava e lui l’amava tropo per farle questo: lei non era una donna da una notte e via, ma la persona che voleva accanto per tutta la vita.
E così l’aveva salutata e se n’era andato a dormire in camera sua.
Ma il suo amico non aveva gradito e glielo faceva notare sempre più spesso: ormai gli bastava che lei gli toccasse semplicemente una mano o che i loro sguardi s’incontrassero per un secondo di troppo per fargli temere di perdere il controllo. E così aveva cercato di starle vicino il meno possibile e di evitare qualsiasi contatto inopportuno, sperando che non lo scoprisse. Ma Kaori non era una sciocca e anche se non capiva il motivo, si era accorta che qualcosa li stava allontanando e ne soffriva. Lo capiva da come la voce le si incrinava all’improvviso, senza un perché o da un’occhiata fugace che gli lanciava - come era accaduto quella mattina, in auto, quando aveva fatto finta di essere più concentrato sul panorama che su quello che le stava dicendo.
Sapeva che non avrebbe potuto continuare così per sempre, che avrebbe dovuto trovare il coraggio di fare quel passo che, invece, posticipava da giorni. Eppure non riusciva a sbloccarsi. Perché la verità era una sola: se fossero andati oltre, se il loro sentimento fosse diventato qualcosa di fisico e concreto, la loro vita sarebbe cambiata per sempre.
E lui aveva una fottuta paura di quello che avrebbe trovato dopo.
«Mi dispiace, Kaori» sussurrò baciandole i capelli «A quanto pare, sono molto più codardo di quanto pensassi».


La mattina successiva, quando Kaori si svegliò, si accorse subito di due dettagli: Ryo non c’era e lei dormiva al centro del letto. Perché? Si era agitata nel sonno? Aveva fatto uno strano sogno che c’entrava con suo fratello, ma non ricordava molto altro. A un certo punto, le era parso anche che Ryo l’avesse abbracciata… ma doveva aver sognato anche quello.
Si preparò in tutta fretta e scese per la colazione: forse avrebbe trovato Ryo che si sbafava di salumi e croissant. Appena le porte dell’ascensore si aprirono, s’imbatté, invece, nel direttore.
«Buon giorno, signora Kamiya. Spero che lei e suo marito stiate trascorrendo una piacevole vacanza» la salutò.
«Buon giorno. Sì, la ringrazio molto» rispose educata, ma guardinga: quel che aveva scoperto Ryo sul passato di Hisashi non le piaceva per niente e preferiva restare sola con lui il meno possibile; per fortuna, il direttore non sembrava intenzionato a intrattenersi con lei e la conversazione terminò subito.
Appena arrivò nella grande sala, si guardò intorno alla ricerca di Ryo, ma incrociò lo sguardo di Moriyama che, appena la vide, le andò incontro radioso. «Kaori-san, sono contento di vederla in forma! Ieri sera mi ha fatto preoccupare, come sta?»
«Bene, grazie. Non si preoccupi, era solo stanchezza».
«Ha già fatto colazione? Posso farle compagnia, se vuole».
Kaori fu tentata di ribattere che non era necessario e che preferiva cercare Ryo, ma qualcosa la fermò.
“Al diavolo la copertura: se Ryo può andar dietro alle belle donne, perché io non posso fare colazione con un uomo affascinante? Del resto, non sto facendo nulla di male!”
«Certo, perché no?» e lasciò che lui la conducesse a un tavolino all’esterno.
Come aveva notato la sera precedente, la visuale da lì era magnifica, come quella della loro suite. Mentre aspettavano che il cameriere servisse la colazione, Kaori rimase a fissare lo spettacolo davanti a sé, completamente rapita. Le sarebbe tanto piaciuto che Ryo fosse lì con lei ad ammirare quella meraviglia.
«È bellissimo, vero?» Moriyama aveva appoggiato la guancia sulla mano e la stava fissando.
«Oh, sì. Sa, noi abitiamo a Shinjuku e da casa nostra non si può ammirare il mare».
«Davvero? Pensavo viveste in un quartiere residenziale, visto il lavoro che fate».
Accidenti a lei, perché non stava mai zitta? Aveva ragione Ryo, lei sapeva combinare solo disastri. «È che… cerchiamo di mantenere un basso profilo», improvvisò sperando di essere credibile. Con le bugie non ci sapeva proprio fare.
«Capisco».
«E lei? Di cosa si occupa, Moriyama-san? Mi pare che ieri non ce l’abbia detto» gli chiese, più per cambiare argomento che per reale interesse, una volta che il cameriere ebbe portato loro ciò che avevano ordinato.
«In effetti è vero, ma il racconto del vostro lavoro era troppo interessante per poterlo interrompere!» ammise ridendo, versandosi una generosa tazza di caffè americano. «Scherzi a parte, non ne ho parlato ieri sera perché è un tasto che preferirei non toccare con mio cognato, ma sono un medico».
«Oh» Kaori ne rimase stupita: Moriyama aveva l’aria di essere una brava persona, ma ce lo vedeva proprio come medico; lui intuì i suoi pensieri e scoppiò a ridere.
«Sorpresa, eh?»
Kaori arrossì: «Un po’, in effetti. E perché vuole tenerlo nascosto? Non fa mica qualcosa di male! Oh, mi scusi, forse ho parlato a sproposito…» si zittì all’improvviso.
Moriyama le sorrise «È questo che mi piace di lei, Kaori, la sua spontaneità. Non si preoccupi, non mi ha offeso, anzi. Vede, mio cognato non è molto d’accordo con la mia visione della professione. Io voglio aiutare chi è in difficoltà e non si può permettere di pagare le cure, perciò spesso lavoro gratis e parto per missioni umanitarie all’estero, soprattutto nelle zone più povere dell’Africa; lui, invece, mi considera uno scroccone, che vive alle spalle di sua moglie. In fondo un po’ ha ragione, visto che lei spesso mi aiuta e finanzia le mie ricerche, e per questo le sarò sempre grato. Lui, invece… è troppo attaccato ai soldi, direi quasi ossessionato. Pensi che non accetta un cliente se prima non è sicuro che lui possa pagargli la parcella. Sa quanti bambini potrei curare se avessi anche solo la metà di quanto gli dà un solo cliente?»
Moriyama era così infervorato da quel discorso che non si rese conto di aver alzato il volume della voce; quando se ne accorse, le sorrise in tono di scuse. «Mi dispiace, ho parlato troppo».
«Al contrario,» Kaori era veramente colpita da quel discorso. Non avrebbe mai immaginato che un tipo come lui fosse una persona così profonda e attenta al benessere degli altri. Lo stava davvero rivalutando.
«E lei, invece?» domandò all’improvviso lui.
«Io cosa? Sono l’assistente di Ryo».
«Sì, questo l’avevo capito. È che non riesco a spiegarmi come mai una persona come lei abbia sposato il signor Kamiya: se io fossi suo marito, non guarderei certo le altre donne. Mi perdoni se glielo chiedo, ma che cosa ci trova in uno come lui?»
La domanda di Moriyama era più che legittima: perché avrebbe sposato Ryo - una persona che le diceva che era un uomo e che ci provava con le altre donne pur avendole dichiarato i propri sentimenti - nel remoto caso in cui lui gliel’avesse davvero chiesto?
«Beh ecco, perché…» “Perché lo amo”, avrebbe voluto replicare. Ma come poteva amare un uomo che la trattava in quel modo?
Tuttavia, Kaori non ebbe tempo di articolare una risposta da dargli perché, in quell’istante, un urlo squarciò l’aria intorno a loro.


Note dell’autrice
Il momento di cui parla Ryo (quello dopo il matrimonio di Miki e Falcon, quando avrebbe voluto fare l’amore con Kaori ma poi si è fermato, insomma), nella mia testa esiste, ma non sono mai riuscita a metterlo su carta (o meglio, Ryo mi ha impedito di farlo è__è). Per fortuna ci è riuscita Maryfangirl molto meglio di quanto avrei fatto io.
È inutile, per quanto lo rilegga e lo corregga, non riesco ad essere soddisfatta di questo capitolo. Ryo mi ha remato contro per tutto il tempo (oh, basta che si parla di sentimenti e lui scappa a gambe levate! -_-), anche se alla fine, seppur riluttante, ha ceduto alle mie minacce ha collaborato. E tuttavia, ho comunque paura del risultato ottenuto. Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!
   
 
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