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Autore: ElderClaud    09/07/2009    3 recensioni
"Aveva trovato il coraggio. Aveva finalmente smesso di essere un vigliacco e di continuare a scappare via inutilmente.ra che era riuscito a trovare il suo nascondiglio, era deciso a stanare il serpente dalla sua tana a colpi di rivoltella. A scaricargli addosso l’intero caricatore se necessario."
Orochimaru-Kiba
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiba Inuzuka, Orochimaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Questa piccola oneshot che vi apprestate a leggere, apparteneva alla raccolta "Strange Travel" cancellata tempo fa per scarse recensioni e soprattutto perchè c'era gente che faceva richieste e poi non recensiva!
Ad ogni modo trattasi di una Orochimaru-Kiba decisamente angst ed era stata richiesta da Kurenai88
Buona lettura a voi che sbirciate!


Snake and Dog (Orochimaru-Kiba)




Aveva trovato il coraggio.


Aveva finalmente smesso di essere un vigliacco e di continuare a scappare via inutilmente. Di guardare oltre il problema e di vivere con le solite parole di quella cazzo di sua madre troia.

“Domani è un altro giorno Kiba. Cerca di guardare a quel giorno e non fare storie”

Si certo... Guardare a quel giorno cosa dannata vacca?! Tanto a te non ha mai fatto niente! Tanto a te non è mai fregato nulla!
Tanto… Era sempre lui che doveva subire le sue ire, le sue punizioni, le sue voglie.

Era lui che doveva sempre soddisfare quel fottuto pedofilo!
Perché solo lui sapeva che quel riccastro del suo patrigno Orochimaru era uno a cui piacevano i ragazzini.

Ma ora era diverso, ora era davvero diverso!
Aveva trovato coraggio infatti. Ora finalmente era deciso più che mai a mettere la parola fine a tutta questa storia!
Non a caso, si era preparato di tutto punto per poter affrontare adeguatamente quel figlio di puttana.  Il suo amico Neji, gli aveva persino prestato un’arma “presa in prestito” nientemeno che dal facoltoso padre in persona.

Anche se tra Neji e Kiba scorreva quasi un abisso in fatto di ceto sociale, erano buoni amici.

Entrò in casa del bastardo quindi. Un appartamento di uno squallido palazzo in periferia. Dio come si era ridotto! Ma questo era ciò che succedeva a succhiare fino alle ossa i soldi degli altri.
A mangiare le proprie vittime, a spennarle tutte!
E quel bastardo lo aveva letteralmente rovinato. Aveva rovinato sua madre, prosciugando tutto il conto in banca. E aveva rovinato lui, rubandogli l’infanzia e l’innocenza.
Costringendolo così a crescere in fretta e a sopravvivere in mezzo alle bande rivali che spopolavano in città. E quindi, inevitabilmente a portarlo ad usare correttamente una pistola.

Pistola che lui voleva usare a tutti i costi ora.

Ora che era riuscito a trovare il suo nascondiglio, era deciso a stanare il serpente dalla sua tana a colpi di rivoltella.
A scaricargli addosso l’intero caricatore se necessario. A sbranarlo come solo un cane saprebbe fare.


Superò con calma il corridoio, mentre una musica emessa da un giradischi risuonava melodiosa e fuori posto per lo squallido luogo in cui si generava.
I muri tinti di verde marcio erano a stento abbelliti da qualche quadro e pianta che supplicava di essere innaffiata.
Era ovvio che si trattava di un rifugio di fortuna in attesa di spennare la prossima vittima. Ma per il giovane non faceva nessuna differenza. Prima lo fermava, e prima i suoi orridi incubi svanivano.

“Ahh... Mio caro Kiba. Quanto tempo, alla fine sei riuscito a trovarmi hm?!”

Trasalì il giovane uomo, nel sentirsi chiamare da quella voce melliflua. E appena voltato l’angolo infatti, si ritrovò nel salotto da dove si generava la melodiosa quanto irritante musica.
Lui gli dava le spalle. Seduto su una vecchia poltrona di velluto, guardava fuori dalla finestra incurante della giovane presenza. Kiba riusciva perfettamente a vedergli la testa oltre lo schienale. Gli sarebbe solo bastato prendere la mira e sparare... Se solo quel fottuto bastardo non si fosse messo a parlare.

“E così... Hai finalmente deciso di vendicarti del tuo adorato paparino”

“Sta zitto”

“Che peccato!! Dopo tutto quello che ho fatto per te”

“Sta zitto!!”

“Se sei cresciuto e fatto uomo in fretta... Lo devi a me figliolo”

“STA ZITTOO!”

Riusciva a stento a trattenere la voce, riusciva con fatica a trattenere le lacrime negli occhi.
Quel mostro... Quel serpente osava ancora parlargli! Osava ancora alzare la testa quel fottuto porco!!

“La verità caro Kiba, è Che tu mi hai sempre voluto bene. Anche quando ti facevo quelle cose

Ora si era persino alzato dal divanetto e avanzava verso di lui con lentezza. Incurante della pistola rivolta verso di lui. Incurante del fatto che la creatura che aveva ucciso molto tempo fa era disposta a tutto.

“E per questo motivo tu non mi sparerai mai... Tu non hai il coraggio per queste cose. Sei un pivello stupido cane!”

l’enfasi di quella parola. Di quel vocabolo... “Cane”
Gli fece più male di qualunque altra parola al mondo. Gli fece più male che essere paragonato ad un figlio di puttana come lui. Perché quella serpe sotto, sotto aveva ragione. Perché quel bastardo di Kiba aveva voluto bene al suo patrigno. Anche quando lo uccideva dentro.
Perché per il povero ragazzo era ciò che più si avvicinava ad un padre “affettuoso”.


Ma questo non voleva dire continuare a volergli bene in eterno!


[...]


Quando Kiba uscì fuori dallo squallido edificio, la polizia era già lì ad attenderlo. Molto probabilmente un vicino di casa doveva avere sentito gli spari.

Furono tosti i piedipiatti a puntargli i cannoni addosso, anche se lui era ora completamente disarmato.
Ma un motivo valido a ciò c’era eccome.
Perché il fu piccolo Kiba era ora completamente ricoperto di sangue. Del sangue della serpe. Dell’uomo che aveva osato dargli del cane.

Lo credeva un cane fino a tal punto?! Ebbene, chi era Kiba per deluderlo negandolo ostinatamente?!

In quell’appartamento lui si era comportato esattamente come un cane.
Aveva sparato alla serpe senza ucciderlo, e poi aveva iniziato a sbranarlo vivo proprio come avrebbe fatto un pulcioso quadrupede. Godendo nel vedere il suo volto finalmente terrorizzato.
Si era sporcato il giubbotto di pelle e le mani di sangue vischioso, nonché la faccia che ora recava evidenti segni rossi. Segni che lui non avrebbe più lavato per nessuna ragione al mondo.

Non ci sarebbe stata giuria al mondo che avrebbe salvato Kiba da una condanna terribile... Ma a lui di questo, non gliene fregava un cazzo.
E i poliziotti si sorpresero tantissimo nel vedere il giovane assassino alzare le mani al cielo e ridere così folle di gioia.



Anche se era una gioia effimera, voleva gustarsela appieno in tutta la sua libertà.

   
 
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