46
Cambiamenti
“Che
cosa
sta combinando Lucifero?”.
Keros
si
stupì nell'udire una simile domanda. Alzò gli
occhi, senza fermare quel che
stava facendo. Era all'aperto, nel boschetto accanto alla casa, alle
prese con
la legna. Stava spaccando grossi ciocchi, consapevole che ben presto si
sarebbe
acceso il fuoco. Il vento si stava intensificando, diventando
lievemente
fastidioso, ma il principe era intenzionato a terminare il lavoro.
“Che
cosa
sta combinando Lucifero?” si udì ancora.
“E
per
quale motivo dovrei saperlo io, scusa?” sbottò il
mezzodemone, spaccando un
altro ciocco a metà.
“Sei
il
suo erede…”.
“E
con
questo? Non fa di me la sua balia…”.
Girando
leggermente le orecchie per il fastidio, il principe fece scintillare
la lama
dell'accetta che stava usando.
“Sei
nervoso?” suppose l'Arcangelo.
“Ho
molto
da fare. Non distrarmi con le chiacchiere".
“Le
mie
sono chiacchiere importanti".
Keros
sospirò. Mihael lo stava fissando, a braccia incrociate.
“Allora?”
incalzò l'angelo “Non sai proprio dirmi
nulla?”.
“Perché
me lo chiedi? Che sta facendo?”.
“Lo
vedo
spesso con una donna".
“E
che
cosa c'è di strano?”.
“Pensi
voglia ottenerne l'anima?”.
“E
che
vuoi che ne sappia?!”.
“Non
te
ne ha parlato?”.
“No!”.
Il
mezzodemone riprese a spaccare legna, piuttosto infastidito.
“Forse
l'hai incontrata. È biondo cenere, capelli lisci, occhi sul
grigio...”.
“Temo
di
aver capito di chi parli”.
“Davvero?”.
“Sì.
E
dovevo intuirlo. Maledetto rompicoglioni!”.
“Lo
stai dicendo
a me?”.
“Ma
no.
Anche se lo meriteresti. La donna di cui parli è Leonore.
È la ex moglie di
Ary”.
“E
Lucifero che ha a che fare con lei?”.
“Sono
certo che l'ha convinta lui a venire qui a vivere. E sicuramente
userà i suoi
poteri per farla di nuovo innamorare dell'ex marito".
“Sarebbe
carino. Riunire una coppia…”.
“Lo
fa
solo per separare me ed Ary. Proprio non ci riesce a star fuori dalla
mia
vita!”.
“Credo
sia solo preoccupato per te".
“Da
quando lo difendi?!”.
“Non
lo
difendo. Cerco di capire".
Il
principe legò assieme alcuni ciocchi, con l'intento di
portarli nella legnaia.
“Ti
serve
aiuto?” domandò Mihael.
“Se
ti
annoi…”.
L'Arcangelo
seguì il ragazzo lungo il sentiero, portando a sua volta
della legna. Keros era
irritato. Possibile che non ci fosse un modo meno faticoso per
prepararsi
all'inverno?
“Non
c'è
nessuno in casa" mormorò “Puoi mantenere il tuo
aspetto. Ary è al lavoro e
Leonore è in città. O almeno così mi
hanno detto…”.
Seduti
al
tavolino di un bar, Lucifero e Leonore si erano concessi un
caffè. Dal loro
primo incontro erano trascorsi un paio di mesi ed avevano avuto modo di
rivedersi spesso. Lei quel giorno era un po' abbattuta,
perché non riusciva a
trovare un lavoro.
“Eppure
mi accontenterei di qualsiasi cosa!” sospirò.
“Non
devi
dire così. Ci sarà un lavoro che sogni fare,
no?” le rispose Lucifero.
“Certo.
Ma non posso essere d'impiccio ad Ary per sempre!”.
“Impiccio?
Ti ha per caso detto che devi andartene o che gli dai
fastidio?”.
“No.
Ma…”.
“Ma
allora il problema non si pone! Una ragazza come te, con i tuoi studi e
le tue
capacità, non deve accontentarsi. Vedrai che presto avrai la
tua occasione”.
“Occasione?”.
Il
potere
di Lucifero convinse la donna, che annuì e tornò
a sorridere.
“Non
perdere la speranza. E nemmeno il sorriso, bella Leonora. Ora
dimmi… come ti
trovi a casa del tuo ex marito? Spero non
litighiate…”.
“No.
Nessun problema. Come amici, non siamo male”.
“E
per
quanto riguarda l'altro coinquilino?”.
“Come
lo
sai che…?”.
“Credo
di
aver omesso qualche dettaglio…”.
“Lo
conosci?”.
“Lui
è…
mio nipote. L’ho cresciuto io. Con lui come te la
cavi?”.
“È
tuo
nipote?! Davvero?! Ottimo… cioè… mi
piacerebbe sapere qualcosa di più su di
lui. È un pochino… sfuggente!”.
“Lo
supponevo. Cosa vorresti sapere?”.
“Intanto
non sarebbe male sapere come si chiama. Ho provato a chiederlo ma sia
lui che
Ary si sono tenuti sul vago".
“Fa
il
misterioso. Che cattivo ragazzo…”.
Lucifero
si sentì sollevato nell’apprendere che l'erede non
era del tutto sprovveduto.
Perlomeno non così tanto da rivelare il proprio nome ad una
mortale
sconosciuta.
“Io
lo
chiamo Kerasi. Ciliegia” sogghignò il demone.
“E
dici
si offenderebbe se facessi lo stesso?”.
“E
perché
dovrebbe?”.
“Non
so…
comunque… Di cosa si occupa? Fa il ricercatore?”.
“In
un
certo senso…”.
“È
un
ragazzo decisamente singolare. Insomma… se ne va in giro con
i capelli amaranto
e legge libri in lingue incomprensibili…”.
“Ultimamente
non ci vediamo spesso. Sono felice di poter avere un modo per sapere
come sta.
Spero tu possa avvertirmi tempestivamente, nel caso gli accada qualcosa
di
spiacevole".
“Volentieri!
Ma… viveva con te?”.
“Fino
a
non molto tempo fa, sì. Poi con il nuovo lavoro si
è trasferito".
“Ed
i
suoi genitori?!”.
“Sua
madre è morta. E suo padre… ha una posizione che
gli impedisce di avere
apertamente dei figli".
“Non
sarà
mica figlio di un prete?!”.
“Una
specie…”.
“Oh…
Ed è
tuo fratello? Il padre di Ciliegia, intendo".
“Già.
Il
mio fratellino”.
Leonore
annuì, sorseggiando il proprio caffè.
“Non
riesco proprio ad inquadrare una cosa” riprese, dopo un po'
“Ciliegia avrà
almeno una ventina d'anni. I suoi genitori devono essere stati molto
giovani
quando lo hanno concepito. E tu stesso devi essere stato molto giovane
quando
lo hai preso con te".
“Giovani?
Di certo incoscienti. Tutti quanti, io per primo probabilmente. Ma
è stata una
delle decisioni migliori della mia vita”.
“Che
bello sentire una frase del genere! Si vede che gli vuoi molto bene,
come ad un
figlio”.
“Ti
auguro un giorno di provare lo stesso sentimento, lo stesso legame".
“Ti
ringrazio! Tu non hai figli tuoi? Una moglie? Una donna che
ami?”.
“La
donna
che amavo è morta…”.
“Ma
è
terribile! Mi dispiace tanto!”.
Leonore
d'istinto allungò la mano verso quella di Lucifero,
mostrando un sincero
cordoglio.
“Non
oso
immaginare quanto sia doloroso perdere la persona che si
ama!” mormorò poi.
Il
demone
si stupì per quella reazione. Non era abituato alla
compassione dei suoi
confronti. Solitamente veniva sempre accusato, incolpato per quel che
gli
accadeva attorno. Quella donna invece era realmente dispiaciuta.
Scostò la
mano, comprendendo che quel gesto derivava solamente dal fatto che lei
non
conosceva tutta la storia, tutta la verità.
“La
vita
è fatta anche di questo" si ritrovò a dire il re
“Ma bisogna guardare
avanti, giusto? Lungo il tuo cammino c'è stato un divorzio
ma dubito che questo
ti impedisca di sperare in un futuro diverso".
“Giusto…
Allora auguriamoci a vicenda la felicità. Che ne
dici?”.
Lei
sorrise. Lui rispose a quel sorriso, divertito. Era incredibile come
gli umani
fossero strani!
“Che
ne
dici di accompagnarmi a casa?” propose Leonore
“Così saluti tuo nipote".
“Ottima
idea. Da questa parte, bella Leonora!”.
Una
volta
terminato il lavoro, il mezzodemone invitò l'Arcangelo in
casa. Mostrò una
delle foto di Leonore, per essere certi che lei fosse realmente la
donna che
Mihael aveva visto con Lucifero. Alla conferma dell'Arcangelo, Keros
non
nascose la sua irritazione. Offrì all'ospite qualcosa da
bere, pur sapendo che
avrebbe rifiutato come sempre.
“Quindi
anche lei vive qui, adesso?” chiese Mihael, mentre il
principe si concedeva una
bibita dalla lattina.
“Già…”
annuì il sanguemisto “E, da quando è
qui, ammetto di essere un po'
confuso".
“Confuso
riguardo a…?”.
“A
quel
che sto facendo. Io amo Ary. Lo amo davvero tanto. Però,
forse, non dovrei
considerare solo la mia felicità. Forse per lui sarebbe
meglio stare con
qualcuno della sua specie".
“Ha
cambiato atteggiamento con te?”.
“Non
proprio… è che in questo periodo passa molto
tempo all'università. Sai…
finalmente è riuscito a diventare insegnante, non solo
assistente a chiamata, e
quindi ora non lavora più di tanto da casa”.
“Capisco…”.
Dopo
un
sospiro, Keros iniziò a raccontare quel che era cambiato.
Leonore, ormai in
quella casa da un paio di mesi, si era sistemata in una delle camere
più
piccole. Si era stabilito che al padrone di casa spettava la
matrimoniale, agli
ospiti le camere piccole. Il mezzodemone aveva subito notato il lieve
imbarazzo
di Ary, ed aveva obbedito senza troppe obiezioni. Spostandosi nella
stanza
accanto a quella con il portale, poteva verificare che non accadessero
spiacevoli incidenti. Si era adattato, rassicurato dal fatto che la
situazione
era temporanea e che presto sarebbe tornato tutto come prima. Senza
svelare
alla donna il vero nome e la natura di demone, Keros osservava in
silenzio.
Vedeva i due umani parlare fra loro, ricordare il tempo trascorso
insieme
all'università, ridere e raccontarsi molte cose. Si sentiva
tagliato fuori, ed
in un certo senso voleva esserlo. Non intendeva scoprirsi con un'umana
sconosciuta e non intendeva coinvolgerla in affari che non la
riguardavano.
Sapere che era stato Lucifero a convincerla a venire in quella casa lo
faceva
davvero infuriate. Però, doveva ammetterlo, era lieto di
sapere che lei
trascorreva del tempo con il demone: era tutto tempo in meno con Ary!
“Ma
lei
lo sa che siete amanti?” domandò l'Arcangelo,
osservando alcune foto appese
alle pareti.
“Non
le è
mai stato detto in modo esplicito. Pensavo se ne andasse alla svelta,
oppure
che ci arrivasse da sola! Da quando è qui, io ed Ary non
troviamo mai… del
tempo per noi! Mi manca…”.
“E
questo
lui lo sa?”.
“Spero
di
sì! Spero provi lo stesso. In caso contrario… non
so. Tu che pensi debba
fare?”.
“Io?
Non
sono la persona più adatta per parlare di simili
argomenti”.
“Lucifero
lo odia. So che mi direbbe di lasciar perdere e tornare subito
all'Inferno".
“Devi
seguire il tuo cuore. È una cosa banale da dire, ma
è così. Rifletti su ciò che
è meglio, per te e per il mortale. Lucifero fa solo il suo
lavoro: cercare di
ottenere più anime possibili. Potrebbe avere facilmente
quella di lui e di lei,
se riuscisse a farli riunire”.
“Lo
difendi troppo, ultimamente…”.
“Può
darsi…
Ma ricorda che a volte i padri agiscono in modo poco comprensibile per
i figli.
Ma lo fanno solo per il loro bene".
“Non
gli
lascerò avere l'anima di Ary. Non andrà mai
all'Inferno!”.
“E
come
pensi di fare? Ha commesso un paio di peccatucci non
trascurabili…”.
“Lo
sai
meglio di me che c'è sempre un modo. La sua anima non
finirà fra i patimenti
eterni. Non soffrirà per l'eternità. Lo
aiuterò io, quando sarà il momento. E
spero di non dover avere a che fare con te che provi a sbatterlo di
sotto!”.
“Lo
sbatterò
di sotto se dovrà essere così. Fin ora hai
ragione. Ha commesso peccati ma
nulla a cui non si possa rimediare. Insomma… Non ha commesso
un omicidio! Ed
inoltre ancora non crede in Dio, perciò al momento
è un'anima destinata a
dissolversi. Ti starebbe bene anche così?”.
“Lucifero
non lo avrà”. Keros accompagnò quella
frase con lo schiacciamento della lattina
fra le mani, che poi gettò nel cestino con una smorfia.
“E
riguardo a lei?” chiese invece Mihael, guardando negli occhi
la ragazza in una
foto.
“Non
è
compito mio. Non sono mica un angelo custode!”.
“Capito…
Per lei cercherò io di far qualcosa".
“Di
quel
che capita a lei, a me poco importa. Perdona la franchezza”.
“Sei
comunque un tentatore e procacciatore di anime. Non mi aspetto di certo
benevolenza per l'umanità. Ricordati, però, che
tua madre ha scelto una strada
ben più nobile ad un certo punto…”.
“Ed
è
morta. Ti ringrazio ma… ci terrei a vivere ancora un bel
po', se non ti
dispiace. Non morirò per colpa degli umani. Per quanto ami
Ary, continuo a
considerare la maggior parte di loro dei decerebrati”.
“Lo
immaginavo. Ma tieni a mente che la Terra è stata creata per
l'uomo. Così come
sono stato creato io, e gli angeli tutti. Siamo stati creati per
servire
l'uomo, ogni cosa è stata fatta per lui. Agli angeli spetta
il Paradiso, che
però non appartiene ad essi. Anche se lo vedi come una
creatura inferiore, è
per lui che tutto esiste".
“Ma
è una
creatura inferiore! Noi siamo più potenti, e decisamente
meno stupidi”.
“Però
è
così che vanno le cose. L'uomo è la sua creazione
prediletta, come un tempo lo
era Lucifero”.
“A
me
sembra che Dio ignori tutti, prediletti o meno”.
“Può
essere. Ma questo non vale per me. Il mio compito è
proteggere gli umani,
amarli e guidarli come fossero il mio gregge".
“Sai
che
definirli un gregge di pecore già di per sé mi fa
intuire quanto poco li
consideri intelligenti?”.
“Lo
so
meglio di te che sono stupidi. Se fossero intelligenti, non si
farebbero
sottomettere dalle religioni e non si farebbero trascinare in guerre
assurde
per divinità che li ignorano".
“Ma…!”.
“Ma
questo io non l'ho mai detto. E ora…”.
Si
udì il
rombo di un motore. Subito dopo, la voce di Leonore ed un rumore di
portiera
che si chiudeva. Keros si avvicinò alla finestra. La donna
si faceva portare sempre
in città da Ary, perché con la sua vecchia auto
non si fidava ad affrontare
sentieri di montagna da sola, ma quella non era l'auto di Ary.
“Grazie
per il passaggio!” esclamò Leonore
“Vieni a cercare tuo nipote?”
Lucifero
guidava un'auto sportiva color nero metallizzato, con interni in pelle
e
finiture d'argento. Mihael, dopo aver celato il proprio aspetto
angelico, uscì
ad osservare assieme a Keros.
“Bella
macchina, bro” commentò.
“Ti
ringrazio" ghignò Lucifero “Vuoi fare un
giro?”.
“Non
ho
la patente. A che dovrebbe servirmi?”.
“A
rimorchiare".
“Bro?!”
esclamò Keros, piuttosto confuso “Siete impazziti?
C'è stato uno scambio di
personalità o vi siete lobotomizzati e non me ne sono
accorto? Bro e macchine
sportive?! È crisi di mezza età, per
caso?”.
“E
tu sei
invecchiato di colpo? Da quando sei così
rompipalle?!” fu la risposta divertita
del re dell'Inferno.
“Io
non
sono rompipalle!”.
“Sono
qui
per parlarti, non per farmi piallare i maroni".
“Se
è per
questo, anch'io vorrei parlarti!”.
“E
lui
che ci fa qui?”. La domanda fu rivolta indicando l'Arcangelo.
“Io
vado
dove mi pare!” incrociò le braccia Mihael
“Sono cazzi miei!”.
“Ok.
Potete non litigare?” li interruppe Keros “Vorrei
discutere di altro…”.
Leonore
si era prudentemente allontanata, capendo che era meglio non
immischiarsi in
problemi di famiglia. Poi fra loro discutevano in una lingua che non
comprendeva. Aveva udito un “bro". Che quello biondo fosse il
fratello
prete? Meglio non indagare e rientrare in casa…
“Ricordati
quel che ti ho detto" furono le ultime parole di Mihael, rivolte a
Keros,
prima di congedarsi a sua vola ed allontanarsi fra gli alberi
“A volte i padri
fanno cose strane".
“Ma
di
che parli?” sibilò Lucifero, subito zittito dal
mezzodemone.
“Parla
con me, adesso" lo interruppe il principe “Che pensi di
fare?! Perché ti
intrometti in faccende che non ti riguardano? Perché hai
convinto lei a venire
qui?!”.
“Sto
lavorando, ragazzino” incrociò le braccia il
demone, lievemente accigliato.
“Questo
è
il mio territorio. Ci sto lavorando io! Non puoi venire qui e
intralciarmi!
Sono le regole!”.
“Tecnicamente,
io non sto intralciando alcunché. Tu hai rinunciato
all'anima del mortale, non
lo stai tentando. Perciò sono libero di fare quello che mi
pare. E, anche se
così non fosse, io sono il re. Questo significa che comando
io. Se ti stai
dimenticando simili regole di base della gerarchia, forse è
il caso che te ne
torni a casa a fare un ripassino".
“Stai
cercando di separare me ed Ary!”.
“Sto
cercando di mostrarti la realtà. E poi
chissà… magari potrei ottenere l'anima
di lui e lei in un colpo solo!”.
“Ary
è
mio! Gira al largo, vecchio!”.
“Bada
a
come parli, marmocchio! La mia pazienza è piuttosto
limitata, lo sai”.
“Aspetta
che dica a Leonore chi sei veramente! E poi vediamo se ancora ascolta
quello
che hai da blaterare!”.
“Tu
solamente provaci ed io ti farò rinchiudere. Non metterai
più piede nel mondo
umano. Ti sconsiglio di tirare troppo la corda con me. E comunque non
sono qui
per discutere di simili cazzate".
“E
allora
cosa vuoi?”.
Il
re
sospirò, accendendo l'ennesima sigaretta. Keros,
innervosito, lo fissò con
lieve fastidio. Stava notando qualche piccolo cambiamento nel demone.
Da un
lato, era lieto che il sovrano avesse ripreso a tentare le anime.
Sembrava
quasi più giovane.
“Perché
hai convinto Leonore a venire qui?” incalzò il
principe “Perché sei così
insistente?”.
“Ho
perso
tua madre. Non farò lo stesso con te".
“Mia
madre è morta per un incendio. Lo sai bene che a me il fuoco
non fa alcun
male".
“Ma
il
gelo sì. E presto qui farà molto freddo.
Nevicherà".
“Anche
l'anno scorso faceva freddo e nevicava".
“Sì,
ma
tu tornavi a casa. Stavi un giorno dall'umano e poi passavi un periodo
all'Inferno, così le tue energie si ricaricavano. Un periodo
prolungato al
freddo ti indebolirà”.
“Per
questo sto facendo la legna. Per accendere il fuoco del
camino…”.
“Perché
sei così testardo?!”.
Keros,
a
braccia incrociate, arricciò il naso. L'auto di Ary stava
risalendo lungo il
sentiero, per poi parcheggiare davanti a casa. L'umano subito riconobbe
Lucifero e, dopo aver salutato con un cenno della testa, si
affrettò a
rientrare in casa. Il re dei demoni alzò la voce.
“Se
ti
amasse davvero…” disse, nella lingua del mortale
“…non ti permetterebbe mai di
trascorrere tanto tempo al gelo, rischiando la vita!”.
“Sto
bene!” lo zittì Keros “Sto
benissimo!”.
“Andiamo!
Hai pure rinunciato alla tua ricerca! Non stai più indagando
sul perché
quell'uomo ha scritto quel libro sui demoni, con delle descrizioni
così
dettagliate. Sono cose che non vanno ignorate!”.
“Lasciami
in pace!”.
“Keros!”.
“Senti…
papà… io capisco i tuoi dubbi”.
L'atteggiamento dell'erede di colpo non era più
aggressivo. Si passò una mano fra i capelli e
sospirò. “Papà… ti prometto
che
rientrerò all'Inferno se il gelo mi darà
problemi. Per qualche ora. Ma ora
lasciami stare, va bene? Fidati di me!”.
Il
re dei
demoni alzò un sopracciglio. Scosse la testa, non sapendo
che altro dire.
“Non
dirò
a Leonore chi sei veramente" aggiunse il sanguemisto
“Continua pure a
tentarla”.
Lucifero
ridacchiò. Vedeva quella donna spiarli dalla finestra e la
salutò con la mano.
“Io
faccio il mio lavoro” si congedò il re, salendo in
macchina “Se la cosa
interferisce con le tue questioni amorose, non mi interessa".
“Benissimo.
Nemmeno a me interessa se le mie questioni amorose interferiscono con
il tuo
lavoro".
“Basta
che poi non ti lamenti se ti prendo a ceffoni…”.
“Anche
io
ti voglio bene, papà” rise Keros “E come
umano sei davvero figo".
“Fai
il bravo.
Ti tengo d'occhio…”.
Ciao
a tutti, fan di Keros! Scusate per la
profusione di dialoghi ma erano necessari :p a presto, con altre
novità!