Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    20/08/2018    2 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cambiamenti

 

“Che cosa sta combinando Lucifero?”.

Keros si stupì nell'udire una simile domanda. Alzò gli occhi, senza fermare quel che stava facendo. Era all'aperto, nel boschetto accanto alla casa, alle prese con la legna. Stava spaccando grossi ciocchi, consapevole che ben presto si sarebbe acceso il fuoco. Il vento si stava intensificando, diventando lievemente fastidioso, ma il principe era intenzionato a terminare il lavoro.

“Che cosa sta combinando Lucifero?” si udì ancora.

“E per quale motivo dovrei saperlo io, scusa?” sbottò il mezzodemone, spaccando un altro ciocco a metà.

“Sei il suo erede…”.

“E con questo? Non fa di me la sua balia…”.

Girando leggermente le orecchie per il fastidio, il principe fece scintillare la lama dell'accetta che stava usando.

“Sei nervoso?” suppose l'Arcangelo.

“Ho molto da fare. Non distrarmi con le chiacchiere".

“Le mie sono chiacchiere importanti".

Keros sospirò. Mihael lo stava fissando, a braccia incrociate.

“Allora?” incalzò l'angelo “Non sai proprio dirmi nulla?”.

“Perché me lo chiedi? Che sta facendo?”.

“Lo vedo spesso con una donna".

“E che cosa c'è di strano?”.

“Pensi voglia ottenerne l'anima?”.

“E che vuoi che ne sappia?!”.

“Non te ne ha parlato?”.

“No!”.

Il mezzodemone riprese a spaccare legna, piuttosto infastidito.

“Forse l'hai incontrata. È biondo cenere, capelli lisci, occhi sul grigio...”.

“Temo di aver capito di chi parli”.

“Davvero?”.

“Sì. E dovevo intuirlo. Maledetto rompicoglioni!”.

“Lo stai dicendo a me?”.

“Ma no. Anche se lo meriteresti. La donna di cui parli è Leonore. È la ex moglie di Ary”.

“E Lucifero che ha a che fare con lei?”.

“Sono certo che l'ha convinta lui a venire qui a vivere. E sicuramente userà i suoi poteri per farla di nuovo innamorare dell'ex marito".

“Sarebbe carino. Riunire una coppia…”.

“Lo fa solo per separare me ed Ary. Proprio non ci riesce a star fuori dalla mia vita!”.

“Credo sia solo preoccupato per te".

“Da quando lo difendi?!”.

“Non lo difendo. Cerco di capire".

Il principe legò assieme alcuni ciocchi, con l'intento di portarli nella legnaia.

“Ti serve aiuto?” domandò Mihael.

“Se ti annoi…”.

L'Arcangelo seguì il ragazzo lungo il sentiero, portando a sua volta della legna. Keros era irritato. Possibile che non ci fosse un modo meno faticoso per prepararsi all'inverno?

“Non c'è nessuno in casa" mormorò “Puoi mantenere il tuo aspetto. Ary è al lavoro e Leonore è in città. O almeno così mi hanno detto…”.

 

Seduti al tavolino di un bar, Lucifero e Leonore si erano concessi un caffè. Dal loro primo incontro erano trascorsi un paio di mesi ed avevano avuto modo di rivedersi spesso. Lei quel giorno era un po' abbattuta, perché non riusciva a trovare un lavoro.

“Eppure mi accontenterei di qualsiasi cosa!” sospirò.

“Non devi dire così. Ci sarà un lavoro che sogni fare, no?” le rispose Lucifero.

“Certo. Ma non posso essere d'impiccio ad Ary per sempre!”.

“Impiccio? Ti ha per caso detto che devi andartene o che gli dai fastidio?”.

“No. Ma…”.

“Ma allora il problema non si pone! Una ragazza come te, con i tuoi studi e le tue capacità, non deve accontentarsi. Vedrai che presto avrai la tua occasione”.

“Occasione?”.

Il potere di Lucifero convinse la donna, che annuì e tornò a sorridere.

“Non perdere la speranza. E nemmeno il sorriso, bella Leonora. Ora dimmi… come ti trovi a casa del tuo ex marito? Spero non litighiate…”.

“No. Nessun problema. Come amici, non siamo male”.

“E per quanto riguarda l'altro coinquilino?”.

“Come lo sai che…?”.

“Credo di aver omesso qualche dettaglio…”.

“Lo conosci?”.

“Lui è… mio nipote. L’ho cresciuto io. Con lui come te la cavi?”.

“È tuo nipote?! Davvero?! Ottimo… cioè… mi piacerebbe sapere qualcosa di più su di lui. È un pochino… sfuggente!”.

“Lo supponevo. Cosa vorresti sapere?”.

“Intanto non sarebbe male sapere come si chiama. Ho provato a chiederlo ma sia lui che Ary si sono tenuti sul vago".

“Fa il misterioso. Che cattivo ragazzo…”.

Lucifero si sentì sollevato nell’apprendere che l'erede non era del tutto sprovveduto. Perlomeno non così tanto da rivelare il proprio nome ad una mortale sconosciuta.

“Io lo chiamo Kerasi. Ciliegia” sogghignò il demone.

“E dici si offenderebbe se facessi lo stesso?”.

“E perché dovrebbe?”.

“Non so… comunque… Di cosa si occupa? Fa il ricercatore?”.

“In un certo senso…”.

“È un ragazzo decisamente singolare. Insomma… se ne va in giro con i capelli amaranto e legge libri in lingue incomprensibili…”.

“Ultimamente non ci vediamo spesso. Sono felice di poter avere un modo per sapere come sta. Spero tu possa avvertirmi tempestivamente, nel caso gli accada qualcosa di spiacevole".

“Volentieri! Ma… viveva con te?”.

“Fino a non molto tempo fa, sì. Poi con il nuovo lavoro si è trasferito".

“Ed i suoi genitori?!”.

“Sua madre è morta. E suo padre… ha una posizione che gli impedisce di avere apertamente dei figli".

“Non sarà mica figlio di un prete?!”.

“Una specie…”.

“Oh… Ed è tuo fratello? Il padre di Ciliegia, intendo".

“Già. Il mio fratellino”.

Leonore annuì, sorseggiando il proprio caffè.

“Non riesco proprio ad inquadrare una cosa” riprese, dopo un po' “Ciliegia avrà almeno una ventina d'anni. I suoi genitori devono essere stati molto giovani quando lo hanno concepito. E tu stesso devi essere stato molto giovane quando lo hai preso con te".

“Giovani? Di certo incoscienti. Tutti quanti, io per primo probabilmente. Ma è stata una delle decisioni migliori della mia vita”.

“Che bello sentire una frase del genere! Si vede che gli vuoi molto bene, come ad un figlio”.

“Ti auguro un giorno di provare lo stesso sentimento, lo stesso legame".

“Ti ringrazio! Tu non hai figli tuoi? Una moglie? Una donna che ami?”.

“La donna che amavo è morta…”.

“Ma è terribile! Mi dispiace tanto!”.

Leonore d'istinto allungò la mano verso quella di Lucifero, mostrando un sincero cordoglio.

“Non oso immaginare quanto sia doloroso perdere la persona che si ama!” mormorò poi.

Il demone si stupì per quella reazione. Non era abituato alla compassione dei suoi confronti. Solitamente veniva sempre accusato, incolpato per quel che gli accadeva attorno. Quella donna invece era realmente dispiaciuta. Scostò la mano, comprendendo che quel gesto derivava solamente dal fatto che lei non conosceva tutta la storia, tutta la verità.

“La vita è fatta anche di questo" si ritrovò a dire il re “Ma bisogna guardare avanti, giusto? Lungo il tuo cammino c'è stato un divorzio ma dubito che questo ti impedisca di sperare in un futuro diverso".

“Giusto… Allora auguriamoci a vicenda la felicità. Che ne dici?”.

Lei sorrise. Lui rispose a quel sorriso, divertito. Era incredibile come gli umani fossero strani!

“Che ne dici di accompagnarmi a casa?” propose Leonore “Così saluti tuo nipote".

“Ottima idea. Da questa parte, bella Leonora!”.

 

Una volta terminato il lavoro, il mezzodemone invitò l'Arcangelo in casa. Mostrò una delle foto di Leonore, per essere certi che lei fosse realmente la donna che Mihael aveva visto con Lucifero. Alla conferma dell'Arcangelo, Keros non nascose la sua irritazione. Offrì all'ospite qualcosa da bere, pur sapendo che avrebbe rifiutato come sempre.

“Quindi anche lei vive qui, adesso?” chiese Mihael, mentre il principe si concedeva una bibita dalla lattina.

“Già…” annuì il sanguemisto “E, da quando è qui, ammetto di essere un po' confuso".

“Confuso riguardo a…?”.

“A quel che sto facendo. Io amo Ary. Lo amo davvero tanto. Però, forse, non dovrei considerare solo la mia felicità. Forse per lui sarebbe meglio stare con qualcuno della sua specie".

“Ha cambiato atteggiamento con te?”.

“Non proprio… è che in questo periodo passa molto tempo all'università. Sai… finalmente è riuscito a diventare insegnante, non solo assistente a chiamata, e quindi ora non lavora più di tanto da casa”.

“Capisco…”.

Dopo un sospiro, Keros iniziò a raccontare quel che era cambiato. Leonore, ormai in quella casa da un paio di mesi, si era sistemata in una delle camere più piccole. Si era stabilito che al padrone di casa spettava la matrimoniale, agli ospiti le camere piccole. Il mezzodemone aveva subito notato il lieve imbarazzo di Ary, ed aveva obbedito senza troppe obiezioni. Spostandosi nella stanza accanto a quella con il portale, poteva verificare che non accadessero spiacevoli incidenti. Si era adattato, rassicurato dal fatto che la situazione era temporanea e che presto sarebbe tornato tutto come prima. Senza svelare alla donna il vero nome e la natura di demone, Keros osservava in silenzio. Vedeva i due umani parlare fra loro, ricordare il tempo trascorso insieme all'università, ridere e raccontarsi molte cose. Si sentiva tagliato fuori, ed in un certo senso voleva esserlo. Non intendeva scoprirsi con un'umana sconosciuta e non intendeva coinvolgerla in affari che non la riguardavano. Sapere che era stato Lucifero a convincerla a venire in quella casa lo faceva davvero infuriate. Però, doveva ammetterlo, era lieto di sapere che lei trascorreva del tempo con il demone: era tutto tempo in meno con Ary!

“Ma lei lo sa che siete amanti?” domandò l'Arcangelo, osservando alcune foto appese alle pareti.

“Non le è mai stato detto in modo esplicito. Pensavo se ne andasse alla svelta, oppure che ci arrivasse da sola! Da quando è qui, io ed Ary non troviamo mai… del tempo per noi! Mi manca…”.

“E questo lui lo sa?”.

“Spero di sì! Spero provi lo stesso. In caso contrario… non so. Tu che pensi debba fare?”.

“Io? Non sono la persona più adatta per parlare di simili argomenti”.

“Lucifero lo odia. So che mi direbbe di lasciar perdere e tornare subito all'Inferno".

“Devi seguire il tuo cuore. È una cosa banale da dire, ma è così. Rifletti su ciò che è meglio, per te e per il mortale. Lucifero fa solo il suo lavoro: cercare di ottenere più anime possibili. Potrebbe avere facilmente quella di lui e di lei, se riuscisse a farli riunire”.

“Lo difendi troppo, ultimamente…”.

“Può darsi… Ma ricorda che a volte i padri agiscono in modo poco comprensibile per i figli. Ma lo fanno solo per il loro bene".

“Non gli lascerò avere l'anima di Ary. Non andrà mai all'Inferno!”.

“E come pensi di fare? Ha commesso un paio di peccatucci non trascurabili…”.

“Lo sai meglio di me che c'è sempre un modo. La sua anima non finirà fra i patimenti eterni. Non soffrirà per l'eternità. Lo aiuterò io, quando sarà il momento. E spero di non dover avere a che fare con te che provi a sbatterlo di sotto!”.

“Lo sbatterò di sotto se dovrà essere così. Fin ora hai ragione. Ha commesso peccati ma nulla a cui non si possa rimediare. Insomma… Non ha commesso un omicidio! Ed inoltre ancora non crede in Dio, perciò al momento è un'anima destinata a dissolversi. Ti starebbe bene anche così?”.

“Lucifero non lo avrà”. Keros accompagnò quella frase con lo schiacciamento della lattina fra le mani, che poi gettò nel cestino con una smorfia.

“E riguardo a lei?” chiese invece Mihael, guardando negli occhi la ragazza in una foto.

“Non è compito mio. Non sono mica un angelo custode!”.

“Capito… Per lei cercherò io di far qualcosa".

“Di quel che capita a lei, a me poco importa. Perdona la franchezza”.

“Sei comunque un tentatore e procacciatore di anime. Non mi aspetto di certo benevolenza per l'umanità. Ricordati, però, che tua madre ha scelto una strada ben più nobile ad un certo punto…”.

“Ed è morta. Ti ringrazio ma… ci terrei a vivere ancora un bel po', se non ti dispiace. Non morirò per colpa degli umani. Per quanto ami Ary, continuo a considerare la maggior parte di loro dei decerebrati”.

“Lo immaginavo. Ma tieni a mente che la Terra è stata creata per l'uomo. Così come sono stato creato io, e gli angeli tutti. Siamo stati creati per servire l'uomo, ogni cosa è stata fatta per lui. Agli angeli spetta il Paradiso, che però non appartiene ad essi. Anche se lo vedi come una creatura inferiore, è per lui che tutto esiste".

“Ma è una creatura inferiore! Noi siamo più potenti, e decisamente meno stupidi”.

“Però è così che vanno le cose. L'uomo è la sua creazione prediletta, come un tempo lo era Lucifero”.

“A me sembra che Dio ignori tutti, prediletti o meno”.

“Può essere. Ma questo non vale per me. Il mio compito è proteggere gli umani, amarli e guidarli come fossero il mio gregge".

“Sai che definirli un gregge di pecore già di per sé mi fa intuire quanto poco li consideri intelligenti?”.

“Lo so meglio di te che sono stupidi. Se fossero intelligenti, non si farebbero sottomettere dalle religioni e non si farebbero trascinare in guerre assurde per divinità che li ignorano".

“Ma…!”.

“Ma questo io non l'ho mai detto. E ora…”.

Si udì il rombo di un motore. Subito dopo, la voce di Leonore ed un rumore di portiera che si chiudeva. Keros si avvicinò alla finestra. La donna si faceva portare sempre in città da Ary, perché con la sua vecchia auto non si fidava ad affrontare sentieri di montagna da sola, ma quella non era l'auto di Ary.

“Grazie per il passaggio!” esclamò Leonore “Vieni a cercare tuo nipote?”

Lucifero guidava un'auto sportiva color nero metallizzato, con interni in pelle e finiture d'argento. Mihael, dopo aver celato il proprio aspetto angelico, uscì ad osservare assieme a Keros.

“Bella macchina, bro” commentò.

“Ti ringrazio" ghignò Lucifero “Vuoi fare un giro?”.

“Non ho la patente. A che dovrebbe servirmi?”.

“A rimorchiare".

“Bro?!” esclamò Keros, piuttosto confuso “Siete impazziti? C'è stato uno scambio di personalità o vi siete lobotomizzati e non me ne sono accorto? Bro e macchine sportive?! È crisi di mezza età, per caso?”.

“E tu sei invecchiato di colpo? Da quando sei così rompipalle?!” fu la risposta divertita del re dell'Inferno.

“Io non sono rompipalle!”.

“Sono qui per parlarti, non per farmi piallare i maroni".

“Se è per questo, anch'io vorrei parlarti!”.

“E lui che ci fa qui?”. La domanda fu rivolta indicando l'Arcangelo.

“Io vado dove mi pare!” incrociò le braccia Mihael “Sono cazzi miei!”.

“Ok. Potete non litigare?” li interruppe Keros “Vorrei discutere di altro…”.

Leonore si era prudentemente allontanata, capendo che era meglio non immischiarsi in problemi di famiglia. Poi fra loro discutevano in una lingua che non comprendeva. Aveva udito un “bro". Che quello biondo fosse il fratello prete? Meglio non indagare e rientrare in casa…

“Ricordati quel che ti ho detto" furono le ultime parole di Mihael, rivolte a Keros, prima di congedarsi a sua vola ed allontanarsi fra gli alberi “A volte i padri fanno cose strane".

“Ma di che parli?” sibilò Lucifero, subito zittito dal mezzodemone.

“Parla con me, adesso" lo interruppe il principe “Che pensi di fare?! Perché ti intrometti in faccende che non ti riguardano? Perché hai convinto lei a venire qui?!”.

“Sto lavorando, ragazzino” incrociò le braccia il demone, lievemente accigliato.

“Questo è il mio territorio. Ci sto lavorando io! Non puoi venire qui e intralciarmi! Sono le regole!”.

“Tecnicamente, io non sto intralciando alcunché. Tu hai rinunciato all'anima del mortale, non lo stai tentando. Perciò sono libero di fare quello che mi pare. E, anche se così non fosse, io sono il re. Questo significa che comando io. Se ti stai dimenticando simili regole di base della gerarchia, forse è il caso che te ne torni a casa a fare un ripassino".

“Stai cercando di separare me ed Ary!”.

“Sto cercando di mostrarti la realtà. E poi chissà… magari potrei ottenere l'anima di lui e lei in un colpo solo!”.

“Ary è mio! Gira al largo, vecchio!”.

“Bada a come parli, marmocchio! La mia pazienza è piuttosto limitata, lo sai”.

“Aspetta che dica a Leonore chi sei veramente! E poi vediamo se ancora ascolta quello che hai da blaterare!”.

“Tu solamente provaci ed io ti farò rinchiudere. Non metterai più piede nel mondo umano. Ti sconsiglio di tirare troppo la corda con me. E comunque non sono qui per discutere di simili cazzate".

“E allora cosa vuoi?”.

Il re sospirò, accendendo l'ennesima sigaretta. Keros, innervosito, lo fissò con lieve fastidio. Stava notando qualche piccolo cambiamento nel demone. Da un lato, era lieto che il sovrano avesse ripreso a tentare le anime. Sembrava quasi più giovane.

“Perché hai convinto Leonore a venire qui?” incalzò il principe “Perché sei così insistente?”.

“Ho perso tua madre. Non farò lo stesso con te".

“Mia madre è morta per un incendio. Lo sai bene che a me il fuoco non fa alcun male".

“Ma il gelo sì. E presto qui farà molto freddo. Nevicherà".

“Anche l'anno scorso faceva freddo e nevicava".

“Sì, ma tu tornavi a casa. Stavi un giorno dall'umano e poi passavi un periodo all'Inferno, così le tue energie si ricaricavano. Un periodo prolungato al freddo ti indebolirà”.

“Per questo sto facendo la legna. Per accendere il fuoco del camino…”.

“Perché sei così testardo?!”.

Keros, a braccia incrociate, arricciò il naso. L'auto di Ary stava risalendo lungo il sentiero, per poi parcheggiare davanti a casa. L'umano subito riconobbe Lucifero e, dopo aver salutato con un cenno della testa, si affrettò a rientrare in casa. Il re dei demoni alzò la voce.

“Se ti amasse davvero…” disse, nella lingua del mortale “…non ti permetterebbe mai di trascorrere tanto tempo al gelo, rischiando la vita!”.

“Sto bene!” lo zittì Keros “Sto benissimo!”.

“Andiamo! Hai pure rinunciato alla tua ricerca! Non stai più indagando sul perché quell'uomo ha scritto quel libro sui demoni, con delle descrizioni così dettagliate. Sono cose che non vanno ignorate!”.

“Lasciami in pace!”.

“Keros!”.

“Senti… papà… io capisco i tuoi dubbi”. L'atteggiamento dell'erede di colpo non era più aggressivo. Si passò una mano fra i capelli e sospirò. “Papà… ti prometto che rientrerò all'Inferno se il gelo mi darà problemi. Per qualche ora. Ma ora lasciami stare, va bene? Fidati di me!”.

Il re dei demoni alzò un sopracciglio. Scosse la testa, non sapendo che altro dire.

“Non dirò a Leonore chi sei veramente" aggiunse il sanguemisto “Continua pure a tentarla”.

Lucifero ridacchiò. Vedeva quella donna spiarli dalla finestra e la salutò con la mano.

“Io faccio il mio lavoro” si congedò il re, salendo in macchina “Se la cosa interferisce con le tue questioni amorose, non mi interessa".

“Benissimo. Nemmeno a me interessa se le mie questioni amorose interferiscono con il tuo lavoro".

“Basta che poi non ti lamenti se ti prendo a ceffoni…”.

“Anche io ti voglio bene, papà” rise Keros “E come umano sei davvero figo".

“Fai il bravo. Ti tengo d'occhio…”.

 

Ciao a tutti, fan di Keros! Scusate per la profusione di dialoghi ma erano necessari :p a presto, con altre novità!

   
 
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