Un grazie infinito alla giudice per la sua rapidità e imparzialità. Grazie. <3
Kiku ~ Crisantemo
Fruscio
fra
i cespugli che infestano il paesaggio deserto, oramai divenuti
più
simili ad erbacce che ad aiuole fiorite, rovi di spine che paiono
pronti ad inghiottire la preda e a non lasciarla più andare.
Una figura cammina lenta ed incerta, all'interno del luogo d'eterno
riposo; l'undici di novembre è sempre lì, ogni
anno. Si
siede sulla nuda e fredda terra e si domanda perché, mentre
poggia sulla lapide di marmo un mazzo di crisantemi bianchi –
come
i suoi capelli, ultimo vivido ricordo di quella giornata nebbiosa
–.
Si chiede perché il mondo sia tanto crudele, e scuote il
capo
rassegnato; in fondo, a che serve continuare a piangere imperterrito,
quando chi amava probabilmente è sereno e tranquillo da
qualche parte, e lo sta aspettando? Magari avvolto da una luce
radiosa, così differente dalla cupa aria che domina il
cimitero. Sorride, soffiando via la polvere dalla vecchia foto che lo
ritrae in piedi di fronte a all'automobile di seconda mano che tanto
adorava, comprata da un caro amico.
“ Stupido.
Se solo ti fossi reso conto della sregolata vita che facevi...
stupido, vecchio porco. ” borbotta, nascondendo il viso fra
le
mani.
La luce
fioca della luna filtra attraverso la nebbia ancora non troppo fitta,
ed illumina debolmente la figura che trema di freddo ma che non se ne
cura, rimanendo immobile a contemplare l'espressione spensierata che
Jiraiya aveva sul volto quando gli era stata scattata quella
fotografia.
“ Stupido.
” ripete, prendendo uno dei fiori che gli ha portato,
osservandolo
attentamente; è proprio bello. Chissà come mai
viene
associato alla Morte, in molti paesi del mondo. Ed automaticamente si
chiede per quale motivo è andato a comprare proprio quei
fiori, per poi donarglieli. Forse perché a lui piacevano.
“ Ricorda
bene, Naruto; quando dovrai fare la corte ad una ragazza, non
regalarle mai un crisantemo. Chissà cosa potrebbe pensare.
”
gli aveva
detto un giorno, ridacchiando.
Pensava
sempre e costantemente a quello, e il giovane non era mai riuscito a
capirlo, almeno finché non aveva conosciuto Sakura, una
ragazza che lo aveva stregato fin dal primo incontro; lei, pero', non
sembrava esser dello stesso avviso, troppo impegnata a correre dietro
a un tale di nome Sasuke Uchiha.
E allora
ogni anno, il giorno in cui il suo maestro di vita è nato e
morto, torna in quel posto per chiedere dei consigli al nulla di
fronte a lui; chissà se Jiraiya lo ascolta, o se le teorie
su
quel che potrebbe esserci dopo essersi addormentati per sempre sono
tutte balle. Non lo sa, forse ha addirittura paura di conoscere la
verità; quindi si limita a domandargli silenziosamente
perché
se n'è andato così presto, quando lui aveva
ancora
molto da imparare.
Si guarda
attorno, constatando che la nebbia si è fatta decisamente
più
fitta. D'improvviso, poi, sente un rumore: flebile, segnala che
qualcosa gli si sta avvicinando.
“ Ciao,
Kiku*. ” saluta la creatura che stanca gli si accoccola sulle
ginocchia, respirando a fatica, “ Anche tu stai per
lasciarmi,
eh? ” chiede, conscio del fatto che non potrà mai
ricevere
una risposta.
L'animale
gli rivolge uno sguardo affettuoso, e si mette perfino a fargli le
fusa; il pelo bianco è ancora morbido e piacevole al tatto,
Naruto lo accarezza con espressione triste. Ripensa ai pomeriggi in
cui, spaparanzati sul divano, tutti e tre assieme guardavano film
d'animazione in videocassetta, quelli che al ragazzino piacevano da
impazzire.
Ma il tempo
passa per tutti, e anche Kiku è prossimo alla fine.
Il biondo
pensa che è curioso: lui e Jiraiya si erano conosciuti
proprio
in un cimitero, ove il piccolo piangeva ogni giorno per la prematura
scomparsa dei suoi genitori. Quel pomeriggio d'inverno aveva portato
a mamma e papà un mazzo di crisantemi bianchi,
perché
il loro colore gli ricordava la pelle nivea di Kushina. L'uomo,
intenerito, aveva deciso di adottarlo e di crescerlo, donandogli
l'affetto che meritava; assieme avevano comprato un cucciolo nel
più
economico e vicino negozio di animali, un micio appena svezzato dal
pelo completamente bianco, candido come neve. E lo avevano chiamato
Kiku, in onore del fiore che in Giappone era oramai divenuto simbolo
di bellezza.
Quante
avventure – e disavventure, ovviamente – avevano
vissuto assieme!
Una
lacrima solitaria e silenziosa riga la guancia rosea di Naruto,
mentre la fredda aria di novembre gli penetra nelle ossa; la nebbia
avvolge completamente lui, la creatura morente fra le sue braccia e
la lapide già un poco consumata dall'usura del
tempo.
Quanto tempo
sarà trascorso, precisamente, da quel giorno? Non lo
ricorda.
L'unica cosa che sa è che prima o poi quella nebbia si
approprierà anche della sua purezza, trascinandola
chissà
dove.
Egli spera.
Spera
di poter rivedere i loro volti sorridenti, mentre splendidi petali
bianchi cadono.
Riportandoli in vita.
Fine ~