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Autore: Recchan8    21/08/2018    1 recensioni
"Dopo la fine ci sono sempre speranza e rinascita".
La comparsa di Master Pharoh 90 risvegliò la bella Guerriera della Morte e della Rinascita. La falce di Sailor Saturn venne puntata verso il basso e la Terra venne distrutta e ricreata, e con lei tutte le anime presenti sulla sua superficie.
Kunibert è al primo anno di università; ancora non sa di essere la reincarnazione del comandante degli Shitennou, Kunzite, e di aver ricevuto in dono dalla silenziosa guerriera una preziosa seconda possibilità.
Genere: Azione, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inner Senshi, Shitennou/Generali
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Si sedette sul divano rosso e drizzò la schiena, muovendosi un po' a disagio e schiarendosi la voce. La piccola televisione a schermo piatto era lì, davanti a lui, spenta e silenziosa. La fissò coi suoi penetranti e chiari occhi azzurri. La visuale si annebbiò, lasciando nitido solamente il televisore. Si concentrò, svuotando la mente e desiderando con tutto se stesso che lo schermo si accendesse. Aveva i muscoli del collo in tensione, i denti serrati in una morsa fortissima.
Poteva farcela, sapeva di esserne in grado.
Si immaginò un filo sottilissimo che, partendo dalla sua fronte, andava a collegarsi alla televisione, mettendo così in comunicazione i due estremi. Eccolo, il filo mentale era pronto, nitidissimo nella sua immaginazione.
Bastava solamente...
-”Che stai facendo?”- domandò una voce divertita alla sua destra.
Spaventato, sussultò e distolse gli occhi dalla televisione, perdendo la concentrazione e mandando all'aria gli sforzi dei passati dieci minuti.
-”Niente”- si affrettò a dire imbarazzato. Si alzò dal divano e, a capo chino, andò a rintanarsi nella sua camera, dove sapeva che il coinquilino non si sarebbe mai azzardato a seguirlo.

 

 

Erano trascorsi dieci giorni da quando Jadran aveva scoperto di riuscire a muovere e ad animare gli oggetti metallici, meccanici ed elettronici: elettrodomestici, mezzi di trasporto, cellulari, computer e semplici oggetti di metallo. Gli bastava desiderare ardentemente che il cucchiaio della colazione si mettesse a saltellare sul tavolo, ed ecco che quello lo faceva veramente. Qualche giorno prima era riuscito a impedire a una macchina di investire un gatto.
Jadran ne era rimasto sconvolto. Mai avrebbe pensato che dei poteri del genere potessero realmente esistere; mai, in realtà, avrebbe pensato che potessero esistere dei poteri in generale! Iniziò a chiedersi se si trattasse di una capacità ricevuta alla nascita e sviluppatasi in seguito, se qualcuno gliela avesse donata o se, addirittura, non fosse uscito di senno.
La risposta a tutti i suoi interrogativi arrivò qualche giorno dopo.
Jadran aveva legato la bicicletta a una rastrelliera in Piazza Petrarca e si stava avviando in una copisteria a ritirare delle fotocopie quando, passando davanti alla vetrina di un bar, aveva intravisto con la coda dell'occhio un'immagine che il suo cervello designò come “sbagliata”: una ragazza minuta dai capelli corvini a caschetto abbigliata come una marinaretta. La cupa divisa che indossava era sulle tinte del viola scuro e le sue mani piccole e sottili reggevano quella che a Jadran era parsa una specie di falce. Il ragazzo biondo era rimasto impietrito di fronte a quella misteriosa apparizione perché subito si era reso conto che quella mistica ragazza aveva sostituito il suo riflesso.
...Con la rinascita di questo mondo dona a voi, tristi anime, una seconda possibilità”, aveva poi sentito mormorare da una flebile voce.
Nei giorni successivi la voce si era fatta sempre più insistente e assillante; Jadran si sentì più volte come un pirata tartassato dal proprio pappagallo parlante. Il ripetitivo sussurro che accarezzava le sue orecchie lo accompagnava ovunque e lo esortava e riunirsi a coloro che venivano da lei definiti “compagni”. L'unico motivo per il quale non si era ancora rivolto a uno psichiatra era il suo strabiliante legame con gli oggetti meccanici e metallici. Sapeva che si trattava di qualcosa di straordinario e di inspiegabile, per cui, dopo qualche giorno, si era arreso alla presenza monotona della voce della ragazza con la falce.
Suppongo sia il prezzo da pagare per aver ricevuto questi poteri”.

 

 

-”...E allora io gli ho detto che, per me, poteva benissimo andarsene a fanculo!”-.
Il gruppetto di ragazzi scoppiò a ridere fragorosamente. Jadran rise così tanto che per poco non gli cedettero le ginocchia. Il suo coinquilino, il ragazzo che aveva appena terminato di raccontare quel divertentissimo aneddoto, lo sorresse per un gomito e, sghignazzando con lui, gli levò di mano la birra.
-”Cerca di non rovesciartela addosso come la settimana scorsa!”- lo rimproverò Phil, più brillo di lui.
Jadran si asciugò gli angoli degli occhi e fece schioccare la lingua, stringendosi nelle spalle.
-”Hai paura che monopolizzi la lavatrice?”- disse un altro ragazzo a Phil. -”Devo ricordarti chi è quello che riesce a macchiarsi la maglietta ogni fottutissima volta che mangia il gelato?”-.
Phil puntò un dito contro l'amico e lo guardò da sopra la montatura degli occhiali, lanciandogli quella che, secondo lui, doveva essere un'occhiata minacciosa.
-”Guarda che serve una certa abilità per farlo!”- disse con una punta di orgoglio.
Tutto il gruppo scoppiò nuovamente a ridere. Jadran approfittò dell'ilarità generale per riprendersi la birra dalle mani di Phil. Ne bevve un sorso e fece vagare lo sguardo per Piazza delle Tavole. Da quando si era trasferito a Site e aveva conosciuto Phil, tutti i fine settimana usciva con gli amici per andare a farsi un paio di birre in Piazza delle Tavole. Gli piaceva quel posto.
-”Ehi ehi!”- esclamò a un tratto Phil prendendo Jadran a gomitate per ricevere la sua attenzione. -”Guarda quei due”- disse indicando una coppia rintanata in una viuzza che sfociava in Piazza delle Tavole.
Jadran seguì l'indice dell'amico e aguzzò la vista, cercando di mettere a fuoco le due figure che, apparentemente, non sembravano divertirsi. La ragazza, con le spalle al muro, guardava fissa il ragazzo, il quale, indemoniato, faceva avanti e indietro e gesticolava come posseduto dal demonio.
-”Avrà scoperto che la sua ragazza lo tradisce”- commentò Phil con noncuranza. Finì la bottiglia di birra in un sorso e guardò Jadran, stringendosi nelle spalle. -”A chi non è mai capitato?”- buttò lì la domanda retorica, allontanandosi poi per andare a buttare la bottiglia di vetro nel cestino.
Jadran annuì distratto, completamente preso da quei due ragazzi che si erano volutamente isolati dal resto del mondo per scannarsi a vicenda. La ragazza, dai lunghi capelli neri raccolti in una coda alta, dopo un primo momento di smarrimento, si era ripresa ed era passata al contrattacco. Teneva testa all'aggressivo ragazzo dai capelli argentati.
Sembra una pantera...”, pensò Jadran con la bocca socchiusa.
A un tratto vide la ragazza scuotere la testa e piantare in asso il ragazzo, andandosene con lo stesso incedere di una modella di fama mondiale.
-”Ah, se n'è andata?”- chiese Phil affiancando Jadran.
Jadran non rispose al coinquilino. Guardò la propria birra, confuso e con uno strano impulso che sentiva risalirgli lungo il corpo. In un lampo, come folgorato dall'ispirazione della vita, spinse contro il petto di Phil la bottiglia di birra e gli ordinò di tenerla. Phil lo guardò stralunato.
-”Torno subito”- fu tutto quello che disse prima di farsi largo a spallate tra la folla di Piazza delle Tavole.
-”Ehi!”- gli urlò dietro Phil. -”Guarda che se non torni in breve tempo me la bevo!”-.
Sapeva dove sbucava la strada presa dalla ragazza. Fece un percorso alternativo per non incappare nel ragazzo dai capelli argentati. Nel mezzo della corsa si domandò per quale motivo lo stesse facendo. Perché stava correndo a perdifiato per raggiungere una ragazza che manco conosceva? Le persone per strada, vedendolo alquanto sconvolto, si scansavano subito per permettergli di passare; credevano fosse ubriaco.
Esattamente come aveva previsto, incrociò la ragazza vicino alla gelateria che faceva angolo. Si fermò, pietrificato da quella soave visione. Vista da vicino era veramente bella. Jadran riprese fiato e osservò la ragazza camminare a passo svelto su degli altissimi tacchi. Il ticchettio delle sue scarpe riecheggiava rabbioso per l'aria, come ad annunciare il suo arrivo. Jadran, assecondando ancora una volta il suo istinto, si gettò in strada e, facendo slalom tra un paio di persone, raggiunse la ragazza mora. La prese per un braccio e la fermò.
-”Come cazzo ti permetti?!”- saltò su lei liberandosi dalla presa del ragazzo biondo e scoccandogli un'occhiata feroce. Lo guardò sconvolta, sorpresa e irritata. Si allontanò di qualche passo e lo squadrò da capo a piedi. -”Che vuoi?”- domandò burbera.
Jadran ritrasse le mani e boccheggiò, non sapendo cosa dire. Si guardò attorno nervoso, balbettò un paio di scuse e si eclissò rapidamente, dicendo che l'aveva scambiata per un'altra persona.
Jadran tornò in Piazza delle Tavole con la coda tra le gambe, dandosi più volte del cretino e domandandosi per quale assurdo motivo si fosse ficcato in quella situazione imbarazzante. Trovò il suo gruppo di amici ad attenderlo, più ubriachi di prima e, ovviamente, più molesti.
-”Te l'ho finita, Jad!”- sghignazzò Phil agitando in aria la bottiglia di birra vuota. -”Sei riuscito a beccarla?”- gli sussurrò vicino al viso. Jadran arricciò il naso per il forte odore di birra.
-”Sì, ma...”-.
-”Le hai lasciato il numero?”- insistette l'amico barcollando e passando un braccio attorno al collo di Jadran.
-”No, ma avrei tanto voluto farlo”- sospirò.

 

 

-”Che modi!”- ringhiò Regina a denti stretti percorrendo la via come una Furia. -”Quanta maleducazione!”-.
Che diamine voleva quel ragazzo biondo? Prenderla per un braccio e fermarla? Inaccettabile. Nessuno si poteva permettere di toccarla così.
Si fermò, batté un tacco per terra e sospirò, esasperata e sfinita.
-”Che serata di merda”- borbottò aprendo la borsa e prendendo il cellulare. Sbloccò lo schermo e alzò un sopracciglio nel vedere che quel palo in culo di Kunibert non le aveva scritto nemmeno mezzo messaggio di scuse.
-”Ah, ma guarda come ti asfalto io”- disse con lo sguardo pieno di odio e rancore.
Aprì la rubrica per cercare il numero di Kunibert quando, sorpresa, si soffermò su di un numero che aveva salvato senza nome. Corrugò la fronte, confusa.
E questo da dove spunta fuori?”, pensò aprendo il contatto. A parte il numero di cellulare, nessun'altra informazione era stata salvata.
Fece per cancellarlo quando il suo pollice indugiò un po' troppo sul touchscreen, quel poco che bastava per farle cambiare idea.
Chissà, potrebbe essere divertente”, si disse compiaciuta.
Infilò il telefono nella borsa, si scostò la coda dalla spalla e, impettita e altezzosa, si incamminò verso casa.
















ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutti, salve a tutti!
Suppongo che molti di voi (o tutti, ahahah!) pensavano che mi fossi dimenticata di questa fanfiction e/o avessi abbandonato l'impresa. E INVECE NO, invece eccomi qui con un altro capitolo che apre una nuova fase della storia, "Confusione".
Due nuovi personaggi sono appena stati introdotti, uno, ovviamente, più importante dell'altro ;) Suppongo abbiate tutti capito chi sia in realtà Jadran, giusto? >:) 
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento <3 Come sempre, se voleste lasciare una recensione o un breve commento, io ne sarei più che felice ^^
Ciao a tutti e alla prossima! ^^

   
 
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