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Autore: Dharkja    21/08/2018    1 recensioni
È una calda sera di Luglio del 2008, i Tokio Hotel arrivano a Modena il giorno prima della loro l'esibizione. Bill non aveva mai creduto nel colpo di fulmine, ma l'incontro del tutto casuale con Giulia sarà in seguito, una piacevole e lenta scoperta di sentimenti inaspettati. Gli impegni con la band lo porteranno in giro per il mondo, ma lui non scorderà quella ragazza che diventerà pian piano una dolce ossessione portandolo all'irrefrenabile desiderio di volerla incontrare nuovamente.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Los Angeles

 

 

31 ottobre

 

 

 

 

“Che ti sembra Dave?” chiese Pat Benzner.

 

“Che mi sembra? Non me lo devi nemmeno chiedere. Bill è...incredibile!”

 

“Bill ci senti?”

 

“Ciao, ora sì, vi sento, sì io vi sento” disse dalla stanza di registrazione vocale.

 

“Volevamo che ci sentissi infatti” Pat e Dave scoppiarono a ridere “stavamo parlando male di te lo sai? E vuoi sapere su cosa?”

 

“No grazie, faccio a meno di questa vostra generosità per questa volta!” disse ridendo “Questo mixer high-tech è pazzesco” continuò entusiata lui ”A me va bene a undici, ho bisogno di sentirlo a undici, lo voglio amplificato così”

 

“Avevamo capito che ti piace la Spinal-Trap Bill, fai come ti pare, sei il re lì dentro, ora però vieni fuori”

 

“Arrivo” disse appoggiando le cuffie e dirigendosi nell'altra sala.

 

“Sto abbozzando un altro testo e con Tom abbiamo già provato qualcosa”

 

“Ok ragazzo fammelo avere al più presto. Ora andate a mangiarvi un boccone, ho bisogno di riavervi in sala registrazione per le tre. Ah” disse poi proseguendo “ un'ultima cosa Bill, visto che ieri me lo avevi chiesto” disse Dave “per l'inizio di Dicembre sarà tutto pronto, si confermerà l'uscita della TokioHotelTv Caught on Camera nelle tre versioni”

 

“Oh Dave! Davvero? è....è meraviglioso!Dave, Dave, Dave! Grazie!” disse Bill saltando dalla gioia.

 

“Ora sparisci che Tom è già fuori che ti aspetta”

 

Bill esitò un istante: era un periodo pieno d'impegni e di duro lavoro con poche o niente soste, ma lo doveva fare e col cuore a mille chiese ad entrambi il permesso di poter andare in Europa garantendo che li avrebbe raggiunti in hotel a Manchester il giorno prima della premiazione agli MtV di Liverpool.

 

Pat strabuzzò gli occhi e Dave si lasciò andare sullo schienale della poltrona evidentemente esausto.

 

“Bill, non chiedermi ora queste cose!” disse visibilmente dispiaciuto di dove recargli una delusione “Lo sai quanto stiamo correndo per rispettare i tempi che la casa discografica ci ha chiesto, non possiamo permetterci un buco anche di un solo giorno, forse ne potremo riparlare per la metà di Novembre”

 

“Metà di Novembre? Dave, è un'eternità!” disse visibilmente deluso Bill

 

“Mi dispiace, ma davvero non possiamo concederti un solo giorno. Tra l'altro dalla Cherrytree ci hanno chiesto quando si potrà chiudere il discorso sul testo 'World Behind My World', quindi come vedi non c'è proprio tempo”

 

Abbassò lo sguardo rassegnato e una rabbia mista ad impotenza iniziò a farsi strada dentro di lui. Era consapevole degli impegni imminenti e di quelli correnti, ma ancora una volta doveva sacrificare la sua vita privata per il suo lavoro.

Cacciò indietro una lacrima di rabbia scesa sulla guancia e percorse velocemente il lungo corridoio verso l'uscio per poter prendere finalmente una boccata d'aria fresca.

 

Il sole batteva sul tavolino filtrato dalla finestra nella sala del ristorante sel-service, negli stessi locali di registrazione; l'intera giornata veniva passata lì e questo creava comunque tensione e cali di attenzione, ma questo a Bill andava bene, era un modo per non pensare a quel mancato viaggio.

 

“Fame?” chiese svogliatamente Bill al fratello seduto davanti a lui.

 

“Non tanta. Dave e Pat mi hanno detto della pubblicazione di Dicembre. Solo che la versione limitata era un po' incerta, ma a quanto pare hanno confermato anche quella”

 

“Si, era giusto così, gli accordi erano quelli in fin dei conti”

 

Tom notò che suo fratello era strano.

 

“Non possono darmi nessun fottuto giorno libero”

 

“Dovevi immaginartelo Bill! Stiamo affogando tra registrazioni, tour, premiazioni, interviste...ma qualche soluzione si troverà.”

 

“Si e quando?” Disse addentando svogliatamente le sue verdure grigliate.

 

“Non lo so, ma a Novembre abbiamo qualche giorno in più libero dagli impegni e magari possiamo organizzare qualcosa; credo che anche a loro andrebbe bene. Ma piuttosto, davvero vuoi andare a....spiarla di nascosto?!? Questo lo trovo divertente”

 

In fondo era quello che Pat gli aveva prospettato e a Bill però sentirlo dire dal gemello, aveva tutto un altro suono.

 

“Oh sì, ne sarei comunque felice” disse con improvviso vigore “sai quanto ho aspettato questo momento, adesso che so dov'è cambia tutto, credo che se dovessi riuscire a farlo, ne morire”

 

“Non sarebbe più saggio darle un appuntamento e finalmente conoscervi?” gli chiese sorseggiando la birra.

 

“Lo sai che voglio che sia tutto spontaneo”

 

“Beh che male c'è dirle -ehi, sono di passaggio a Bologna ci conosciamo finalmente mentre beviamo qualcosa insieme?- “

 

“Rischierei di essere inopportuno ed invadente, lei è una ragazza ed io sono un ragazzo”

 

“Oddio Bill, ci risiamo! Se per quello, potrebbe immaginarsi di tutto!”

 

“Non credo, sento che ha iniziato a fidarsi di me”

 

“Ok, come vuoi tu, anche se questo vuol dire infliggerti ulteriore sofferenza, vederla ma non poterti avvicinare, spiarla e non poterci parlare, magari sfiorarla....”

 

“Sono disposto anche a questo pur di vederla nuovamente e poi non la devo sfiorare Tom, santo cielo! Sei tu quello che vuole subito un contatto fisico appena ne conosci una” precisò quasi ingenuamente, ma sapeva che Tom era la voce delle sue parole non dette, dei suoi sogni, dei suoi desideri, dei suoi dolori e delle sue delusioni; a lui non sfuggiva nulla, ed anche se Bill si confidava con lui, certe questioni molto intime, per delicatezza, le lasciava solo ad intendere senza entrare nei dettagli come invece Tom faceva.

 

Tom sorrise.

 

Bill afferrò subito il senso di quel sorriso e gli disse “Il desiderio c'è, eccome se c'è” gli disse torturandosi il labbro inferiore con l'indice ed il pollice “ma mi accontento di fantasticare, lo sai che sono molto bravo in questo”

 

Il gemello scosse la testa rassegnato.

 

“A quest'ora non ragiono più dalla fame e queste verdure grigliate sono la fine del mondo” disse Bill con rinnovato appetito ed infilando la forchetta su una striscia di zucchina succosa “Odio non poter disporre della mia libertà e tu lo sai meglio di qualunque altro, ma mi consola l'idea che il proposito è rinviato solo di qualche giorno in fondo. A proposito, ho visto la chiamata di Georg sul cellulare, devo richiamarlo”

 

“Ha chiamato anche me visto che non rispondevi e l'ho sentito prima che uscissi, voleva sapere se stava andando tutto bene con la registrazione e per quando è previsto il nostro arrivo a Manchester”

 

“Beh l'hotel è stato prenotato per il cinque, non lo sapeva?” chiese Bill.

 

“Forse credeva che potessimo passare a Berlino prima”

 

“Ho finito, ordiniamo i cookies al cioccolato?”

 

“No, prenditeli tu ed andiamo a fumarci una sigaretta”

 

Passeggiarono nel piccolo giardino di erba inglese fuori il locale, il sole era ancora caldo.

 

“Ho letto qualche parola di quel nuovo brano, anche se immagino sia una bozza. E' molto bello e tutto fin troppo chiaro”

 

Bill, si voltò verso Tom aspirando il fumo della sigaretta.

 

“E' solo un'idea che ho messo sul foglio, ho bisogno di scrivere in questo periodo, un po' mi tiene occupata la mente, anche se poi mi rendo conto che i pensieri mi riportano a lei , ho bisogno di scrivere come mi sento”

 

“E con Christie? Mi ha detto che i suoi genitori hanno ballato tutto il tempo l'altra sera al concerto ”

 

“Christie” riuscì appena a dire “E' una brava e bella ragazza”

 

“E' venuta a parlarmi la sera stessa dopo averti incontrato, non te l'ho voluto dire. Era apparentemente felice ed imbarazzata di averti rivisto e riallacciato l'amicizia con te, mi ha solo detto che ti trova molto cambiato e....sempre più intrigante”

 

Bill sorrise.

 

“Non provo più nulla per lei, lo sai te l'ho detto chissà quante volte ormai, la verità è che non l'ho mai amata, è brutto da dire lo so, ma non l'ho mai usata credimi. Stare con lei comunque mi faceva star bene; fare certe cose con lei mi faceva star bene, ma finiva tutto lì”e continuò “invece Giulia resterà qualcosa di meraviglioso, ma solo tra i miei ricordi e tra i miei sogni”

 

“Perchè odio sentirti parlare così, con questo tono di arrendevolezza?”.

 

Bill alzò il viso in direzione del sole e chiuse gli occhi per lasciarsi scaldare da quel tepore “Non mi sono arreso, ma a volte è come se avessi dei momenti di lucidità in cui mi rendo conto che gran parte del tempo quando si tratta di lei, lo passo a sognare e fantasticare, dissociandomi dalla realtà....non so più nulla Tom, a volte è come se stessi realizzando di essermi infilato dentro un tunnel in cui non vedo via d' uscita” fece una pausa in cui lo sentì sospirare lievemente “ vedi , è che sto cercando di non morire dentro, ma lei inconsapevolmente, in qualche modo riesce a farlo ogni volta”

 

 

 

 

 

 

 

 

Rallentò il passo per prendere fiato fermandosi innanzi alla vetrata esterna della sua pasticceria preferita collocata al primo piano dell'aeroporto: era diventato quasi un rituale quello di passarvi innanzi o a fine turno o alla pausa dal lavoro, entrare il più delle volte per comprare un piccolo dolcetto da consumare lì con le colleghe o portarselo a casa o anche solo ammirare quel tripudio di bontà di ogni forma, sapore, colore e profumo: da quando aveva iniziato il corso ed il tirocinio sentiva il bisogno di mangiare di più e di finire ogni pasto principale con un qualcosa di dolce; sapeva che non era salutare ma non appena fosse riuscita ad organizzarsi meglio con gli impegni avrebbe ripreso anche ad andare ad acqugym.

Respirò a fondo con calma quando si accorse che Gabriele, il gestore del negozio, un ragazzo sulla trentina dalla corporatura robusta e dal carattere socievole, la stava salutando da dietro il bancon: lei rispose al saluto velocemente e riprese a camminare sapendo di essere in notevole anticipo all'appuntamento. Quando oltrepassò la curva del lungo corridoio percorso da un via vai incessante di gente, i suoi occhi cercarono di intercettare il Bar Ristorante situato in fondo sulla destra: non fu difficile trovare quello che cercava perchè lo sguardo fu subito catturato dall'unico uomo in divisa da carabiniere presente innanzi al locale. Respirò profondamente cercando di calmare il battito impazzito del suo cuore e si diresse in quella direzione con le gambe che avevano già inizziato a tremare.

 

“Sei in anticipo esattamente di dieci, dico dieci minuti!” esordì lui con un sorriso smagliante sul volto ancora abbronzato, mentre il dito indice batteva sulla cassa del suo orologio da polso.

 

Sentì all'istante le guance bruciarle dal calore: era da un bel po' che non lo vedeva, anche se sempre più spesso si sentivano al telefono.

 

“Dimmi la verità, quante sono puntuali come me?” azzardò cercando di nascondere la sua emozione.

 

“Molto, molto poche ti assicuro” osservò mentre con veloce destrezza la guidò verso un tavolino appartato in un angolo della sala. Il locale a quell'ora di punta era stracolmo di gente e le ragazze addette alle prenotazioni correvano senza sosta da una parte all'altra della locale.

 

Si accorse inaspettatamente di non saper più cosa dire perchè tanta era l'emozione di averla innanzi ai suoi occhi e tanta era la voglia di divorarla con lo sguardo ora che erano uno innanzi all'altra che quasi si vergognò sentendosi alla stregua di un adolescente alle prese con gli ormoni impazziti davanti alla ragazza di cui era invaghito. Abbassò lo sguardo, rassegnato a quello che lei era capace di fargli provare tutte le volte e per cui lottava instancabilmente per non soccombere, con evidenti scarsi risultati però perchè era sicurissimo che lei aveva percepito tutto questo.

 

“Scusami” le disse quasi a volersi giustificare “Con quella divisa addosso... non ti avevo ancora vista ...” non finì la frase perchè una camieriera si avvicinò a prendere le ordinazioni.

 

“Perchè ti devi scusare?” le chiese smaniosa appena la cameriera se ne andò.

 

“E' l'effetto della tua divisa”

 

“Cos'ha la mia divisa?” chiese con ingenua finzione. Attendeva un complimento che mai era arrivato da lui.

 

“Il blu ti sta molto bene”

 

-Tutto qui?- Si chiese Giulia aspettandosi qualcosa di più che non fossero i soliti apprezzamenti su ciò che indossava.

 

Massimiliano percepì una vena di delusione in quello sguardo profondo, ma era fermamente convinto di non potersi sbilanciare più di tanto.

Con che coraggio avrebbe potuto farle dei complimenti di ben altro tenore, anche se non volgari in cui sicuramente si sarebbe tradito facendole chiaramente capire quanto turbasse le sue notti piene di desiderio, sapendo che era la sorella del suo amico collega, che aveva dieci anni di meno e che doveva pensare a proteggerla anziché desiderarla come un pazzo ma che sopratutto aveva una fidanzata che l'aspettava a casa?

 

“Sei per lavoro a Bologna?” si sorprese a sentire interrompendo il flusso inarrestabile dei suoi pensieri.

 

“Si tra un'ora ho appuntamento col procuratore, poi devo subito rientrare in Stazione a Modena. Sono felice di vederti, ti trovo bene.”

 

“Grazie, anche tu stai bene” disse.

 

“Raccontami un po', com'è questo lavoro? E all'Università, riesci a conciliare tutto?”

 

“Per ora devo studiare un bel po' di cose in questo corso tra cui imparare i loro programmi di gestione dei clienti; alla biglietteria non è semplice. La gente brontola, sembra nata solo per questo. La pazienza dev'essere la virtù principale, ma a volte sembra difficile averla”

 

Lui le sorrise e nel mentre la cameriera portò loro i piatti composti.

 

“Quella è la prima cosa che devi imparare ad avere, anche se a volte sembra impossibile. Se te lo dico io, fidati”

 

“Non t'invidio per il lavoro che fai, mi sembra di avertelo sempre detto. A te come va? E Maria?” le uscì spontaneamente ma poi si morse la lingua per essere stata troppo precipitosa anche se la domanda era lecita, in quanto in fondo si trattava di un'amica, non certo intima, ma pur sempre amica.

 

“ Tutto bene, siamo oberati di lavoro al Comando, non potrebbe essere altrimenti. L'altro giorno abbiamo avuto persino una denuncia di scomparsa per due criceti. Come vedi....” e poi aggiunse “Con Maria...come al solito” ma lo disse con lo sguardo rivolto al suo piatto.

 

Seguì un silenzio tra loro interrotto dal sottofondo del caos del ristorante e dalle note dei Coldplay, Viva la vida.

 

“Mi piace stare con te” le disse improvvisamente, scostando leggermente il suo piatto: era visibilemnte emozionato, le sue dita giocavano nervosamente sulla forchetta che aveva posato sul fazzoletto accanto al piatto.

 

Lei sentì improvvisamente il cuore in gola, alzò lo sguardo e vide quegli occhi di fuoco penetrare i suoi.

 

“Anche io” riuscì a dire.

 

“Come stai? Và un po' meglio?”

 

Era chiaro che alludesse al suo stato d'animo dopo la perdita della nonna.

 

“Và bene, è tutto sotto controllo”

 

La fissò con quella solita espressione scrutatrice, cercando quanto di vero potesse esserci dietro quelle frasi: sarebbe voluta scappare e rimanere al tempo stesso, ma rimasero in silenzio per qualche altro minuto per poi riprendere a mangiare.

 

“Ho visto che hai iniziato a seguirmi sul Social” disse lei interrompendo quella pausa.

 

“Beh era da un po' che volevo farlo. Hai parecchi followers, io appena una decina” osservò ironico.

 

“Beh ci sei da poco e poi molti sono fasulli, lo sai meglio di me capitano”

 

“Ma molti ti riempiono di complimenti sotto le foto” disse d'istinto scoprendo una vena di gelosia.

 

“Fà piacere ricevere complimenti, a te no?” chiese quasi sarcasticamente.

 

“Certo se uno non esagera magari” rispose stirando le labbra.

 

“Qualcuno esagera? Che fai mi controlli?”

 

Lui incrociò quegli occhi dalle lunghe ciglia curvate dal mascara: era così dannatamente sexy quando gli si rivolgeva con quel tono e lo fissava dritto negli occhi come voleva lui.

 

“Certo che no, mi dispiace questa tua domanda comunque. Ti voglio bene e farei qualsiasi cosa per te, sei la sorella del mio migliore amico.”

 

“Tu invece non commenti mai e non fai mai complimenti”

 

“Non ho bisogno di farlo se lo posso fare di persona” rispose lievemente risentito ed allontanando definitiamente il piatto da sé.

 

“Maria dev'essere davvero fortunata allora” disse d'un fiato stizzita., ma quell'osservazione spontanea le dispiacque: cercava a tutti i costi qualcosa da lui, aspettava qualcosa da lui che sapeva non sarebbe mai arrivata. Si rese pienamente conto che lei era cambiata, il suo rapporto con lui stava cambiando.

 

“I complimenti non sono prerogativa solo per Maria e non ho problemi a dire se una persona mi piace o meno, se ci sto bene o no, se è bella o meno” disse a quel punto piccato ma questo per Giulia non era vero: quegli sguardi continui, come poco prima, parlavano al posto delle parole non dette; continuò a mangiare svogliatamente finendo velocemente il suo piatto. Stefania, la collega, non avrebbe tardato a farsi trovare nel parcheggio. Massimiliano, comprendendo che ogni discussione sarebbe degnerata in frecciatine a doppio senso si alzò ed andò a pagare ed in silenzio si avviarono verso l'uscita.

 

“Avrei un po' di tempo per darti uno strappo a casa” disse alzando lo sguardo verso quel cielo completamento coperto di nuvole scure.

 

“Grazie ma sono rimasta d'accordo che sarebbe venuta la collega a prendermi, senti” gli disse a voce bassa “ mi dispiace per prima”

 

Lui sembrò apprezzare quelle parole.

 

“Non devi scusarti, vorrei fossi sempre sincera così con me, puoi dirmi tutto quello che vuoi, anche mandarmi a quel paese se pensi sia necessario dirlo, a te è concesso tutto”

 

A quelle parole lei sorrise.

 

“Tutto?!” osservò poi con uno sguardo luminosissimo

 

“Si, tutto” sorrise abbassando lo sguardo sul cappello che teneva tra le mani; nessuna riusciva a provocargli tanta ansia ed emozione come lei . “Allora ciao” disse subito dopo “ ci sentiamo per telefono” disse avvicinandosi a lei

 

“O per social”

 

Quella risposta lo irritò nuovamente.

 

“Voglio solo dirti di stare attenta con chi dialoghi in rete. Non credo tu abbia bisogno di essere avvertita dei pericoli che ci possano essere, è un mondo virtuale, spesso finto e pieno d'insidie; non sono paranoico e non dirmi che si tratta di deformazione professionale”

 

“Agli ordini mio capitano” gli disse allora ironicamente

 

“Vuoi che sia il tuo capitano?” le chiese divertito.

 

Lei arrossì d'improvviso “Non lo so ancora” rispose titubante mentre respirava una ventata della sua acqua di colonia, si sentiva stordita

 

“Cosa potrebbe farti decidere?” le disse guardandola seriamente ed avvicinandosi lentamente a lei.

 

“Massimo...” si trovò a sussurrargli indietreggiando lievemente.

 

“Massimo?” le chiese a voce bassa “Devo iniziare a preoccuparmi?”

 

“No, volevo dire Massim...” e si trovò il caldo umido delle sue labbra sulla guancia destra.

 

“Ciao Giulia, la tua amica è arrivata” disse poi allontanandosi da lei sorridente e nuovamente sicuro di sè.

 

La salutò così, con lei che ammirava quella figura perfetta in uniforme allontanarsi tra le auto del parcheggio e la voce alle sue spalle della sua amica che la chiamava non sapeva più nemmeno lei da quanto.

 

 

 

 

 

I tuoni rimbombavano per tutto l'appartamento sito all'ultimo piano di un piccolo condominio non distante dal luogo di lavoro; i lampi squarciavano per frazione di secondo quel buio profondo e quasi sinistro cosi che la pioggia velocemente iniziò a cadere fitta sul tetto provocando un rumore sordo e lacerando quel silenzio; Giulia si destò ad appena le tre e un quarto del mattino.

Si accorse di non riuscire a prendere più sonno quando decise di alzarsi per prepararsi una camomilla; l' assenza di luci che filtrassero dalle porte chiuse indicava che le sue coinquiline dormivano. Decise di sedersi nel piccolo angolo cottura per sorseggiare la bevanda bollente, con la radio accesa a basso volume. Si sentiva spossata, aveva chiuso gli occhi si e no per solo un paio di orette, ripensando continuamente all'incontro avuto con Massimiliano e a quel senso di depressione che la stava accompagnando da quando la nonna era morta.

Prese il telefonino in mano e vi lesse un messaggio che lui le aveva inoltrato a mezzanotte e mezza, forse un chiaro segno che nemmeno lui era riuscito a prender sonno.

 

-Lo ammetto: è stato magnifico incontrarti anche se in un pub in pieno centro commerciale, ed è vero....sì è vero che non elargisco facilmente complimenti, un po' è nel mio carattere ma forse perchè non ho trovato persone così interessanti a cui farne; forse con te per la prima volta da quando ci conosciamo e per il tipo di legame che ci unisce, mi sono trovato in imbarazzo e sono certo che tu l'avrai notato, in imbarazzo nel dirti a voce quanto tu possa far girare la testa ad un uomo, ma ti prego di capirmi e di capire la mia situazione, sai a cosa mi riferisco. Ognuno di noi merita rispetto, anche se questa mia confidenza sembra che male si accordi a questo concetto. Ma ho capito che tu sei pienamente consapevole di quello che potresti suscitare in un uomo, non perchè lo faccia apposta ma proprio perchè sei terribilmente spontanea e naturale -

 

Iniziò a sorridere e poi a ridere cercando di non svegliare le sue amiche: rideva, rideva come una matta perchè mai lui le aveva detto o scritto cose simili, mai si era aperto a tal punto di doverlo fare addirittura con un messaggio perchè a voce gli risultava imbarazzante. Poteva dirsi soddisfatta ed incredibilmente felice, straordinariamente felice, tanto che inoltrò subito il messaggio ad Elena sicura che stava ancora alle prese col suo turno notturno.

 

 

 

Terminò di bere la sua camomilla ed incurante dell'orario si accinse a rispondergli; attese per un po' una risposta che non arrivò, mentre la pioggia iniziava a battere più forte sui vetri: spense la luce lasciandosi illuminare dal chiarore delle luci esterne che penetravano dalle imposte leggermente aperte della sua camera e si abbandonò al ricordo di quel corpo bagnato che riemergeva dalla calda acqua del mare di Maiori, le spalle larghe, le braccia non eccessivamente muscolose e quel ventre piatto, leggermente peloso e segnato da un accenno di addominali che terminavano nell'inguine marcato coperto in parte dal costume. Si sorprese a desiderarlo come mai aveva desiderato un uomo in vita sua, provando una forte fitta al basso ventre e lasciandola senza fiato per un breve istante; era un peccato desiderarlo ed immaginarlo in un certo modo, era peccato a ritrovarsi invidiosa di Maria; si chiese chissà quante volte aveva potuto godere di quel corpo così straordinariamente virile, sentirne il profumo ed il calore. Chiuse gli occhi e si ricordò di tutte le volte che la guardava dritta negli occhi, o in compagnia degli amici ma col volto sempre rivolto verso di lei....il telefonò vibrò facendole riaprire improvvisamente gli occhi e costringendola a mettere a fuoco la vista in un nano secondo. Il cuore non aveva di certo rallentato il battito al pensiero del capitano, ma ora alla vista di quelle due foto, forse aveva palpitato ulteriormente costringendola a sedersi sul bordo del lettino.

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  • Spero tu stia bene, è quello che sempre mi auguro per te. Oggi è stata una giornata lunga a lavoro e credo sia giunta l'ora di farmi un bel sonnellino...tra un po' sarà l'alba. Volevi sapere come sono? Beh, eccoti servita, anche se questo è solo l'inizio: sono due foto scattate in due nostri concerti in luoghi differenti, il resto vorrei lo immaginassi tu. Sono un ragazzo che non segue gli stereotipi, le regole, che gli piace rompere i ruoli, spesso e volentieri. Sono un anticonformista perché sono me stesso, a volte drammaticamente me stesso, con i miei sogni, i miei desideri e le mie paure, i miei silenzi, i miei fantasmi, le mie ossessioni, forse perché ho imparato ad essere semplicemente un uomo libero.

    P.S:.1: questo è mio numero di telefono: ma ti prego vorrei solo che non ti sentissi obbligata a sentirmi, ma solo e quando lo vorrai tu. P.S2: ehi, mio fratello russa già!-

 

 

Stranamente iniziò a tremare, non di paura, non sapeva nemmeno lei perché, ma guardando Willy in quella foto si sentì pervadere da una forza ed un'energia tale che nessuno mai era riuscito a trasmetterle ed improvvisamente quel fastidioso scrosciare della pioggia ed il pensiero di Massimiliano si sciolsero come neve al sole, sole così caldo e potente che aveva il nome di Willy.

 

 

 

 

 

Disclaimer: Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, nè offenderle in alcun modo.

 


 

   
 
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