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Autore: Hookina90    21/08/2018    0 recensioni
Dopo una grossa perdita Amy decise di abbandonare la sua città, i suoi amici e il suo lavoro. Durante il suo viaggio però si imbatterà in una piccola cittadina con abitanti particolari dove conoscerà persone che le cambieranno la sua vita, ma il passato quando meno se lo aspetta la riuscirà a trovare di nuovo. Dovrà fare scelte difficili e dolorose.
Cosa farà alla fine Amy? Starà legata al passato o si farà una nuova vita?
____________________
Piccolo estratto del primo capitolo
Seguì Mr Gold in silenzio verso il suo negozio. Ci mettemmo poco ad arrivare. Notai subito che dentro c’era un sacco di roba e molti oggetti erano anche molto interessanti perché sicuramente ognuno di loro avrà una proprio storia. Sembrava una di quelle botteghe di antiquariato o di mercatino dell’usato.
“Bene, ora può parlare”, affermai determinata.
Ero curiosa di sapere perché lui si comportasse così nei miei confronti. Ero una persona normale o almeno non credevo di spaventare al tal punto le persone.
“Ok, come si chiama tuo padre?” , domandò girandosi verso di me.
“Bobby Singer, perché?”
“No, intendo il nome del tuo padre biologico?”, chiese lui serio.
IN REVISIONE
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Baelfire, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                                                               Capitolo 2: Brother




 
5 Ottobre 2014
 
Dopo averci pensato a lungo decisi di andare a trovare Gold e dargli la possibilità di darmi la sua versione dei fatti. Dovevo solo cercare di rimanere calma, anche perché avevo aspettato questo momento da anni. Mi ero immaginata la scena dell’incontro un centinaio di volte, ma sinceramente nessuna si era avvicinata lontanamente a come era poi avvenuto nella realtà.  
Ero appena arrivata davanti alla porta e rimasi per qualche secondo a fissarla. Le mani mi stavano tremando. Avevo paura. Non sapevo che cosa mi avrebbe detto e se mi avrebbe causato altro dolore, però dovevo tranquillizzarmi perché avevo bisogno di sapere la verità. Volevo delle risposte. Avevo aspettato anche fin troppo tempo.
Feci un respiro profondo ed entrai. Lo vidi dietro al bancone mentre leggeva un libro, così mi avvicinai.
“Ciao Amy, mi sorprende che tu sia venuta a trovarmi”, disse lui scioccato non appena notò la mia presenza
“Ciao Rumple..ehm si … sono venuta solo perché volevo farti delle domande”, risposi un po’ titubante
“Si ovvio tutto quello che vuoi”, rispose chiudendo il volume in modo da concentrarsi totalmente su di me 
“Ok, volevo sapere perché mi hai abbandonato? Mia madre dove è? Perchè non siete mai venuti a trovarmi? ” domandai velocemente. In passato mi era capitato spesso di farmi questi quesiti, ma non avevo mai avuto risposta, ma ora avevo la possibilità di sapere la verità. La possibilità di conoscere finalmente la mia storia
“Si è arrivato il momento di raccontarti quello che è successo veramente. Tua madre ed io abbiamo deciso di mandarti in un altro mondo solo per farti vivere una vita migliore. Nella Foresta Incantata c’erano troppi pericoli. Volevamo proteggerti”, rispose mestamente venendo verso di me.
“Allora perché non sei venuto con me?”, chiesi cercando di non esplodere di nuovo. Dovevo restare calma perchè avrei potuto distruggere qualcosa o ferire entrambi con i poteri che avevo ereditato
“Non potevo farlo…”
“Non potevi o non volevi…”, affermai iniziando a innervosirmi. Non volevo risposte vaghe. Ci stava girando intorno. Non mi stava aiutando a mantenere il sangue freddo. Era veramente difficile mantenere l'autocontrollo
“Amy ..è difficile…”.
“Non sai come rispondermi. Bene! Mi spieghi come faccio a cercare di perdonarti se non riesci nemmeno ad ammettere il motivo per cui non sei venuto con me” ribattei arrabbiata interrompendolo con gli occhi lucidi, stringendo la mano a pugno
 “Amy ci sto provando, farò di tutto per conquistare il tuo perdono”
“Non ci stai provando abbastanza. Impegnati di più. Rispondi almeno alle mie domande. Perché non sei venuto con me?”, domandai frustata alzando le braccia
“Non ti ho seguito perché avevo dei lavori in sospeso”, asserì qualche minuto dopo in modo più sicuro.
“C’era qualcosa di più importante che venire con me?”, domandai furiosa
“Amy calmati potresti perdere il controllo dei poteri”, disse mettendo una mano sul mio braccio cercando di tranquillizzarmi
“Sono calma! Voglio solo sapere la verità. Ho passato tutta la mia vita a chiedermi che cosa avessi fatto per essere abbandonata per strada e perchè i miei genitori non mi venissero mai a cercare. 
Mi torturavo ogni giorno cercando di trovare delle ipotetiche risposte. Voglio sapere la tua versione dei fatti perchè è un mio diritto sapere perchè mi avete abbandonato!”, ammisi dura eliminando ogni contatto fisico con lui. Sentii un rumore sordo. Mi voltai per guardare che cosa era successo e notai vari frammenti di vetro per terra. Ero stata io fare tutto questo. Avrei potuto ferire qualcuno, ma ci avrei pensato più tardi. Ora la priorità era sapere la verità sul mio passato.
Lui mi guardò per qualche secondo. Fece un respiro profondo e poi confessò: “Quando sei finita nell’altro mondo io ero imprigionato nel castello di Snow”
 “Che cosa hai fatto per finire li dentro?”, domandai scioccata. Avevo già intuito dal comportamento di Hook che Rumple non fosse una brava persona, però forse era peggio di quanto avessi immaginato.
“Ero nel posto dove volevo essere”
“Non capisco”, risposi dubbiosa
“Te l’ho detto è complicato”
“Non mi puoi dire altro? Perchè sei così criptico?”, ridomandai io perplessa. Volevo sapere di più. Volevo avere più informazioni. L'unica cosa che avevo scoperto era che quando io attraversai il portale lui era rinchiuso in una cella, ma era veramente poco. Mi aveva raccontato una piccola parte della mia storia ed ero certo che molte cose non me l'avrebbe rivelate con facilità. Era un uomo avvolto dal mistero. Era enigmatico. Non voleva aprirsi con me, ma io avrei abbattuto i suoi muri.
“A tempo debito saprai tutta la verità te lo prometto”
“Va bene. Voglio darti una possibilità perchè oramai sono ancora più curiosa di conoscere che cosa è veramente successo”, dichiarai alla fine decidendo che per il momento mi sarei dovuta accontentare e sperando invece che con il tempo di ricostruire tutto il puzzle e sapere così tutta la storia.
“Non ti deluderò. Vuoi sapere dell’altro?”
“Queste erano le domande principali. Anche se c’è la questione dei poteri che non so come affrontarla”, dissi guardando le mani e i vetri sul pavimento
“Devi imparare a controllare le emozioni, perché la magia si basa soprattutto su quello che proviamo. Infatti prima ti sei arrabbiata e ciò ha provocato una perdita del controllo della tua magia. Se vorrai potrei darti delle lezioni per gestire i tuoi poteri”
“Vedrò…”, risposi vaga
Non appena uscii fuori dal negozio mi sentivo la testa pesante così decisi di fare una passeggiata nel parco. Da sola con i miei pensieri. Dovevo riflettere sulle informazioni, anche se poche,che mi aveva dato Rumple.
Era in prigione quando attraversai quel portale. La potevo considerare una ragione plausibile sul perché non sia venuto con me, però non sapevo ancora perché non mi era venuto a cercare quando uscii dalla gabbia e perché mia madre non era venuta con me. Lei che motivazione aveva per non avermi seguito. Lui non mi aveva detto nulla su di lei. C'erano molte notizie che erano ancora nascoste e dovevano uscire fuori allo scoperto. Volevo però credere alle sue parole. Volevo credere che mi avrebbe detto la verità prima o poi. Una possibilità gliela dovevo dare.
 
Era da un paio di settimane però che non vedevo Hook e dopo l’incontro con mio padre avrei voluto parlare con lui. Era l’unico con cui avevo stretto una specie di legame di amicizia o almeno credevo che lo stavamo diventando. Ora però non sapevo che pensare. Era sparito da quando gli avevo detto che Rumple era mio padre. Sicuramente stava succedendo qualcosa. Che cosa era successo tra Hook e mio padre? Perché si odiavano così tanto? 
Non erano sicuramente fatti miei, però sapevo che avrei iniziato a indagare perchè sicuramente conoscendo che cosa era successo tra loro due avrei scoperto una parte del passato di Rumple. Non potevo non fare nulla, ma nello stesso tempo non potevo chiedere a mio padre perché avrebbe sicuramente evitato di rispondermi direttamente. Dovevo trovare qualcun altro che era a conoscenza di tutta la storia.
Iniziai così a domandare in giro se sapessero cosa era successo tra Rumple e Hook, ma nessuno era riuscito a darmi delle informazioni soddisfacenti. L’unica cosa che avevano in comune le loro rispose era la parola “Vendetta”. Hook voleva vendicarsi di Rumple per un evento successa secoli fa. Avevo un brutto presentimento. Sapevo che se avessi continuato a indagare avrei potuto soffrire, però conoscendomi non mi sarei fermata. Volevo però provare a parlarne con Hook. Volevo tentare anche di persuaderlo. Nonostante non ero ancora riuscita a perdonarlo,  non volevo che Hook gli facesse del male.
 
6 Ottobre 2014
 
Ero seduta al bancone a mangiare la mia colazione calda,  quando a un certo punto Granny mi informò che Rumple era partito ed era andato a Manhattan con Emma e Henry. Non sapevo il motivo di questo viaggio però avrei preferito che almeno mi avesse avvisato.
Avevo emozioni contrastanti su mio padre. Una parte di me non riusciva a perdonarlo perché ancora troppo arrabbiata dal fatto che avrei voluto che venisse a cercarmi. L’altra parte di me invece voleva dargli una possibilità nel tentativo di ricostruire un legame che avevo sempre desiderato. Era una situazione già difficile e lui essendo così enigmatico la complicava ancora di più. Vorrei riuscire a capire di più la sua anima, ma era veramente complicato.
Dopo aver pagato il cibo decisi di andare prima a vedere la biblioteca  dopo sarei  andata a cercare Hook. Dentro incontrai Belle, una ragazza dagli occhi azzurri e capelli castani scuri. Scoprii che era la fidanzata di mio padre, quindi di conseguenza  la mia matrigna. Durante la sua pausa presi un tea con lei per conoscerla meglio.
Belle mi raccontò della sua storia d’amore con Rumple. Tutto iniziò un giorno quando lui fece un patto con il padre di Belle per riuscire a far finire una terribile guerra contro gli Orchi che si era scatenata nel loro regno, però lui in cambio doveva lasciargli sua figlia. L’aveva quindi presa come sua serva.
Lei con il passare dei giorni si innamorò di lui. Era riuscita a vedere un animo buono dietro la bestia. Rumple però all’inizio era restio a rimanere al suo fianco perchè credeva che nessuno potesse amarlo. Ora però stavano felicemente insieme
In questi anni avevano avuto momenti difficili. Si erano anche lasciati per un po’ di tempo a causa di Regina e del sortilegio, infatti Regina l’aveva rapita e aveva fatto credere a mio padre che Belle fosse morta. Era stata veramente malvagia, però alla fine dopo che il sortilegio venne spezzato per fortuna si erano riusciti a ritrovare.
“Vorrei avere anche io la tua stessa fiducia in lui, ma non ci riesco proprio. Ci sto provando a sperare che prima o poi avrò delle risposte, ma sinceramente non riesco a fidarmi del tutto”, ammisi tristemente.
“Lo so ora ti senti ferita, però sono sicura che Rumple troverà un modo per rimediare”, disse sorridendo.
“Vedremo..”, ribattei titubante.
Il passato di mio padre era molto oscuro. Aveva minacciato interi villaggi, ucciso e torturato. Belle nonostante tutto era riuscita a trovare una piccola fiamma di luce dietro la bestia. Io non avevo il diritto di criticarlo perché avevo fatto le stesse cose. Anche io ero avvolta dall’oscurità, però ora non avevo più la persona che riusciva a farmi mantenere a galla. La persona che non mi faceva crollare. L’avevo perso. In una frazione di secondo i suoi ricordi ritornarono e mi colpirono violentemente. Il dolore che avevo rinchiuso nelle profondità della mia anima stava riemergendo. Dovevo assolutamente pensare ad altro. Non potevo ricaderci.  
Salutai Belle e poi mi diressi verso la Jolly Roger per cercare di parlare con Hook. Per fortuna arrivai in poco tempo dalla sua nave. Ero certa che si trovava a bordo perchè in giro non lo avevo visto. 
Dopo essere salita andai subito a vedere se fosse sotto coperta nella sua cabina. Stavo per entrare quando sentii uno strano rumore come se qualcuno stesse spostando una grossa catena. Capii subito che Hook aveva tirato su l’ancora e che ci stavamo per muovere. Anche lui stava partendo senza dirmi nulla.
Ritornai subito di sopra. Lo vidi che teneva saldo il timone mentre guardava fisso l’orizzonte. Dopo averlo osservato per qualche secondo mi avvicinai senza fare rumore e non appena fui a pochi passi da lui dissi: “Potevi almeno salutarmi”
Lui si girò e notai immediatamente la sorpresa nei suoi occhi. Sicuramente non si aspettava di vedermi.
“Che cavolo ci fa qui Emily?”, domandò con un tono tra il stupito e l’arrabbiato.
“Volevo parlare con te! Non ti sei fatto più vedere. Non mi aspettavo di certo di partire per una specie di crociera!”, risposi a tono. Non capivo perché stava reagendo in quel modo. Era strano. Non si era mai comportato in questo modo quando abbiamo parlato in quel breve periodo in ospedale.
“Avevo da fare!”, rispose secco. Ritornando a guardare l’orizzonte.
“Non avevi nemmeno un minuto per farti vedere? Ho affrontato Rumple e avevo bisogno di te perché sei l unica persona con cui…diciamo…ho legato…”
“Ora torniamo indietro. Tu scendi e io proseguirò per la mia strada”, rispose ignorando quello che gli avevo confidato. Non riuscivo proprio a capirlo. Sicuramente non lo avrei lasciato andare perché aveva qualcosa in mente che non voleva dirmi e questo mi faceva preoccupare.
“No, caro. Ora mi spieghi che cappero ti succede. Sei sparito da quando hai scoperto che Rumple è mio padre. So che c’è dell’astio fra di voi e che ti vuoi vendicare. Il mio sesto senso mi sta dicendo che questo viaggio è un modo per attuare la tua vendetta. Vero?”, domandai diretta mettendomi davanti a lui. Speravo però che il mio intuito questa volta avesse sbagliato.
“Come fai a saperlo?” 
 “Vuoi ucciderlo? Per questo sei partito senza dirmi nulla” domandai sconvolta. Avevo ragione. Che cosa gli avrà mai fatto mio padre a portarlo a desiderare di ucciderlo?
“Si ci volevo riprovare, però mi sono allontanato da te per un altro motivo”, rispose stringendo così forte il timone che le  nocche della mano diventarono bianche
“Cioè?”
“Se fossi stato al tuo fianco avrei rischiato di farti del male pur di ottenere quello che desidero da anni e non volevo farti questo…”, affermò abbassando lo sguardo per qualche secondo.
“Dovevi comunque parlarmene perché Killian nonostante io non l’abbia perdonato è sempre mio padre. Non voglio vederlo morto, quindi non so cosa lui ti abbia fatto, però non risolverai nulla in questo modo. Puoi combattere la tua parte oscura”, risposi decisa. Non volevo che pure lui venisse avvolto dall''oscurità come era successa a lui. 
“Emily…ha ucciso Milah la mia amata…. Devo fare qualcosa”, mi urlò contro.
Potevo capire il suo stato d’animo perché anche io anni fa ero nella sua stessa situazione. Il solo ricordo di quel periodo mi faceva star male perché non mi riconoscevo. Ero diventata un’altra persona, per questo sapevo che cosa gli sarebbe successo se avesse adempiuto al suo scopo.
La morte della persona che si amava poteva provocare un enorme vuoto e a volte si cercava di riempirlo con la vendetta, ma in realtà cercare di far giustizia non faceva sentire meglio anzi procurava altro dolore, per questo dovevo cercarlo di calmarlo e fargli capire l’errore che stava per fare.
“Non la riporterai indietro Killian”, dissi in modo dolce appoggiando una mano sulla sua spalla .
Mi guardò per qualche minuto. Vedevo che era ancora furioso. Dovevo trovare assolutamente un modo per tranquillizzarlo. Non l'avrei fatto crollare. Dovevo fermarlo ad ogni costo. Non volevo perdere il mio vero padre
“Killian ascoltami, ti prego, fermati perchè io non voglio che tu faccia i miei stessi sbagli e poi non ti riuscirei a perdonarti se uccidessi mio padre”, affermai cercando di farlo ragionare.
“I tuoi stessi errori?” chiese perplesso.
“Si…mio padre adottivo è morto circa quattro anni fa. Io ho iniziato subito a cacciare il colpevole, ma nel farlo ho fatto cose brutte. Killian cose che tu non immagini. Lo facevo perché avevo un vuoto dentro che cercavo di colmare tentando di fare giustizia. Alla fine però mi sono sentita peggio e per questo che ti dico di lasciar perdere”, affermai sfiorando la sua mano con la mia.
“Mi dispiace per quello che ti è successo Emily, ma ho passato la mia vita, moltissimi anni, a cercare di vendicare la sua morte. Non ho altro” affermò amaramente
“Hai me anche se mi conosci da poco …non ti basto.”, dissi cercando di alleggerire la tensione che si era creata. Lui alzò lo sguardo e mi fissò per qualche secondo. Notai la sua espressione addolcirsi. Ero forse riuscita a fargli cambiare idea almeno per il momento? Ci speravo perché mi sarebbe veramente piaciuto instaurare un legame di amicizia con lui, nonostante avesse cercato di uccidere mio padre. Non potevo criticarlo o colpevolizzarlo perché io avevo fatto la medesima cosa. Eravamo due persone avvolte dall’oscurità, ma avremmo potuto cercare di aiutarci a vicenda. Ne ero certa.
“Si, forse hai ragione, dovrei lasciare perdere. Quindi che facciamo ora?”, domandò più calmo qualche minuto dopo
“Beh possiamo tornare indietro oppure possiamo aspettare ancora un po’  prima di andare a casa. Un po’ di tempo sulla nave ci potrebbe servire per rilassarci”,
“Rimaniamo”,  disse avvicinandosi a me, era praticamente a un centimetro dal mio viso.
Annuii e molto probabilmente arrossì lievemente perché vidi che iniziò a sorridere
Non appena trovammo un buon punto per fermarci Hook gettò l’ancora e subito dopo ci sdraiammo sulla prua per poter osservare il cielo limpido anche se qualche nuvola bianca stava iniziando ad avanzare. L’aria era fresca e il vento mi accarezzava la pelle. In lontananza si sentivano i versi dei gabbiani che stavano sicuramente andando a pesca per recuperare del cibo per i piccoli.
“Non hai paura che potrei farti del male, ora che sei qui da sola con me in mezzo al mare?”, domandò lui all’improvviso
“No, perché in te vedo del buono e poi anche se ci provassi ti stenderei in pochi secondi”, risposi scoppiando a ridere alla fine.
“Hai parlato con Belle vero? Io non credo di avere della luce in me. I cattivi non hanno mai il lieto fine”
“Sei tu che  decidi se puoi avere un lieto fine. Niente può impedirtelo. Ognuno può cambiare e ritrovare la via!”, replicai voltandomi in modo da guardarlo negli occhi.
“E’ una visione un po’ troppo ottimistica…”, ammise mestamente
“Io preferisco pensarla in questo modo. Dopo tutto quello che ho passato voglio pensare che anche chi ha fatto degli errori possa trovare un modo per essere felici”, spiegai intrecciando le dita sulla mio grembo.
“Sei un vero mistero Emily. Mi piacerebbe conoscere la vera Emily. Andare oltre alla sola apparenza…”, ribattè dopo qualche minuto di silenzio.
“Non credo che potrebbe piacerti quella parte, potresti spaventarti. Sono partita per farmi una nuova vita e dimenticare il mio passato”, affermai apatica alzandomi.
“Scusami non volevo intristirti…”, ribadì seguendomi.
“No scusami …sono stata troppo scortese. Non mi piace parlare del mio passato…”, ammisi guardando le onde che si infrangevano sul vascello.
“Capito…”
“No non dobbiamo intristirci. Dobbiamo …ehm divertirci…”, replicai determinata sbattendo il pugno sul palmo della mano
“Concordo che proponi?”, domandò lui dubbioso
“Mmm non saprei che fanno i pirati per divertirsi quando sono in mare aperto?”, chiesi curiosa.
“Ehm depredare le altre navi e non credo che potremmo farlo ora”, rispose divertito
“Direi…non saprei non sono mai salita su una nave
“E’la tua prima volta?”, domandò lui sorpreso
“Già…come ti ho detto non ho girato molto nella mia vita…”, spiegai cercando di mascherare di nuovo la mia tristezza
“Beh questo lo possiamo rimediare. Possiamo andare dove vuoi”, disse lui dolcemente.
“Si mi piacerebbe in futuro”, ribattei sorridendo.
Alla fine continuammo a parlare. Lui mi raccontò della Foresta Incantata. Da come me l’aveva descritta mi era sembrata un luogo fiabesco con principi e principesse, fate e nani immersi in una foresta rigogliosa,  ma nello stesso tempo molto pericoloso. C’erano le guerre degli orchi, streghe malvagie e altre creature che non sapevo nemmeno della loro conoscenza  e posti così oscuri che in pochi erano riusciti a ritornare a casa sani e salvi. Mi sarebbe piaciuto crescere nella Foresta Incantata per combattere contro gli orchi, ma anche perchè sarei stata immersa totalmente nella natura senza aver bisogno della tecnologia di cui ora siamo quasi dipendenti. In effetti non credevo che Hook sapesse molto del mondo moderno. 
Prima che calasse il sole decidemmo di tornare indietro. Lui mi accompagnò a casa da vero gentiluomo.
“E’ stato bello questo mini viaggio per mare”, dissi entusiasta non appena fui davanti alla porta della mia camera
“Sono contento che ti sia piaciuto,”, disse entusiasta poi aggiunse: “Grazie comunque per essere stata comprensibile per la questione di Rumple”, aggiunse lui poco dopo tornando serio.
“Killian posso capire il tuo astio anche io sono arrabbiata, perché far fuori persone innocenti è mostruoso, però promettimi che non cercherai di nuovo di ucciderlo”
“Si te lo prometto. Non voglio deluderti Emily”, affermò teneramente prima di salutarmi.
Ero riuscita a farlo ragionare. La vendetta poteva distruggerti lentamente. Io ero diventata una macchina da guerra. Era arrivata a non provare più niente. Solo rabbia. Avevo allontanato sia Sam che Dean. Avevo capito questo mio errore troppo tardi. Ormai le azioni crudeli le avevo già compiute e per questo che non volevo che lui facesse lo stesso mio sbaglio.
Avrei dovuto parlare anche con mio padre al suo ritorno di questa faccenda di Milah. Volevo sapere che cosa era successo e che cosa lo aveva portato ad ucciderla. Se Belle era convinta che in lui c’era del buono dovevo provare a crederci e sperare che dietro le sue azioni ci fosse un motivo valido
 
20 Ottobre 2014
 
Hook ed io decidemmo di andare a fare colazione da Granny insieme, ma quando arrivammo vicino alla gelateria più grande di Storybrook incontrammo Emma e Henry .  Ci fermammo per salutarli.
“Come è andato il viaggio a New York?”, chiesi io curiosa.
Notai ancora che erano restii nei confronti di Hook. Ero sicura che anche gli altri avrebbero notato il suo lato buono. Ne ero certa. La sofferenza per la perdita per la sua amata lo aveva portato a compiere gesti brutali, ma poteva riuscire a redimersi.
“Bene, abbiamo trovato Bealfire ed ora è insieme ad Gold nel suo negozio”, affermò Emma quasi emozionata guardando Hook.
Hook quando sentii però quel nome si irrigidì. Allora lo conosceva, mi stava nascondendo qualcosa. Me lo sentivo.
“Scusate ma chi è Bealfire?”, chiesi io interessata.
Quindi lo scopo del suo viaggio era quello di trovare questo ragazzo. Quale legame li univa? Doveva essere veramente importante se era andato fino a Manhattan per incontrarlo. La prima domanda che mi venne da farmi fu:  
“Perché lui si e me no”
 
Nessuno dei due mi aveva dato una risposta e non capivo il motivo, così domandai di nuovo con tono più infastidito : “Chi è questo Bealfire?”
Hook prima guardò Emma, poi si girò verso di me e poi  affermò: “Swan lo deve sapere. E’ suo diritto”  
“Rumple ha detto che te ne vuole parlare lui stesso. Ci ha fatto promettere di non dire niente” rispose Emma gentilmente
“Ok allora andrò direttamente a chiederlo a lui”, affermai innervosita.
Mi recai di corsa nel suo negozio, quando entrai  mi trovai davanti Rumple e un ragazzo dai capelli castani. Non appena si girarono verso di me notai che Rumple cambiò espressione. Sembrava sorpreso di vedermi li.
“Emily che ci fai qui?”, chiese Rumple stupito
“Tutti mi stanno nascondendo qualcosa. Mi hanno detto di chiedere a te. Chi è questo ragazzo?”, risposi spazientita.
“Te l’avrei detto con più calma stasera. Lui è Bea ed è tuo fratellastro”, affermò calmo guardando prima Bea e poi me
“Come scusa? Ho un fratello?”, chiesi sorpresa. Non mi aspettavo di scoprire che non ero figlia unica. Quanti segreti stava proteggendo? Non capivo, perché me lo aveva tenuto nascosto? Perché lui era andato a cercarlo mentre io l’avevo aspettato per anni? Lui con me non si era mai fatto vivo.
“Si, sono riuscito a trovarlo a Manhattan”, affermò Rumple entusiasta.
“Bello che sei andato da lui fino a Manhattam, ma da me non sei mai venuto!”, risposi astiosa e come la volta precedente iniziò di nuovo a traballare tutto. Dovevo calmarmi se no avrei potuto ferire me stessa o gli altri
“Avrei rintracciato pure te, se non fossi arrivata qui! Volevo entrambi qua”, rispose lui serio,
“Sono venuto per passare un po’ di tempo con mio figlio, non per te”, ribadì Bea in modo freddo mentre si stava avvicinando a me e poi aggiunse usando un tono più gentile: “Scusa,  neanche io ero a conoscenza di avere una sorella. Se lo avessi saputo ti avrei sicuramente cercato”
“Non ti preoccupare, se vuoi possiamo parlare tranquillamente davanti a una tazza di caffe”,  risposi io provando a fare un mezzo sorriso e riuscendo a tranquillizzarmi.
“Si, molto volentieri!”
 “Tuo figlio abita qui?”, domandai subito curiosa di sapere se l’avessi già incontrato.
“Si, si chiama Henry”, rispose felice.
“Il figlio di Emma?”chiesi sorpresa. In questa cittadina sembrava che fossero tutti imparentati. Era una cosa impressionante
“Esatto, Emma ed io siamo stati insieme per un periodo”, ammise notando un filo di tristezza nel suo sguardo.
“Capito è bello come siamo tutti collegati”, confermai scherzosamente
 “Volevo cercare di ricostruire la famiglia..”, disse  interrompendoci Gold commosso mentre ci stava guardando parlare
“Potevi farlo molto tempo fa… anzi potevi anche non abbandonarmi”, rispose acidamente Bea.
“Concordo con lui”, confermai io decisa.
“Mi farò perdonare..”, affermò Rumple titubante
“Per ottenere il mio perdono devi cambiare, ma la vedo ardua questa cosa”, ribattè Bea freddo.
“Io voglio sperare che tu possa riuscirci…” ammisi mestamente
“Non sprecare il tuo tempo Emily”, replicò Bea chiudendo gli occhi e abbassando lo sguardo
“Cercherò di non deluderti”, ribattè deciso Gold.
Notai che il suo sguardo si illuminò non appena sentii che io ero ancora fiduciosa. Sapevo che stavo rischiando di stare male in caso lui non sarebbe cambiato totalmente, ma volevo comunque tentare anche perchè era sempre mio padre biologico.
“Lo spero”, ribadì prima di uscire insieme a Bea.
Fuori trovai Hook da solo. Appena vide Bea cambiò espressione. Sembrava dispiaciuto. Bea invece non capivo che cosa stesse provando. Diventò criptico.
“Amy ci vediamo domani, va bene?”, propose subito dopo
“Si va bene. Ci vediamo da Granny”
Annuì, poi andò subito da Henry che era insieme con Emma dall’altra parte della strada, mentre Hook ed io andammo dai giardini per sederci sulle altalene. Ci eravamo andati spesso in queste ultime due settimane. Passavamo ore a parlare, soprattutto quando non era invaso dai bambini e quindi c’era silenzio e pace.
Gli raccontai dell’incontro con Bea. Avevo sempre desiderato un fratello maggiore e lui a tatto mi sembrava un brava persona.  Il suo astio per Rumple era ancora più grande di quello che stavo provando io. Avevo comunque bisogno di dettagli prima di giudicare.
Da quello che aveva detto Rumple sarebbe venuto a cercare pure me. Quelle poche parole mi suscitarono molte domande. Perché ora? Come sarebbe riuscito a trovarmi? Sarei comunque venuta in questa cittadina? Sarei riuscita a fermare Hook dal suo obiettivo? 
“Bene sono contento per te. Bea è una brava persona nonostante abbia avuto Rumple come padre”, disse Hook interrompendo i miei pensieri.
“Lo conosci vero?”, domandai incuriosita.
“Si, ma non ne vorrei parlare”, rispose incupendosi.
“Va bene”, risposi dolcemente. Non era l’unica a cui non piaceva raccontare fatti del passato. In questo eravamo molto simili.
 
21 Ottobre 2014
 
Quella mattina incontrai Bea da Granny come avevamo deciso il giorno prima. Ci sedemmo al tavolo e poco dopo ordinammo due caffè.
“Da dove si inizia in queste occasioni?”, domandai imbarazzata.
“Si diciamo che è  una situazione abbastanza complicata”, affermò lui facendo una smorfia.
“Ho notato che voi non andate molto d’accordo. Cosa è successo?” chiesi inquieta.
“All’inizio era un uomo normale, eravamo una bella famiglia. Era un padre fantastico.  Un giorno però è diventato il DarkOne per poter riuscire a salvare le famiglie dall’esercito del re che uccideva senza pietà. Con il passare del tempo il potere iniziò ad ossessionarlo. Io volevo solo stare con mio padre. Volevo riavere il padre di prima senza poteri magici. Un giorno così decisi di chiedere aiuto ad una fata. Lei per fortuna mi aiutò dandomi un fagiolo magico che ha il potere di attraversare i vari mondi. Io  l'avrei usato per poter andare in un mondo senza magia insieme a lui iniziare una nuova vita. Insieme. Quando dovevamo però lasciare la Foresta Incanta, lui non mi seguì. Finì nel nuovo mondo da solo questo perché a lui gli importava solo del suo potere”, spiegò mentre fissava la tazza bollente.
“Oddio che cosa orribile. Mi dispiace Bea. A me invece ha detto che quando sono finita nel nostro mondo lui era in una specie di prigione nel castello di Snow”, affermai mestamente dopo aver bevuto un sorso di caffe
“Almeno con te aveva una motivazione”, ammise alzando lo sguardo.
“Lo so, però non riesco ancora a fidarmi. Non capisco perchè era così spietato. La crudeltà è data dal pugnale?”, domandai io curiosa
“Si, credo sia dato dal fatto che sia il DarkOne e per questo che volevo che venisse con me”
“Capisco”, ammisi tristemente.
“Speriamo che avendoci ritrovato entrambi riesca a cambiare, comunque quando l’hai scoperto che eri sua figlia?”
“Circa un mese fa e per puro caso, perché sono finita a Storybrook dopo aver investito Hook . Quando mi hanno dimesso dall’ospedale diciamo che la notizia è uscita fuori”, risposi ripensando a quel giorno. Se non avessi guardato l’altro sedile della macchina non mi sarei distratta, non avrei investito Hook e sicuramente a quest’ora sarei andata da qualche altra parte, ora non avrei conosciuto metà della mia famiglia. Il destino a volte era veramente strano.
“Il destino ti avrà portato qui”, disse lui cercando di sorridere dopo aver bevuto un sorso di della sua bevanda calda
“Si può darsi, scusa se te lo chiedo, ma tua madre non ha fatto nulla per farlo ragionare?”, chiesi  dopo aver mangiato un fetta di torta
“Hook non ti ha detto niente? Ho notato che siete “intimi”, domandò sorpreso
“Hook? Cosa c’entra lui? Non siamo quello che pensi. Siamo solo amici”, affermai velocemente. Notai poco dopo che erano appena entrati Leroy alias Brontolo insieme agli altri nani. Stavano chiacchierando tra di loro e dopo aver preso la roba che avevano ordinato se ne andarono in modo molto caotico. La presenza di Leroy si sentiva sempre.
“Beh credevo te ne avesse parlato, comunque mia madre è scappata con lui”, rispose non appena i nani uscirono e ritornò il silenzio. Colsi però un filo di tristezza nei suoi occhi. Questa storia faceva male sia a lui che a Hook.
“Tua madre è Milah?” richiesi io scioccata
“Si”, rispose laconicamente.
“Tua madre non poteva comunque portarti con se?” 
“Non mi ha voluto Amy”, rispose mestamente.
“Cosa? Ti ha abbandonato?”, domandai io scioccata mettendomi la mano sulla bocca. L’aveva lasciato per andare in giro con Hook. Potevo capire che Hook avesse il suo fascino, però  era imperdonabile il comportamento di Milah. Se non voleva più stare con mio padre, poteva almeno portarsi dietro Bea. Ero sicura che insieme sarebbero riusciti a proteggerlo.
“Si perchè ha preferito lasciarmi con nostro padre e lui non l’ha presa bene. Credo che la rabbia provocata dal tradimento e del fatto che mi abbia lasciato lo abbia portato ad ucciderla”
“Posso capire la sua motivazione però non doveva ammazzarla..”, risposi addolorata
“Si hai ragione..”
“Mi dispiace ancora Bea”, ammisi tristemente posando la mia mano sulla sua.
Annuì
Dopo il caffè lui andò via perché doveva vedersi con la sua fidanzata Tamara mentre io invece andai da Hook. Avevamo appuntamento davanti alla Jolly. Non appena lo vidi decidemmo di restare in zona e fare una passeggiata sul porticciolo perché nel pomeriggio lui doveva fare dei lavori sulla nave. Non appena lo raggiunsi gli raccontai quello che mi aveva raccontato Bea.
“Ti ha raccontato di Milah….?”, chiese non appena finì di parlare.
“Si Killian..”
“Emily lei sarebbe andato a riprenderlo non appena sarebbe stato abbastanza grande da affrontare la vita su una nave pirata. Io l’avrei accolto molto volentieri”, disse serio guardando l’oceano
“Cosa c’entra Killian. Mi spieghi il senso di andarlo a prendere dopo? Stiamo parlando di suo figlio non di un pacco postale”, domandai alzando il tono della voce
“Era una sua decisione. Un bambino in una nave pirata secondo lei non era l’ambiente più adatto”, rispose voltandosi verso di me
“Non poteva partire con te dopo quando Bea sarebbe stato abbastanza grande? Poi sono sicura che se fosse venuto con voi sia te che lei sareste riusciti a proteggerlo”, ribattei a tono
“Io ho solo fatto quello che mi ha chiesto lei”, replicò secco
“Questo lo so Killian, ma questo non toglie che abbia agito in modo sbagliato. Non dico che Rumple abbia fatto bene ad ucciderla,  però capisco la sua rabbia”
“Lei voleva solo essere libera e viaggiare. Io glielo avevo detto che poteva portare con se Bea, ma non ha voluto e io non sono riuscito a controbattere. Non volevo perderla. L’amavo Emily”
“Lo so che eri innamorato, per questo motivo che ti sei incupito l’altra volta quando hai visto Bea?”
“No, non solo”
“Che altro è successo?”, domandai curiosa
Lui mi fissò per qualche secondo poi mi raccontò che  un giorno in mare trovò Bea . Lo accolse sulla Jolly Roger. In poco tempo era diventato uno della ciurma. Era diventato uno di famiglia, fino a quando però lui scoprì che Hook aveva un disegno della madre Milah.
Lo iniziò a incolpare della morte della madre. Nonostante Hook gli avesse rivelato come erano andate veramente le cose, cioè che era stata colpa del padre, Bea non riuscii a credergli. Lo accusò di averlo usato solo per vendicarsi di Rumple.
Bea, anche se Hook gli aveva dato la possibilità di rimanere a bordo e gli aveva promesso che sarebbe anche cambiato, non riusciva a fidarsi di lui e così decise subito dopo di abbandonare la nave.
“Poi che cosa è successo?”,
“E’ stato preso dai bimbi sperduti”
“E’stato sull’isola che non c’è?”.
“Si ci siamo stati entrambi”, rispose cupo
“E come è?”, chiesi curiosa, mentre stavamo tornando indietro. Mi aveva sempre affascinato quel posto. Nel cartone sembravano così felici e liberi
“Un posto che ti auguro di non vedere!”, disse serio serrando la mascella. L'immagine che mi ero creata dell'isola era sbagliata. Da come aveva risposto era sicuramente un posto terrificante che gli stava procurando ancora brutti ricordi, lo notai subito dal suo sguardo.
 “Ti senti in colpa per quello che è successo a Bea?”
“Si.. un po’ si. Se fossi riuscito a farlo restare non sarebbe mai stato portato in quel luogo infernale”, rispose sedendosi su una panchina
“Killian ora non puoi cambiare il passato, puoi però cercare di creare cambiare il futuro. Puoi cercare di riappacificarti con Bea”, affermai mettendomi accanto a lui.
“Lo so, spero di riuscirci”, ammise alla fine facendo un sorriso amaro.
“Ce la farai”, dissi incoraggiandolo. Gli avrebbe fatto bene riallacciare il rapporto con Bea. Sicuramente avrebbe scacciato un po’ di quella oscurità che aveva invaso il suo cuore.
“Grazie Emily”, ribattè lui entusiasta.
 
Dopo aver parlato per un’altra ora lo accompagnai alla nave e tornai in camera.  Non appena mi sdraiai sul letto iniziai a riflettere su tutto quello che era successo e su quello che mi aveva detto Bea.
Rumple era diventato una specie di “mostro” dopo che si era trasformato nel nuovo DarkOne. L’oscurità poteva fare brutti scherzi. Riusciva a divorarti dall’interno fino a farti compiere cose brutali che in realtà non faresti mai.  Era successo la stessa cosa a Dean, anche lui aveva iniziato a comportarsi in modo diverso, in modo più malvagio da quando aveva preso quel maledetto marchio. Era stato uno stupido. Non ero riuscita a fermarlo. Non ero riuscita a impedirgli di fare quella idiozia.  
Di nuovo il suo ricordo. Un nuova pugnalata. Dovevo non pensarci. Non potevo cadere di nuovo nel dolore. Ora dovevo pensare alla mia famiglia anche perché Rumple potrebbe avere lo stesso problema. Ero stata troppo crudele nei confronti di mio padre
Speravo veramente che Bea avesse regione e che con il nostro ricongiungimento lui avrebbe cominciato a combattere e forse trovare uno spiraglio di luce. Bea ed io lo avremmo aiutato. Ne gliene avrei parlato non appena lo avrei rivisto.
   
 
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