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Autore: daphtrvnks_    21/08/2018    1 recensioni
Periodo Edo/Tokugawa.
Il popolo cinese sotto il dominio della dinastia Ming inizia la sua conquista nella regione del Kantō, nel sud del giappone.
Vegeta, erede della signoria Satsuma chiederà aiuto ai Daimyō per creare un esercito in grado di fermare l'avanzata nemica.
Insieme a lui il suo miglior amico Kakaroth, generale e samurai di alto grado.
Due donne entreranno a far parte della storia dei valorosi guerrieri cambiando così il corso del loro destino.
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, Bulma, Chichi, Goku, Vegeta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La tempesta continuava ad accanirsi ed il nobile abbandonò l'idea di ritrovare la maiko, completamente fradicio fece ritorno all'accampamento. Le risate dei soldati facevano eco insieme ai tuoni e le violenti scariche, accanto alla sua tenda un uomo dalla bassa statura aspettava, paziente e col capo chino, seduto su un tronco a fissare la terra bagnata sotto i suoi scalzi piedi. 

Confuso si avvicinò, ignorando la fitta pioggia che impediva a tratti la sua acuta vista.

'Chi siete voi?' 

Il tono alto, ancora nervoso e preoccupato, il tarlo della giovane ancora vivido nella sua mente, eppure sapeva, sarebbe tornata.

L'uomo alzò il viso incrociando lo sguardo con quello del samurai, si alzò in piedi facendo un inchino e subito dopo rispose con un sorriso.

'Sono il sendotsu del tempio del kami del Fuji, sulle pendici del monte. Voi siete Vegeta della signoria Satsuma?'

Rise di gusto, se il monaco voleva qualche offerta si sbagliava di grosso.

'Che volete, sentiamo.'

Mise le mani sui fianchi, l'aria divenne più fredda e le vesti bagnate lo fecero rabbrividire. 

'Mi hanno mandato da voi, il prode Kakaroth e la giovane Chichi ad avvisarvi della scelta che hanno intrapreso.

Entrambi sono diretti al tempio sulle cime della dea Sengen-Sama e il vostro amico ha deciso di abbandonare le sacra via del bushido e di diventare un rōnin, non preoccupatevi stanno bene.' 

Il viso di Vegeta si rabbuiò, se da un lato fosse sollevato nel sapere che stesse bene dall'altro la consapevolezza che prima o poi con quel gesto sconsiderato l'ex generale sarebbe morto, non per mano d'altri ma per ciò che la severa legge imponeva, di mano propria lo sconvolse. 

Salvarlo sarebbe stata la scelta più ovvia ma aiutare un rōnin significava divenirne egli stesso uno, le sue iridi si alzarono all'oscuro cielo chiedendo aiuto, una risposta a ciò che avrebbe dovuto fare. 

'Vi ringrazio, potete andare.'

Mormorò, sarebbe andato da lui, gli avrebbe fatto cambiare idea e se questo non sarebbe stato possibile lo avrebbe seguito, nel bene e nel male, quel patto di sangue che da bambini avevano compiuto finalmente poteva avere un senso. 

Ricordava ancora quel giorno, una notte gelida di fine gennaio, la neve ancora ricopriva il grande giardino della sua casa ed insieme erano seduti dinanzi al grande camino in marmo. Infreddoliti e coperti da una manta pregiata parlavano e ridevano delle avventure che insieme, nell'arco di un mese, avevano affrontato. Il padre, Vegeta, era stato un grande amico di quello di Kakaroth e da quello che una settimana prima gli aveva raccontato avevano sigillato un patto.

'Prendi un coltello dalle cucine, ma non farti scoprire dalla servitù, e fa silenzio, quando cammini sei peggio di quelle strane creature delle Indie.' 

Lo ammonì per poi ridacchiare, avrebbe fatto male ma lui non aveva paura, forte ed orgoglioso come gli avevano insegnato.

Il bambino dai capelli strambi si alzò correndo verso le cucine, entrando poi in silenzio, prese uno dei coltelli lasciati incustoditi sul tavolo e nuovamente tornò, curioso di sapere cosa l’altro avesse in mente. 

Una volta che si fu seduto lo porse all'amico ricoprendosi con la manta che, precedentemente, aveva lasciato sul pavimento in legno.

'Allora, che vuoi fare?'

Mormorò guardandolo con i suoi grandi occhioni, Vegeta fece un sorrisetto e sotto voce gli domandò:

'Vuoi essere mio fratello? Ma, promettimi di non urlare.'

Egli arricciò il naso sospettoso per poi annuire con un gran sorriso, si fidava di Vegeta e l'idea di avere ora un fratello lo rendeva entusiasta.

Gonfiò le guance e prendendo coraggio prese la mano del suo amico girandola dal palmo, con il coltello dalla sinistra fece un taglio sulla pelle.

Kakaroth non resistette e prima che potesse urlare il giovane gli tappò la bocca lasciando cadere la lama con un tonfo. Quando si fu calmato la tolse notando lacrime scendere sulle sue paffute guance.

'B-Brucia…'

‘Passerà, fallo a me adesso.'

Disse porgendo la sua di mano dinanzi al volto piangente dell'amico.

'Io… non so se ci riesco.'

'Finiscila di fare il fifone.'

Brontolò, fece come detto e riprendendo il coltello fece un taglio sul palmo di Vegeta. Le loro mani si strinsero tra le lacrime di uno e la faccia rossa dell'altro che provava a resistere dal dolore. 

Vennero interrotti da Rosecheena, la madre del nobile, che rimproverandoli medicò i loro palmi.

Da quel giorno non furono più semplici amici ma fratelli. 

_________________________

Per puro caso Lapis era nella tenda accanto, il suo udito aveva captato le parole del Sendotsu e quella nuova notizia lo rese felice, finalmente avrebbe potuto vendicarsi e magari in quel modo, dopo aver eliminato Kakaroth e fatto diventare Vegeta un traditore, potuto prendere il possesso dell'intero esercito.

Tutto stava andando per il meglio, i suoi desideri più nascosti stavano per divenire reali e non appena avrebbe avvisato Turles sarebbero partiti sulle cime del monte.

Non subito, per non attirare l'attenzione, tempo qualche giorno per calmare le acque e dopo di ché entrambi avrebbero avuto ciò che volevano.

'Versatemi del sake, oggi sono particolarmente felice.'

Sbottò riferendosi ai commilitoni nella sua stessa tenda.

'Per la guerra vinta?'

Chiese uno di questi ubbidendo alle sue pretese, il signore sorrise lasciando brillare i suoi occhi di ghiaccio.

'Certamente, per la guerra.'

Nessuno notò la nota di ironia nella sua voce e così Lapis brindò alla sua futura vincita.

___________________________

Le nubi lasciarono presto il posto al caldo sole illuminando l'entrata del tempio che i tre si trovarono davanti.

Stanchi dal viaggio e dalle intemperie legarono il cavallo ad uno dei pali in legno a cui nel frattempo ebbero dato anche un nome.

Fucile. 

Un nome a dir poco assurdo per un animale, scelto dalla principessa che indecisa tra Fulmine, troppo scontato per i suoi gusti, Vento di fuoco, troppo lungo, aveva optato per il nome di quella strana arma usata dagli occidentali. 

Bulma non aveva proferito parola per tutto il resto del viaggio, rivolgendo soltanto in alcuni casi uno sguardo pieno di ringraziamento per la corvina che non faceva altro che complimentarsi per i suoi occhi o a tenerle compagnia con canzoni in una strana lingua.

Guardandola così decisa e sicura di se stessa provò ammirazione ed anche invidia, si sentì una formica a suo confronto e notando come quei due non facessero altro che insultarsi e ridere dei loro difetti si unì prendendo parola.

‘È questo il luogo in cui vi hanno indirizzato, samurai?'

Chiese rivelando la sua acuta voce, Kakaroth non riuscì a risponderle che la figura di un vecchio ricurvo fece il suo ingresso, appoggiato su un bastone in legno e dai lunghi baffi bianchi si avvicinò furtivo alle due donne iniziando a mettere mani un po' ovunque.

'Ohoh, che doni del cielo che ci sono qui! Ragazzo siete fortunato!'

Prontamente venne respinto dalla turchina in modo poco delicato.

Crilin gli aveva accennato fosse un vecchio pervertito ma di certo non immaginava fino a quella maniera.

'Se lo dite voi… ci ha mandati il monaco Crilin, avete presente?'

Il vecchio prese ad accarezzarsi il capo pelato pieno di segni per via della vecchiaia.

'Certo certo, è stato mio allievo! Volete un posto per alloggiare cari ragazzi? Ho un grande stanza, le fanciulle potranno dormire con me… ehehehe.'

Indicando poi l'uomo divenne serio.

'Voi potete dormire fuori, questa notte non pioverà!' 

Tra le risate della maiko la principessa prese posizione mettendosi in mezzo ai due che tra sguardi di fuoco erano sul punto di una furiosa lite.

'A dire il vero preferiremo dormire insieme, tutti e tre.'


Non passarono che ore quando dopo un lungo bagno finito con qualche schiaffo dato al vecchio per le sbirciatine si erano ritrovati davanti al focolare cercando di asciugare le vesti bagnate e per cercare un po' di calore. 

'Oh quella Katana, la noto solo adesso…'

Mormorò il monaco prendendo tra le mani l'arma bianca e maneggiandola con destrezza.

'Conoscete la storia che racchiude questa spada forgiata dagli dei? Mi sorprende che una fanciulla come voi la possieda.'

Il guerriero guardò curioso l'anziano saggio non trattenendosi dal dire qualcosa, scettico sul fatto quella katana fosse stata davvero creata da qualche dio. 

'Sorprende tutti, io le avevo detto di non farne uso e di gettarla, testarda, non mi ascolta.'

Sbottò acido ricevendo soltanto una brutta occhiata dalla donna.

'Raccontate, vi prego.'

Disse ella con un grande sorriso, le alte fiamme illuminavano il suo bel viso lasciando tra i suoi capelli i riflessi rossastri e nelle sue iridi dei bagliori. 

'Bene, ere orsono, quando gli dei ancora non ebbero creato le terre e i mortali, si narra dell'astio tra sette divinità:

Daikokuten, Bishamonten, Benzaiten, Ebisu, Fukurokuju, Jurōjin, Hotei. 

Benzaiten sosteneva che per creare la vita tutto dovesse scorrere e che quando i mortali sarebbero stati creati avrebbero pregato più lui, costruendo in suo onore templi ovunque venerandolo fino alla fine di tutto. 

Questo provocò l’indignazione delle altre divinità che al contrario sostenevano che avrebbero venerato più loro stessi che altri. 

Susanoo, dio delle tempeste e degli uragani decise di placare i loro animi, sfidando loro nella creazione di sette spade, quella che avrebbe resistito di più ai loro scontri sarebbe stata la divinità più pregata e venerata e una volta creati i mortali avrebbe dato la sua calamità in dono. '

Prese un lungo respiro accarezzando la fodera in cuoio per poi continuare.

'Le sette divinità costruirono le loro armi usando i metalli più preziosi e forgiando con abilità le lame più taglienti.

È facile intuire chi vinse spezzando le altre spade, vi chiedo, cos'è che imperversa col sangue e la morte su questa terra, samurai?'

Kakaroth si fece forza, quel racconto lo turbò nel profondo e la risposta sulla punta della lingua non riuscì ad uscirgli tanta l'angoscia.

'Bishamon, dio della guerra.'

Mormorò Bulma per poi abbassare lo sguardo su cocci in legno che ardevano al fuoco.

'Giusto, egli scagliò sui mortali la guerra, venne venerato ed adorato, così ancora adesso e non solo, lasciò anche questa katana a cui decise di imporre un infausto destino a chiunque la possedesse ma al contempo un'arma divina capace di vincere ogni battaglia. È strano che vi siate entrata in possesso…'

Chichi mordicchiò il labbro inferiore, la Masamune era leggendaria, una Katana divina creata da un dio.

'Un forgiatore di spade giapponese me l'ha data in dono…'

Il vecchio rise ed osservandola attentamente la ridiede alla fanciulla.

'Per quanto io ne sappia potrebbe essere stato Bishamon stesso a tentarvi, per creare discordia, preparatevi principessa egli ha in serbo qualcosa di speciale per voi.' 


//Yay!

Ma si dai, è sempre bello stravolgere i miti giapponesi! Chiedo venia, ho esagerato.

Anyway, mi sono scervellata per creare fuori sta leggenda, ditemi se può essere accettabile o meno e spero vivamente che i kami non mi puniscano per questo sacrilegio! 

-Daph


  
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