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Autore: Generale Capo di Urano    22/08/2018    3 recensioni
[slightly KiriBaku] [Katsuki e Mina as Enzo e Carla] [Eijirou as "Ma come ti vesti?!"] [I'm not even sorry]
«Sei arrabbiato perché ti ho fatto aspettare?»
«Sono arrabbiato perché adesso arriveranno quelle due cagacazzi a… tu adesso torni dentro e ti metti un paio di scarpe umanamente accettabili, vero?»
Genere: Comico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou, Mina Ashido, Neito Monoma, Tōru Hagakure
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questione di stile
(o di umana decenza)


Katsuki bussò impazientemente per la quindicesima volta nel giro di otto minuti alla porta del proprio vicino di stanza, trattenendosi a forza dal farla letteralmente esplodere mentre digrignava i denti e batteva furiosamente a terra il piede; sbuffò come un toro, cominciando a prendere a testate il legno. «Ti. Dai. Una. Mossa?»
«Ho quasi finito!»
«Avrei potuto circumnavigare l’intero globo terracqueo tre volte nel tempo in cui sei stato lì dentro! Se hai finito di soffocare quei tuoi merda di capelli con quintali di gel – che tanto faranno schifo né più né meno – possiamo uscire!»
Non giunse risposta. Bakugou rischiò di implodere. «Eijirou?!»
«…che significa “circumnavigare”?»
“Mi sono messo con un deficiente.”
Mentre dava tutto se stesso per non sfondare la porta, non si accorse del vestitino svolazzante che gli passò accanto, ridacchiando e fermandosi dietro di lui a curiosare. «Avete un appuntamento?»
«Fatti i cazzi tuoi.»
Hagakure non si offese – ormai si erano tutti abituati ai metodi bruschi e sgarbati di Bakugou e nulla li scalfiva più – e per tutta risposta si lasciò sfuggire un risolino interessato e divertito. Chi l’avrebbe più fermata, ora? Ecco perché voleva andarsene il prima possibile…
«Dove volete andare? Conosci qualche posticino romantico? Lo sapevo che sotto sotto eri un tenerone… ma Mina lo sa? Devo dirlo a Mina!»
«Non ti azzardare!»
Tooru però era già corsa come un razzo lungo il corridoio e giù per le scale, in preda al suo cronico desiderio di spettegolare su argomenti piccanti con la sua migliore amica. Katsuki desiderò ardentemente di avere un’Unicità che gli permettesse di tagliarsi le vene.
Grazie al potere di una divinità sconosciuta, finalmente la porta si aprì e la capoccia rossa di Kirishima fece capolino sul corridoio, coronata da uno smagliante e affilato sorriso a sessantaquattro denti che gli andava da un orecchio all’altro. Approfittando della temporanea mancanza di presenza umana nel corridoio, tentò di allungarsi verso il volto del compagno alla conquista di un bacio fugace, ma la mano sudata di Bakugou lo spinse prepotentemente indietro; si sentì squadrare da capo a piedi, mentre pregava tra sé e sé che il ragazzo non tentasse di farlo saltare in aria.
«Sei arrabbiato perché ti ho fatto aspettare?»
«Sono arrabbiato perché adesso arriveranno quelle due cagacazzi a… tu adesso torni dentro e ti metti un paio di scarpe umanamente accettabili, vero?»
Eijirou sbatté le palpebre, confuso, prima di abbassare lo sguardo verso i propri piedi. «Che c’è che non va?»
«Mi prendi in giro.»
«Sono comode!»
Katsuki dovette prendere un respiro profondo e cominciare a contare fino a milleseicentotrentadue per tentare di non sbottagli in faccia, ma purtroppo per lui non fece in tempo neppure ad arrivare all’undici che gli occhioni neri e curiosi di Ashido si frapposero tra i due, pronti a ficcanasare nei loro piccoli gossip da fidanzatini. «Allora? Dove andiamo di bello? Uscite e non mi dite niente?»
«Non è il momento.»
«Pensavo di essere la vostra migliore amica! E invece mi lasciate all’oscuro di tutto!»
«Questo perché sei una chiacchierona insopp- aspetta, da quando saresti mia amica? Smettetela di autoproclamarvi miei amici, porca putta-»
«A Katsuki non piace fare sapere le cose in giro. Voi due non direte niente, vero?»
Mina sorrise, complice e maliziosa. «Bocca cucita! Però, tesoro… adesso ti metti un paio di scarpe carine, vero?»
Il sorrisino imbarazzato di Kirishima si trasformò in un’espressione corrucciata e smarrita, mentre Bakugou alzava gli occhi verso il cielo e spalancava le braccia, come a dire: “Deo gratias, qualcuno che mi capisce!”
Eijirou, al contrario, si imbronciò. «Che cos’hanno che non va? Sei tu che hai detto che è un’uscita informale e che non dovevamo “infighettarci”, così mi sono vestito chesciual
«Anche il “chesciual” ha un limite di decenza umana, però.»
Spietato come sempre. Il povero Kirishima cercò conforto nel volto dell’amica, ma anche Ashido aveva portato le mani ai fianchi e scuoteva la testa sconsolata. Il rosso abbassò il capo, intristito, pur senza aver ancora capito il motivo per il quale quei due ce l’avevano tanto con le sue amate calzature color fiamma.
«Dovrai pur avere un paio di scarpe decente, lì dentro.» Mina lo scostò dall’entrata e penetrò nella sua camera senza tanti complimenti, iniziando a frugare in giro. «Anche solo da ginnastica, dico.»
«Intanto ci sbarazziamo di queste… robe.» Bakugou la seguì a ruota, trascinandosi dietro il fidanzato. Quello rabbrividì, rendendosi finalmente conto che quei due facevano proprio sul serio. «Cosa? No! Non voglio sbarazzarmene!»
«Eijirou, levati quei cosi.»
«No!»
Il lampo di furia che balenò negli occhi di Katsuki e Mina non gli piacque per nulla. Cercò di indietreggiare verso la parete, ma sfortunatamente per lui i due alleati furono troppo veloci e gli afferrarono una gamba ciascuno, ribaltandolo sul pavimento – grazie al cielo riuscì ad attivare la propria Unicità prima di fracassarsi il cranio a terra – e sforzandosi in tutti i modi di sfilargli di dosso le calzature nonostante continuasse a calciare come una furia.
«Lasciatemi!»
«Levale!»
«Mai!»
La voce spazientita del professor Aizawa tuonò dal piano di sotto: «Se dovete ammazzarvi fatelo in silenzio!»
Il combattimento stremato di Kirishima durò per pochi altri secondi, prima che Bakugou e Ashido riuscissero nel loro intento e lanciassero letteralmente i suoi piccoli e orridi tesori fuori dalla finestra – colpendo in testa e tramortendo Monoma che per puro caso stava passando di lì.
Lo lasciarono andare e il povero Eijirou si rannicchiò su se stesso, tirando su col naso. «Non è giusto…»
«Su, su, è per il tuo bene.» Mina gli carezzò dolcemente la testa. «Adesso ti troviamo un paio di scarpe carine e poi tu e il tuo bel fidanzato passerete una bella serata insieme, dico bene?»
Katsuki sbuffò, ma non ribatté in alcun modo.
«Forse Midoriya ha il mio stesso numero, potrei provare a chiedere a lui…»
I due ebbero l’orribile flashback di un terrificante abito da sera gessato color marrone e di un paio di scarpe da ginnastica rosso fuoco e per poco non venne loro un infarto. «Assolutamente no!»
Alla fine, persino Bakugou dovette cedere al faccino da cucciolo ferito del suo ragazzo. «Per questa volta te ne presto un paio delle mie, ma domani andiamo a cercarti qualcosa di umanamente accettabile da metterti addosso… non farci l’abitudine, chiaro?»
«Uh, shopping! Vengo anch’io!» esultò Ashido.
«Scordatelo.»
«Guastafeste.»
Eijirou, finalmente, si rialzò in piedi e cercò di ricomporsi. Per farsi perdonare, in un impeto di dolcezza ed empatia, Katsuki avvolse un braccio attorno al suo collo e lo condusse nella propria stanza; aspettò che la ragazza si fosse allontanata da un po’, però, prima di sfiorare la sua guancia con le labbra.
Bastò un sorriso smagliante del rosso per rallegrare del tutto la situazione – dopotutto, gli era passata in fretta. Non era tipo da farsi abbattere facilmente, Red Riot.
E anche quella serata trascorse pacifica e serena per tutti… o quasi.
«Monoma?! Sei vivo?!»
 
 


In memoria delle Crocs rosse di Kirishima
2016 – 2018
Sarete sempre nei nostri cuori



 





Angolino post-delirio trash
Come ho già detto, I'm not even sorry. Già, invece di scrivere le fanfiction serie che mi prefiggo mi dedico al trash. Tutto naturale <3
Kirishima è me, comunque. E Bakugou esperto di stile è un mio guilty pleasure di cui non mi vergogno neanche un po' - con la presenza speciale di Mina, perché... perché sì, perché è fantastica. Vi chiedo di avere pietà di me, la mia sanità mentale è pari a quella di Monoma.
   
 
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