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Autore: Spensieratezza    22/08/2018    4 recensioni
Sam Winchester è adorabile, sveglio e magico. è il fratellino minore di Dean, che il maggiore non sapeva di avere. Capirà ben presto che il suo fratellino è speciale, è magico e deve essere protetto da forze oscure che vogliono fargli del male.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sam, Dean e gli Dei '
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Black tornò a casa sentendosi spossato e un po’ demoralizzato.

Non si aspettava di incontrare quella ragazzina bionda nello stesso appartamento di quel psicanalista.

Che cosa ci faceva lì? Forse lo stava seguendo? No, era impossibile. Forse aveva una tresca con un compagno di scuola..o comunque…non era possibile che anche lei frequentasse uno psicologo fantasma.

Perché era così, vero? Uno psicologo che ti fa sedute strane di ipnosi, in un appartamento che in teoria, tutti dicono che è disabitato, non può mica essere una persona normale.

Uno psicologo che scompare quando d’un tratto giri gli occhi, proprio come un fantasma, costringendoti ad andartene di punto in bianco, lasciando il suo studio, prima che anche l’appartamento diventi decadente e vuoto proprio come un vecchio appartamento abbandonato, non può essere una persona in carne ed ossa.

E Albert aveva ancora la faccia tosta di chiedergli cosa avesse..come se già questa storia di per sé non fosse sufficiente a farlo andare fuori di matto.

Ma Black resisteva. Resisteva perché voleva andare fino in fondo a questa storia, non poteva dire a nessuno dell’appartamento invisibile, con tanto di abitante che ti ipnotizzava, perché nessuno gli avrebbe creduto e lo avrebbero licenziato all’istante. Albert soprattutto. Già pensava che era un pericolo per sé stesso e per gli studenti, che li odiava.

Albert…

Provava dell’affetto verso quell’uomo, per questo lo trattava male. Aveva un debole per lui, ma questo, Albert non avrebbe dovuto mai scoprirlo. Lo avrebbe licenziato sicuramente se lo avesse scoperto.

Albert non era gay e non provava niente per lui, tranne una forse amicizia strana, sì, perché Black non riusciva a capacitarsi di come chiunque potesse volere dell’amicizia da lui.
 
Tornando a Robert, era davvero strano. Non gli aveva fatto domande su chi era e che cosa faceva davvero, perché Robert gli disse chiaro e tondo che se voleva la risposta ai suoi problemi e domande, non doveva fargliene a lui.

E Black ci teneva davvero tanto a scoprire la sua strana correlazione con la nuova professoressa bionda che era venuta ad insegnare nella scuola.

Non capiva cosa provava per lei, ma non era attrazione, visto che l’unica attrazione che provava era verso il preside.

Era qualcosa di diverso..più…profondo… diverso da quello che provò quando incontrò quella donna.

"La prego di scusarmi, ero di fretta!” disse lei ancora, raccogliendo i fogli.

“Invece di scusarsi, potrebbe fare più attenzione a dove mette i piedi, non le sembra?” Chiese il professore.

“Ha ragione.” Disse la donna afflitta.

“Suppongo che sia la nuova insegnante della 1 b “ disse con un sorrisetto il professore.
Suppongo che dovrà rivedere il suo discorso di presentazione per un’altra volta” disse sempre sorridendo.
 
“Io…io non…”
 
“Non mi deve nessuna giustificazione. A me, ma forse al Preside si. Sa, non fa una buona impressione che un docente manchi una lezione proprio il primo giorno di scuola. “
 
“Sono…stata trattenuta”disse la donna.
 
Il professore alzò gli occhi al cielo.
 
“Come mai stamattina si sentono tutti in diritto di giustificarsi con me?”
 
“Cosa? Come?”
 
“Basta” disse il professore, mettendo le mani sulle spalle della donna, ma poi fissò gli occhi azzurri della giovane donna e per un attimo sembrò che lo  sguardo dell’uomo divenne incerto, stranito. Durò solo pochi istanti, poi si riscosse. Levò le mani e prese ad andar via, non prima di fermarsi per dirle: “Le suggerisco di cambiarsi, signorina. Il suo…vestito…è un po’ troppo vistoso per i regimi della scuola” e se ne andò portando i suoi libri sottobraccio.

 
 
 
Perché aveva quasi avuto un giramento di testa durante quel loro incontro? Che cos’aveva di strano quella donna che gli aveva provocato queste emozioni?
L’aveva chiesto a Robert, che sembrava interessato da tutto questo.
Gli aveva chiesto chi era Ariel Hopkins per lui, ma lui non aveva saputo spiegarlo, solo, provava una qualche sorta di tenerezza dolente e di soggezione riferito a lei.
Così erano tornati a parlare del sogno.
 
 
 
“Aspetta….io non capisco più niente…c’è una tale confusione nella mia testa…credo di non riuscire a ricordare neanche più chi sono. Sono maschio o femmina? Io…non lo ricordo più” dici toccandoti la testa.
 
“Che importanza ha? Si nasce androgini, poi l’uomo nega la sua parte femminile. Il format esterno sentenzia: maschi di qua, femmine di là.
IDIOTI.”
 
Tu sobbalzi.
 
Vogliono dividere L’UNO, ma non possono dividerlo.
  Perché aveva detto quelle cose? Quelle cose…primordiali..era strano che dicesse certe cose, lui non era un filosofo.
 
 
 
Non riconosco la persona che è nello specchio.
 
“Quella persona non sei tu. È solo un’immagine illusoria”.
 
Black non capiva cosa significasse ma l’aveva inteso come se la donna del sogno – Ariel -  era stata un’altra persona, avesse avuto un altro volto..ma quando? Un’altra vita forse?
Per questo non si riconosceva nello specchio, ma perché Black gli parlava come se sapesse chi era?
La conosceva, forse?
 
 
“Adesso NE HO ABBASTANZA di questi giochetti. DIMMI CHI SEI.”
 
“Come, con tutta questa luce non riesci a vedermi?”
 
“Sei avvolto da una nebbia” rispondi con aria dura.
 
Ti sbagli! Non c’è nessuna nebbia. Tu la vedi intorno a me perché i tuoi occhi non sono ancora pronti a riconoscermi.
 
“Aspetta….io ti conosco già???”
 
  E infatti le parole che aveva detto poi la donna, gliel’avevano confermato.
 
Si conoscevano.
 
“Voglio solo che tu sappia una cosa. Non ho mai voluto  farti del male. Lo sai, vero?”
 
“L’hai fatto?” Dici con voce strozzata.
 
“No! Volevo dire che…non ho mai avuto intenzione di farlo. Neanche quando….c’è stato il grande crollo di tutto.”
 
“Io non capisco quello che tu dici”.
“Si invece, lo rifiuti solamente. Vedi,” dico stringendoti ancora di più la mano.
 
“Io…non riuscivo a capire come potessi decidere di buttare tutto all’aria, tutto quello che avevamo, per colpa di un branco di ragazzini….non riuscivo ad accettarlo…io…”
 
“Lasciami la mano!”
 
“Non potevo accettarlo!! Tu volevi proteggerli, ma non  è… non era nella nostra indole farlo….”
 
Momento di silenzio.
 
“Nostra?”
 
 
Di cosa parlava? Il crollo di tutto? Di cosa? Un impero? Una grande civiltà? Cosa?
 
E poi..quali ragazzini?
 
 
Basta cosi. Questi ricordi sono troppo dolorosi e poi comunque quando ti risveglierai non ricorderai più niente…e neanch’io.
 
“Aspetta, cosa vuoi dire?”
 
Mi limito a sorridere.
 
Non ha importanza.
 
 
 
Quindi sapeva che avrebbero dimenticato tutto? Ma lo sapeva chi? Non di certo lui, quindi? Il suo inconscio? Cosa cercava di dirgli il suo inconscio?
 
 
 
Non aveva voluto raccontare ad Ariel del sogno. Non ci avrebbe creduto ad ogni modo e l’avrebbe presa come un tentativo di seduzione e non voleva questo.
Pensava a tutte queste cose mentre, stava tornando a casa. Era già buio e si apprestava ad entrare nel cortiletto, ma quello che vide, lo gelò.
Albert.
 
“Albert! Sei impazzito?? Che ci fai sotto la pioggia e senza ombrello?? Che..che diavolo ci fai sotto casa mia?”
 
“Black! Quegli uomini…tu..un infiltrato..mi ha detto..”
“Calmati, respira, non capisco niente..”
 


Qualche giorno fa, Black era stato chiamato dagli uomini dell’organizzazione, per convincerlo a parlare, a riferire loro, cosa stesse tramando Albert.


“Sappiamo che sta tramando qualcosa..di che cosa si tratta? Sta proteggendo qualcuno? Nascondendo soggetti con particolarità magiche? Nascondendo informazioni importanti? Diccelo.”

Black aveva sorriso e aveva risposto:
“Non ho la più pallida idea di che cosa combini Albert..e sono già stato abbastanza tollerante da rispondere a questa domanda.”

“E se anche lo sapessi, non ce lo diresti, vero?”
“Esatto.”
“Sei l’uomo di Albert sempre e comunque, vero?”

“Esatto e sono contento che finalmente lo abbiamo chiarito.” Disse l’altro.
 
 
 
***
Albert lo scrutò in volto, i bei riccioli biondi gli ricadevano sulle spalle e i suoi occhi azzurri lo scrutavano come calotte polari.
Black lo trovava bellissimo.
“Ascolta, Albert…quello che ho detto..io..ma perché diavolo hai sempre spie ovunque? È così fastidioso!!..”

"Black, i due ragazzi, Campbell e Winchester, hanno spiato la ragazzina Marika per mio conto e..dicono di aver visto anche te in uno strano appartamento che..

Black impallidì.

"Tu hai mandato loro a fare COSA??"

"Black, ascoltami.. io dovevo assolutamente dirti..”
“No, no, no, tu non dovevi proprio niente, chi ti da il diritto di immischiarmi in TUTTO QUESTO? Tu devi LASCIARMI IN PACE! E tantomeno non dovevi venire qui, a casa mia! Devi smetterla di perseguitarmi, devi…” cominciò Black, spintonandolo.
 
Le sue parole vennero inghiottite dal bacio che Albert di istinto gli diede. Gli teneva le mani sul viso, mani che erano coperte dai guanti azzurri che portava.
 
Tenero e passionale allo stesso tempo. Black ne fu sopraffatto e benché sorpreso, lo attirò di più a sé, rendendo il bacio molto più passionale.
 
“Io…io non..non capisco..” disse Black confuso, quando si staccò.
 
Albert gli sorrise. Qualche fiocco di neve cadde in quel momento tra di loro, mischiandosi alla pioggia e rendendo il tutto più magico.
 
“Tengo a te, stupido idiota.” Gli disse, strusciando il naso contro il suo.
   
 
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