Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Evali    22/08/2018    1 recensioni
Spin off che scaverà in profondità nei personaggi di Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark; un'ipotesi, o meglio, una mia versione, di come potrebbero essere andate le cose al tempo, una storia che non tratterà strettamente solo l'amore scoppiato tra i due, ma anche l'intero contesto in cui il nostro eroe e la nostra eroina vivevano, nonché gli anni del regno del Re Folle. Potrebbe esserci qualche piccola modifica rispetto alle informazioni rivelate nei libri.
Appartenente ad una saga, ma non è necessario aver letto le altre due storie per iniziarla.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aerys II Targaryen, Arthur Dayne, Elia Martell, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Tu sei l’inizio di tutto”
 
Il Principe Drago aprì gli occhi, richiudendoli poi immediatamente infastidito, non appena le sue iridi di cristallo entrarono in contatto con la luce dell’alba appena accennata.
- Ben svegliato – udì quella voce fin troppo familiare, che oramai non lo spaventava più ogni volta che irrompeva nei suoi timpani di prima mattina. Si coprì il viso con le mani, cercando di abituarsi alla sensazione di essere sveglio.
- “Volete una tazzina di Infuso del Buongiorno per facilitare il risveglio delle vostre regali membra assonnate, mio principe?” – lo prese in giro la stessa voce, proveniente dal fondo della stanza, esattamente ad un metro di distanza dalla fine del letto.
- Smettila di chiamarlo con questo nome assurdo, Arthur … Si tratta di latte mischiato ad un banale rivitalizzante che il Maestro …
- … che il tuo caro Maestro Jilien ha creato solo per te, premurandosi di preparartelo senza che neanche tu glielo richieda e disposto a trasferirsi qui a Roccia del Drago pur di acconsentire alle tue richieste, con quella barbettina bionda e bianca lucida che sembra riprendere vita ogni volta che ti vede, così come i suoi occhietti rotondi sul visino semi pelato, quasi l’immagine di un cagnolino affettuoso se non fosse per il fatto che non ti abbia chiesto niente in cambio … - rispose Arthur interrompendolo e poggiando un dito sulla lingua per poi usarlo per voltare la pagina di un libro che stava leggendo seduto comodamente su una sedia ai piedi del letto.
- Un giorno mi illuminerai sul perché credi che ogni uomo che mi faccia un favore senza che io glielo ordini e non richiedendo nulla in cambio, debba nutrire un interesse sessuale nei miei confronti. Eccetto te, ovviamente.
- Tu non hai vissuto a Dorne, ingenuo drago, non hai vissuto a Dorne – ripeté Arthur sfogliando un’altra pagina del libro, ancora con lo sguardo abbassato sul tomo.
- Ad ogni modo – cominciò Rhaegar alzandosi in posizione semi sdraiata e semi seduta. – Non ne faccio un uso incontrollato come ti ostini a sostenere. Dov’è Elia? – disse, notando infine che il posto accanto al suo nel letto matrimoniale, fosse vuoto.
- Si chiama “dipendenza”, mio principe. Se in quell’intruglio ci fosse davvero solo latte e un rivitalizzante, non lo assumeresti a dosi imperiose.
- Arthur – lo richiamò il principe, facendogli finalmente alzare lo sguardo verso di lui.
- Sì?
- Fuori c’è l’alba, tu sei seduto davanti al mio letto, mia moglie non c’è e stai scuotendo il mio sistema nervoso. Dov’è Elia?
- Sì è sentita male durante la notte, i soliti dolori periodici alla testa e al ventre. Il Maestro Arneith l’ha visitata e le ha dato il rimedio per calmare i dolori, ma non è più riuscita a dormire. Non ti ha voluto svegliare per farti continuare a dormire.
- Come sempre, ha quest’assurda abitudine di non svegliarmi quando accadono questo genere di cose … - disse il principe, semi esasperato.
- Ha detto che ieri ti sei sforzato troppo al torneo durato l’intera giornata, quindi voleva che riposassi. Inoltre, lo sai che non vuole che ti preoccupi.
- Sì, lo so, ma non è quello che vorrei io. Voglio starle vicino quando si sente male.
- Sei stato fin troppo vicino a donne straziate da dolori – rispose Arthur con naturalezza.
- Non tirare fuori la storia di mia madre ora, te ne prego.
- Come vuoi.
- Rhaenys?
- Sai quanto sia leggero il sonno di quella bambina. Si è svegliata ed è uscita dalla sua camera non appena ha udito i passi di sua madre in corridoio. Voleva a tutti i costi venire qui a svegliarti per stare con te, ma Elia glielo ha proibito. Così sta aspettando che ti svegli, mentre Elia la sta convincendo a mangiare e a ritornare a letto.
- Devo andare da lei. Ma prima … - disse rivolgendo nuovamente lo sguardo al suo amico che lo guardava comodamente seduto. - Parla. Cosa sei venuto a dirmi?
- Non posso guardarti semplicemente dormire? – chiese in tono divertito.
- No, perché, si dà il caso, che le notti in cui entri nelle mie stanze all’alba aspettando che mi svegli, corrispondono alle stesse notti durante le quali Elia si alza a causa dei suoi dolori; e, “stranamente”, ogni volta che accade, mi devi sempre dire qualcosa privatamente, a dimostrazione del fatto che approfitti dell’assenza di Elia per entrare qui e attendere che mi svegli, sperando che, con la tua presenza, io mi desti prima, approfittando per provocare rumori “casuali” che, puntualmente, mi svegliano. Tutto questo perché sei impaziente di dirmi qualcosa e non riesci più ad aspettare. Tra l’altro, per quanto io mi sia abituato ad incontrare il tuo viso tronfio ai piedi del letto appena sveglio, rimane comunque qualcosa di parecchio conturbante.
- Tsss, io non spero che tu ti svegli prima, provocando rumori per riuscire nell’intento – sbuffò Arthur accennando un altro sorriso divertito.
- Allora?
- Hai intenzione di dire ad Elia fin dove si spinge la tua ossessione per le profezie?
- Di cosa stai parlando?
- Del fatto che lei crede tu sia semplicemente e ingenuamente un po’ troppo coinvolto, mentre invece stai impiegando i migliori anni della tua vita in un’ossessione che ti ha fatto addirittura rivolgere a streghe e a stregoni, e sottoporre ad incantesimi e sedute, che ti tiene sveglio fin quando non leggi l’ultima pagina dell’ultimo libro proibito, sequestrato dalla Cittadella e da altre biblioteche antiche. Tu riesci a nasconderlo egregiamente bene, perché riesci a nascondere egregiamente bene tutto.
- Non vi è alcun bisogno che lo sappia, fin quando ciò non la mette in pericolo.
- Ma mette in pericolo te. Ascolta, Rhaegar, ti conosco da anni e, da quando hai sposato Elia, ho imparato a nutrire dell’affezione anche per lei. Non voglio che, nel momento in cui ti spingerai troppo oltre, lei ne rimarrà più scottata di te.
- Non succederà.
- Ah no? – chiese la Spada dell’Alba ponendo le braccia conserte. – Hai già pensato a come farai venire al mondo le altre due teste del drago se non vuoi che lei rimanga nuovamente incinta e che rischi di morire durante un secondo parto?
- No, non ci ho ancora pensato. Non ho intenzione di tradirla e di disonorarla se è questo che pensi. Dovresti conoscermi bene oramai. E poi, anche se fosse così, perché mi stai facendo una ramanzina simile su un argomento come questo? Voi dorniani non siete completamente avvezzi ai rapporti aperti, escludendo il concetto di gelosia a priori quando si tratta di relazioni sentimentali?
- Sì, solitamente, ma non è questo il caso. Con uno come te, tutte le abitudini e convenzioni dorniane svaniscono come sabbia al vento. Questo perché, al di là del fatto che tu sia il principe ereditario, Elia ti ama in un modo e in una dimensione estranea a quella dorniana. Tu sovrasti ogni usanza inculcatale.
- Per gli dèi, Arthur, ti sei svegliato all’alba per venire qui a dirmi questo? Vi hai riflettuto durante la notte, per caso? Cosa sarebbe cambiato se me lo avessi detto tra qualche ora, durante una cavalcata? – gli chiese alzandosi in piedi e cominciando a spogliarsi per vestirsi.
- Sto solo dicendo che, se continuerai così, a prescindere da Elia, ti consumerai. Letteralmente. E consumerai anche me dato che me ne parli ogni volta che siamo insieme, nonché praticamente tutto il giorno.
- Allora stammi lontano.
- Sono la tua guardia personale, caro il mio principe ereditario.
A ciò, Rhaegar si voltò verso di lui per guardarlo. – Potrei tranquillamente richiedere a mio padre di farti divenire nuovamente la sua guardia personale, così che tu possa trasferirti ad Approdo del re.
Arthur lo guardò fisso a metà tra il cagnesco e l’offeso. – Lo sai che sei proprio un glaciale menefreghista detestabile quando ti ci metti?
- Così potrai intavolare delle deliziose conversazioni con lord Varys – aggiunse il principe accennando un sorriso divertito mentre continuava a spogliarsi.
- Ora sei spregevole nel tirare fuori lord Varys. Lo sai che trovo l’eunuco inquietante.
- Non ne capisco il motivo. Lord Varys è solo un po’ troppo curioso e attento, caratteristiche che ogni abile calcolatore dovrebbe possedere. Se non nutrissi tutto questo inutile astio nei suoi confronti, potreste diventare buoni amici – controbatté il Targaryen, sorridendo ancor di più alle sue stesse parole.
- Vuoi che ammetta che non mi separerei da te neanche se fosse tuo padre in persona ad ordinarmelo, vero, schifoso manipolatore? – gli chiese tirandogli il libro che aveva in mano, colpendolo su una spalla nuda.
A ciò, Rhaegar smise di trafficare con i vestiti e si voltò a guardarlo, fulminandolo con lo sguardo e rimanendo in silenzio.
- “Oh, perdonatemi, mio egregio principe, non avrei dovuto colpire la vostra pelle di porcellana con un libro, utilizzando tanta scortesia e irriverenza; nonostante, tuttavia, se i miei ricordi degli ultimi anni non sono annebbiati, vi faccio il culo ogni volta in duello, colpendovi con qualcosa di ben più duro e pericoloso di un libricino” – lo prese in giro Arthur.
- Hai finito di vantarti? Non mi sembra che io mi vanti ogni volta che ti batto in duello. Siamo solo alle prime luci dell’Alba, Arthur, abbi pietà e risparmiami il narcisismo – disse ricominciando a vestirsi.
- Io terminerò di vantarmi quando tu terminerai di trattare con superiore sufficienza e indifferenza il tuo più caro amico – gli disse puntandogli il dito contro con fare offeso.
- Padre!! – si udì una vocina squillante ed energica provenire dalla porta della stanza. La bambina che emanava luce propria grazie alla sua immensa bellezza e radiosità, piombò immediatamente accanto a suo padre, il quale la prese in braccio con gli occhi altrettanto luminosi nel rivederla.
La piccola dalla pelle olivastra come quella di sua madre, dai capelli riccissimi, ribelli e scurissimi, in contrasto con gli occhi di un viola vivo e pieno di sfumature ripresi da suo padre, allacciò le braccine avvolte dalle maniche del vestitino intorno al collo di Rhaegar, sprofondando il visino tra i capelli biondissimi. – Mi sei mancato tanto!
- Non ci vediamo solo da un giorno, farfallina.
- Volevo vederti ieri, dopo il torneo! – si lamentò la piccola avvinghiandosi con maggior forza a lui.
- Lo so, amore mio, ma purtroppo, il papà era impegnato con il nonno e la nonna.
- Volevo vedere anche io il nonno e la nonna!
- Hai visto la nonna, no? Il nonno non può vederti.
- Perché no? – gli chiese Rhaenys distaccandosi lievemente per guardarlo in volto.
A ciò, Arthur osservò il suo amico, credendo che avesse bisogno di aiuto in quella situazione di “difficoltà”.
- Perché ho messo in punizione il nonno, ovviamente. Gli ho detto che non poteva vedere la mia bellissima principessa perché si è comportato male. Lui ha pianto molto quando l’ha saputo. Sai, anche i re possono essere messi in punizione – le disse sfiorandole il naso con il suo e facendosi stringere ancora da quelle manine energiche che non si sarebbero mai stancate di abbracciarlo.
Arthur, per l’ennesima volta, si diede dello stupido e dell’ingenuo per aver erroneamente pensato che il Principe Drago fosse in grado di trovarsi in difficoltà. Lui non sapeva neanche cosa fosse la “difficoltà” dato che, con uno sguardo o due semplici parole, sarebbe stato capace di persuadere anche le pietre.
 
 
Camminava per le strade di Fondo delle Pulci, facendo ben attenzione a non farsi spintonare, per non rischiare di farsi abbassare il cappuccio che stava nascondendo i suoi capelli argentati e gli occhi viola. Se solo avessero saputo chi fosse, sarebbero stati guai seri. Il popolo aveva cominciato ad amarlo dalla sua nascita ed ora che aveva quindici anni, se possibile, era ancora più affezionato al giovane Principe Drago, già capace di mostrare i suoi numerosi talenti sia artistici, che politici, che come combattente. Nonostante ciò, non sarebbe comunque stato affatto prudente farsi scoprire in mezzo alla povertà più estrema di Approdo, la quale inglobava delle sfortunate anime innocenti, non lasciando loro alcuna possibilità di sopravvivenza migliore della violenza e della sopraffazione. Rhaegar sapeva che, appena divenuto re, avrebbe posto fine a tutto ciò che, in quel momento, si trovava dinnanzi agli occhi e che tanto lo addolorava. Avrebbe fatto ciò che suo padre non si era mai minimamente interessato di fare, occupato com’era a innalzare se stesso, a parlare con i teschi dei draghi nella Sala del Trono come fossero vivi, e a bruciare chiunque osasse trasgredire a qualche legge.
Si sentiva un eletto, suo padre, un re prescelto e con il sacro compito di far rinascere un drago dalle ceneri, un sogno utopico divenuto un’ossessione pericolosa.
Mentre il giovane reale osservava gli orfani che rubavano e correvano come schegge nelle strade affollate di quel vicolo di Fondo delle Pulci, un’anziana signora gli afferrò un braccio, facendolo voltare verso di lei. – Per caso avete con voi un po’ di monete per una povera vecchia, giovanotto?
Rhaegar sapeva che non sarebbe stato prudente neanche quello. Tuttavia, aveva deciso di visitare i vicoli di Fondo delle Pulci appositamente per aiutare, anche solo minimamente e nelle sue possibilità, quella gente.
- Tenete – disse prendendo qualche moneta dalla saccoccia che nascondeva sotto il mantello e porgendole alla vecchia, facendo attenzione a non farsi mai guardare negli occhi.
- Siate lodato dagli dèi! – esclamò la donna baciandogli la mano più volte, per poi allontanarsi.
Dopo ciò, udì un canto di una bambina affacciata alla porta di una locanda.
Alcuni giovani della sua età e altri vecchi mendicanti si erano fermati ad ascoltarla, seduti, come allietati da quella candida voce bianca e melodiosa.
Anche il Principe Drago si avvicinò per ascoltarla, sorridendo nel constatare che l’intonazione di quella fanciullina fosse a dir poco perfetta, e lui di intonazione se ne intendeva. Mentre la ascoltava cantare, provò l’immenso desiderio di allietare gli animi di quella povera gente con il suono della sua arpa, abbinato al canto di versi scritti da lui. Era una pratica che lo aiutava a liberare la mente e a calmarlo, un’arte per la quale era enormemente elogiato a corte, ogni volta che deliziava i nobili di tanta bellezza e creatività.
Restò a guardare la piccola, immaginando già la disperazione di Arthur, il quale lo stava sicuramente cercando ovunque, figurandosi il peggio.
Poi, distratto com’era da quelle dolci, ingenue e toccanti parole, non si accorse di un gruppo di omoni ubriachi e barcollanti che stavano percorrendo la traiettoria in cui si trovava, rischiando di urtarlo. Uno di loro quasi gli andò addosso mentre cercava di reggersi in piedi, mormorando delle confusionarie e blande scuse non appena se ne accorse. Quello spintone non lo aveva sbilanciato tanto da farlo cadere a terra, ma abbastanza per sfilargli il cappuccio, il quale fu abilmente riafferrato dal principe, prima che lo scoprisse del tutto. Erano emerse solo alcune corte ciocche chiare quasi quanto la neve, per qualche secondo.
Quando finalmente tirò un sospiro di sollievo nel notare che, intorno a lui, sembrava che nessuno avesse visto, fu smentito dallo sguardo della fanciullina improvvisamente puntato su di lui.
Ella aveva smesso di cantare e lo fissava.
Le persone che la stavano ascoltando cominciarono a chiedersi come mai avesse smesso e cosa fosse ad aver catalizzato in quella maniera la sua attenzione.
Rhaegar si vide già spacciato quando intravide le labbra della piccola aprirsi per dire qualcosa.
- Volete … desiderate cantare con me? – gli chiese semplicemente la bambina, facendo voltare i presenti verso di lui.
- Io? No, non so cantare. Mi dispiace – mentì mentalmente riconoscente alla giovanissima orfana per non aver svelato apertamente la sua identità.
A ciò, tutti i presenti se ne andarono, lasciando Rhaegar e la piccola soli, senza contare l’affollamento delle stradine a loro circostanti.
La piccola gli si avvicinò e lo osservò dal basso, riuscendo a scorgere anche le sue iridi di cristalli viola. – Non dovreste girare da solo per Fondo delle Pulci – gli disse quasi in tono di rimprovero.
- Siete un uccellino di lord Varys? – le chiese sospettoso il Principe Drago.
- Sfortunatamente non posseggo uccellini con tali capacità canore – intervenne una voce che Rhaegar riconobbe immediatamente, da dietro di lui, e che lo fece voltare.
Il giovane uomo coperto dal cappuccio come lui, gli accennò uno dei suoi soliti sorrisi ambigui. – Lasciate che vi riaccompagni alla Fortezza Rossa, mio principe – gli disse a bassa voce.
- Lord Varys. Come sapevate che fossi qui?
- Uno dei miei uccellini ha visto una figura incappucciata uscire dalla Fortezza Rossa di nascosto e dirigersi verso Fondo delle Pulci. Non potevate che essere voi. Siete assente da due ore ormai, vostra madre sta cominciando a preoccuparsi. Non è prudente per un giovane ragazzo del vostro rango, della vostra stirpe e con il vostro aspetto, girare non protetto per i vicoli più pericolosi e malfamati della capitale. Non si può dire che non siate riconoscibile, mio principe.
 - Per tali motivi desidererei infinitamente acquisire le capacità degli Uomini Senza Volto in situazioni simili. Non sarebbe male poter andare dove voglio indisturbato, mostrandomi con l’aspetto di qualcun altro.
- Sfortunatamente, è impossibile per ognuno di noi acquisire un tale dono – rispose lord Varys accennando un altro sorriso.
- Vi sbagliate. In un libro ho letto che c’è un modo per riuscirci. Ma, per ora, non rientra tra le mie priorità entrarne in possesso – rispose il Targaryen con convinzione.
- Siete un ragazzo affamato di conoscenza ai limiti dell’umano, non è vero, mio principe? – gli chiese il Ragno Tessitore, lievemente sorpreso.
- Non verrò con voi,  lord Varys. Resterò ancora un po’ qui. Se volete parlare a mio padre della mia trasgressione fate pure – rispose Rhaegar allontanandosi dall’uomo, ma venendo nuovamente raggiunto dalla fanciullina che aveva mantenuto il suo segreto.
- Mi dovete un favore – gli disse improvvisamente la piccola.
- Già, ve lo devo – rispose lui accennandole un sorriso. – Vanno bene tre monete d’oro?
- Non voglio del denaro da voi – rispose la bambina con naturalezza.
- Allora cosa desiderate?
- Venite con me. Vi voglio far conoscere la mia mamma.
- Perché volete farmi conoscere la vostra mamma?
- Perché lei legge il futuro e mi piacerebbe tanto conoscere il futuro di un principe – rispose ella sorridendo, afferrandogli la mano e guidandolo verso la locanda dinnanzi alla quale si era fermata a cantare poco prima.
I due entrarono superando la saletta semivuota, nella quale aleggiava un pungente odore di fumo e di sudore, per poi dirigersi verso la scalinata a chiocciola in legno scricchiolante.
Nella stanza superiore, nella quale Rhaegar fu condotto, regnava una fragranza completamente diversa, un misto tra l’incenso e the fruttati, una combinazione capace quasi di far perdere i sensi.
- Madre! Madre, ti ho portato un ospite speciale! – esclamò la fanciullina, rivolgendosi ad una donna di mezza età, bella e vistosamente truccata, con un lungo abito marrone cioccolato. Le sue unghie appuntite avevano raggiunto la lunghezza corrispondente a metà delle sue dita. Ella si voltò, scacciando via le sue giovani sottoposte e togliendo dal naso le foglie di incenso che penetravano le sue narici.
- Sei stata bravissima, mia piccola Eya. Di chi si tratta?
- Il Principe Drago!
La risata della donna si levò in tutta la stanza quando udì la risposta di sua figlia. – Mio tesoro, hai scambiato questo povero ragazzo per il principe Targaryen?? Tutti vorrebbero incontrarlo, ma è meglio non spingersi troppo in là con le fantasie!
A ciò, Rhaegar si levò il cappuccio, mostrando il suo aspetto.
Non appena la donna posò gli occhi su di lui, la tazza che aveva tra le mani cadde a terra riversando tutto il liquido sul tappeto.
Non perdendo tempo ad inchinarsi, l’indovina attraversò la stanza a grandi falcate per avvicinarsi a lui e osservarlo, avendo la conferma di non star immaginando tutto.
- Un reale nella mia locanda?? Qual buon vento vi ha spinto a lasciare la vostra agiatissima dimora per  venire a Fondo delle Pulci, se mi è permesso chiederlo, mio principe?
- Non è la prima volta che lo faccio. Desidero restare vicino al popolo a modo mio. Vostra figlia non ha rivelato la mia identità pur avendola scoperta, perciò ho deciso di accontentare la sua richiesta.
- Solo per tale motivo vi trovate qui? L’idea di conoscere il vostro futuro non vi alletta per niente?
Rhaegar rimase in silenzio a quella domanda.
- Mi serve qualcosa di vostro – disse improvvisamente la donna, porgendogli la mano.
- Ho delle monete.
- Non vanno bene. Intendo qualcosa che sia stato a contatto con voi, come un capo d’abbigliamento.
- Non posso togliermi nulla – rispose categorico il ragazzo.
A ciò, lo sguardo dell’indovina si fece più aguzzo. Sporse la mano accanto alla testa del principe, dicendo: - Non avete i capelli ancora un po’ troppo corti per riuscire a legarveli?
- Con il laccio si tengono, quindi, a quanto pare no – rispose percependo la mano della donna sciogliere il laccio che tratteneva il codino minuscolo dei suoi folti capelli, utile a trattenere i ciuffi dentro il cappuccio.
- Andrà bene – disse gettando il laccio nel caminetto lì di fianco e vedendo le fiamme innalzarsi verso l’alto come lingue assetate.
- Il fuoco vi ha messo al mondo, Principe Drago. Per questo, ogni volta che entra a contatto con voi, le fiamme scalpitano bisognose di ricevervi nuovamente tra loro.
Rhaegar si avvicinò al caminetto osservando le lingue di fuoco.
- Ho letto dei libri sulla divinazione. Non è così che funziona. Credo che voi siate solo un’imbrogliona – disse vedendo le dita vertiginose della donna scattare immediatamente al suo collo e stringerlo.
Non perse la calma e non si agitò, neanche quando quelle dita lo spinsero contro il muro, stringendo più forte.
Poi, improvvisamente, le iridi dell’indovina saettarono all’indietro, lasciando i suoi occhi completamente bianchi, mentre allentava la presa e la mano scivolava tra il collo e il petto del principe.
- “La tua famelica curiosità ti divorerà, consumandoti …” – Rhaegar sgranò gli occhi, attendendo che continuasse. – “… non vi sarà un posto per te in questo mondo, in cui continuare a vivere. La tua vita è destinata a terminare in giovane età, quando, finalmente, avrai trovato il modo di rispondere a tutti gli enigmi che affollano la tua mente e di realizzare ogni parola di qualsiasi profezia che ti ha ceduto al mondo. Tuttavia, la tua esistenza non sarà vana, anzi, al contrario, il fuoco ti ha forgiato sul sangue di centinaia di vite poiché sei necessario, più necessario di quanto tu creda per far proseguire la storia dei sette regni per la strada prescelta. Tu sei l’inizio, l’inizio di tutto, Rhaegar Targaryen. Insieme a te, anche un’altra anima, molto più candida della tua, sarà vittima dello stesso destino, una combattente che condurrà i venti del Nord qui nella capitale. Ricorda di portare con te questo flagello a testa alta, Principe D’argento, poiché il futuro della vita dipende da te.”
Sconvolto ai limiti della sua sopportazione, Rhaegar restò a fissare la donna meccanicamente, invaso da un buio lacerante.
Dopo qualche istante, le iridi dell’indovina tornarono al loro posto e si posarono sulla figura dinnanzi a sé, la mano ancora appoggiata nell’incavo tra il collo e il petto.
 
Nel ripensare a quel ricordo che aveva segnato la sua vita all’età di quindici anni, il Principe Drago non si accorse dei passi che entravano nella stanza e si avvicinavano a lui.
Elia, vedendo il suo sposo seduto dinnanzi alla finestra, gli si avvicinò da dietro e appoggiò delicatamente le mani sulle sue spalle. – Di nuovo lo sguardo verso un orizzonte che non vedi – disse cominciando a fargli lievi massaggi alla base del collo.
- Già – rispose lui accennando un sorriso.
- Sai cosa mi ha detto oggi Rhaenys?
- Cosa?
- Che quando sarà grande come noi, viaggerà per tutti i sette regni e oltre, fino ad Essos, portandoci con lei. Non sarebbe bello? Non sarebbe un sogno vedere la nostra splendida donna solcare i mari, libera tra il vento e, incurante dei doveri reali, seguire la sua strada?
- Sarebbe meraviglioso – sussurrò Rhaegar mentre una semplice frase gli rimbombava nella mente: “La tua vita è destinata a terminare in giovane età”.
 
 
 
 
 
   
 
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