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Autore: FairySweet    22/08/2018    1 recensioni
Domande, domande senza risposta, domande che massacravano il cuore costringendo il corpo a lunghe maratone infernali.
Aveva già lottato con quel male e ne era uscita vincitrice, cambiata nell'anima ma comunque viva ed ora, tra le sue braccia, pensava e ripensava a quelle fottute cinque righe ...
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dana Katherine Scully, Fox William Mulder
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Va tutto bene?”domandò divertita osservandolo, le ricordava uno di quei piccoli giochini da bimbo che si caricano a molla e che una volta liberi, schizzano ovunque come proiettili impazziti.
Era nervoso, lo mascherava egregiamente dietro a quell'espressione “normale” ma per quanto si sforzasse di rendere semplice anche il complicato groviglio di pensieri che aveva nel cuore, era nervoso e questo lei lo amava da impazzire.
Conosceva quel tic leggero delle labbra, il modo che aveva di torturarsi le mani camminando avanti e indietro per la stanza “Sto bene, va tutto bene” “Sei sicuro?” “Non … non mi vuoi qui?” un'ombra di confusione attraversò i suoi occhi costringendola a sorridere “Ti voglio qui con me” rispose sedendo sul lettino “E allora?” “Sei lontano” “Sono qui” “Il tuo pensiero è da qualche parte lassù e non riesco a trovarti Mulder, quando sei in quel mondo così distante io non ...” la porta si aprì lentamente e Michael entrò seguito da un uomo alto.
Aveva i capelli chiari e una sottile cicatrice sulla guancia destra, i suoi occhi erano di ghiaccio e quel sorriso falso dipinto sulle labbra lo infastidiva da morire
“Mi dispiace avervi fatto aspettare, Dana, questo è Dimitri Nicholson” “Dottore, lei è un chirurgo neonatale vero?” l'uomo annuì conferendo a quel volto impassibile un aria altera e distaccata “Sono qui per un consulto” “Perché abbiamo bisogno di un chirurgo neonatale?” domandò Mulder avvicinandosi alla giovane “La gravidanza di Dana merita qualche attenzione in più” “Il bambino ha qualcosa che non va?” “No” “E allora perché diavolo abbiamo bisogno di un chirurgo neonatale!” la mano della ragazza si strinse dolcemente attorno al polso restituendogli il respiro “Il dottor Nicholson ha una specializzazione in pediatria ed è un chirurgo neonatale è vero, ma la sua grande esperienza ci può essere utile” le parole di Michael sembravano avere il solo scopo di agitare Mulder più del necessario e a nulla valevano i tentativi di calmarlo “Ehi” sussurrò Dana cercando il suo sguardo “Va tutto bene” “Perché abbiamo ...” “È solo un parere in più” sentì la mano dell'uomo tremare tra le sue, il suo respiro accelerare velocemente “Mulder, va tutto bene” “Diamo un'occhiata a questo piccolino?” domandò allegro Michael, Dana si sdraiò permettendo al dottore di sollevare leggermente il camice.
Riusciva a sentire quelle domande perfino nel silenzio dei loro sguardi, la paura di scoprire che il suo bambino fosse malato, che quel cancro che la stava uccidendo potesse aver graffiato anche la sua giovane piccola vita ma quando il medico voltò lo schermo verso di loro, una lacrima scivolò via dagli occhi della giovane.
“Questo ...” iniziò Michael indicando un punto sullo schermo “ … è il vostro bambino” la mano si strinse più forte attorno a quella di Mulder mentre cercava in quegli occhi verdi di mare qualche reazione ma lui era immobile, guardava lo schermo, guardava il loro bambino senza in realtà riuscire a vederlo davvero perché la sua attenzione era focalizzata su quel medico che non conosceva e che non voleva accanto a lei.
Eppure quel sorriso l'aveva dentro, era piccolo, quasi insignificante agli occhi del mondo ma per lei era il mondo intero.
“Direi che siamo in perfetto orario sulla tabella di marcia, Dimitri?” l'altro sorrise sollevando lo sguardo dai fogli “La crescita del bambino per ora rispecchia la norma. Non ci sono particolari minacce, almeno per il momento. La terapia per il cancro potrà iniziare presto” “Quanto presto?” domandò Mulder sfiorando con la mano libera la fronte di Dana “Aspettiamo il quarto mese di gestazione” “Avrà qualche effetto allora?” “Mulder ...” “E se non funzionasse? Che diavolo dovrei fare se i farmaci arrivassero troppo tardi!” “Non così” sussurrò la giovane aggrappandosi a lui, Michael tolse l'ecografo permettendole di alzarsi “Rivestiti con calma, ti aspetto nel mio ufficio” un debolissimo grazie poi la porta chiusa e due occhi terrorizzati davanti a lei.
“Andrà tutto bene” “Come lo sai?” “Non lo so ma devo crederlo” “Quell'uomo non mi piace” “Lo so” sussurrò sfinita rivestendosi “Aveva detto che era tutto nella norma, che il nostro bambino stava bene” vide la giovane sorridere “Che c'è?” domandò confuso aiutandola “Questa è la prima volta che lo chiami così” “Ma di che ...” “Il nostro bambino” le sollevò il volto cancellando ogni sua domanda con un bacio ma c'era questo fottuto senso di colpa a sporcare la gioia di quell'attimo.
Era lì, un piccolissimo battito di ciglia, la debolezza dell'uomo che diventava sempre più reale e mentre la baciava, mentre soffocava le sue lacrime malediceva il cielo per avergli regalato una famiglia nel modo più crudele di tutti.


Si stava abituando a quella nuova piccola vita, ai capricci che la costringevano a lunghi turni di insonnia, ai cambi d'umore, agli spuntini fuori orario e ad averla attorno.
Il suo appartamento di solito silenzioso e vuoto ora profumava di lei e spesso, quando tornava a casa la sera, la trovava sul divano a mangiare cereali guardando un film con un sorriso enorme sulle labbra e addosso nient'altro che la sua maglietta.
Non aveva mai amato la compagnia del mondo, le persone erano troppo sconclusionate e inglobate in stupidi schemi di vita ma tornare a casa e trovarla lì, era diventata una dolcissima routine.
Dana era l'unica persona al mondo che aveva regalato al genere umano un posto diverso nei suoi pensieri.
Perfino la notte, quando gli incubi diventavano troppo grandi per permettergli di riposare, gli bastava stringere più forte a sé quel corpo delicato usando il suo profumo per calmare il cuore, la sua dolcezza e i suoi baci per tornare con i piedi per terra.
Quel ventre di perla unito al suo gli ricordava costantemente che adesso, aveva qualcun altro di cui occuparsi, qualcuno di piccolo e indifeso da proteggere che un giorno l'avrebbe chiamato papà mischiando di nuovo le priorità della vita.
Il suo piccolo amore riposava al sicuro tra loro protetto da un fragile muro di pelle e calore e la cosa davvero meravigliosa, era che a lui non importava nulla di come ci fosse arrivato lì in mezzo, lui se ne fregava delle cospirazioni, delle sue domande, delle sue paure, tutto ciò di cui aveva bisogno era che la sua mamma continuasse a respirare, che lo tenesse al sicuro e che cullasse con la sua voce il vuoto attorno a lui.
A volte, gli piaceva immaginare suo figlio o sua figlia.
La immaginava confusa in quel mondo sospeso nel niente dove il silenzio era la sua unica compagnia e i suoni sembravano lampi lontani, rumori ovattati che riempivano le orecchie, la immaginava mentre si succhiava un ditino, mentre nuotava come un pesciolino esplorando le tenere capacità di quelle braccia già funzionanti, del suo giovane e piccolo cuore.
La immaginava, già, perché nel cuore custodiva segretamente il desiderio che fosse una bambina, una piccola bambolina da cullare e proteggere e se all'inizio imputava questo sciocco desiderio a sua sorella, con il passare dei giorni si era reso conto che in realtà era lui, che era qualcosa che voleva per sé stesso, non che un figlio fosse una disgrazia certo, ma chissà come, era convinto di aver bisogno di lei, di aver bisogno di una piccola principessa che con i suoi grandi occhi chiari avrebbe salvato il cavaliere stanco e sfinito.
Passava ore intere a parlare con la sua piccola creatura, gli raccontava il mondo promettendole un domani migliore, gli raccontava che non tutto era cupo e triste, che valeva la pena vivere in ogni caso, in ogni modo, che un attimo poteva cambiare due destini e si chiedeva se riuscisse a sentirlo, se in quel buio riconoscesse già la sua voce o se invece, quelle parole distorte le sembravano solo mere sciocchezze.
Ed ora sorrideva come un'idiota mentre raccontava una favola al silenzio sussurrandola come un segreto “Era inverno, l'aria era fredda, il vento tagliente, e il fiore stava in casa, nel suo bulbo sotto la terra e sotto la neve ...” lasciò un bacio leggero sul ventre della giovane sorridendo mentre accarezzava il suo piccolo fiore “ … ma un giorno amore mio cadde la pioggia, le gocce penetrarono oltre la coltre di neve fino alla terra, toccarono il bulbo del fiore, gli annunciarono il mondo luminoso di sopra” sollevò il volto spiando qualche attimo il riposo di Dana.
Dormiva serena voltata verso di lui, un braccio davanti al volto e il respiro lento e regolare a cullare i sogni “Presto il raggio di sole, sottile e penetrante, passò attraverso la neve fino al bulbo e bussò.
«Avanti!» disse il fiore …” aveva letto quella favola in un libro ormai tanti anni addietro, era la stessa che sua madre raccontava a Samantha e che da bambino, ascoltava incantato immaginando davvero quel piccolo fiore “ … «Non posso» rispose il raggio «Non sono abbastanza forte per aprire, diventerò più forte in estate» «Quando verrà l'estate?» chiese il fiore, e lo chiese di nuovo ogni volta che un raggio di sole arrivava laggiù. Ma c'era ancora tanto tempo prima dell'estate, la neve era ancora lì e ogni notte l'acqua gelava ...” fece un bel respiro cancellando dalla mente ogni preoccupazione, ogni maledetta paura “... «Quanto dura!» disse il fiore. «Devo stendermi, allungarmi, aprirmi, devo uscire! Voglio dire buongiorno all'estate” ma il suono lontano del cellulare interruppe quel piccolo attimo di dolcezza “Finirò di raccontartela un'altra volta amore mio” baciò il suo piccolo angelo prezioso alzandosi.
Le luci della strada disegnavano sui muri strani intrecci e piccole goccioline scendevano lentamente sui vetri ghiacciandosi “Mulder” sussurrò rispondendo al telefono “Ho un caso per lei” “No signore, non mi sembra ...” “Se non ritorna a lavoro Kersh chiuderà gli x-files, è questo che vuole? Mi creda, so bene cosa la trattiene ma pensa davvero che sia la cosa giusta?” si passò una mano in volto sospirando “Non le sto chiedendo di scorrazzare per lo stato. Tutto ciò che le chiedo è di tornare ad occuparsi dei suoi casi, le verrà affiancato qualcuno e non avrà alcun bisogno di lasciarla sola” “Mulder?” lo sguardo corse rapido alla porta della camera “Scusami, non volevo svegliarti” “Con chi parli?” domandò assonnata strofinandosi gli occhi “Niente, non è importante” ma lo sguardo indagatore della giovane era sufficiente a farlo vacillare “Skinner” “Perché?” “La aspetto nel mio ufficio domani mattina” il silenzio invase di nuovo le orecchie “Perché?” domandò Dana sfiorandogli il petto nudo “Un caso” “Allora forse dovremo ...” “No” “Mulder” “Non ho alcuna intenzione di trascinarti in giro” “Non mi trascini da nessuna parte” sussurrò divertita “Ho bisogno di lavorare” “Non è vero” “Si invece, ho bisogno di ritrovare qualcosa di normale” “Noi non siamo normali?” domandò sfinito passandosi una mano tra i capelli “Noi siamo un piccolo mondo sicuro, quello che c'è qui ...” lasciò scivolare la mano sul suo petto fino al cuore “ … è qualcosa di prezioso e sicuro. Qui le tenebre non arrivano” “E allora perché vuoi cercarle altrove?” “Perché prima di questo cancro avevo una vita, avevo un lavoro e una normalità che non rivedrò più. Mi piacerebbe … vorrei solo ritrovarla, almeno per qualche giorno” posò le mani sulle spalle della giovane tirandola dolcemente in avanti, la fronte sulla sua e gli occhi chiusi incapaci di sostenere quello sguardo puro come l'acqua “Promettimi solo che se diventerà troppo pesante, che se ti sentirai male me lo dirai” “Va bene” “No, devi promettermelo” la sentì ridere divertita da quelle paure tanto dolci “Te lo prometto, non farò nulla di sconsiderato” fece una fatica tremenda ad accettare quelle parole.
  
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